.CATTOLICESIMO POLITICO

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Centro studi culturali per l'
.
IMPEGNO Politico dei CATTOLICI
Sede in Bologna

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NINO LUCIANI, Direttore responsabile*
Tel  347 9470152 - E-mail : nino.luciani@alice.it,

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* Professore Ord. di Scienza delle Finanze, olim Univ. di Bologna e Unv. di Roma "la Sapienza"

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Nino Luciani
http://scritti scelti

Comité de Patronage: Basile Michele, Bassoli Alberto, Bittoto Enrico, Catena Raffaele, Cavina Maria Vittoria, Crespi Adua, Toscano Giuseppe,
Luciani Nino, Marchetti Leonardo, Musghi Pierluigi , Pacioni Otello, Preziosi Michele, Pulvirenti Antonino, +Ricci Vincenzo

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Resoconto
Congresso 2012
Assemblea 12-10-19

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MANIFESTO

COMUNICATI

Resoconto della riunione
del Consiglio Nazionale
Roma 27 ottobre 2018

DISCUSSIONE

LA CITAZIONE DI CUFFARO A TUTTI
I PRENDENTI DC

presso il
TRIBUNALE DI AVELLINO

STATUTI DC

Atto costitutivo del 1945
e Statuto vigente del 1984.

Testi originali

 

Accoglimento

Per il XIX congresso.
SOCI DC alfabetico

°°

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Nei primi anni del Pontificato, un giovane disse al Papa Francesco Bergoglio : "Siamo impegnati nel volontariato, nell'associazionismo e nella politica. "Serve un partito dei Cattolici ?

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CONGRESSO DC 2012 (annullato). Dopo la lunga assenza dal 1994, ci fu il congresso del ritorno DC nel 2012 a Roma, Sala Auditorium di Confindustria, che elesse Giovanni Fontana, Segretario Nazionale.
 Il congresso fu annullato dalla Magistratura nel 2015. Ma nulla potrà mai farsì che non sia esistito storicamente e politicamente. Per il seguito: XIX Congresso DC

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Sen. Salvatore.Cuffaro

Il Sen. SALVATORE CUFFARO da Agrigento, già DC giovanissimo e già Presidente Regione Sicilia, condannato "per mafia". ma non "con colluso" (parole sue), sia pur in prigione per 5 anni e interdetto dai pubblici uffici, ma ultimamente riammesso.
Adesso, Egli si pone come SEGRETARIO POLITICO NAZIONALE della DC, "eletto" da un Congresso.Clicca su CITAZIONE per trovare il "suo dire" attuale, contro TUTTI (50 pagine). Segue la nostra prova che il suo dire è senza fondamento.

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Il PAPA , i "CATTOLICI IN POLITICA" e  il "dono dello SPIRITO SANTO"

 

"SERVE  UN PARTITO SOLO DEI CATTOLICI ? " -  "UN CATTOLICO DEVE FARE POLITICA ?"

- La Domanda di un giovane al papa: "Siamo impegnati nel volontariato, nell’associazionismo e nella politica. Come mantenere vivo il rapporto tra la fede in Gesù Cristo e la responsabilità ad agire sempre per la costruzione di una società più giusta e solidale?

- La Risposta del papa: a) "La Chiesa ... riceve il dono dello Spirito Santo... .Non è un partito politico";
     b) "Si sente: “Noi dobbiamo fondare un partito cattolico !”. "Quella non è la strada". Un partito solo dei cattolici non serve e non avrà capacità convocatorie, perché farà quello per cui non è stato chiamato;
    b) "Ma, un cattolico può fare politica?" - "Deve !" - "Ma un cattolico può immischiarsi in politica?" - "Deve!" ;
   c)  "Paolo VI ... ha detto che la politica è una delle forme più alte della carità, perché cerca il bene comune".

LUCIANI: " Per un laico cattolico, quanto e' vincolante il parere del papa, in materia temporale ?
e quale è la differenza tra il fare politica "senza un partito" e il fare politica "con un partito" ?
Queste domande aggiuntive sono su un piano diverso da quella se "serve
un partito SOLO DEI CATTOLICI ", che è un concetto contraddittorio.

RIPORTATO DA L’AVVENIRE, 1 MAGGIO 2015 (Stralcio)

Un incontro tra amici. Con un dialogo appassionato, con domande e risposte a 360 gradi. È quello che si è tenuto oggi (30.4.2015), in Aula Paolo VI, tra Papa Francesco e i membri della Comunità di vita cristiana (CVX) - Lega Missionaria Studenti d’Italia. Circa 5.000 persone. Di seguito le domande di alcuni partecipanti e le risposte a braccio del Papa. In fondo il testo del discorso scritto che Francesco però non ha letto.
::::::
Gianni: Santo Padre, io sono Gianni, vengono dalla CVX dell'Aquila. Siamo impegnati da oltre 30 anni nel volontariato, nell'associazionismo e nella politica. Allora, nel nostro impegno nella vita sociale vorremmo che ognuno - specialmente chi è più giovane tra noi - comprenda che oltre al bene privato, troppo spesso prevalente, esiste un interesse generale che appartiene alla comunità intera.
   Santo Padre, quale discernimento può venirci dalla spiritualità ignaziana per aiutarci a mantenere vivo il rapporto tra la fede in Gesù Cristo e la responsabilità ad agire sempre per la costruzione di una società più giusta e solidale? Grazie.

Papa Francesco: Credo che questa domanda che tu hai fatto la risponderebbe molto meglio di me padre Bartolomeo Sorge - non so se è qui: no, non l'ho visto … Lui è stato uno bravo, eh? Lui è un gesuita che ha aperto la strada in questo campo della politica. Ma, si sente: "Noi dobbiamo fondare un partito cattolico!": quella non è la strada.

La Chiesa è la comunità dei cristiani che adora il Padre, va sulla strada del Figlio e riceve il dono dello Spirito Santo. Non è un partito politico. "No, non diciamo partito, ma … un partito solo dei cattolici": non serve e non avrà capacità convocatorie, perché farà quello per cui non è stato chiamato. "Ma, un cattolico può fare politica?" - "Deve!" - "Ma un cattolico può immischiarsi in politica?" - "Deve!".

Il Beato Paolo VI, se non sbaglio, ha detto che la politica è una delle forme più alte della carità, perché cerca il bene comune. "Ma, Padre, fare politica non è facile, perché in questo mondo corrotto … e alla fine tu non puoi andare avanti …": cosa vuoi dirmi, che fare politica è un po' martiriale? Sì. Eh sì: è una sorta di martirio. Ma è un martirio quotidiano: cercare il bene comune senza lasciarti corrompere. Cercare il bene comune pensando le strade più utili per quello, i mezzi più utili. Cercare il bene comune lavorando nelle piccole cose, piccoline, da poco … ma si fa.

Fare politica è importante: la piccola politica e la grande politica. Ma, nella Chiesa ci sono tanti cattolici che hanno fatto una politica non sporca, buona; anche, che hanno aiutato alla pace nei Paesi. Ma pensate ai cattolici qui, in Italia, del dopoguerra - alcuni: pensate a De Gasperi; pensate alla Francia: Schumann, che ha la causa di beatificazione … Si può diventare santo facendo politica. E non voglio nominare più: valgono due esempi, di quelli che vogliono andare avanti nel bene comune.

Fare politica è martiriale: davvero un lavoro martiriale, perché bisogna andare tutto il giorno con quell'ideale, tutti i giorni, con quell'ideale di costruire il bene comune. E anche portare la croce di tanti fallimenti, e anche portare la croce di tanti peccati. Perché, nel mondo è difficile fare il bene in mezzo alla società senza sporcarsi un poco le mani o il cuore: ma per questo vai a chiedere perdono, chiedi perdono e continua a farlo. Ma che questo non ti scoraggi. "No, Padre, io non faccio politica perché non voglio peccare" - "Ma non fai il bene! Vai avanti, chiedi al Signore che ti aiuti a non peccare, ma se ti sporchi le mani, chiedi perdono e continui avanti!". Ma fare, fare … E proprio lottare per una società più giusta e solidale.

Qual è la soluzione che oggi ci offre, questo mondo globalizzato, per la politica? Semplice: al centro, il denaro. Non l'uomo e la donna: no. Il denaro. Il dio denaro. Questo al centro. Poi, tutti al servizio del dio denaro. Ma per questo, quello che non serve al dio denaro si scarta. E quello che ci offre oggi il mondo globalizzato è la cultura dello scarto: quello che non serve, si scarta.

Si scartano i bambini perché non si fanno bambini o perché si uccidono i bambini prima di nascere; si scartano gli anziani, perché … ma, gli anziani non servono: ma adesso che manca il lavoro vanno a trovare i nonni perché la pensione ci aiuti, no? Ma servono congiunturalmente, no? Ma si scartano, si abbandonano gli anziani. E adesso, il lavoro si deve diminuire perché il dio denaro non può fare tutto, e si scartano i giovani: qui, in Italia, giovani dai 25 anni in giù - non voglio sbagliare, correggimi, eh? - il 40-41% è senza lavoro. Si scarta … Ma questo è il cammino della distruzione.

Io cattolico guardo dal balcone? Non si può guardare dal balcone! Immischiati lì! Dà il meglio: se il Signore ti chiama a quella vocazione, va lì, fai politica: ti farà soffrire, forse ti farà peccare, ma il Signore è con te. Chiedi perdono e vai avanti. Ma non lasciamo che questa cultura dello scarto ci scarti tutti! Anche scarta il Creato, ché il Creato ogni giorno viene distrutto di più. Non dimenticare quello del Beato Paolo VI: la politica è una delle forme più alte della carità. …

NINO LUCIANI, Caro papa, penso addirittura che un partito "solo dei cattolici" sia contraddittorio sul piano logico. Al tempo stesso, rivendico una autonomia dei laici cristiani in politica, ma secondo le regole della scienza politica ...

1.- Premessa. In premessa al mio commento, ricordo che nella visione cristiana della vita (e non solo cristiana), l'uomo è una "unità" di spirito e di corpo, creata da Dio, Padre comune di tutti gli uomini e di tutti gli altri esseri viventi. Il laico cristiano si ispira ai valori spirituali e materiali, meritevoli presso il Creatore.
   In questa visione divengono priorità la comunione con il Creatore e la carità verso il prossimo; ed e' normale che gli individui che sono "primi nella scala sociale" storicamente esistente, possano essere, invece ultimi nella "scala sociale cristiana".
   Rientra nelle priorità il contributo alla "creazione" e al suo miglioramento mediante la ricerca scientifica e l'applicazione dei relativi risultati alle condizioni di vita dell'uomo e alla organizzazione della società civile.
   In una determinata "associazione" con obiettivi ordinati rispetto al Creatore, possono ben coesistere cristiani di diverso orientamento politico-economico-sociale, perché la relativa problematica esula da quella associazione.
  Un partito e', invece, una associazione con obiettivi pubblici ordinati rispetto alla società civile, circa la sua organizzazione, le priorità dei bisogni materiali, determinati diritti (ad. es., diritto di proprietà privata, diritto del lavoro, diritto di impresa, determinate alleanze militari sul piano internazionale... ).
   In questo senso ha ben ragione il papa quando non vede bene un partito "solo di cattolici", perche' essi non potrebbero convivere per obiettivi politici non condivisi. Esso, al più, sarebbe una "associazione confessionale" (con i voti di chi ?), per prendere ordini dal papa, ma che neppure il papa vuole.

2.- Ma il papa dice anche che il laico cattolico "deve" fare politica". Il problema che si pone, subito di seguito, è se un laico cattolico "debba" fare politica senza un partito o dentro un partito (sia pure non di soli cattolici).
  a) Senza un partito ? La Costituzione italiana definisce i partiti come strumenti "per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale". Il presupposto è che in democrazia le decisioni si prendono contandosi, e si prende la decisione che ha la maggioranza assoluta dei voti. E chi pretendesse che sia presa la decisione dei votanti in minoranza sarebbe un rivoluzionario, pur se avesse le idee migliori in assoluto. Ma il caso del papa non è questo (salvo in casi molto speciali).
    Ne deriva che un laico cattolico che pensasse di fare politica senza un partito sarebbe destinato ad essere una "vox clamans in deserto", senza risultati immediati.  Questa non è la strada per fare politica.
   d) Dentro un partito ? Un partito è necessario fare politica che prende decisione, ma va tenuto conto che l'agire frazionatamente in più partiti, pur avendo le stesse idee politiche, è come agire senza un partito.
   Nella storia del progresso scientifico-filosofico è notoria la distinzione (di Carlo Marx) tra il "socialismo utopistico" e "socialismo scientifico". Il primo è proprio dei movimenti che chiedono le riforme sociali in modo spontaneo e individuale, ma che non vanno oltre il ruolo di "vox clamans in deserto". Questo è il caso dei cattolici che operano senza un partito o frazionati tra più partiti pur avendo le stesse idee politiche.
    Il secondo è proprio dei movimenti che coalizzano i richiedenti in modo da sostenere validamente le riforme con una sola voce; e anche di quelli che sono frazionati tra più partiti.
   c) Quanto grande dovrà essere un partito di laici cattolici per poter fare proposte comuni con valore politico ? Non c'è una risposta univoca. Direi però che il criterio sia di realizzare la maggiore unità possibile su obiettivi politici comuni di cattolici e non cattolici, ben altro che un partito monopolizzante "solo dei cattolici".

3.- Dovremo riorganizzare la DC ? La DC fu un partito di cattolici e laici importante per la rinascita economica dell'Italia, dopo il fascismo, e che fu unito finchè ebbe un medesimo programma, di tipo centrista, aperto al sociale; e che si divise quando ebbe due programmi: uno liberale e uno socialista (tale è il senso del lacerante dualismo interno a favore o contro il cosiddetto "compromesso storico con il PCI).
   Quale DC in futuro ? Oggi si pensa ad una DC con un rinnovato codice etico, e che includa i punti in comune con i "non cristiani" (come l'inclusione dei valori liberali propri del sistema politico fondato sulla alternanza tra i grandi partiti (si vegga in USA, in Francia…), e ancorato ai grandi ideali universali delle Nazioni Unite (ONU), in continuità nella storia d'Italia, nel parlamento italiano.
    Nella settimana sociale dei cattolici di Bologna (2004), Tettamanzi (cardinale di Milano) appellò al ritorno dei cattolici in politica, ma non nella forma della DC, quale partito unico dei cattolici. E, successivamente, fu echeggiata via via la formula di Ruini (cardinale, segretario di Stato Vaticano) in favore di apporti personali, dentro molteplici partiti (di ogni tipo), in cui un cattolico si trovasse a militare.
   Oggi diviene inopportuno, da parte dei laici, persistere nel silenzio solo per motivi di rispetto al papa, e si faccia chiarezza.
    Questa esigenza è resa stringente da una sentenza della Corte di Cassazione (dic. 2010) che ha dichiarato che la DC non è stata mai sciolta, perchè l'organo che la dichiarò sciolta non aveva il potere di farlo, e consente ancora a un gruppo di volenterosi di cercare di ottenere dalla magistratura la riorganizzazione della DC.

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Congresso 2012 (annullato dal Tribunale Civile di Roma)

Resoconto sul XIX Congresso Nazionale, Roma, 10-11 nov.  2012

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Gianni Fontana


ELETTO UN NUOVO SEGRETARIO NAZIONALE

On. le Avv. Giovanni Fontana
( con il 95,8% dei voti )

                                

                                   
                                     ANCHE ELETTO IL CONSIGLIO NAZIONALE
                                      Presidente: On.le prof.ssa Ombretta Fumagalli
                                      ( eletta con 49 voti su 80 del CN )

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Ombretta Fumagalli

    NOTA DI SINTESI. Al momento, la DC è ricomparsa "giuridicamente".  A riguardo degli uomini, essa e' quella del 1992, tale e quale in ogni senso (salvo pochi), ma con l'obiettivo dichiarato di far subentrare presto  le nuove generazioni.
    E' anche emerso necessario fondare la rappresentanza popolare non più sulle tessere, ma su indicatori oggettivi di impegno e di merito.
    Nel Congresso è prevalso il "partito delle tessere", secondo il Manuale Cencelli, imposto da alcuni "notabili", per la composizione del Con- siglio Nazionale, così da determinarne un impianto zoppo. Infatti, sono risultate rappresentate solo 12 Regioni, su 20 in Italia. In particolare, poi, tra le 12, a Marche ed Emilia Romagna è stato dato 1 rappresentante rispettivo, pur se a Campania 20, a Calabria 11, a Sicilia 9. 
 
Sui motivi di tanto "rigore" dei detti notabili, è ipotizzabile la preoccupazione di controllare future mosse per la ricerca del Tesoro della DC, scomparso, e di cui qualche "pierino" ha detto ... dal podio, ma ignorato dal tesoriere ( pur ricomparso dal podio degli intervenuti), successore diretto di Chitarristi, a suo tempo.

FONTANA : "Speranza per l'Italia e Volontà di ritrovare il cammino dei Padri, che ci hanno guidato per quasi 50 anni
senza  inganno, prima di cedere ad un declino che nessuno di noi immaginava, ma che è avvenuto per i nostri errori,
per i quali io qui, a nome di tutto questo  partito,  di tutti voi, chiedo umilmente e solennemente scusa a tutti gli Italiani".

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Dal XIX Congresso della Democrazia CristianaRelazione del Segretario Politico On.le Avv. Giovanni Fontana§Roma 11-12 novembre 2012

INSIEME ABBIAMO RICOSTRUITO L’ITALIA.
. INSIEME RIPRENDIAMO IL CAMMINO.

                            Gentili amiche e cari amici,
siamo qui, con umiltà ma anche con convinzione, per destinare qualche soldo di cultura, molta passione e tutto il piccolo o grande patrimonio della nostra non più verde età, a quanti vorranno vivere insieme con noi questa "impresa possibile": tornare ad attivare, nel cuore della società italiana, valori di tempi lontani ma non transeunti, e a testimoniare una più responsabile e lungimirante azione politica per il Paese.

I – IL TEMPO CHE VIVIAMO: DALLA CRISI ALLA RIPRESA
La crisi che, ormai da oltre quattro anni imperversa con i suoi tremendi effettifinanziari, economici, sociali, morali ma che già covava da molto tempo, ha spazzato via, ideologie, valori, tradizioni e culture; compresa quella componente storica di liberalismo illuminato che, attualizzata con saggezza, avrebbe potuto costituire la rivincita sulle ideologie che hanno bollato il ‘900 come un secolo anti-umano. Oggi, anche in casa nostra, domina invece, un liberalismo molto diverso: è un liberalismo cieco, un semplice "liberismo" economicistico distorsivo di ogni civile aspirazione a giustizia e solidarietà.
  Penso in concreto all’avidità di quel liberismo finanziario deragliato nell’avidità delle banche americane, trasmessasi poi come un contagio a livello planetario, compreso il nostro Paese. Oggi, negli Usa, esso è rintracciabile bene in posizioni come quella espressa da Mitt Romney, il quale, nel corso della campagna elettorale, aveva definito il 47% degli elettori di Obama fatto di parassiti che pretendono lavoro, casa e sanità.
Per un partito di ispirazione cristiana e di radici popolari, come è la Democrazia Cristiana, questo parlare dei poveri e dei deboli come parassiti è penoso. In Italia questi "parassiti", cioè i poveri delle vecchie e nuove povertà, ingrossano le loro file inglobandovi anche persone dei ceti borghesi che frequentano le mense della Caritas e condividono con i barboni un dramma che non trova la solidarietà cui avrebbe diritto anche da parte dello Stato che tale "liberismo" ha ritenuto di sposare.
Questi poveri, in genere, non frequentano gli indignados ma, a noi che li vediamo con i nostri occhi, imprimono aghi profondi nella coscienza: interpellano il nostro aver tradito, talvolta, in passato, il popolarismo cristiano e l’idea democratico-cristiana. Ma, soprattutto, ci sollecitano, essi poveri, a non restare più oltre incerti nel riprendere una iniziativa di forte solidarietà e giustizia, anche in politica.
Il fatto è che mentre l’orizzonte delle possibilità umane si è venuto immensamente allargando, in questi venti di assenza della Democrazia Cristiana dallo scenario politico, il pensiero, la cultura, la tradizione, si sono invece venuti ritraendo: uno spazio di grigiore è oggi sopra di noi, davanti a noi e in mezzo a noi. E noi sembriamo quasi costretti a rifugiarci nella memoria delle cose positive e dei maestri che abbiamo conosciuto e frequentato in passato, come a cercare qualcosa e qualcuno, che ci aliti una rinnovata speranza e ci suggerisca un itinerario su cui riprendere a camminare con lena. Su questo oggi siamo chiamati a riflettere e a decidere.
Sappiamo che la società ci guarda, mentre riprendiamo nelle mani questo barlume di speranza e scrutiamo dentro di noi il cosa possiamo fare, il come operare di nuovo con specificità, competenza, visibile affidabilità. Per noi, questo rinascere, questo, quasi, re-indossare i pantaloni corti in età non più giovane, è come un secondo battesimo al quale volontariamente e umilmente ci accostiamo per non essere ulteriormente in balia della rassegnazione e della disillusione, per non smarrire il filo di un vecchio cammino che abbiamo già percorso e che ebbe risultati anche grandi per il nostro Paese: fin dal dramma della guerra e dal regime rovinoso che l’ha preceduta, le cui macerie di distruzione e di morte hanno permesso il generarsi del risorgimento dei nostri Costituenti.
Un risorgimento costruito insieme al popolo, per un credito di libertà e di giustizia nella democrazia e nella solidarietà sociale, cui abbiamo saputo consegnare conquiste che avrebbero meritato una più duratura e fertile vita.
Ma, oggi, non vogliamo celebrare gli eroi morti né le conquiste finite: agli eroi che ci sono stati padri siamo debitori di quanto abbiamo imparato, e l’onesto debitore paga continuando i loro atti testimoniali. Così è stato fatto, sostanzialmente, da De Gasperi Moro: ci accorti, tuttavia, a questo punto della nostra storia, di quanto fosse impegnativa quella eredità, e difficile da gestire. Oggi ci sentiamo ancora fragili nel riprendere in mano tale patrimonio che, in una parola, è il talento di governare fondata su radici di forte penetrazione popolare, sociale, cristiana, non solo difficili da estirpare ma anche molto esigenti in termini di coerenza personale: insomma una della politica aderente alla vita e non della vita aderente alla politica.
Ci sentiamo, nello stesso tempo, decisi. Il concetto di inserire le classi popolari nello Stato, la moralità dei comportamenti di gestione della cosa pubblica, la fermezza di una laicità che per noi non significa confusione, né separazione, né equilibrismo, ma cosciente responsabilità dentro la città dell’uomo, sono valori che desideriamo nuovamente testimoniare con forza. Sapendo bene, come sapevano i padri, che la politica è servizio che usa con competenza il potere per conto di chi ci ha delegato al potere e della comunità cui il potere appartiene.
Sia ben chiaro, a noi e ai giovani cui parliamo, che non si può essere posseduti dal potere: niente di umano può possedere l’uomo, né potere, né denaro, né cultura, senza che sia rovinoso. L’uomo è per l’altro uomo, perché chi possiede la nostra vita è soltanto Dio. Anche il politico deve ricordarlo ogni giorno.

Silvio Lega:
"No a una
DC, partito".
.
"Sì a  DC,
movimento"

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Silvio Lega


Membri


del Consiglio Nazionale

Calabria Barbuto Nicola
Calabria Colavolpe Salvatore
Calabria Cupi Vincenzo
Calabria Donato Angelo
Calabria Nisticò Giuseppe
Calabria Oliverio Caterina
Calabria Ripepi Massimo
Calabria Squillace Francesco
Calabria Straface Antonio
Calabria Vazzana Carmelo
Calabria Deseptis Fiorella
Campania Boffa Aldo
Campania Brancaccio Valeria
Campania Cirino Pomicino P.
Campania Cuofano Pasquale
Campania Della Corte Giovanni
Campania Ferraiuolo Luigi
Campania Ferraro Roberto
Campania Fiorenza Nazzareno
Campania Grippo Ugo
Campania Nunziante Maurizio
Campania Pelosi Daniele
Campania Picano Angelo
Campania Polizio Stanislao
Campania Ravaglioli Marco
Campania Rodondini Vincenzo
Campania Scala Raffaele
Campania Troisi Nicola
Campania Bocchio Isabella
Campania Lombardo Maria R.
Campania Mazzitelli Giovanni
Emilia Duce Alessandro
Lazio Alfano Giulio
Lazio Darida Clelio
Lazio Di Sangiuliano Giuseppe
Lazio Marinangeli Alessandro
Liguria Adolfo Vittorio
Liguria Faraguti Luciano
Liguria Gaggero Gergio
Liguria Tanzi Carla
Liguria Gallina Gabriella
Ligurìa De Gaetani Gian Renato
Lombardia Abbiati Achille
Lombardia Baruffi Luigi
Lombardia Cazzaniga Sergio
Lombardia Cugliari Emilio
Lombardia Donato Salvatore
Lombardia Fumagalli Ombretta
Lombardia Generoso Serafino
Lombardia Ravelli Roberto
Lombardia Galli Anna Maria
Lombardia Soncina Greta
Marche Morgoni Vinicio
Piemonte Aceto Piero
Piemonte Brustia Adelmo
Piemonte Deorsola Sergio
Piemonte Lega Silvio
Piemonte Mazzucco Francesco
Piemonte Mussa Fabrizio
Piemonte Sartoris Riccardo
Piemonte Pavesi Negri Gabriella
Puglia Cattolico Antonio
Puglia De Leonardis Giovanni
Puglia Di Giuseppe Cosimo
Puglia Donatelli Francesco
Puglia Fago Antonio
Puglia Lisi Raffaele
Puglia Palermo Francesco
Puglia Roberto Erminia
Sicilia Alessi Alberto
Sicilia Brancato Antonino
Sicilia Caponetto Francesco
Sicilia Cappadonna Michele
Sicilia De Vito Bruno
Sicilia Grassi Renato
Sicilia Pulvirenti Antonio
Sicilia Torre Carmelo
Sicilia Di Quattro Maria G.
Toscana Bindi Marco
Toscana Camaiti Maria Pia
Toscana Pizzi Piero
Toscana Puja Carmelo
Veneto Bonalberti Ettore
Veneto Bontorin Fulgenzio
Veneto Bottin Aldo
Veneto D'Agrò Luigi
Veneto Fregonese Silvio
Veneto Malvestio Pier Giovanni
Veneto Milani Luciano
Veneto Zanforlin Antonio
Veneto Panin Maria Grazia
Veneto Zanferrari Gabriella
Cons.Reg. Nucera Giovanni
Deputato Gargani Giuseppe

_________
TOTALE

______________________
                  94

NINO LUCIANI, Il Commento.

1.- Premessa. Il XIX Congresso della DC (il XVIII fu il 17 febbraio 1989), celebrato a Roma il 11-12 novembre 2012, ha mostrato due facce:

a) un Congresso ufficiale, in cui vedevi:
  - un Segretario Nazionale (On.le Avv. Giovanni Fontana), 68 anni, uomo buono, colto, di grande sensibilità, largo di vedute, acuto nel vedere il granello "significativo", un discorso durato due ore. Mi sono ricordato il livello e gli svolazzi di Aldo Moro;
  - una sala stracolma ( la sala della Confindustria, a Roma, non meno di 1000 persone, inclusi gli invitati), gente semplice carica di valori, che ha seguito attentamente il Segretario, lo ha applaudirlo ripetutamente a scena aperta, e anche interrotto con "parole" di enfatizzazione di singoli concetti.

b) un congresso nelle segrete stanze, dove veniva contrattata e redatta la lista dei candidati (80) al Consiglio Nazionale. Qui vedevi un andirivieni continuo di notabili e di chiamati e mettere la firma di accettazione della candidatura.
  Chi erano questi "notabili" ? Erano i notabili dell'ancien règime, quelli del partito delle tessere. Non ho motivo togliere un solo capello di stima alle singole persone elette. Ma avendo, alcuni "notabili", imposto il Manuale Cencelli per le candidature regionali, ne è uscito un impianto complessivo di Consiglio Nazionale, zoppo per la DC. Su 20 Regioni, solo 12 hanno ottenuto la rappresentanza. E delle 12, Marche e Emilia Romagna è stato dato 1 solo rappresentante, rispettivo (anzi quello dell'Emilia non è stato indicato dal gruppo della E.R., ma dai "notabili").
 
   E' offensivo definire i "notabili" come "partito delle tessere" ? L'On. Paolo Cirino Pomicino, che ha fortemente condizionato il Congresso, mi ha chiarito che, pur con qualche ombra, il fondare (sulle tessere) la rappresentanza del popolo democristiano è il modo più democratico.
   Ma chiunque io incontrassi per strada (fuori dal Congresso, e dappertutto in Italia), e gli raccontavo che è stato applicato il Manuale Cencelli, lo vedevo andare in escandescenze. Tutti hanno, infatti, ben presenti i fatti che originarono un "declino inimmaginabile della DC" (parole della Relazione del Segretario), e che si impose perchè la DC  non trovo' la forza di auto-pulirsi.
   Al contrario, in Germania, vicende simili (a carico del Cancelliere Helmut KOHL) furono risolte velocemente: mandato a casa senza complimenti, pur avendo grandi meriti politici verso la Germania (unificazione) e verso la Unione Europea (Euro). E infatti la DC tedesca è ancora in parlamento, e oggi al Governo.
   Credo che, per l'Italia, l'esempio tedesco vada applicato rapidamente, senza scusanti.
  Approfondiamo questa ricomparsa dei "notabili", dacchè la allora umiliazione della DC (a prescindere che si tratti di un partito o di altro partito) pare, ancora nel 2014, uno scotto insufficiente.
   Ma, da altra parte, mi è sembrato molto potente e condiviso dal popolo dei congressisti il comune sentire dei valori, e l'entusiasmo, intorno al Segretario Fontana.
   Questo è un buon viatico per l'ottimismo nel futuro. Il mezzo, per essere vincente, potrebbe essere di fondare la rappresentanza su cosa diversa dalla "tessera": su questo torno più avanti.

2.- Distinzione tra una DC di interessi legati al potere politico e una DC di valori cristiani e laici liberali.
 
a) Premessa. Il fatto che la DC, come un qualsiasi partito si possa proporre nel 2014, è fuori discussione, come diritto costituzionalmente garantito a chiunque.
   Ma il punto da affrontare in premessa è altro: chiarire se, mancando nel parlamento italiano (ed europeo), un partito dei cristiani (cattolici, ortodossi, protestanti, giudei) e dei laici liberali (cosa diversa da un partito cattolico, subalterno alla Chiesa Cattolica), venga a mancare in Italia un pezzo di storia, una pietra miliare.
   La stessa domanda mi sono fatto per il PCI (diciamo per i due grandi partiti del Socialismo italiano), scomparsi nel 1992.
   Non ho risposte certe. Ritengo, però, che, dopo il venire meno della DC e del PCI (e del PSI) nel 1992, in Italia è venuto meno lo Stato, e ci siamo trovati nelle mani di partiti senza il senso dello Stato, con grave danno per la coesione sociale intorno alle grandi idee alternative, su cui fondare il governo del Paese.
   La via verso l'alternativa tra due grandi partiti nazionali è un percorso che non inizia da zero e lo vediamo nel fatto che il PD si pone alternativo al PDL (a parte se l'inserimento dei nostri giovani nella dialettica politica varra'   a riabilitarli o a disintegrarli, rispettivamente. Mi riferisco  a Beppe Grillo, a Matteo Renzi e a tanti altri giovani comparsi di recente sui mass media).

 
b - No a una DC, che produce germi corruttivi, tipici delle dittature. In generale parlando, una dittatura non è forte primariamente per il potere di polizia o dell'esercito. Ne sappiamo qualcosa, in Italia, senza bisogno di guardare alla Tunisia, alla Libia, alla Siria. Il potere dittatoriale, dopo il primo colpo di mano (magari militare), cerca di catturare il consenso sociale con vari privilegi a "parte della popolazione".
   Poi, quando nel seguito, la dittatura fosse contestata, saranno costoro a sostenerla, per non perdere privilegi.
   In questo senso la tessera, legata ai poteri, è il germe corruttivo della dittatura dentro la società civile.
  
3.- Una ipotesi che può spiegare il ritorno del partito delle tessere. La DC non è oggi un partito di potere, per cui è difficile spiegare questo ritorno del partito delle tessere.
   Nelle nuove condizioni, la via, più naturale per creare la nuova rappresentanza, pur se collegata giuridicamente agli iscritti del 1992, doveva essere di ripartire la rappresentanza proporzionalmente al lavoro da fare nelle Regioni: ad es., in proporzione alla popolazione regionale.
  Poi, dopo le prime elezioni (con scudo crociato), si potrà anche premiare il merito dei dirigenti locali, ad es. ripartendo, in parte, i posti sulla base dei voti riportati nei Consigli Comunali della Regione.
  
Ma non è andata così. E allora perchè tanta "diligenza" di "alcuni" notabili nella ricerca di "tessere del 1992" ?
  Una ipotesi plausibile è collegarla ad una "ombra" vagante nella sala del Congresso, quasi la "ombra" un morto (ma che "morto" non era, aveva detto la Cassazione).
  L'ombra era un pensiero fisso al "Tesoro della DC", scomparso a suo tempo, su cui qualche "pierino" ha anche fatto domande dal podio.
  Forse qualcuno ha la mappa del luogo del tesoro, come i briganti della "Isola del Tesoro" , il romanzo di R. L. Stevenson.
   Ipoteticamente, potrebbe trattarsi di qualcuno che vuole rintracciare il Tesoro per mettervi le mani sopra, o di qualcuno (cosa più probabile) che punta a sciogliere il partito della DC, e crearvi un successore , come si fa per le moderne società di capitali (far sparire i debiti, e ricominciare da capo).
  
Perchè il Tesoriere, che è successore diretto di Chitarristi, non ha fatto chiarezza su questo "Tesoro" ?  La domanda è ineludibile, prima o poi.

  In questa concezione della politica, la mediazione degasperiana e anche quella morotea, è sempre stata all’insegna di cercare punti di contatto con chi camminava su strade diverse. E oggi il dialogo, la ricerca di accostarsi all’altro in nome di una sempre rinnovabile unità costruttiva del Paese, è ancora indispensabile non solo per evitare guerre ideologiche tra le parti, l’ostinata condanna dell’altro, ma anche per affermare un dialogo che non sia galateo di comportamento bensì rispetto profondo della persona umana che occupa il suo posto nella società.
Bisogna liberarci dalla distruttiva posizione espressa dall’aforisma di Sartre "l’inferno sono gli altri". Per noi gli altri sono la nostra famiglia e la nostra comunità solidale, anche quando ne percepiamo limiti ed errori, dai quali del resto neanche noi siamo immuni. Per noi conta avere davvero nell’anima il bene comune.
Spesso ci si libera dalla propria difficoltà accusando l’altro: siamo tutti innocenti e l’altro è il corrotto; non risolviamo i problemi: la colpa è dell’eredità lasciataci da chi c’era prima di noi. Senonché la dialettica politica che dà frutti positivi è fatta di dialogo ininterrotto la cui esemplarità non poggia su un "io" prepotente e sicuro, privo di prossimità con l’altro.
In maniera forse un po’ ingenerosa, e me ne scuso, provo l’impressione che questa situazione di debolezza-incapacità suggerisca, nella situazione politica italiana, i nomi rappresentativi di Alfano, Bersani e Casini, i quali non trovano la via d’uscita per concordare una buona legge elettorale. L’ABC citato dovrebbe invece suggerirci un alfabeto della democrazia del dialogo permanente; un dialogo formale e informale, capace di valorizzare ogni spunto positivo da chiunque dei tre venga proposto, anzi semplicemente da chiunque venga proposto.
Noi dobbiamo avere soprattutto la prossimità con chi non ha tutori ed è alla periferia della rappresentanza politica e sociale, come chi abbandonato dalle istituzioni è soccorso dalla carità ma aspetta di essere soccorso per atto di giustizia creduta e praticata. La giustizia infatti è un concetto anche pre-cristiano; fu già celebrata nell’antica Grecia e poi esaltata fino all’utopia marxista, oltre che espressa e documentabile nella impostazione sociale della fede cristiana. Per questo noi, critici verso la teologia della liberazione per i suoi eccessi privi di utilità, siamo sinceramente impegnati in una autentica politica della liberazione, che può trovare energie concordanti in mondi di buona volontà che vanno anche oltre l’universo dei credenti. Una politica della liberazione, soprattutto, nei confronti dei gruppi sociali meno abbienti e in varia misura emarginati.
In Italia, dopo la cosiddetta "prima repubblica", c’è stata una enfatizzazione di entusiasmo per il sorgere di una "nuova politica" annunciata come liquidazione del passato e progettazione di un nuovo modello. Un nuovo modello capace, si diceva appunto, di "liberarci" da pesantezze e inadeguatezze del passato. In questo tentativo furono coinvolte anche personalità di buona cultura e di buoni intendimenti – penso ad esempio a Melograni, Urbani, e molti altri – che concepirono un cammino di lineare onestà in ottica di rivoluzione liberale, cioè di liberazione: lo Stato di diritto e lo Stato dei diritti, la legalità, le scelte selezionate dei candidati alla guida del Paese.
Ma a lungo andare - non molto lungo, a dire il vero – il progetto manifestò qualche prima crepa e poi, con frequenza crescente, crepe e crepacci fino ala caduta dell’edificio. Il fenomeno Berlusconi non poteva resistere al peccato di origine del suo populismo: in realtà una deviazione del concetto di popolo sovrano e partecipante.
E’ stato un populismo bisognoso di carisma da ubbidire più che da condividere, di fedeltà di militanti più che di lealtà di compartecipi, di una capacità di comunicazione politica che accetta di recitare promesse impossibili più che impegni reali. Ne ricordiamo una fra le molte: Meno tasse per tutti; una promessa  che, così scriteriatamente espressa, tradurrei nell’espressione "evasione per tutti", che ne è l’effetto pratico tendenziale;  mentre responsabilità davvero sociale e liberante avrebbe dovuto dire: Tasse eque per tutti nella trasparenza assoluta, pubblica, permanente, del loro utilizzo. Così, se dopo "tangentopoli" abbiamo conosciuto la fine della "prima repubblica", non molto tempo dopo abbiamo dovuto constatare anche il rapido crollo della seconda. Sono, a questo proposito, sollecitato a insistere sulla importanza di una memoria storica positiva e fertile, e penso che in tal senso la relazione Costituzione-democrazia-partecipazione-rappresentanza-solidarietà sia l’"impresa impossibile" che siamo chiamati a far diventare possibile. Dimenticata la Costituzione, inquinata la democrazia, tra populismo e nuove forme di ribellione politica e di protesta antipolitica, traballante l’impalcatura delle istituzioni dove la corruzione e la malversazione sembra assurta a prassi quotidiana accettata, la rappresentanza pare impigliata in una rete che non pesca qualità adeguate ad affrontare il dramma della crisi che stiamo vivendo.
Il mondo ci guarda, l’Europa ci osserva ed anche l’anti-europeismo cresce, mentre strisciano venature di neo-nazionalismo: in un paese dell’Abruzzo sono stati multati coloro che cantavano "Bella ciao"; in altri paesi di diverse regioni sono state aperte strade intitolate a vecchi gerarchi fascisti; ci sono monumenti della rimembranza e sacrari di "eroi" della guerra in Etiopia; e altro e peggio. Segnali che ci pare non possano essere tollerati ma, prima ancora di essere combattuti, vanno profondamente analizzati.
E’ stato detto per paradosso che oggi, se qualcuno si sognasse di fare un’Opa sull’Italia, l’asta andrebbe forse deserta: eppure l’Italia è tutt’altro che da rottamare; la ricchezza privata assomma almeno a ottomila miliardi, il made in Italy è vivo e richiesto ampiamente, il turismo richiama ancora un flusso ininterrotto di visitatori, le riserve auree sono solide, il reticolo delle piccole imprese è tuttora quasi unico al mondo, molte nuove microimprese sorgono anzi per iniziativa di giovani, e testimoni di vita esemplare circolano fra noi, li vediamo nel nostro quotidiano muoverci tra le strade e i luoghi di lavoro.
Questa è la riserva sana del Paese reale: e allora le due Italie, quella dei poveri, dei disoccupati, dei precari, dell’Alcoa e dell’Ilva, e quella che, dall’altro lato, rappresenta la parte non toccata dalla crisi ma pensosa del futuro e desiderosa di assumersene la responsabilità, chiedono insieme una politica di nuova adeguatezza testimonial, per una speranza di più lunga gittata.
La Democrazia Cristiana sceglie di farsi carico di questa speranza non già seminando al vento promesse che non si possono fare, ma affidandosi con onestà e fattività a nuove generazioni e ad antichi valori, come chi passa un simbolico testimone degli anni gloriosi della ricostruzione e dei partiti politici che seppero camminare con passo sicuro e adeguato alla gravità dei problemi da affrontare.
Se questo è il quadro che ci è dato vivere, quale è la nostra specifica responsabilità? Il nostro compito è quello di riaprire lo spazio della speranza e della concretezza operosa per una testimonianza di impegno politico che riprenda i valori della nostra storia popolare e democratico-cristiana e sappia liberarli a una nuova luce e a una nuova capacità realizzativa.

II - PERCHE’ DC
Una volta finita, anche malinconicamente, l’esperienza della Democrazia Cristiana storica, avevamo sperato che la memoria collettiva del Paese avrebbe conservato i grandi meriti del partito di De Gasperi e Moro e compreso gli errori di percorso della sua ultima fase. Avevamo sperato che da quella grandiosa e umiliante esperienza, il Paese, i suoi cittadini di buona volontà, avrebbero imparato molto. E avrebbero imparato anche dalle esperienze degli altri partiti che si andavano consumando come il nostro, dopo quasi mezzo secolo di vita repubblicana grande ma anche, spiritualmente, ormai prosciugata nelle anime delle classi dirigenti.
In modo più specifico, avevamo sperato che sulle ceneri del nostro lavoro avrebbero potuto sorgere due grandi partiti moderni, uno di centrosinistra ed uno di centrodestra, uno di spinta progressista e uno di moderazione liberale, capaci di ereditare il lato migliore di quella storia e di darci la fase adulta e compiuta dell’Italia: un Paese solido e serenamente capace di governare la propria crescita nella partecipazione e nella solidarietà.
Avevamo sbagliato questa previsione. In effetti, senza far torto alla presumibile buona volontà di tanti singoli, ci sentiamo di dire che le nostre attese sono state totalmente deluse.
Non è nato un partito democratico di centrosinistra capace di amalgamare il grande messaggio popolare e solidale della DC con l’altrettanto importante anelito di giustizia distributiva dello storico Partito Comunista: due anime che mai si sono fuse nella armonica capacità di generare un partito di alta cultura sociale riformatrice. Lassismo nell’impegno di rinnovamento del pensiero, sottovalutazione dei fattori di complessità emergenti sulla fine del secolo appena trascorso, preoccupazioni contingenti di equilibri fra gruppi, fretta di successi elettorali contro avversari aggressivi e sicuri di sé … Forse qualcosa di tutto questo ha giocato un ruolo nefasto: e ha generato la prima delusione per le speranze di una responsabile democrazia dell’alternanza.
Sul versante del centrodestra le cose sono andate anche peggio: insieme alla mancata maturazione di una classe dirigente degna di questo nome, si è realizzato lo sfacelo educativo e morale di una politica ridotta a messaggio di marketing dell’effimero in ogni sua manifestazione. Le poche persone di sincero pensiero elaborante le abbiamo viste progressivamente lasciate ai margini dei luoghi decisori; la leadership carismatica l’abbiamo vista ridotta a una inquinante commistione di aziendalismo privatistico con libertinismo diseducativo; la linea programmatica sottomessa a una dominanza economica che si è rivelata esasperatamente finanziaria e speculativa. Ed è stata la seconda delusione.
Infine il centro. Nella zona che sul piano ideale avrebbe avuto le condizioni più adatte a preservare anche una quota decisiva del messaggio storico della Democrazia Cristiana, si è palesato il protagonismo di un partito che di fatto non è mai riuscito ad aggregare né tradurre in politica organica alcun pensiero. Un improduttivo oligarchismo che non ha mai respirato l’ossigeno impegnativo ma anche corroborante di una partecipazione davvero popolare. Ed è stata la fine di una ulteriore speranza. Tacciamo, da ultimo, di quanti, piccolissimi gruppi che non è appropriato chiamare formazioni politiche, hanno cercato di insinuarsi, anche con buona volontà almeno iniziale, in questo gioco ormai senza radici e senza prospettive, e del tutto più grande delle loro possibilità. La idea di una "Italia dei valori" è diventata un dipietrismo che oggi palesa anche nelle aule giudiziarie la confusione deleteria fra partito di cittadini e gruppo personale; un grillismo che anela lodevolmente a far emergere con forza la voce di chi dall’estrema periferia dell’elettorato reclama il suo diritto a essere ascoltato, ma finisce in una protesta amebica incapace di tradursi in risposta collettiva e nazionale ai problemi collettivi e nazionali; una sparpagliata ex sinistra estrema, che a merito della sua annosa agitazione può vantare soltanto il risultato di aver fatto cadere un governo Prodi che pure testimoniava uno sforzo sincero di ricollegare la politica con il sentimento della gente; i resti di una gruppuscolare destra riottosa che avendo trovato spazio risibile nella effettiva determinazione degli orientamenti politici del Paese si è trovata a dialogare - contraddizione finale e quasi irridente - con il leghismo separatista; il quale a sua volta non ha tardato a testimoniare la miseria morale che ne attanagliava le intenzioni e i comportamenti, anche negli uomini che avevano fatto consistere l’unica loro bravura nel rimproverare agli avversari i medesimi comportamenti.
Le sorprese più recenti sono Montezemolo, Riccardi, Bonanni e tante personalità della società civile che hanno elaborato il loro manifesto: non un partito, non un movimento: un mondo di proposte politiche, una realtà dopo tante delusioni, una specie di gruppo di pressione fattosi coscienza critica del potere: un patto per una nuova politica. Più che notabili, uomini di rango: non pensiamo che abbiano qualche piccola venatura di popolarismo.
Il risultato è che non c’è classe dirigente, oggi, nel nostro Paese, non c’è un pensiero espresso dalla politica sul suo futuro, non c’è una cultura di gestione e non c’è una consapevolezza valoriale. Fino al punto che si è dovuto ricorrere all’espediente, legittimo e onesto ma tremendamente allarmante, di un governo tecnico incaricato del puro e semplice ritorno a una normalità minima che di fatto è solo la normalità della gestione formale del bilancio dello Stato. Questo è infatti in sostanza il governo Monti, nonostante la buona volontà di diversi suoi esponenti e nonostante la indiscussa competenza e correttezza dello stesso Presidente del Consiglio, il quale, in un quadro così difficile, è riuscito comunque a restituire al mondo una immagine più credibile e affidabile del nostro Paese.
Ed è per un atto di consapevolezza piena, e di buona volontà responsabilizzatrice di fronte a tanto scempio e a tanta ombra sul futuro, che noi oggi siamo qui, a pensare in termini di ripresa dell’azione della Democrazia Cristiana per l’Italia. Oggi, siamo convinti che l’Italia abbia più che mai necessità di "democrazia cristiana": con la lettera minuscola e, insieme, con la lettera maiuscola.
Con la lettera minuscola, come sostantivo e aggettivo, nel senso che questo nostro Paese ha bisogno di riconquistare democrazia vera e partecipata: solo così la politica può giustificare il suo potere, le sue contese.
Attorno al ludibrio della vigente legge elettorale si è ridotta infatti quasi a zero la pratica della democrazia e della relativa motivazione degli animi nella scelta della classe dirigente; e ha bisogno di cristianesimo ispiratore, vissuto con coerenza per il bene della "città dell’uomo" che ci è affidata: di cristianesimo come lievito di valori che torni a fermentare una società in cui la centralità non sia più quella della finanza che domina l’economia e dell’economia che domina l’impresa costringendola a non essere una comunità di lavoro per inseguire un concetto di business eretto a mostro totemico contro la dignità della persona sancita dalla Costituzione ma anche dal semplice diritto naturale.
Neanche il diritto naturale può infatti concepire il licenziamento collettivo di migliaia di persone attraverso una e-mail spedita da migliaia di chilometri per effetto di una notizia battuta in un nanosecondo sulla diminuzione di valore della quotazione di un’impresa, in un mercato finanziario distante a sua volta migliaia di chilometri. Questa "efficienza capitalistica" reputiamo, senza mezzi termini, sia figlia del Male, Uno strumento di peccato, come recita la "Populorum progressio", radicalmente incompatibile con la nostra visione di umanesimo e di personalismo, che all’abbrivio del ventunesimo secolo, riproclamiamo, entrambi, come permanentemente nostri; e che sono la semplice, grande ed impegnativa eredità lasciataci dalla Dottrina Sociale della Chiesa e dall’idea democratico-cristiana.
Entrambe ci hanno lasciato ben diverso insegnamento: dalla Rerum Novarum alle successive encicliche sociali, da monsignor Ketteler ad Antonio Rosmini, dalla Scuola di Friburgo al Codice di Camaldoli, dal Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa alla Caritas in Veritate, questo insegnamento ci parla costantemente e puntualmente della liceità del mercato ma anche del suo necessario ancoraggio a finalità morali, di diritto indiscutibile a condividere i frutti dell’impresa fra tutti, di salario di dignità per ogni famiglia, di illiceità della pura rendita e della pura speculazione …
Ebbene, c’è necessità che più democrazia cristiana, con questa lettera minuscola, trovi al suo servizio, con forza, lucidità, sincerità morale, capacità tecnica, accortezza politica, una rinnovata Democrazia Cristiana con la lettera maiuscola: c’è necessità che una grande associazione di cittadini "liberi e forti" torni a generare una politica alta secondo la "nostra" Costituzione; "nostra" perché ispirata proprio dal pensiero democratico cristiano, da De Gasperi e Dossetti, da Gonella e La Pira, da Fanfani, Moro e Lazzati, e di nuovo indietro, nei principi di riferimento, fino a Sturzo e Grandi e Miglioli e altri. E la faccia diventare politica di rinnovamento potente e di rinfrancata solidarietà, di centralità del lavoro e della impresa come comunità di lavoro, di processi formativi capaci di rinforzare valori di libertà e di solidarietà fattiva: insomma, di comunità solerte e rasserenante per tutti.
L’Italia è infatti una comunità, innanzitutto; non una società per azioni ad azionisti dispari, bensì una comunità di cittadini e persone che hanno uguale dignità, servite da istituzioni fatte da tutti e da tutti partecipate, con una economia al servizio di tutti e da tutti realizzata. E con le giovani generazioni come primo tesoro da far crescere secondo responsabilità e autorealizzazione.

III - UN PROGETTO DI VALORI
Non temiamo la sfida perché, più tipicamente di ogni altro partito, la Democrazia Cristiana possiede nella sua ispirazione valoriale una visione adatta a questo obiettivo totale: totale nella sua pregnanza interna ed anche nella sua potenzialità diffusiva oltre il nostro Paese, nella più vasta comunità costituita dall’Europa, dal Mediterraneo, da un mondo che si è fatto sempre più villaggio comune; ricordo, fra l’altro, che di "internazionale dei democratici cristiani", con questo spirito diffusivo e pregnante, si parlava già fin dai primi del ‘900 fra i cattolici che, prima ancora che germogliassero il Partito Popolare Italiano e la Confederazione Bianca del Lavoro costituivano i primi nuclei democratico-cristiani.
Ponte mediterraneo e crocevia planetaria, l’Italia può tornare a essere, non solo nei traffici economici, un Paese al quale il mondo può guardare come a una sua casa simbolica di riepilogo collaborativo e di sintesi valoriale. Se la sede romana della Chiesa cattolica rappresenta questo valore dal punto di vista religioso, la Roma precristiana e l’Italia universalistica di Dante e del Rinascimento possono rappresentarlo dal punto di vista della unità tendenziale degli aneliti di realizzazione umana complessiva; e il grande messaggio che da Rosmini passa a Sturzo, a De Gasperi, a La Pira, a Moro, può rappresentarlo per il cammino di una città terrena che sappia condividere il benessere, frutto della fatica comune, fra tutti gli uomini in questo ventunesimo secolo ultraveloce e ultracomplesso.
Essere custodi attivi di questo patrimonio esige d’altro lato che la forma e la concreta gestione quotidiana del Paese, e la stessa modalità di essere e di operare come partito, abbiano connotati di qualità alta.
I capisaldi di una tale politica ci sembrano almeno cinque:
La nostra Costituzione repubblicana, carta di principi e di valori da salvaguardare con fedeltà, non chiusi aprioristicamente a ogni eventuale possibilità di affinamento, ma lontani da quella frenesia inconsulta che ha portato a rivedere negli anni recenti il suo Titolo V, con una superficialità che testimonia, accanto a intenzioni illusorie, la inadeguatezza di una classe politica incapace di cogliere la grandezza dei padri costituenti e di custodirla migliorandola: anche attraverso una nuova fase costituente che, riteniamo necessaria per adeguare la sua seconda parte ai profondi cambiamenti intervenuti sul piani istituzionale europeo e nazionale.
Uno Stato snello e partecipato, efficiente sul piano nazionale, arricchito da autonomie territoriali in chiave di sussidiarietà e non di dissociazione pseudofederalista; garantito da un intercontrollo democratico senza retoriche di autonomismo fine a se stesso, spesso corrotto non meno di quanto esso stesso abbia rimproverato allo Stato centrale; e, quasi sempre, colpevolmente incapace di utilizzare persino le cospicue risorse economiche messe a sua disposizione dall’Europa.
La valorizzazione permanente e dinamica dell’immenso patrimonio culturale e ambientale affidatole dai padri e dalla Provvidenza: almeno la metà dei beni culturali di cui l’umanità dispone è incredibilmente concentrata nel nostro Paese, e questo solo fatto costituisce per noi "una missione nella missione" e quasi una vocazione profetica.
Una cura gelosa della culla in cui nascono e si formano le nuove generazioni, cioè la famiglia, attraverso la dedizione di uno Stato solerte nel favorirne solidità e serenità, soprattutto con gli strumenti propri della sua missione formativa, dell’attivo supporto alle generazioni che declinano, affinché tale fisiologico crepuscolo non diventi mai emarginazione né accantoni il tesoro della esperienza che si trasmette; uno Stato che sappia garantire la sicurezza di un lavoro dignitoso per tutte le persone che raggiungono l’età adulta e si apprestano ad assumere, della famiglia, la responsabilità più diretta.
Il governo sagace di una economia che ha oggettivamente potenzialità enormi, e che anche nella presente crisi conferma di possedere nella creatività dei singoli e nel tessuto della piccola e media impresa la sua linfa più vitale.
Con quali linee di orientamento pensiamo sia articolabile un simile progetto?
Non parlo volentieri di riforme, e non perché la cultura democristiana sia aliena dall’idea di farne o perché non ne abbia realizzate – le più coraggiose nella storia del nostro paese portano la firma della Democrazia Cristiana, a partire dalla grande riforma agraria di Antonio Segni poco dopo la nascita della repubblica – ma perché, a un certo punto della dialettica politica, il riformismo ha cominciato a vivere quasi fosse un fine in se stesso: ma né il riformismo né le riforme sono un fine; essi sono un mezzo, attraverso il quale la nostra quotidiana analisi della coerenza fra "progetto paese" e realizzazioni concrete viene verificata e coerentemente attuata; facciamo le riforme se servono e in quanto servono, ma non le adoriamo come idoli, e le sottoponiamo costantemente a verifica perché restino effettivamente al servizio dei valori che le ispirano.
Preferiamo parlare piuttosto di "gestione evolutiva" trasparente e condivisa, capace cioè di governare dinamicamente le esigenze di miglioramento permanente delle cose, senza rinviare ai tempi spesso deresponsabilizzanti di maturazione delle "riforme": queste, quando davvero occorrono, devono essere consapevoli, ponderate, impegnative di coerente attuazione, e non mito autoreferenziale.
Questo è il compito della politica disegnato dalla Costituzione italiana. E tale è, come la Costituzione lo regola, anche lo strumento dei partiti politici, mezzo privilegiato attraverso cui i cittadini partecipano al farsi del dibattito, alla determinazione delle scelte, alla formazione della classe dirigente, e insomma alla gestione del paese. Non temiamo, anzi decisamente vogliamo, un partito giuridicamente riconosciuto, persona giuridica e perciò sottoposto a controllo pubblico nella sua trasparenza di gestione.
In realtà i partiti politici operanti oggi hanno, via via, ignorato questo spirito costituzionale per accentuare invece elementi crescenti di chiusura oligarchica, ben poco democratica e partecipativa. Le ombre della corruzione e del clientelismo, quasi i partiti stessi e i loro uomini fossero appunto fini e non mezzi, hanno realizzato, da ultimo, quel nefasto distacco dei cittadini dalla politica che oggi enfatizza la sua gravità attraverso una legge elettorale che chiude del tutto i partiti dentro se stessi quali forme autoreferenziali di gestione del potere.
Con quale metodo pensiamo dunque di lavorare?
Innanzitutto con quello della partecipazione vera e diffusa. Pare espressione scontata e banale, questa della partecipazione, ma essa viene in realtà ogni giorno pronunciata e ogni giorno di nuovo tradita. Così come la partecipazione di tutti i cittadini consente di costruire una logica di armonizzazioni progressive nel cammino di crescita della società complessiva, analogamente la partecipazione di tutti i soci consente al partito di essere punto di traduzione affidabile della domanda e delle attese del paese.
I punti di partenza per noi sono certi: la Costituzione, la cittadinanza, la persona. Essi meritano di essere confermati ma anche approfonditi in tutta la loro portata potenziale: tanto più che nell’Italia del ventunesimo secolo ci sono i cittadini e c’è, con loro, anche un numero crescente di persone in attesa di cittadinanza. Persone provenienti dalle più diverse nazioni del mondo, o loro figli, che non costituiscono più casi isolati ma un fatto sociale ormai strutturale: anch’essi diventano parte della nostra comunità, lo diventano in senso oggettivo: chiedono spazio che non può essere loro negato se crediamo in una società di ispirazione cristiana. Il problema è di fare in modo che lo spazio sia equo e i diritti, come i doveri, reciproci. A questa condizione non si può negare l’ordinata e trasparente osmosi demografica, non solo perché essa caratterizza da sempre i processi di sviluppo di ogni società storica, ma perché la stessa grandezza della nostra civiltà italiana è germogliata e si è sviluppata dal multiforme, secolare apporto di tali risorse.

IV – IL FONDAMENTO DEL LAVORO, LA DIGNITA’ DELL’IMPRESA, LA SOLIDARIETA’ DELL’ECONOMIA
Subito dopo la cittadinanza, è il lavoro a costituire prioritario fondamento della repubblica. Tale lo definisce la carta costituzionale, e si riferisce al lavoro in tutte le sue forme, dipendente o autonomo o imprenditoriale che sia, manuale o intellettuale.
Non sono invece fondamento della repubblica la rendita, né l’attività speculativa. Siamo qui in un campo che, fin dal medioevo, la Chiesa ha chiarissimamente presente. La pura rendita e la pura speculazione sono un male, sono illecite moralmente, e per noi questo principio comporta conseguenze coerenti sul piano delle politiche attive, anche di redistribuzione reddituale e, ad esempio, di carico fiscale.
La ricchezza nazionale resta essenzialmente frutto del lavoro e il lavoro, diritto e dovere dell’uomo, è, per la Democrazia Cristiana, oggetto privilegiato di ogni politica economica. Per tale motivo un punto caratterizzante il nostro "progetto per l’Italia" non può non essere costituito dalla revisione dell’istituto del collocamento, che ci pare da trasformare in istituto dell’accompagnamento attivo nel lavoro.
Né vuol dire, questo, che il mercato del lavoro debba essere governato dal solo collocamento pubblico; tutt’altro: esso si accompagna liberamente al movimento spontaneo della domanda e della offerta che sul mercato si confrontano: il collocamento pubblico opera invece, attivamente, su richiesta dei singoli lavoratori che vogliano ricorrervi. Il fatto è che non c’è dignità della persona se non viene attuato per essa il diritto a un lavoro riconosciuto, remunerato e produttivo. Questo è il concetto, ed è l’obiettivo, da tenere sempre presente.
Vi è un ulteriore profilo di giustizia distributiva, e alla fine anche di efficienza economica, che non ci sembra più possibile trascurare. Una visione distorta del libero mercato, storicamente prevalente in tutto il mondo, riguarda la totale inesistenza di limiti alle più atroci disparità reddituali generate all’interno delle stesse imprese. Prevalgono anche in Italia, sia pure in dimensioni complessivamente meno abnormi, parametri esasperati fino all’iniquità, e assolutamente ingiustificabili da tutti i punti di vista, compresa una reale efficienza economica di lungo andare delle imprese medesime e del sistema.
Noi non assumeremo come nostro programma l’idea, che pure ci viene da uno dei massimi maestri di economia dell’impresa efficiente e a un tempo equa, e cioè Adriano Olivetti, laddove affermava che tra lui, massimo vertice della sua azienda, e l’ultimo dei suoi operai, il divario di reddito equo reputava essere da uno a cinque. Lo corresse quel gran liberale, non certo democristiano, che era Valletta, allora amministratore delegato della Fiat e grandissimo innovatore della vita aziendale, affermando a sua volta che troppo stretta gli sembrava tale forbice e proponeva per essa un raddoppio, cioè che fosse portata da uno a dieci.
Noi non assumeremo neanche questo parametro: ma se nel mondo assistiamo a rapporti inconcepibili, persino di uno a quattrocento e oltre, e in Italia non mancano forbici di uno a cinquanta e oltre, ci sentiamo in mezzo a una situazione alla lunga insostenibile, per la quale assumiamo un duplice chiaro riferimento: da un lato il principio che i parametri retributivi siano parte di una politica trasparente e perciò siano noti pubblicamente; dall’altro che venga, con gradualità ma con inizio immediato, stabilito un primo limite: ad esempio, che non possa essere superata la forbice di uno a venticinque.
Siamo certi che passo dopo passo, anno dopo anno, ci sarà tempo e soprattutto ci saranno condizioni di serenità per calibrare con il consenso sociale più ampio la misura equa, senza mai far pensare che puntiamo a logiche di egualitarismo puro e semplice. Sottolineo che anche questa è la Dottrina Sociale della Chiesa, prima di essere la linea programmatica della Democrazia Cristiana. Sottolineo che anche questo è il cammino che costruisce quella economia sociale e civile di mercato che, della suddetta dottrina, è parte centrale.
Sottolineo che stiamo parlando di reddito personale, non di reddito d’impresa, sul quale andranno invece considerate con intelligente accortezza le dimensioni legate alle esigenze di espansione e innovazione più proprie della impresa stessa, che del resto sono benedette per tutti: lavoratori ed azionisti, persone e comunità. In particolare attraverso una riduzione dell’attuale pressione tributaria per abbattere il cuneo fiscale e stimolare ricerca e investimenti.
La Democrazia Cristiana è comunque contraria, nello stesso tempo e per lo stesso spirito, anche a forme di garanzia del reddito che siano scisse da una corrispondente responsabilità di lavoro produttivo. Non cassa integrazione, dunque, e neanche gli istituti innovativi definiti in tal senso dalla recente "riforma Fornero", ma piuttosto lavori utili in logica sostanzialmente e modernamente keynesiana, intendendo per lavori utili gli investimenti in tutto ciò che possa essere bene comune effettivo.
Nulla dunque ha da vedere, tutto questo approccio, con forme di assistenzialismo, verso le quali nutriamo sostanziali dubbi tutte le volte che esse vogliano supplire a una politica di giusta reciprocità fra cittadino e comunità. La dignità del lavoro, espressione di una sostanziale parità nella cittadinanza responsabile, potrà in tal modo accompagnarsi anche con una sostanziale parità di condizione fiscale e previdenziale senza distinzioni fra categorie: come senza distinzioni ci pare debba essere, in linea di tendenza, il diritto ad accedere a tutto il campo del lavoro, compreso quello delle libere professioni, attraverso meccanismi semplificati e trasparenti rispetto a prassi ancora piuttosto chiuse e per alcuni aspetti vetuste.
Certo è comunque l’impresa che, per la consistenza oggettiva della sua dimensione produttrice di ricchezza complessiva, resta il soggetto centrale per la elaborazione di una attiva politica del lavoro. Inestimabile valore di una economia dinamica e progrediente, l’impresa deve essere, in questo senso, non solo protetta ma sostenuta e incentivata nel suo naturale impulso di sviluppo. Punto cardine di una tale politica ci sembra lo snellimento della burocrazia relativa alle autorizzazioni e ai controlli.
Se questo è il lato normativo-burocratico della vita d’impresa, sul versante economico ve n’è uno non meno pregnante: l’impresa si sostiene e cresce con il duplice strumento dell’autoinvestimento e del credito bancario, come è noto. Anche sulla politica creditizia finalizzata allo sviluppo d’impresa vi è un particolare elemento centrale nella cultura democratico-cristiana, che mentre non può, secondo noi, essere trascurato: è quello costituito dalla idea del risparmio collettivo (dei lavoratori ma anche degli utenti).
Come è evidente dalle riflessioni che stiamo dipanando, non possiamo nascondere il nostro interesse privilegiato per la diffusione di politiche favorevoli ai modelli di partecipazione dei lavoratori nell’impresa, conformemente alla costante tradizione, ancora una volta, della Dottrina Sociale della Chiesa, ma anche a tantissime esperienze consolidate nei paesi più avanzati d’Europa, e al dettato dell’articolo 46 della nostra Costituzione.
A tale riconoscimento del fattore lavoro fa riscontro il dovere ugualmente stringente del lavoratore, di adempiere con senso di responsabilità il proprio ruolo produttivo. Ed è evidente, in questo quadro, come anche l’esperienza sindacale costituisca un valore imprescindibile delle politiche del lavoro, quando naturalmente si tratti di sindacalismo libero e pluralistico, come quello realizzatosi tipicamente nella esperienza della Cisl italiana e ormai caratteristico di tutto il nostro sindacalismo confederale.
E’ questa dinamica che consente alla legge stessa di farsi carico con maggiore competenza di quella garanzia di reddito vitale di dignità per ogni cittadino e per ogni famiglia, che è da sempre nelle nostre aspirazioni. Non si tratta di una richiesta avulsa dalle condizioni concrete della ricchezza prodotta dal Paese: nessun paese può infatti distribuire più ricchezza di quella che produce. Si tratta invece di un’azione costantemente attenta a calibrare il triplice contestuale strumento della politica occupazionale, della forbice massima fra redditi di lavoro, della partecipazione dei lavoratori nell’impresa.
Vissuta con tale orizzonte, l’economia complessiva è veramente "amministrazione della casa comune" finalizzata al "bene comune": che del resto può assumere diversificate gerarchie in funzione della natura di ogni singolo bene e di ogni singola persona. Vi sono ad esempio dei beni la cui natura appare anche al buon senso come collettiva o pubblica e perciò dotata di una legittima aspettativa di fruizione sostanzialmente paritaria da parte dei cittadini: tali sono ad esempio l’acqua, l’ambiente, la sicurezza. Tali beni sono essenziali e primari per la qualità della vita e per essi la presenza della mano pubblica, sia essa quella dello Stato o quella degli enti intermedi, non può non essere diversa da quella riservata a tutti gli altri beni, lasciati all’autoregolazione semplice del mercato.
Questa parola, chiara e ferma, ci è doverosa per il ristabilimento di una visione che è stata resa ambigua e infine controproducente da una tendenza superficiale di questi lunghi venti anni e oltre, favorevole a una semplicistica linea di privatizzazioni, condotta con indiscriminatezza pari a quella che a suo tempo aveva presieduto agli eccessi opposti delle statalizzazioni, o regionalizzazioni, o municipalizzazioni.
Il concetto che dobbiamo piuttosto avere sempre presente è quello della distinzione chiara fra privatizzazione e liberalizzazione: quando si tratta di beni primari liberalizzare è tendenzialmente un bene, privatizzare è tendenzialmente un male. La liberalizzazione salvaguarda e stimola anche l’intervento privato, la semplice privatizzazione può tendere a generare monopoli a fini di lucro, tanto più negativi quanto più riguardino beni appunto essenziali e primari per la dignità della persona.

V - ISTITUZIONI: LO STATO SNELLO PER LA PARTECIPAZIONE SOCIALE
Nelle polemiche interminabili che hanno accompagnato questo tipo di dibattiti sull’assetto dell’economia nazionale negli anni a noi vicini, si è tornati anche a chiamare in causa, più latamente, una "pesantezza dello Stato" che non sarebbe in grado di gestire con efficacia altro ruolo che non sia quello di asettico controllore delle regole che pone, e in nulla o quasi nulla dovrebbe riguardarlo il merito della regolazione sociale.
Storicamente c’è stata, in effetti, in alcuni comparti del sistema economico italiano, una parte di pesantezza che non era ulteriormente tollerabile perché fonte di aggravio di costi e contemporaneamente di danno all’efficienza.
Oggi è però essenzialmente sul piano burocratico che il concetto di "Stato snello" compia passi coraggiosi. E’ infatti valutazione condivisa senza incertezze che il nostro apparato-Stato abbia raggiunto una dimensione elefantiaca fonte a un tempo di sprechi e di inefficienze in alcuni casi intollerabili.
La ragione profonda che presiede a queste considerazioni è semplicemente, ancora una volta, quella che concepisce lo Stato come la organizzazione con la missione di servire la persona e la comunità ai fini della loro crescente autorealizzazione (art. 2 della Costituzione). Ed è questa chiave interpretativa che illumina anche le politiche relative alle articolazioni intermedie non territoriali attraverso le quali si svolge la vita sociale. Per questo che la Dc tutela la costituzione e la partecipazione dei cittadini a forme associative e imprenditive nel campo del lavoro come nei campi della cultura, dei servizi, delle iniziative di cittadinanza, delle tutele dei diritti, e così via: con l’obiettivo di realizzare quel vivace reticolo di vita sociale che possa andare a coprire la più vasta area possibile della domanda di servizi avanzata dai cittadini in questi settori. È nella cultura personalistica e comunitaria, connaturata con la storia del nostro partito, l’incoraggiamento attivo di quel "terzo settore", che può costituire la grande "infrastruttura sociale" nella quale possono trovare risposta meno burocratica e più densa di motivazioni e calore umano le domande e i bisogni meno considerati e protetti dalle istituzioni.
Un approccio solidaristico che si esplicita anche in senso geopolitico, con l’Europa che resta un riferimento che ci aiuta a tenere largo ed aperto l’orizzonte, ed anche un forte laboratorio di buone pratiche. Un’Europa che oggi pone la necessità di un ritorno allo spirito dei suoi padri fondatori, affinché sia di nuovo, innanzitutto, un ideale di fraternità con l’economia che segue: questo pensavano infatti De Gasperi, Adenauer, Schumann, Monnet, Spaak e gli altri fondatori.
Un approccio globale e solidaristico l’Europa deve rivolgere anche verso il Mediterraneo. Il mare delle tre religioni monoteiste, civiltà antiche che, intersecandosi, e non ignorandosi, hanno dato al mondo gran parte della civiltà che oggi lo unisce. È presente in me la suggestione indimenticabile dei "Dialoghi dei Mediterraneo" nella Firenze, "nuova Gerusalemme", del Sindaco Santo, che chiamava il nostro mare Lago di Tiberiade.
Questo approccio globale e solidaristico va perseguito e testimoniato, infine, per la ricerca della pace e dell’unità di tutto il pianeta. Messaggio che da Isaia fino alla Pacem in Terris e alla Caritas in Veritate, il Popolo di Dio vive come il traguardo finale della settimana storica dell’uomo che segue la settimana biblica della Creazione.

VI – PASSATO, PRESENTE, FUTURO: IL POPOLARISMO CHE VIVE.
Le considerazioni svolte sollecitano la politica i partiti ad una tensione morale e culturale superiore a quella attuale, e che possa alimentare anche le loro modalità interne di organizzazione e di democrazia partecipativa.
Anche il problema del finanziamento dei partiti si pone ormai con evidente urgenza morale. Nacque nel cuore degli anni 1970 con l’obiettivo dichiarato di consentire ai partiti di "non essere costretti a farsi corrompere", come si disse allora. L’intenzione era buona ma l’esito non fu felice ed è venuto peggiorando nel tempo.
Non è forse saggio tornare al puro e semplice sistema di "nessun finanziamento"; lo dico chiaramente "non vogliamo i soldi dello Stato". Noi preferiamo un sistema che, escludendo qualsiasi esborso di denaro pubblico, assicuri una normativa semplice, trasparente e facilitata, attraverso la quale ogni cittadino possa liberamente partecipare al finanziamento del partito nel cui programma si riconosce. A tal riguardo mi sembra del tutto condivisibile la proposta di legge di iniziativa popolare promossa dal professor Pellegrino Capaldo.
A fronte dei molti profeti che frettolosamente diagnosticano la fine del partito politico, a me sembra che esso rimanga lo strumento meno imperfetto, lì’unico ancora in grado di consentire l’esercizio della moderna democrazia rappresentativa.
Non va confuso il partito ideologico che guidava le masse della società industriale, con le nuove forme partito capaci di interpretare e dare rappresentanza alla società post-moderna nel mondo delle tecnologie informatiche fattosi uno.
Nessuno di noi pensa di rifare quella Democrazia Cristiana, quelle sezioni, quei comitati, quelle commissioni, quella pletora organizzativa.
La prima delle nostre scommesse è costruire un partito nuovo adeguato alla società del ventunesimo secolo.
Mi sembra che la evoluzione da mettere in campo abbia, tra le altre, le seguenti caratteristiche:

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- a. Un forte snellimento statutario, che infonda trasparenza ed efficacia all’esperienza associativa democratica dei soci, accorciando vertiginosamente la distanza tradizionale fra vertice e base.
- b. Una quota maggiore di "democrazia diretta", nel senso di un incremento di peso decisionale degli iscritti, anche attraverso l’utilizzo delle tecnologie telematiche nel determinare la scelta dei singoli dirigenti del partito a tutti i livelli.
- c. Una mediazione ricca fra il valore fondante della sovranità associativa e la necessità di un coinvolgimento più pregnante dei mondi esterni che si riconoscono nella visione e negli ideali democratico-cristiani. Più peso agli iscritti e più peso ai simpatizzanti, insomma.
d. Una grande rigorosità nell’applicazione della certezza giuridica interna, con una magistratura di garanzia a sua volta semplificata e velocizzata.
- e. Un’attività di formazione permanente per tutti i livelli del partito: siamo anzi, su questo tema, a buon punto nella formulazione preparatoria di ipotesi che tengono conto delle esperienze migliori maturate in questi venti anni nel mondo della formazione politica e sociale.
- f. Infine, una diffusione capillare, sul territorio, di una rete di Circoli Culturali di Iniziativa Politica: non come luoghi di tessere da contare, ma come luoghi di aperta elaborazione, di formazione, di competenze e proposte e impegno sui problemi del territorio.
- g. Riteniamo utile affiancare al partito una fondazione col compito di approfondita e elaborata ricerca sui temi programmatici e sulle strategie della missione del partito

CONCLUSIONI
Cari amici, questo è, oggi, il mio contributo che, attraverso il dibattito di questi due giorni e dei giorni che seguiranno, è aperto ad ogni positiva integrazione, correzione, arricchimento.
Noi siamo qui con il proposito di realizzare insieme il passaggio da una storia antica ricca di successi ma anche dolorosamente responsabile di errori, verso un futuro che deve essere altrettanto ricco di successi e meno esposto agli errori. Mi permetto di aggiungere che rappresento una generazione il cui compito precipuo è, oggi, quello di fornire buon esempio e buoni consigli, trasmettere esperienza sana e forte, per far avanzare sul proscenio delle responsabilità sociali, compresa la guida del partito, le generazioni nuove.
Non è questione di anagrafe: vecchi e giovani hanno dato in tempi e modi diversi esempi eroici ed esempi deleteri. E’ invece questione di anima e di effettiva pratica della democrazia interna. E’ questa che provvede all’immancabile ricambio fisiologico della classe dirigente. Una sola condizione occorre, che non sempre abbiamo onorato in passato: una democrazia interna che vorrei definire, fanciullescamente, semplice e rocciosa per la sua credibilità. Insieme all’impegno quotidiano della nostra formazione permanente.
Nessuno deve mai violare la santità delle urne nelle quali i nostri iscritti sono chiamati a scegliere in coscienza le persone cui affidare la guida del cammino. Con semplicità e sapienza. Non abbiamo bisogno di altro. Forse, in questo momento, il Paese non ha bisogno di altro."

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CONVEGNO SUL CATTOLICESIMO POLITICO
Bologna, via Riva Reno 57,  Istituto Veritatis Splendor, 29 marzo 2019, ore 10,30-14,30
SEGUE (sotto il programma) LETTERA AI VESCOVI E AI PARTITI

NOTA. Sotto, sono riportate due lettere: una ai Vescovi dell' Emilia Romagna, ed una ai partiti e associazioni di area cattolica e non cattolica con eguali valori, a cominciare da quelli della diaspora DC.
  Ivi è messo in rilievo che il convegno si colloca in una fase in cui da più parti (anche dai Vescovi) si invoca il ritorno di una presenza unitaria di loro, nel parlamento italiano, sia pure non con denominazione Democrazia Cristiana, ma fermo il simbolo "scudo crociato".
Tuttavia, è ipotesi di lavoro del convegno che questo non si possa fare senza affrontare alcune pregiuziali, tra cui sul ruolo dei partiti, preso atto che oggi in Italia c’è la crisi dei tradizionali partiti di massa (vota solo il 50% degli elettori), sia perchè (ma non tutti) divenuti "partiti di affari", sia perchè portatori di ideologie oggi in buona parte superate.
  La crisi è aggravata dal dover competere con quelle diverse forme di aggregazione politica che sono i "movimenti".

"LA RIFORMA DEI PARTITI IN ITALIA"
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Apertura dei lavori: ore 10,30
Prof. Nino Luciani

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RELAZIONI
Mons. Dott. Lino GORIUP
Arcidiocesi di Bologna
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La motivazione dei partiti: punto di vista del partito e punto di vista della società civile.

Diritto alla felicità ("bene comune") ed etica ispirata a comuni valori cristiani e laici, anche
con riferimento a problemi di formazione per la partecipazione alle cariche pubbliche.
*****
Prof. Gianfranco PASQUINO
Emerito di Scienza Politica, Università di Bologna
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La riforma dei partiti in Italia, a partire dall'art. 49 della Costituzione.
*****
Prof. Girolamo ROSSI
Teoria e Tecnica della Comunicazione Politica, Pontificia Università "Angelicum"
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La storia dello scudo crociato, nella comunicazione politica dei Cattolici.
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Prof. Antonino Giannone
Etica Professionale e Relazioni Industriali, Politecnico di Torino
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I partiti nel codice etico del cristiano impegnato in politica.
DISCUSSANT
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Mons. Arcivescovo Luigi NEGRI
Arcivescovo Emerito di Ferrara e Comacchio, Abate di Pomposa
INVITATI

- Partiti e Associazioni di area cattolica e non cattolica con eguali valori: Democrazia Cristiana (Grassi); UDC (Cesa); CDU (Tassone); Rifondazione DC (Fiori); Rivoluzione Cristiana (Rotondi); Italia Moderata (Sabella); Federazione dei Cristiano Popolari (Baccini); Politici Cristiani (Domanico e Marri); Popolari per l'Italia, (M. Mauro); Associazione Costruire Insieme (Simoni); Associazione Iscritti alla Democrazia Cristiana nel 1993 (Cerenza); Democrazia Cristiana "Libertas"- Puglia; PPI (Castagnetti); Convergenza cristiana (SIMONI); UDEUR (Mastella); Gruppo "La Martinicca" (Pedrana); Popolari Liberali (C. Giovanardi); Movimento IDEA; (Quagliariello); Noi con l'Italia (Fitto e Lupi); Partito Repubblicano Italiano (Saponaro); Il Popolo della Famiglia (Adinolfi), MRCG - Associazione Valentina (Valenti); Presidente Parlamento Europeo (Tajani), Sen. Dott. Matteo Renzi, Associazione Uniti al Centro (Cugliari); Partito Cristiano Sociale ( P. Del RE), Rete Bianca (Merlo); Associazione "Scudo Crociato" Toscana (Garzella)..

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- Vescovi della Regione Emilia Romagna: Arcivescovo di Bologna (ZUPPI); Vescovo di Piacenza (AMBROSIO); Vescovo di Reggio Emilia e Guastalla (CAMISASCA); Vescovo di Modena (CASTELLUCCI); Vescovo di Carpi (CAVINA); Vescovo di Forlì (CORAZZA); Vescovo di Imola (GHIRELLI); Vescovo di Ravenna e Cervia (GHIZZONI); Vescovo di Rimini (LAMBIASI); Vescovo di Ferrara (PEREGO ); Vescovo di Parma (SOLMI) ; Vescovo di Cesena e Sarsina.(REGATTIERI; Vescovo di Faenza (TOSO); Vescovo di San Marino e Montefeltro (TURAZZI); Vescovo di Fidenza (VEZZOLI);
- Altri Vescovi: Arcivescovo di Trieste (CREPALDI) ; Vescovo Emerito di Prato (SIMONI) .

- ASSOCIAZIONE "Azione Cattolica Italiana" : Presidente Naz.le Prof. Matteo TRUFFELLI; Vescovo Assistente Generale Mons. Gualtiero SIGISMONDI .

 
                                     Eccellenza Reverendissima,

   d’accordo con gli altri membri del comitato organizzativo (poichè riteniamo molto importante la presenza dei Vescovi, come Pastori) desideriamo invitarLa al Convegno in oggetto.
Questa iniziativa si inserisce in un lungo percorso che ha come obiettivo la costruzione di uno strumento per realizzare l'unità dei "Cattolici e non Cattolici con uguali valori" nel parlamento italiano. In questo percorso :
   1.- Una prima tappa è stata la costruzione di un Codice etico del cristiano impegnato in politica.
   Quel codice fu fatto a Bologna, Canonica di S. Petronio da un Gruppo di Docenti universitari, in comunicazione con l’Ufficio Pastorale Problemi Sociali e Lavoro della CEI, e infine da questo girato "senza rilievi" al Segretario Generale della CEI. Abbiamo, poi, presentato il Codice medesimo a Bologna nel 2015.
   In quella occasione si decise di procedere con la ricostruzione giuridica della DC, ma senza fare un partito aggiuntivo.

  2.- Ci fu, poi, una seconda tappa, nella quale il Tribunale Civile di Roma designò "uno" per la convocazione della DC (presunta sciolta nel 1994) il 25-26 feb. 2017, per la ricostruzione degli Organi, tutti decaduti nel frattempo. Trova allegato il Decreto del Tribunale.
   Questa nuova tappa si è conclusa il 14 ott. 2018 con un congresso, con il quale sono stati ricostituiti gli Organi centrali.

Nota. E’ forse superfluo segnalarLe che l’uso del nome e del simbolo DC in recenti elezioni regionali è una "coda" legata all’idea che la vecchia DC fosse stata sciolta. Ma queste cose saranno chiarite a suo tempo.

  3.- Adesso è in atto la seconda fase del nostro itinerario e vogliamo tradurre fedelmente il mandato dei Vescovi recentemente intervenuti in modo pubblico: Federare tutti i partiti e associazioni della diaspora DC" e comunque riconducibili a un programma politico ispirato ai principi cristiani.
  4.- In questa seconda fase, ci sono alcune pregiudiziali, in quanto non si può fare finta che i PARTITI non siano molto screditati in Italia, per cui ci sono alcune pregiudiziali da superare:
   a) La prima concerne una discussione sulla motivazione dei partiti, alla luce della scomparsa di partiti storici italiani (DC, PCI, PSI, PLI, PRI...), anche in seguito a interventi della magistratura.
   b) La seconda è risolvere il problema della formazione dei politici. Un tempo i grandi partiti storici avevano delle proprie scuole di formazione. Ultimamente un VESCOVO ha invitato a costituire delle scuole per la formazione di catoni disposti ad impegnarsi in politica;
   c) Una terza pregiudiziale è quella dei requisiti professionali per fare politica. Il Fascismo dispose un minimo:"Saper leggere e scrivere". E' venuto il momento di aggiornare questo minimo ?

5.- L’ipotesi in sottofondo del convegno è, tuttavia, che il bene e il male stiano in tutti noi per cui, più che il problema di far fare, ai partiti, progetti per il bene comune (che pure serve), c’è quello degli strumenti di salvaguardia per far prevalere il "buongoverno".
  Questi classicamente sono l’orientamento dei votanti :
  a) verso il partito di identità personale, nella massima unità;
  b) e verso l’alternanza tra i grandi partiti, al governo, nelle scadenze elettorali.
   In questo senso la fase successiva dovrà essere la costruzione degli strumenti di salvaguardia.

                                             Caro Amico,

   questo è un convegno culturale sulla riforma dei partiti, mentre si torna a discutere in Italia della ricostruzione di un partito unitario di cattolici e non cattolici con eguali valori, in parlamento.
   Sono stati invitati tutti i partiti che si pensa vi abbiano interesse, e sono stati invitati alcuni Vescovi.
   1.- In questa prospettiva, già da tempo è in atto la riorganizzazione della DC, da quando (2010) la Corte di Cassazione ha dichiarato che essa, in contrasto con alcune opinioni correnti, non è stata mai sciolta (o, meglio, la delibera che la sciolse non era giuridicamente valida) e quindi non esiste nessun partito con diritti di successione. Per trovare la sentenza, clicca su: ......
   Questa nuova tappa si è conclusa il 14 ott. 2018 con un congresso, con il quale sono stati ricostituiti gli Organi centrali, a partire da un Decreto del Tribunale Civile di Roma. Per trovare il Decreto del Tribunale, clicca su:

2.- Più di recente è venuta l’azione di alcuni Vescovi, per il medesimo fine unitario, ma da attuare con un partito con denominazione diversa dalla DC, condensata nelle dichiarazioni del card. Bassetti. Egli (in commemorazione dei 100 anni dalla fondazione del PP -Partito Popolare di don L. Sturzo il 17 gennaio 2019, SS. Apostoli a Roma) raccomandò di imitare don Sturzo, come "il miglior modo di ricordarlo", ma non nominò la DC, che pure era l’attuazione pratica del PP di don Sturzo, e a parte che (nel bene e nel male) l’Italia che abbiamo oggi, l’ha fatta la DC.
   Infine, e sopra di tutto, oggi in Italia c’è la crisi dei tradizionali partiti di massa, portatori di ideologie oggi in buona parte superate. La crisi è aggravata dal dover competere con quelle diverse forme di aggregazione politica che sono i "movimenti".

3.- In questa prospettiva di unificazione, non si può fare finta che i PARTITI non siano molto screditati in Italia, per cui ci sono (dentro e fuori la DC) alcune pregiudiziali minime da superare (che sono anche all'origine del No di VESCOVI alla DC) e che rientrano nel tema del convegno.
  a) La prima concerne una discussione sulla motivazione dei partiti, alla luce della scomparsa di partiti storici italiani (DC, PCI, PSI, PLI, PRI...), anche in seguito a vari interventi della magistratura.
  b) La seconda è risolvere il problema della "formazione culturale" dei politici. Un tempo i grandi partiti storici avevano delle proprie scuole di formazione. Ultimamente un VESCOVO ha invitato le scuole diocesane a costituire delle scuole per la formazione di cattolici e non cattolici con uguali valori, disposti ad impegnarsi in politica;
  c) Una terza pregiudiziale è quella dei requisiti professionali per fare politica. Il fascismo dispose un minimo:"Saper leggere e scrivere". E' venuto il momento di aggiornare questo minimo ?

4.- L’ipotesi in sottofondo del convegno è, tuttavia, che il bene e il male stiano in tutti noi per cui, più che il problema di far fare, ai partiti, progetti per il bene comune (che pure serve), c’è quello degli strumenti di salvaguardia per far prevalere il "buongoverno". Questi classicamente sono l’orientamento dei votanti :
   a) verso un partito-identità, nel quali i votanti si riconoscano, nella massima unità;
   b) verso l’alternanza tra i grandi partiti, al governo, nelle scadenze elettorali. In questo senso la fase successiva dovrà essere la costruzione degli strumenti di salvaguardia.

EDIZIONI PRECEDENTI

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INCONTRO DI BOLOGNA, 8 sett. 2018
A SOSTEGNO DEL CONGRESSO DELLA DC STORICA DEL 29 SETT. 2018
DOPO 24 ANNI DAL PRESUNTO SCIOGLIMENTO

RESOCONTO

 

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Mauro Carnagnola

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Raffaeke Cerenza

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Ettore Bonalberti

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Anonino Giannone

 

Le conclusioni dell'incontro, secondo il prof. Luciani

Al termine dei lavori,  di cui viene dato resoconto particolare qui sotto, sono stati ringraziati i relatori Carmagnola, Bonalberti, Giannone e tutti per la loro preziosa partecipazione all'incontro. Da esso è emersa:
  a) la ferma ed unanime volontà dei soci che si faccia il congresso per la data stabilita (29 settembre 2018);
  b) la soddisfazione per i congressi provinciali già celebrati, a cominciare da Torino e Milano e, massimamente quello di Messina, dove c'è stata una partecipazione numerosa ed assolutamente entusiasta;
  c) ma allarme per i "non congressi" (perchè neppure iniziati) della circoscrizione del centro Italia (Roma...), di cui Fontana ha nominato un coordinatore (Gianfranco Gala) totalmente sconosciuto e introvabile.
  All'incontro ha partecipato, su invito (comunque dovuto, perchè socio) Raffaele Cerenza (noto per il ricorso alla magistratura per ottenere l'annullamento della Assemblea del feb 2017), che ha portato il saluto di una costituita Federazione dei DC, presieduta da G. Rotondi, ma anche parlato della situazione da lui provocata con il ricorso stesso.
  Luciani, quale interprete dei presenti, ha preso atto della volontà positiva della neo-Federazione di far riabbracciare tutti i DC, ma anche affermato che il fatto che il Tribunale di Roma abbia convocato (lo scorso anno)  l'assemblea dei soci della DC, sulla base dell'elenco dei soci DC (depositato presso di esso, in occasione della causa sul congresso del 2012), quale l'ultimo elenco disponibile dei soci, è un fatto assolutamente rilevante per la autenticità giuridica della ricostruzione della DC, secondo il dettato della Cassazione e importante per tutti.
  In questo senso, la ricostruzione giuridica della DC e la attesa ricostituzione dei suoi organi nel prossimo congresso sono un bene comune di tutti i DC, e che dovrà operare per tutti e con tutti i soci, senza discriminazioni.
  Secondo Luciani è difficilmente è ipotizzabile un matrimonio tra la DC e i soggetti provenienti dalla DC, se questi non ne riconoscono la legittimità, nel loro proprio interesse. In questo senso, una riaggregazione dei DC, senza la DC giuridica, potrà eventualmente produrre un partito di cattolici in Italia, ma non la DC (con propria denominazione storica e simbolo scudo crociato storico) come era prima.
  Ne traiamo lumi dai numerosi casi (senza la DC), interrotti, prima o poi. Tra i casi, oggi in odore di esaustione sotto gli occhi di tutti, c'è quello della UDC; quello, a suo tempo, della DCa ; quello della Federazione di Grippo, e altri ancora (Politici Cristiani) … . Anzi, dopo avere fatto nuovi soggetti riaggreganti, accadeva di solito che, al primo bando elettorale, le unioni si scioglievano come neve al sole, perché i consociati correvano al migliore offerente (tra i grandi partiti), anche per povertà di mezzi finanziari.
 Luciani invita tutti a non sottovalutare questi dati, per il successo del comune progetto, da gestire tutti assieme, subito dopo il congresso.

 

Intanto continua la raccolta dei fondi per difendere la DC nella causa intentata da Cerenza e De Simoni.

Attesi  tuttora i contributi dei nomi nobili, quelli sempre davanti a invocare il ritorno della dc.
FINORA, 9 SETT. 2018, raccolti euri 1930,00 dei 3.000,00 necessari. 
Il contributo libero va versato sul seguente conto:
LUCIANI NINO, presso banca Carisbo (Gruppo INTESA SAN PAOLO): IBAN IT 10B0638567684510301829810.
Causale: "Contributo avvocato causa Cerenza contro Luciani, per la DC".

Altomari Vitaliano E Silvia € 100
Ammaturo Cosimo € 20
Andreasi Roberto € 100
Armato Antonello € 50
Battaglierin Roberto Euri € 30
Bergozza Luigi Euri € 100
Bongiorno Giorgo € 20
Cantelli Rag Gabriele € 50
Caponetto Francesco € 50
Cortese Giuseppe € 20
D'Agrò Luigi € 200
Fago Antonio € 50
Ferroni Marco Euri € 100
Gori Giovanni € 50
Gubert Renzo € 500
Leonetti Carlo € 50
Napolitano Salvatore € 50
Orga Umberto € 200 + 200
Portacci Amedeo € 50
Riccardi Marino € 50
Tomietto Mauro € 100
Tramonte Cosimo € 20
Zilli Luigi € 50

TOTALE € 1930+200= 2130

RELAZIONI

Mauro Carmagnola

Raffaele Cerenza

Ettore Bonalberti

Antonino Giannone

1. CONGRESSI PROVINCIALI.

M. CARMAGNOLA, Coordinatore della circoscrizione nord- occidentale ha comunicato quanto sta facendo nell'organizzazione dei pre-congressi provinciali del Nord Ovest, ormai tutti convocati. Significativo quello di Torino.

  Nel tardo pomeriggio ci sarebbe stato quello di Milano (e che poi abbiamo saputo avere avuto luogo felicemente con la nomina di 5 delegato. Partendo dall'elenco del giudice, sono stati convocati, tramite avviso postale, tutti i soci suddivisi per provincia e si sono o si stanno celebrando le assemblee secondo i termini regolamentari di un delegato provinciale ogni 5 iscritti con l'accettazione di una delega per ogni presente.
  Di ciò viene redatto verbale. Seguiranno i tre congressi regionali ed a quel punto il Nord Ovest avrà la sua rappresentanza al congresso nazionale.
  Carmagnola ha proseguito: le assemblee al momento si sono svolte in modo sereno e sufficientemente partecipato, tenendo conto del fatto che parliamo di iscritti del 1992.

   Dopo le comunicazioni di Carmagnola, tutti i presenti hanno mostrato grande soddisfazione e confermata la inflessibile volontà che il CONGRESSO NAZIONALE abbia luogo per la data fissata dalla Assemblea dei soci, ossia il 29 sett. 2018.

  Si è poi saputo dei congressi provinciali in corso in Sicilia, convocati da Renato Grassi, coordinatore per le Isole. In particolare quello di venerdì, di Messina, che ha avuto la partecipazione e votazione di 62 iscritti, con un entusiasmo assolutamente insolito.

  Si è poi saputo della convocazione in corso dei congressi provinciali del SUD, da ANTONIO FAGO, coordinatore nominato da Fontana, al posto di Cesare Lia dimissionario per motivi burocratici (che va apprezzato per la sua abnegazione, per il bene comune).
  Circa la circoscrizione NORD-EST (coordinatore Danilo Bertoli) si è del tutto in altomare, non avendo egli ancora dato notizie, pur sollecitati . Si è auspicato che ne riferisca urgentemente a Fontana, data l'urgenza di provvedere;
  Circa la circoscrizione dell'Italia centrale (coordinatore Gianfranco Gala), non sappiamo assolutamente niente (no telefono, no e-mail). Sconosciuto totale, tranne a Fontana. Si prega Fontana di dare notizie urgentissime.
  E' stato espresso allarme per il possibile impedimento del congresso. FINE

In apertura, Cerenza ha chiesto la parola.

Ha salutato gli amici a nome della costituita FEDERAZIONE DEI DC, il 31 agosto a 2018 a Pescara (anche a nome di GIANFRANCO ROTONDI) a cui seguiranno gli “Stati Generali della Dc’ da convocare dal 23 al 25 Novembre a Roma, con la auspicata partecipazione di questa vostra DC.

Cerenza ha affrontato subito la questione della “causa in corso", presso il tribunale di Roma per annullare, la assemblea dei soci del feb 2017.
   I rapporti con Luciani, avviati in occasione della assemblea del 16 giugno a Roma, gli hanno consentito di acquisire che la mozione di Giannone, approvata poi in quella sede, vuole che la DC storica condivida il processo unitario comune, ma che non potrà fare nulla prima di avere ricostituito in suoi organi con il congresso.

Egli condivide la correttezza di questa impostazione e anche quella del regolamento congressuale, approvato da quella assemblea.

Poi, il fatto di essere stato invitato a questo incontro e avere avuto scambi personali con i convenuti, mentre si attendeva l’inizio dei lavori, è un fatto nuovo positivo per il futuro cammino insieme.

Chiarisce che questo non significa che ritirerà il ricorso. Restano fatti ostativi che solo il congresso potrà dirimere, per cui resta in rispettosa attesa. Anzi l’avere fissato a novembre gli STATI GENERALI è solo per rispetto del vostro congresso .

Cerenza, al tempo stesso, non si è sottratto a dire alcune cose fino in fondo:
- l’avere avuto sempre dei grandi problemi con Fontana, già nel passato congresso 2012, come l’alterazione delle regole di convocazione che ha sbilanciato i rapporti interni;
- l'averlo sempre visto percorrere strade sotterranee, a insaputa dei soci, e di cui poi si è venuti a sapere. L'ultimo caso gravissimo: aver ritirato il mandato all'avv. Chiaramonte e nominato un altro avvocato, cosicchè avrete due avvocati. (Nota di Luciani: La cosa è avvenuta il 7 giugno e non ne ha riferito alla assemblea del 16 giugno per la ratifica, di legge, art. 1131 cc. );
- l’avere egli avuto rapporti , anche ultimamente, con persone ostili alla ripresa di attività della DC, riconducibili al patrimonio;
- l’avere fatto cose dannose alla DC nel corso delle elezioni del 4 marzo (rinuncia scritta al simbolo scudo crociato, avere candidato persone distanti dalla DC…).
  Conclude riservandosi di una decisione circa il ritiro dalla causa, solo dopo il congresso, in base alla leadership che sarà eletta. FINE

Relazione, Appunti di storia italica recente, interpretazione dei fatti e ricerca della via...

1.- In una nota sul mio profilo facebook il 2 settembre scorso avevo scritto:
  "Dopo l'8 Settembre 2018 si profila uno tsunami nella politica italiana. Il governo giallo verde alle prese con scelte di politica economica incompatibili è a rischio di implosione; ciò che accadrà nella Lega, con la sentenza di Genova e l'annuncio del nuovo partito della destra, e nel PD, da cui non è irragionevole ipotizzare la nascita di un partito della sinistra e una spaccatura con la componente moderata renziana, sono elementi propri di una fase che Aldo Moro definirebbe di " scomposizione e ricomposizione". Con la probabile rottura di Forza Italia, una parte della quale attratta dalla sirena leghista salviniana e quella possibile del PD, si aprirà uno spazio grande al centro dove sarà indispensabile la presenza di una vasta area unitaria di ispirazione cattolica e popolare.
  Le prossime elezioni regionali e quelle europee del Maggio 2019 saranno il banco di prova del nuovo assetto politico dell'Italia dopo quanto è accaduto col voto spartiacque del 4 Marzo 2018." Staremo a vedere, anche se ogni giorno e addirittura ad horas cambiano le dichiarazioni degli esponenti del governo, sempre più necessitati a fare i conti con la dura e irrevocabile prova della realtà effettuale, contro la propaganda su cui hanno sin qui basato, riuscendoci, le loro fortune elettorali. Probabilmente le ragioni del potere e della sua sistematica occupazione finiranno col prevalere su quelle del rispetto delle promesse elettorali, ma attendiamo di conoscere la realtà dei conti scritta nei documenti di programmazione economica e di bilancio che dovrebbero essere presentati quanto prima e i contraccolpi che si determineranno a livello esterno, dove permane e si rafforza il potere dei gruppi finanziari dominanti. Quei poteri che dopo la riunione sul panfilo Britannia dell'estate 1992, si è reso esplicito come dominino con la finanza, l'economia e la stessa politica, ridotta ad ancella subalterna e, in molti casi con suoi esponenti più illustri al loro libro paga. Da lì, come mi ricordò il compianto amico Marcello Di Tondo in una lettera di molti anni fa , dobbiamo ripartire: "In quell' occasione, scriveva Di Tondo, (sapientemente ed intelligentemente tratteggiata da una intervista che Giulio Tremonti rilasciò a Maria Latella del Corriere della Sera il 23 luglio 2005) fu stabilito un accordo tra i poteri massonici nazionali ed internazionali ed i post comunisti, eredi diretti del Pci, sulla base del quale alla sinistra sarebbe andato il controllo economico e politico del Paese ed alla massoneria il controllo economico e finanziario.
   Si mise così in moto un processo, conosciuto come "Mani Pulite" che spazzò via in pochi mesi la DC ed i suoi alleati (Psi, Psdi, Pri e Pli) che avevano governato il Paese sino ad allora, pur con evidenti limiti a partire dalla seconda metà degli anni '80, riuscendo nell'incredibile impresa di portare l'Italia, dalla desolazione di una nazione sconfitta e distrutta dell'immediato dopo guerra, al 5° posto tra le maggiori economie mondiali.
   Ma quei Partiti rappresentavano, in quel momento, l'ostacolo politico ed istituzionale per la realizzazione di quel progetto. Contemporaneamente, fu accelerato il percorso di privatizzazione di ( Continua Bonalberti) 

Relazione, Idee per la ricostruzione della buona DC: comprensiva di tutte le anime DC e non DC con uguali valori, etica, orientata al bene comune.
  Anche la difesa del simboco scudo crociato - libertas

A Roma, il 16/06/18 nell’Assemblea DC, ho illustrato la mozione, di seguito riportata che è stata sottoscritta da Soci della DC storica di quasi tutte le Regioni ed approvata all’unanimità.

MOZIONE DEL 16/062018 L’Assemblea dei soci chiede la Convocazione il 29 settembre del XIX^ Congresso DC, in conformità alle indicazioni del Tribunale di Roma per la ricostituzione degli organi statutari della DC storica che ha come Presidente Gianni Fontana.

Successivamente inizierà il tesseramento di nuovi soci al Partito, aperto a tutti coloro che condividono lo Statuto, sentono di essere Democristiani, a tutti coloro che si ispirano alla Dottrina Sociale della Chiesa, ai Movimenti e Associazioni di Cattolici morali e Cattolici sociali (secondo la citazione del Card. Bassetti, Presidente della CEI), ai laici popolari che si ispirano all’umanesimo cristiano.

Chi si iscriverà alla DC dovrà autocertificare la sua adesione al Codice Etico della DC storica, che a suo tempo fu redatto da Gonella e che è stato aggiornato dopo 70 anni dal gruppo di studio di Bologna, coordinato dal Prof. Luciani con il Prof. Giannone e altri Docenti ed Esperti, ospiti di Mons. Oreste Leonardi.

Si arriverà, dopo qualche mese, in gennaio 2019, in coincidenza con l’Appello ai Liberi e Forti di Don Luigi Sturzo, al nuovo Congresso della DC.

Si darà avvio, in questo modo, alla continuità storica della DC con i valori e principi fondanti da fare rivivere e rigenerare nella società della globalizzazione e dell’era digitale.

Ripartirà nel Paese la Speranza di una Politica con la P maiuscola come chiedono da tempo Papa Francesco e il Papa emerito Benedetto XVI e ciò avverrà con una piattaforma culturale, economica, sociale, politica e di valori etici per l’edificazione del bene comune che sarà redatta ascoltando nei territori i bisogni delle persone e delle comunità con tre Conferenze organizzative al Nord, al Centro e al Sud.
   A Voi Amici, a Voi più giovani il testimone e questa Speranza per un vostro futuro migliore, per il bene dell’Italia e dell’Europa da rigenerare sui valori fondanti di Adenauer, De Gasperi e Schuman, tre grandi statisti Cristiani.
  I Diavoli sono interni ed esterni all’area democratico cristiana popolare.
  Le forze che si oppongono sono interne ed esterne alla stessa area.
  Anche all’interno della gerarchia cattolica c’è molta divisione.
   De Gasperi seppe aggirare gli ostacoli, anche allora presenti, riunendo le forze laiche e cattoliche che avevano a comune i valori della vita, della società e dell’economia. Ma di fronte aveva il PCI e il comunismo internazionale a guida sovietica e stalinista
(Continua Giannone)

( Continua BONALBERTI) banche e di società a controllo pubblico per oltre 100.000 miliardi di vecchie lire, processo preparato ed avviato, nei primi anni '90,dai Governi Ciampi e Amato.  La variabile, non prevista, fu l'entrata in campo politico, alle elezioni del 1994, di Silvio Berlusconi che, rompendo gli schemi e gli accordi che erano stati siglati, sconvolse il quadro generale ed introdusse una forte ed imprevedibile variabile allo schema prospettato sul Britannia.

  Da quel momento, prosegue Di Tondo, iniziò la sconvolgente persecuzione giudiziaria di Silvio Berlusconi. Ricorderò in proposito come proprio il duo Barucci - Amato nel 1992, con un decreto legislativo, posero fine alla legge bancaria del 1936 che, come la Glass Steagall americana del 1932, aveva sancito il controllo pubblico di Banca d'Italia e la separazione tra banche di prestito e banche d'affari (legge sempre difesa gelosamente dalla DC e dal governatore Guido Carli), dando così libertà assoluta al potere degli hedge fund anglo-caucasici (kazari) che, de facto, controllano le banche nazionali dell'Unione e la stessa Banca centrale europea. Consiglio al riguardo la lettura di alcuni saggi quali:

a) Daniel Estulin: " Il club Bilderberg - La storia segreta dei padroni del mondo-Arianna editrice
b) Pietro Ratto: " Rothschild e gli altri - Dal governo del mondo all'indebitamento delle nazioni: i segreti delle famiglie più potenti"- Arianna editrice.
c) Ettore Bonalberti: " Elezioni europee: la visione dei Liberi e Forti". https://ilmiolibro. kataweb.it/ libro/ saggistica/422618/ elezioni-europee/ Il voto del 4 Marzo 2018 ha segnato, in ogni caso, la fine della Seconda Repubblica e l'avvio di una confusa fase politica che, salvo eventi speciali prossimi, ci accompagnerà sino alle prossime elezioni europee (23-26 Maggio 2019). Una fase caratterizzata in Italia e in Europa dallo scontro tra "sovranisti" e "europeisti" di diversa sensibilità politico culturale.

2.- Come è potuto accadere tutto ciò? La lunga stagione del berlusconismo e dell'anti berlusconismo che ha caratterizzato quella fase che è schematicamente connotata come "seconda repubblica" ( 1994-2018) conclusasi con i governi tecnici di Monti, Letta e Renzi; questi ultimi sostenuti dalla centinaia di mercenari transumanti parlamentari, celebra il uso epilogo il 4 Marzo scorso, col voto di appena il 50% degli elettori aventi diritto e con una innovativa formula all'interno del tradizionale trasformismo politico italico. E' successo, infatti, che la Lega presentatasi in alleanza del centro destra con Forza Italia e Fratelli d'Italia, raggiunge come coalizione la maggioranza relativa dei voti, ma, alla fine, autorizzata obtorto collo dal Cavaliere e con l'ondivaga benedizione della Meloni, compie la "fuitina" con il M5S, dando vita al governo giallo-verde a guida dell'ennesimo presidente non eletto, il prof Conte. Un governo espressione di un'aggiornata versione del trasformismo politico che, in questo caso, si realizza prima ancora che le Camere siano insediate. Di qui la formazione di un nuovo e anomalo sistema bipolare che si caratterizza nello scontro suddetto tra "sovranisti" nazionalisti e europeisti di diversa provenienza politico culturale.
   La saldatura tra il malessere sociale del meridione rappresentato dal voto largamente maggioritario al M5S e quello del ceto medio in crisi profonda al Nord come nel resto del Paese, avviene alimentata anche dalla diffusione di un "sentimento comune" di frustrazione e di rabbia collegato da un lato, alla condizione di anomia complessiva vissuta dagli italiani, e dall'altro, dall'amplificazione del disagio e insofferenza prodotti da un'immigrazione senza controlli e soluzioni di integrazioni efficienti ed efficaci. Di qui il prevalere di una condizione che ricorda quella citata da Alessandro Manzoni nel capitolo XXXIL de " I Promessi Sposi" nel quale, riferendosi al caso delle ragioni della peste, don Lisander scriveva: " il buon senso c'era, ma se ne stava nascosto, per paura del senso comune".
  Una cosa, però, è certa: difficile per Salvini conservare il ruolo di partner di un governo dove dai grillini ogni giorno di più sembrano emergere soggetti "pieni di presunzione e di vuota arroganza senza intelletto", con proposte altalenanti e ondivaghe sempre più contrastanti con gli interessi e i valori di una base elettorale leghista lontana mille miglia da quelli espressi dai parlamentari pentastellati. E' altrettanto difficile che possa durare una situazione nella quale il ministro degli interni, che dovrebbe essere il garante della legge per tutti i cittadini, trasforma la sua sede e funzione istituzionale nel pulpito di propaganda permanente per il suo partito di cui è il leader, sino ad utilizzare per un incontro definito solo "politico" e non istituzionale con Orban, capo di governo ungherese, in Prefettura a Milano .

( Continua GIANNONE) Il principio del N.O.MA. (Non Overlapping Magisteria) è stato ribaltato e la Finanza ha reso succube la politica e l’Etica è sempre meno presente come amalgama della società.
    Nessun partito, attualmente presente in parlamento, è interessato a riconoscere questa verità.

Il Papa emerito Benedetto XVI nella sua enciclica Caritas in Veritate lo dice apertamente. Il Partito d’ispirazione cristiana non può che essere la prosecuzione dell’esperienza di Sturzo, De Gasperi e fino ad Aldo Moro; poi è iniziata la diaspora democristiana. Coloro che hanno a cuore il riscatto degli umili, abbiano il dovere di condividere ogni iniziativa che conduca gli elettori a riconoscere che i valori della DC sono stati e sono ancora i capisaldi:
  - il lavoro nella sua piena dignità,
  - la famiglia come struttura della vita di condivisione e comunione nella società,
  - l’impresa, come motore inesauribile di progettualità e di ricerca dei beni comuni.
  - i giovani, che rappresentano il futuro della società e per i quali bisogna investire in formazione con i sistemi più avanzati e con la massima qualità dell’educazione nell’istruzione di base.
   Il denaro deve servire all’uomo e non viceversa.

Relativamente al nome e al simbolo, la mia convinzione personale, condivisa da molti di Voi, è questa. Come Sturzo eliminò le varie unioni cattoliche conservatrici legate ancora al feudalesimo agrario e, operando in un sol colpo la loro cancellazione, con la formazione del PPI ( fra l’altro ostacolata da Vaticano..); come De Gasperi seppe trasformare il partito popolare in Democrazia Cristiana, legando a se’ le forze laiche e cattoliche, per non cadere nella deriva confessionale e mantenere la laicità del partito, pur nella difesa della libertà religiosa come fondamento dello Stato democratico moderno.
  Nome e simbolo DC sono stati gettati nel fango da una generazione di politici che da oltre trent’anni, hanno preferito mantenere privilegi e favori, inserendosi nel centrodestra o nel centrosinistra, perdendo i valori su cui si era sempre distinta l’attività politica dei grandi popolari e democristiani. Trovo del tutto ininfluente, a questo punto, sia nome che simbolo, che (qualora non si faccia il congresso) sarebbe bene invece consegnare alle fondazioni Sturzo e De Gasperi, vietandone a chiunque l’uso, con azioni penali immediate verso i contravventori. La Democrazia Cristiana, inizialmente Partito Popolare, pur restando se stessa se sostenuta dai valori e dagli uomini, non ha bisogno di chiamarsi necessariamente come nel 1993. La storia politica non solo dell’Italia, dimostra che contano sempre le persone e i valori, non le maschere, fra l’altro oggi infangate da individui senza scrupoli e senza responsabilità politica e forse anche morale.
  Concludo con una citazione di Aldo Moro del 3 ottobre del 1959, a Milano. Moro pronuncia un discorso che preannuncia la sua piattaforma elettorale per la segreteria del Congresso Nazionale. Questo discorso è la definizione dell’essenza politica della DC e dello Stato democratico.
  Aldo Moro:“ La DC è al servizio della idea avanzante della nostra società, che è l’effettiva eguaglianza dei diritti e delle possibilità degli uomini nella vita sociale...lo Stato democratico è Stato del valore umano, il suo servizio di rivolge all’uomo nella sua anima universale.. la DC si fonda sul riconoscimento del valore dello Stato, non nel senso di una riduzione ad esso della dimensione umana, ma riferimento ad esso del valore dell’uomo e ritrovamento agevole dello Stato nell’uomo e dell’uomo nello Stato....
  le leggi e la struttura sociale possono operare la giustizia, che richiede una tensione ideale che superi la forza dell’abitudine e la resistenza del privilegio, garantisca e aiuti il lavoro, aumenti la produzione, espanda la vita economica su un base di sicurezza sociale, distribuisca i beni economici in modo equo, arricchisca la persona anche nell’ordine spirituale e culturale, restituisca all’uomo il senso della sua dignità personale..”

ALDO MORO SARÀ SEMPRE UN UOMO DI SPERANZA E QUI EFFONDE IL TONO FIDUCIOSO, GIOVANILE E CRISTIANO  COL QUALE GUARDA AL PRESENTE E AL FUTURO.

Evviva la Democrazia, evviva la Democrazia Cristiana, evviva l’Italia.
                                                                                   Antonino Giannone

(Continua BONALBERTI). Situazione, infine, aggravata dal conflitto apertosi con la magistratura, sia sul versante del blocco e ristorno dei 49 miliardi di finanziamento pubblico alla Lega di Bossi e Belsito, che sull'avviso di garanzia per "sequestro di persona" ricevuto dalla procura di Agrigento per il caso della nave Diciotti della Guardia costiera italiana bloccata al porto di Catania per cinque giorni. Una situazione di conflitto istituzionale tra Magistratura e Governo, unica nella sua gravità nella storia della Repubblica italiana. Il presidente Ciriaco De Mita alcuni giorni or sono, il 29 agosto, in un'intervista al Corsera così titolata : "M5S e Lega sono solo azione e il Pd è fermo".
   L'identità democristiana: di Tommaso Labate", ha dichiarato:" Quando iniziò il declino della Dc, e a un convegno si discuteva su quello che bisognava o non bisognava fare, chiusi il mio intervento citando un poeta spagnolo: "Quando morirò, seppellitemi con la mia chitarra". Da allora sono passati quasi trent'anni. E visto che sono ancora in tempo per cambiare idea, cambio il messaggio. Quando morirò, seppellitemi con un biglietto in cui c'è scritto "sono stato democristiano"".
  Poi Ciriaco De Mita ha un riflesso talmente rapido che di anni, invece che 90 e mezzo,, sembra ne abbia tanti di meno. Come se una nota della frase gli fosse apparsa stonata, da riscrivere.:"Aspetti. non "sono stato". Nel biglietto ci dev'essere scritto "sono democristiano", al tempo presente".

3.- C'è nelle parole del vecchio e sempre lucidissimo leader DC l'idea di un ritorno della cultura politica di ispirazione DC e popolare. Sì, ne siamo convinti anche noi: se solo il 50 % degli italiani va a votare e la stragrande maggioranza sceglie M5S e Lega unendo il dramma dei diseredati del Sud con la condizione di crisi del ceto medio al Nord come nel resto dell'Italia, è evidente che al centro, con la crisi irreversibile di Fora Italia, si apre uno spazio enorme nel quale serve far tornare in campo la cultura cattolica e popolare, unica autentica proposta alternativa al turbo capitalismo finanziario dominante, basandosi sulla dottrina sociale della Chiesa declinata tra la fine del secolo scorso e gli inizi del XXI dalle encicliche di Papa Giovanni Paolo II ( Laborem exercens (1981) e Centesimus Annus (1991); Papa Benedetto XVI " Caritas in veritate" (2009) e Papa Francesco " Evangelii gaudium (2013) e " Laudato Si" (2015) Non è quindi per un sentimento regressivo di nostalgia che dal 2012 andiamo proponendo la ricostruzione della DC, ma nella convinzione che quella cultura, quella politica aggiornata dal contributo della dottrina sociale cristiana degli ultimi Papi, e rinnovata nella classe dirigente serva al Paese. Siamo anche convinti che questo nostro passaggio del 29 settembre prossimo è un tassello, seppur importante, di un più ampio mosaico che si dovrà costruire così come abbiamo indicato con Tarolli, Merlo, Fontana, Mauro e Menorello e tanti altri a Verona il 23 Giugno scorso (vedi documento finale).

4.- Gianfranco Rotondi, "più furbo che santo", ha voluto anticipare con Pescara l'avvio di una riunificazione tra lui, Sandri, Cerenza e De Simone l'incontro di quelli che la sentenza della Cassazione aveva dichiarato non essere gli eredi della DC storica " partito mai sciolto giuridicamente".
  Credo, tuttavia, che tutto ciò che va nella direzione della ricomposizione sia un fatto positivo e a Rotondi ho risposto nei giorni scorsi a una sua cordiale mail così:
  "Caro Gianfranco, grazie per la tua cortese risposta alla mia sollecitazione. Ieri ero a Roma e ho avuto casualmente l'opportunità di incontrare Lorenzo Cesa che, credo, non avesse ancora letto la mia mail cui tu fai riscontro. Un breve saluto e un veloce scambio con reciproca conferma delle intenzioni di unità".
  Gli ho ribadito quanto avevo già scritto e trovo condiviso nelle tue conclusioni. Noi, se riusciremo a rispettare i termini, il 29 settembre p.v. svolgeremo il nostro congresso interno per dare definito assetto agli organi del partito che, contrariamente a quanto da te sostenuto, dal 2012 continuiamo a ritenere si possa e si debba far rivivere, secondo un'interpretazione della sentenza della Cassazione che, ovviamente, diverge da quella da te data.
  Resta il fatto che questi nostri piccoli e ormai incomprensibili duelli dialettici e giurisdizionali stanno diventando, oltre che inutili, persino patetici, se consideriamo la grave situazione politica generale del Paese e dell'Europa. Una situazione che reclamerebbe una vigorosa ripresa di iniziativa politica della cultura cattolico popolare, come da più di vent'anni vado predicando come un ormai stanco ed errante don Chisciotte di periferia…..(vedi il mio sito: www.don-chisciotte.net nella sezione le note di Ettore Bonalberti dal 2007 ad oggi…) .
  Credo che dopo il 29 settembre la proposta da te indicata e già da me a suo tempo sostenuta vada portata a compimento, non per l'obiettivo di qualche egoistica personale garanzia di candidatura, ma per concorrere alla costruzione della più ampia unità della vasta realtà cattolico popolare e democratico cristiana, che possa realizzare una più larga convergenza con le forze democratiche laiche e liberali, ispirate dai valori dell'umanesimo cristiano e accomunate dalla volontà dell'attuazione integrale della Costituzione repubblicana, in alternativa allo squallore del populismo oggi al potere, nel quale ogni giorno di più sembrano emergere soggetti "pieni di presunzione e di vuota arroganza senza intelletto" .
  Sono le conclusioni che con gli amici Tarolli e Merlo e con lo stesso Gianni Fontana abbiamo condiviso al seminario di Verona organizzato dagli amici di "Costruire Insieme" il 23 giugno scorso (conclusioni che avevi anche tu condiviso). Nutro una forte speranza che anche gli amici Cesa e Fontana siano pronti a convergere su tale prospettiva per celebrare INSIEME in tempi brevi una grande assemblea nazionale di riunificazione di tutti i democratici cristiani italiani. Analogo invito lo estendo, ovviamente, anche all'amico Mario Tassone, "DC non pentito" come tutti noi. Un loro intervento esplicito in tal senso sarebbe oltremodo auspicabile." Anche l'avv. Cerenza nel suo intervento ha confermato la volontà di giungere all'unità di tutti i DC e a lui ho sottolineato che non si tratta di "aprire le porte della neonata federazione dei DC a chi ne ha la volontà", quanto, semmai, di trovarci tutti insieme negli annunciati stati generali dei DC italiani a Novembre e ripartire da lì per concorrere a costruire con l'unità di tutti i DC italiani quella più ampia alleanza cattolica, popolare e liberale di cui al documento di Verona.

5.- Quanto all'Europa, ho approfondito il tema nel mio ultimo saggio citato: Elezioni europee: la visione dei Liberi e Forti. Partendo dalla considerazione che il potere reale è oggi nelle mani di un gruppo di famiglie ( comitato Bilderberg, hedg fund anglo caucasici (kazari) con sede legale nella city londinese di loro proprietà e sede fiscale nel Delaware a tasso zero, proprietari della Federal reserve, della Banca centrale europea e delle banche nazionali di quasi tutti i Paesi UE) esaminati i rapporti tra sovranità nazionale e sovranità europea ( illegittimità del fiscal compact, tesi Guarino e folle introduzione voluta da Monti del pareggio di bilancio con modifica dell'art 81) e tra sovranità monetaria e sovranità nazionale, sostengo che si tratta di riportare alla luce gli ideali dei padri cattolici e democratico cristiani dell'Europa: Adenauer, De Gasperi, Monet e Schuman, contro gli orientamenti del " Manifesto di Ventoténe" laico, socialista, anticristiano che alla fine è prevalso. Consiglio a tutti la lettura del 9° Rapporto sulla dottrina sociale della Chiesa nel mondo, quest'anno dedicato proprio al tema. " Europa - la fine delle illusioni" da cui ho tratto spunto per il mio saggio sulle prossime elezioni europee.
   Quel mio saggio si conclude con questa speranza: " Le indicazioni di Papa Francesco, Benedetto XVI e di Giovanni Paolo II, sono quanto mai decisive per orientare le scelte di coloro che si sentono continuatori e testimoni della cultura politica di ispirazione cristiano sociale e popolare in Italia e in Europa. Da quanto abbiamo descritto nei capitoli precedenti appare evidente l'esigenza di una seria riforma della costruzione europea sia dal punto di vista istituzionale, della governance e, soprattutto, sulle politiche economiche e finanziarie da sottrarre ai condizionamenti giugulatori dei poteri finanziari dominanti.
  Trattasi di un compito politico e culturale straordinario al quale noi popolari italiani ed europei, soci fondatori, prima della CEE e dell'Unione europea, abbiamo il dovere di offrire il nostro prezioso contributo senza il quale l'attuale costruzione è destinata a sicuro fallimento. E dovremo farlo insieme alle altre culture laiche e liberali, riformiste di ispirazione democratica che condividono i valori dell'umanesimo cristiano. Sappiamo di essere minoranza all'interno dell'Europa e consapevoli, quindi, della necessità di concorrere con altre culture politiche laiche, democratiche e liberali a sostenere proposte di riforma istituzionali, economico sociali e finanziarie, senza le quali l'Europa rischia l'autodistruzione.
  Nella crisi dei due storici raggruppamenti, che hanno sin qui esercitato una funzione prevalente nella UE (PPE e PSE), il ruolo dei movimenti Italiani che si riconoscono nel PPE può risultare rilevante.
  Molte iniziative si sono avviate in Italia e, in taluni casi, consolidate grazie agli amici della DC storica impegnati, sin dal 2012, nella ripresa politica del partito dello scudo crociato, dopo che la Cassazione ha definitivamente sentenziato che quel partito "non è mai stato giuridicamente sciolto" (sentenza n. 25999 del 23.12.2010); a quelli dell'associazione "Costruire Insieme" presieduta dal sen. Ivo Tarolli, della "Rete Bianca" con l'on. Giorgio Merlo e altri amici ex PD e di molte altre associazioni, movimenti e gruppi dell'area cattolica e popolare, interessati a ricostruire "l'unità possibile dei popolari entro un soggetto politico nuovo, ampio e plurale, democratico, popolare, europeista e transnazionale, ispirato ai valori dell'umanesimo cristiano, inserito a pieno titolo nel PPE da far tornare ai principi dei padri fondatori" .
  In un seminario tenutosi a Verona il 23 Giugno scorso, organizzato dall'associazione "Costruire Insieme", è stato approvato un documento nel quale si è riscontrata "l'unanime condivisione dei partecipanti per la promozione di una piattaforma plurale, in direzione di un'Unione per un Movimento Popolare (UMP) nel quale possano coordinarsi, liberamente e senza predefinite gerarchie organizzative, le diverse esperienze presenti in Italia che si rifanno ai valori della sussidiarietà. Un soggetto politico ampio, plurale, laico, democratico, popolare, europeista, trans nazionale, impegnato a tradurre nella 'città dell'uomo' gli insegnamenti della dottrina sociale della Chiesa, in dialogo privilegiato con il PPE". Il documento porta la firma di Ettore Bonalberti (ALEF-Associazione Liberi e Forti), Gianni Fontana (DC), Mario Mauro (Popolari per l'Italia), Domenico Menorello (Energie per l'Italia), Gianfranco Rotondi (Rivoluzione cristiana) e Ivo Tarolli (Costruire Insieme) e di molti altri amici presenti all'incontro.
   Una delegazione guidata dal sen. Ivo Tarolli si era incontrata il 23 Maggio a Bruxelles con Joseph Daul, Presidente del PPE, nella sede del Partito Popolare Europeo, con "l'obiettivo di mettere in collegamento Costruire Insieme, che da alcuni anni opera al servizio della riaggregazione della grande area dei cristiano popolari, con i vertici del Partito Popolare Europeo" , "poiché l'Europa è ritenuta il crocevia indispensabile per un realistico progetto di ripresa del nostro Paese".
  Un incontro è anche in cantiere con altri amici italiani ed europei dell'area popolare presenti nel Parlamento europeo, al fine di verificare le condizioni per la ricomposizione di tutta l'area di ispirazione e cultura politica popolare italiana. Forse c'è ancora una speranza che proprio dall'Italia possa ripartire un "nuovo inizio "insieme ai tanti Popolari interessati a tradurre nella "città dell'uomo" gli orientamenti pastorali della dottrina sociale della Chiesa, unico vero antidoto alle storture e alle ingiustizie del turbo capitalismo finanziario dominante.

6.- Quali indicazioni dei Popolari allora, si possono formulare per la nuova Europa? Nostro obiettivo sarà quello di riproporre la visione dei padri fondatori di ispirazione cattolica e popolare, innanzi tutto all'interno del PPE in preda a una pericolosa deriva con l'ingresso di Orban e soci, considerando l'Unione Europea una conquista fondamentale da difendere in maniera assoluta, ma da rilanciare con:
  a) una nuova governance che trasferisca il potere legislativo primario del consiglio dei capi di Stato e di governo al parlamento europeo;
  b) un' unione fiscale ed una difesa militare comune;
  c) una comune piattaforma per l'istruzione e la formazione del capitale umano delle giovani generazioni sulla quale gli Stati membri aggiungano le specificità nazionali per costruire il futuro cittadino europeo;
  d) una nuova disciplina dei mercati finanziari e politiche fiscali e normative capaci di favorire l'uso produttivo del capitale a fronte del suo smodato uso finanziario con la Banca centrale europea, sottoposta al pieno controllo pubblico, dotata del potere di intervento di ultima istanza e capacità di emissione della moneta unica europea;
  e) una forte spinta alla innovazione tecnologica approntando modifiche anche all'istruzione primaria, secondaria e professionale per garantire nuova offerta occupazionale qualificata;
   f) una politica estera incentrata:
     1) sul Mediterraneo e sull'Africa, continente nel quale l'occidente democratico ed in particolare l'Europa deve ridare a quelle popolazioni quanto esse hanno dato all'Occidente negli ultimi secoli per la sua crescita economica;
    2) una nuova e più penetrante interlocuzione politica ed economica con il continente asiatico senza mai dimenticare i legami storici con il popolo americano;
     3) una politica consapevole dell'incosciente sfruttamento delle risorse del pianeta per garantire aria, acqua, cibo e salute marina alle future generazioni ed una manutenzione dell'assetto idrogeologico di un Paese come l'Italia afflitto da una diffusi sismicità, con un piano ventennale di interventi strutturali.

  Da parte sua l'Italia e il suo intero sistema politico devono riscoprire:
  a) quel minimo denominatore sul quale costruire la coesione nazionale che resta il patrimonio comune di un paese democratico in un clima di assoluta sicurezza delle persone e delle cose;
   b) l'impegno tra tutte le forze politiche per l'attuazione integrale della Costituzione a partire dall'art 49 sulla vita democratica interna dei partiti, oggi caratterizzati dal dominio di tipo bonapartistico di alcuni, fino, come nel caso del M5S, dal controllo esterno di società commerciali finalizzate al profitto, detentrici delle piattaforme informatiche cui gli eletti devono una sostanziale sottomissione e pagare il richiesto tributo ;
   c) la forza di una democrazia parlamentare moderna che sappia formare maggioranze di governo che siano anche maggioranze del paese evitando l'illusione di affidare a tecnicalità elettorali il superamento delle difficoltà politiche.
   Una democrazia parlamentare è tale perché le maggioranze si formano e si smontano in Parlamento e non nell'urna o, diversamente, fare una scelta coraggiosa di una democrazia presidenziale all'americana con pesi e contrappesi. Tertium non datur.
    Infine è tempo che il Paese riscopra con un sussulto di orgoglio una nuova stagione di diritti e dei doveri di ciascuno di noi, consapevoli dell'ammonimento di Aldo Moro: "Questo Paese non si salverà, la stagione dei diritti e delle libertà si rivelerà effimera, se in Italia non nascerà un nuovo senso del dovere". Ettore Bonalberti

 

EDIZIONI PRECEDENTI

Il BENE COMUNE nel MONDO CATTOLICO

.

cantelli gabriele.JPG (42713 byte)
Gabriele Cantelli

Dal Vescovo Matteo Zuppi di Bologna:

"Che il 2 giugno 2018, in ogni parrocchia si levi
un  "TE DEUM PER LA PATRIA"

.

G. Cantelli, In margine a nuove teorie
sul bene comune, nella Chiesa Cattolica

 

zuppi matteo.jpg (30803 byte)
Matteo Zuppi

Nota. 1) Il "bene comune" è divenuto una specie di "summa" (della Chiesa Cattolica di base) per i cristiani impegnati in politica. Precisamente, tra le cose da fare,  la priorità è garantire ad ogni cittadino un elenco di beni e servizi: tra questi anzitutto la "disponibilità della vita", lo "Stato" e via ... atti a procurare la "beatitudine" di ogni persona e sia pur con qualche differenziazione se ci sono anche esigenze personali siano diverse.
  Il bene privato è, invece, un bene individuale posseduto dalle persone in modo esclusivo e differenziato.
  Il bene pubblico è un bene per tutti, indifferenziato secondo la valutazione etica dello Stato, mentre il bene comune dei cristiani è identificato in relazione alla valutazione di Dio, padre comune di tutti gli uomini.
2) C'è in parallelo una definizione di bene comune, secondo l'economia e, più specifica secondo la scienza delle finanze.
  Secondo queste visioni la importanza dei beni e servizi discende dalla entità dei bisogni umani. Essi, dunque, non sono valutati criticamente, ma presi in considerazione come dei "dati", per la soluzione dei problemi economici individuali e pubblici. Dunque non esiste conflitto, per definizione, tra l'economie la chiesa cristiana, e anche con qualunque chiesa.
  C'è, invece, una ottica diversa di vedere il problema. La scienza economica ha scoperto che gli imprenditori e i politici mettono avanti, come obiettivi economici, l'interesse personale. E mettono, invece, come conseguenziale l'interesse dei consumatori o l'interesse pubblico. Una volta scoperto questo, la scienza economica studia i vincoli (per gli operatori privati e pubblici) per armonizzare l'interesse privato con quello collettivo.
  3) Nel caso del Vescovo Zuppi il bene comune preso in considerazione è lo Stato Italiano, per il quale muove una preghiera a Dio. Ma su questa idea Cantelli ha da fare alcune considerazioni

 

Fonte: Agezia ANSA, 30 maggio 2018 DISCUSSIONI E COMMENTI

Vescovo Matteo Zuppi:

"Desidero che in ogni comunità della Diocesi, al vespro di venerdì 1 giugno o nella giornata di sabato 2 giugno, si canti l'inno di ringraziamento 'Te Deum' e si innalzino preghiere e suppliche per la nostra Patria, chiedendo la grazia di un rinnovato impegno di tutti per il bene comune".

L'inedita iniziativa liturgica è lanciata dall'arcivescovo di Bologna Matteo Zuppi, in conclusione di un messaggio per la Festa della Repubblica.

"La festa del 2 giugno - scrive Zuppi - ha quest'anno un carattere particolare: cade nel 70/o dell'entrata in vigore della Costituzione Repubblicana e della prima elezione del Capo dello Stato.

Spinto dal recente Congresso Eucaristico Diocesano, che ha rinnovato il legame tra Chiesa e Città degli uomini, considerando anche le difficoltà degli ultimi avvenimenti, desidero invitare tutti i credenti a innalzare a Dio un ringraziamento per il tanto che ci unisce e a pregare per il nostro Paese".

Gabriele Cantelli, NON CONTRAPPORRE PAUPERISMO A POPULISMO

Leggere sui quotidiani locali :
-di <Un Te Deum per il 2giugno>(Carlino) o, peggio <Zuppi: "Prego per Mattarella e l'Europa";
- Anpi in piazza contro i fascismi (Repubblica) e il contenuto degli articoli che seguono titoli altisonanti, non può non indurci ad alcune considerazioni sulla situazione attuale dello Stato che ha indotto la Chiesa ad ampliare il significato della festa nazionale e, nel contempo, su quella che parrebbe rappresentare una svolta della Chiesa nella realtà attuale.
  Per il 2 giugno , abbiamo letto su la Repubblica, l'arcivescovo di Bologna Matteo Zuppi chiede vengano inserite due preghiere ai fedeli nel Te Deum, che verrà recitato in tutte le parrocchie :una preghiera per la nostra cara Patria , perché concorra alla all'edificazione di una vera casa comune in Europa, e una per il Presidente della Repubblica , e i nostri governanti, perché siano sempre attenti ai bisogni dei più deboli e indifesi. Attraverso la agenzia di informazione R.It apprendiamo ulteriori passaggi del comunicato :<la festa del 2 giugno ha quest'anno un carattere particolare: cade nel settantesimo dell'entrata in vigore della Costituzione repubblicana e della prima elezione del Capo dello Stato.
  Spinto dal recente Congresso Eucaristico Diocesano, che ha rinnovato il legame tra Chiesa e città degli uomini, considerando anche le difficoltà degli ultimi avvenimenti, desidero innalzare a Dio un ringraziamento per il tanto che ci unisce e pregare per il nostro Paese". Anche se condivido pienamente la preoccupazione di mons. Zuppi che è in sintonia con la posizione della presidenza della Cei riportate da Avvenire , è quanto si sta delineando proprio a livello locale, nella nostra Diocesi ad accrescere la mia preoccupazione di cattolico impegnato in politica quando da Repubblica leggo: <La supplica per la nostra Patria di Zuppi arriva nello stesso giorno in cui della difficile situazione nazionale parla anche don Luigi Ciotti, che parteciperà alla manifestazione "contro tutti i fascismi"che l'Anpi terrà sabato alle 16 a Palazzo Re Enzo alla quale aderiscono tutta la sinistra del PD e Leu,le associazioni,i sindacati.

<<Ben venga un governo, ma che rispetti la nostra Costituzione , dice Ciotti preoccupato per la nostra democrazia pallida e malata e per gli insulti e le minacce a Sergio Mattarella:<<Le parole sono azioni e debbono sempre essere parole di vita>>; Il Sindaco Virginio Merola invita tutti in piazza per riportare <<speranza democratica contro fascismi e razzismi>>. Senza voler scomodare la "buon'anima" di Giulio Andreotti che argutamente ebbe a dichiarare che <<pensare male è peccato ma spesso ci si prende>>, da vecchio democratico cristiano sempre in servizio attivo non posso non collegare quanto si sta prospettando in città, dentro e fuori dalle sacre mura nell'operazione proposta da Carlo Calenda "PD crei un Fronte repubblicano con lista unica e Gentiloni alla guida". Il ministro uscente al Corriere: "Ora la gravità della situazione è evidente. I cittadini che lavorano e producono.
   Dobbiamo costruire un fonte repubblicano molto ampio, che abbia un unico obbiettivo: tenere l'Italia in Occidente e in Europa. Ci vuole una mobilitazione civica ne territorio che, abbandonando ogni interesse di parte e agenda personale, vada in soccorso della Repubblica. Noi faremo già una manifestazione venerdì in difesa delle istituzioni repubblicane. Ma dobbiamo aiutare la Costituzione di comitati civici e lanciare una campagna di mobilitazione popolare tra tutti i cittadini che , pur da posizioni diverse , sono uniti nell'obbiettivo di difendere la permanenza dell'Italia in Europa e le istituzioni da chi vuole sostituirle con i populismi alla amatriciana e la Casaleggio associati. Bisogna presentarsi con un Fronte Repubblicano, , un simbolo diverso e una lista unica, coinvolgendo tutte le forze della società civile e tutti quei movimenti politici che vogliono unirsi per salvare il Paese dal sovranismo anarcoide di Di Maio e Salvini.
  La guida c'è già si chiama "Paolo Gentiloni". "Contro tutti i fascismi".
Chiaramente la indicazione di un obbiettivo plurale , conoscendo lo spirito della parte più qualificata dei promotori dell'iniziativa bolognese, rientra nella tradizione di comprendere nell'obbiettivo di lotta chiunque non sia comunista; questa la linea di demarcazione che bastò per inviare, al Creatore coloro che, qui da noi, vennero eliminati senza processo durante una guerra civile durata anche dopo il 25 aprile 1945.
  Ciò nonostante per una certa sinistra pauperista di matrice cattolica(Dossetti) le ingiustizie del capitalismo sono considerate più colpevoli del giustizialismo rivoluzionario. A chi con me partecipò alla manifestazione che si tenne nell'aula absidale di Santa Lucia a Bologna promossa dal card. Biffi per celebrare il cinquantenario del 18 aprile 1948, presenti i vescovi ausiliari, relatrice Maria Romana De Gasperi, sentire Calenda, che di fronte alla costituzione di un governo Lega - 5 Stelle perora la costituzione di Comitati civici,non può non evocare ben altre ragioni di una mobilitazione cattolica di quella che semplicisticamente sembra si voglia far partire da Bologna in occasione della Festa dellaRepubblica.
   Semplicisticamente perché i germi del preoccupante populismo hanno proliferato anche in ambienti formativi dove si è sostituita la sociologia al senso del sacro.
Gabriele Cantelli

 

.

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DEMOCRAZIA CRISTIANA

 Resoconto dell’incontro del 14 aprile 2018 a Roma

 

DOVEVA ESSERE IL GRANDE GIORNO PER DECIDERE L'ODG
DELLA ASSEMBLEA CONGRESSUALE PER ELEGGERE IL CONSIGLIO NAZIONALE
Invece, all'ultimo momento è comparso una contrapposizione frontale, sia pur pacata

.

LUCIANI, Un gioco delle parti: appare Grassi , ma è l’identico progetto di Fontana
del 13 gennaio 2018, che era rimasto sconosciuto (vedi allegato)

INTANTO RISPUNTA LA VECCHIA DOMANDA: SI VUOLE DAVVERO LA DC STORICA ?

 

Non ancora terminata la raccolta dei fondi per difendere la DC nella causa intentata da Cerenza e De Simoni.
Attesi  tuttora i contributi dei nomi nobili, quelli sempre davanti a invocare il ritorno della dc.
FINORA, 18 aprile 2018, raccolti euri 1930,00 dei 3.000,00 necessari. 
Il contributo libero va versato sul seguente conto:
LUCIANI NINO, presso banca Carisbo (Gruppo INTESA SAN PAOLO): IBAN IT 10B0638567684510301829810.
Causale: "Contributo avvocato causa Cerenza contro Luciani, per la DC".

Altomari Vitaliano E Silvia € 100
Ammaturo Cosimo € 20
Andreasi Roberto € 100
Armato Antonello € 50
Battaglierin Roberto Euri € 30
Bergozza Luigi Euri € 100
Bongiorno Giorgo € 20
Cantelli Rag Gabriele € 50
Caponetto Francesco € 50
Cortese Giuseppe € 20
D'Agrò Luigi € 200
Fago Antonio € 50
Ferroni Marco Euri € 100
Gori Giovanni € 50
Gubert Renzo € 500
Leonetti Carlo € 50
Napolitano Salvatore € 50
Orga Umberto € 200
Portacci Amedeo € 50
Riccardi Marino € 50
Tomietto Mauro € 100
Tramonte Cosimo € 20
Zilli Luigi € 50

TOTALE € 1930

 

 

1.- RESOCONTO. Il 14 aprile 2018 si è svolto a Roma, Piazza del Gesù 46, un incontro informale di soci della DC, convocato dal Presidente G. Fontana, in preparazione dell’assemblea dei soci “secondo l’elenco riconosciuto dal Tribunale di Roma + gli ammessi nell’Assemblea del 26 febbraio 2017 celebrata all’Hotel Ergife di Roma” per decidere “ l’argomento che dovrebbe essere posto all’ordine del giorno: modalità di convocazione e di celebrazione del XIX Congresso della DC”.

All’incontro hanno partecipato 20 persone che hanno parlato di vari aspetti generali, di cui tenere conto per la ricostituzione degli organi: quali l’importanza di un progetto politico, la rilevanza alla regionalizzazione del partito, la preminenza dello statuto sul codice civile, alcuni dubbi di Alessi A. sui poteri della Assemblea dei soci..

Per quanto riguarda l’argomento da mettere all’ordine giorno, è intervenuto per ultimo il prof. Luciani, con la proposta di mettere all’odg la nomina del CN-Consiglio Nazionale, in attuazione della delibera già presa dalla Assemblea del 16 dicembre 2017.

Ma a questa soluzione si opponeva Renato Grassi. Egli preferiva mettere all’ordine del giorno la convocazione del Congresso, da parte della Assemblea dei soci, in applicazione diretta dello Statuto della vecchia DC. Si ripeteva la scena del 26 feb. 2017.

Questo odg era il medesimo di Fontana per la Assemblea del 13 gennaio 2018, sospesa all’ultimo momento. Dunque, Fontana la riproponeva, ma per mano di Grassi. Ecco ancora il gioco delle parti, dopo quello precedente di Alessi.

Data la contrapposizione incomponibile (sia pur in forma pacata), interveniva D’Agrò, con la proposta di affidare la scelta, tra le due idee a Fontana Presidente (rimasto silente sul punto) quale parte terza (ma, D’Agrò, era ignaro dei precedenti).

Nota. Sulla differenza tecnico-giuridica tra Grassi e Luciani, torno al punto 3, qui sotto.

 

DOCUMENTO LUCIANI, BONALBERTI, GUBERT, LUCCHESE, LO CURZIO

ROMA, Piazza del Gesù 46, 14 APRILE 2018

1.- Il 14 aprile 2018 si è svolto a Roma, Piazza del Gesù 46, un incontro informale di soci della DC, convocato dal Presidente G. Fontana, preparatorio dell’assemblea dei soci legittimi della DC ( i 1742 della lista depositata in tribunale a Roma, ossia di coloro che rinnovarono il tesseramento al partito nel 2012, lista mai contestata, più i sette soci del 1992-93 accettati dall’assemblea del 26 febbraio 2017).

Scopo dell’incontro è stato il desiderio di superare le diverse modalità con le quali si intende preparare la nomina degli organi statutari della DC e, anche, l’opportunità di mantenere la data del 14 aprile, già indicata come quella per  lo svolgimento della assemblea dei soci legittimi della DC. Assemblea che alla fine si è deciso di convocarla per il giorno…………

E’ stata apprezzata la solerzia con cui alcuni amici, non ancora soci, hanno tentato di far partire una DC, sia pur diversa e forse migliore da quella costituita dai soci che rinnovarono l’adesione al partito  nel 2012, con l’augurio che quelle stesse motivazioni permangano in tutti loro e in altri, dopo che i soci avranno risolto i problemi di riorganizzazione giuridica del partito, per i quali i soli soci legittimi hanno il diritto-dovere di valutare e possibilmente in maniera unitaria risolvere.

Dopo e solo dopo si aprirà quella fase di opportuno e positivo confronto con tutti gli amici interessati alla ricomposizione della DC e, con l’apertura del tesseramento, si potrà celebrare insieme un congresso nazionale che potrà finalmente sancire la ritrovata unità dei DC italiani.

Per l’immediato i partecipanti all'incontro hanno ritenuto dover essere convocata l’assemblea dei soci per la elezione del Consiglio Nazionale, in applicazione della delibera unanime della Assemblea dei soci del 16 dic. 2017, secondo cui “la assemblea avoca a se stessa i poteri del congresso in materia di modifica dello Statuto e di la nomina del Consiglio Nazionale”, e divenuta definitiva essendo decorsi i 30 giorni dal giorno della delibera.

In questo approccio è riferimento primario lo Statuto, e associatamente il codice civile nei casi in cui lo Statuto non disponga o non sia applicabile per decadenza degli Organi".

Seguono ui sotto al punto 3 gli articoli dello Statuto,  in quanto applicabili.

 

3.- Il confronto stretto tra i due progetti di LUCIANI e GRASSI-FONTANA
.

Progetto Luciani, sostenuta da Bonalberti, Gubert, Lucchese, Lo Curzio (il testo giuridico tra virgolette era stato predisposto lo scorso anno da professori ordinari della università di Bologna). Progetto Grassi (punti essenziali).
Questi punti sono ripresi dalla lettera di Fontana per la assemblea del 13 gen. 2018. Per l'originale, clicca su: allegata.

 

Fatto riferimento all'art. 36 del codice civile, secondo cui "'l'ordinamento interno e l'amministrazione delle associazioni non riconosciute .. sono regolate dagli accordi tra gli associati:

- “In via transitoria, per la nomina degli Organi, la assemblea dei soci avoca a se stessa i poteri del congresso in materia di modifica dello Statuto e di nomina del Consiglio Nazionale”.

Questa delibera era divenuta definitiva, essendo decorsi i 30 giorni dal giorno della delibera, ai fini di eventuali ricorsi alla Assemblea o al Magistrato.

In questa proposta, fermo il principio del riferimento primario allo Statuto, si applica il codice civile nei casi in cui lo Statuto non disponga o esso non sia applicabile per decadenza degli Organi.

Per memoria gli articoli dello statuto, di verosimile prossima applicazione, sono:

a) Art. 77,  il CN è composto da “non più di 80 membri” ed è eletto “per liste concorrenti”, e che “risultano eletti, all’interni delle liste, i candidati che hanno riportato il maggior numero di preferenze”;

b) Art. 79, il CN è “l’organo deliberativo del partito” ed elegge tra i suoi componenti il proprio Presidente, il Segretario Amministrativo, la Direzione Nazionale";

c) Art. 76, il CN , “in caso di impedimento, dimissioni o di decadenza del Segretario Politico elegge il nuovo Segretario…” .

d) Art. 4, la Direzione Nazionale "emana le norme per l’attuazione del tesseramento";
    e) Art. 135, "Il congresso può delegare al CN la modifica dello Statuto ... con l'indicazione dei principi ... nonché della maggioranza di voto necessaria per l'approvazione".

 

La Assemblea dei soci, in applicazione dello Statuto della vecchia DC :

- Nomina Commissione verifica poteri

- Approvazione elenco iscritti;

- Nomina Commissione centrale per il controllo del tesseramento;

- Approvazione Regolamento del XIX congresso;

- Nomina Commissione Nazionale Garanzie Congressuali;

- Riconoscimento della costituzione delle sezioni provinciali del partito;

- Ratifica del calendario delle assemblee delle sezioni provinciali, dei pre-congressi regionali e del XIX congresso, nonché delle relative convocazioni e delle nomine  dei Commissari ex-art. 29 dello Statuto.

______

Osservazioni. Secondo il prof. Luciani, allo stato attuale, l’Assemblea dei soci non può applicare direttamente lo Statuto, in quanto lo Statuto non dà ad essa alcun potere (né è applicabile il Regolamento della camera dei deputati, richiamato dallo Statuto).

Di conseguenza tutte le delibere, di cui sopra, sarebbero tutte illegittime, in quanto non di competenza della Assemblea.

  C’è l’aggravante che non esistono le sezioni provinciali, ed è decaduto l’organo di Statuto che dovrebbe riconoscerle.

  Non è quntificabile il numero dei delegati, perché va calcolato tenendo conto dei deputati DC eletti nella Regione, che non esistono più.

Nota. In ogni caso, se Fontana metterà all’odg della Assemblea il proprio progetto, egli dovrà mettere all’odg anche la revoca della delibera del 16 dic. 2017.

 

***

Edizioni precedenti

 

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DEMOCRAZIA CRISTIANA

Il Ministero dell'INTERNO nega lo scudo crociato alla DC
e lo lascia alla UDC..

MA NELLE 48 ORE SUCCESSIVE G. FONTANA LO SOSTITUISCE
CON QUELLO A DESTRA, E FA OPPOSIZIONE
IN CASSAZIONE CONTRO LA ASSEGNAZIONE ALLA UDC.
Poi ha luogo partecipazione a ricorso Cerenza art. 700.
Clicca su: Cassazione 2018 e Cerenza art. 700

LA CASSAZIONE RISPONDE: "OPPOSIZIONE INAMMISSIBILE
PER CARENZA DI INTERESSE"

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INTANTO RISPUNTA LA VECCHIA DOMANDA
SE I PARTITI FANNO I LORO AFFARI O SE DOVREBBERO FARE SOLO IL BENE COMUNE
(Si vegga sotto la recensione, qui sotto, di Sergio Quinzio a un mio LIBRO)

 

Intanto continua la raccolta dei fondi per difendere la DC nella causa intentata da Cerenza e De Simoni.
FINORA, 17 gen 2018, raccolti euri 1930,00 dei 3.000,00 necessari. 
Il contributo libero va versato sul seguente conto:
LUCIANI NINO, presso banca Carisbo (Gruppo INTESA SAN PAOLO): IBAN IT 10B0638567684510301829810.
Causale: "Contributo avvocato causa Cerenza contro Luciani, per la DC".

Altomari Vitaliano E Silvia € 100
Ammaturo Cosimo € 20
Andreasi Roberto € 100
Armato Antonello € 50
Battaglierin Roberto Euri € 30
Bergozza Luigi Euri € 100
Bongiorno Giorgo € 20
Cantelli Rag Gabriele € 50
Caponetto Francesco € 50
Cortese Giuseppe € 20
D'Agrò Luigi € 200
Fago Antonio € 50
Ferroni Marco Euri € 100
Gori Giovanni € 50
Gubert Renzo € 500
Leonetti Carlo € 50
Napolitano Salvatore € 50
Orga Umberto € 200
Portacci Amedeo € 50
Riccardi Marino € 50
Tomietto Mauro € 100
Tramonte Cosimo € 20
Zilli Luigi € 50

TOTALE € 1930

 

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DEMOCRAZIA CRISTIANA

Dopo il rifiuto di Fontana di collocare la DC nella quarta gamba, in coalizione con la UDC:
DUBBI CHE LA DC STORICA VADA ALLE ELEZIONI POLITICHE 2018.

.
ATTESA DI CONOSCERE SE FONTANA MANTERRA' DI PRESENTARE
LA DC DA SOLA, CON IL PROPRIO SIMBOLO SCUDO CROCIATO

.
Il 15 gen. 2018 c'è stata la Causa di Cerenza contro Luciani e altri per annullamento assemblea
dei soci del 26 feb. Il giudice LIBRI si è riservato di decidere (probabilmente entro 15 giorni).

Intanto la Assemblea dei soci del 13 gen, convocata regolarmente da Fontana, ma sconvocata
irregolarmente, ha avuto luogo comunque. Sotto è riportato il relativo verbale con pronuncia
di sfiducia  a Fontana, e indizione di RERENDUM, perchè tutti i soci abbiano possibilità di pronunciarsi.
DUBBI SULLA TRASPARENZA DEI VERSAMENTI DEI NUOVI ASPIRANTI SOCI

 

Intanto continua la raccolta dei fondi per difendere la DC nella causa intentata da Cerenza e De Simoni.
FINORA, 17 gen 2018, raccolti euri 2.010,00 dei 3.000,00 necessari. 
Il contributo libero va versato sul seguente conto:
LUCIANI NINO, presso banca Carisbo (Gruppo INTESA SAN PAOLO): IBAN IT 10B0638567684510301829810.
Causale: "Contributo avvocato causa Cerenza contro Luciani, per la DC".

Cortese Giuseppe € 20
Bergozza Luigi Euri € 100
Battaglierin Roberto Euri € 30
Altomari Vitaliano E Silvia € 100
Tomietto Mauro € 100
Andreasi Roberto € 100
Ferroni Marco Euri € 100
Gori Giovanni € 50
Cantelli Rag Gabriele € 50

Riccardi Marino € 50
Luigi Zilli € 50
Caponetto Francesco € 50
Tramonte Cosimo € 20
Ammaturo Cosimo € 20
Gubert Renzo € 500
Antonello Armato € 50
Portacci Amedeo € 50
Fago Antonio € 50
Bongiorno Giorgo € 20

Napolitano Salvatore € 50
Luigi D'Agrò € 200
Carlo Leonetti € 50
Umberto Orga € 200

 

ATTESA DI CONOSCERE SE FONTANA PRESENTA LA DC DA SOLA. La delegazione DC (ALESSI e CARMAGNOLA) aveva concordato con CESA la partecipazione della DC alla "quarta gamba" in coalizione con il centro-destra. Ma Fontata aveva denunciato l'accordo, e propiziato che la DC si presentasse da sola con il proprio nom e simbolo.
A questa seconda possibilità (meglio dire, a questa speranza, ultima dea) non sono seguite notizie, nè fatti. La scadenza per la presentazione del simbolo è il 19 gennaio.
Di norma, il presidente non può farlo senza autorizzazione della assemblea e se lo fa (motivato dalla urgenza) deve chiedere presto la ratifica della assemblea, in base all'art. 1131 del codice civile.

VERBALE DI ASSEMBLEA DELLA DEMOCRAZIA CRISTIANA
13 gennaio in Roma, Via Gioberti 35°

Il giorno 13 gennaio 2018, in Roma, Via Leone Dehon 71 (Hotel Card. St. Peter), ore 10 dovevano riunirsi i soci della associazione partito Democrazia Cristiana, in seguito a convocazione del Presidente Giovanni Fontana. Tuttavia, fatta la constatazione che la sala per la riunione era stata disdetta, come da dichiarazione della direzione dell’Hotel (disdetta, poi contraddetta, poi confermata), i soci presenti hanno, comunque, aperto la seduta, e letto la lettera di "sospensione" dell’assemblea e del Congresso, pubblicata in internet, sito DC (non per iscritto, come per la convocazione, e quindi illegittima) e infine re-direzionato la riunione in Roma, Via Gioberti 35°, che inizia alle ore 13.00, dopo aver pregato l’Hotel di darne comunicazione agli eventuali soci ivi pervenuti.
Trascorsi 30 minuti dalle ore 11.00, in mancanza del Presidente Fontana, i soci si costituiscono in assemblea e nominano presidente della riunione NINO LUCIANI, e segretario verbalizzante PIERGIORGIO SPAGGIARI, entrambi soci della DC.
Si precisa anche che la riunione era stata convocata dal Presidente Fontana solo in prima convocazione per le ore 10 (come da invito allegato) e pertanto, per la sua validità ai sensi dell’art. 21 cc, serve almeno la metà degli associati, vale dire 875 circa.
Sono presenti i soci Luciani, Spaggiari, Napolitano, Lucchese, De Ambrogi, Ciampi, Leporini, Sabella, Cugliari, altri.
E impossibile, per la assenza del Presidente, la verifica della validità della assemblea in quanto il presidente non ha comunicato il numero delle deleghe né dei delegati.
Su questa base, il presidente moderatore dichiara non validabile la riunione come assemblea della associazione partito della DC.
A questo punto, i soci presenti, alla unanimità, decidono di costituirsi in assemblea privata di loro, con il medesime presidente NINO LUCIANI, e segretario PIERGIORGIO SPAGGIARI.
Il presidente rileva che, qualora il Presidente Fontana avesse convocata la assemblea in seconda convocazione, essa sarebbe stata valida qualunque fosse il numero dei presenti, e quindi avrebbe la medesima composizione numerica di questa, privata.
Su proposta del Presidente moderatore, si decide alla unanimità di assumere, tra gli argomenti all’odg della assemblea della DC, solo:
-  il punto 9 ( Votazione sulle tre mozioni);
-  e il punto 10 (varie ed eventuali), ed, all’interno di questa,
- a) la ratifica, a titolo personale, della costituzione in giudizio della DC, relativamente alla causa Cerenza contro Luciani;
-  b) Mozioni.
_____

Punto 9. Votazione delle tre mozioni proposte nella precedente riunione del 16 dic. 2017. Le tre mozioni furono:
1) Mozione di Alessi: "Verificare con tutti coloro che hanno fatto la storia della Democrazia Cristiana, condividendone valori e aspirazioni, obiettivi e finalità, l’opportunità e la fattività concreta per affrontare insieme le elezioni politiche. Tale unità di intenti e di forze rappresenterebbe un valore aggiunto nelle trattative con i possibili alleati di enorme valore politico e un inequivocabile messaggio di compattezza.
Nota. Essa mira ad inserire la DC nella cosiddetta quarta gamba, in coalizione con il centro destra.
2) Mozione di Luciani (Gubert, Lucchese, Bonalberti) La Democrazia Cristiana, con delibera della Assemblea dei soci:
- constatata la propria identità e riaffermato l'obiettivo contenuto nel suo Atto costitutivo del 1943 di "attuare un programma di libertà e di giustizia sociale ispirato ai principi cristiani";
- è impegnata a costruire una lista di tutti i democratico cristiani sotto lo stesso simbolo dello scudo crociato, per un'autonoma presenza di centro.
- Dopo avere fatta la verifica dell'esito di tale impegno, è disponibile al dialogo elettorale per concorrere con altre realtà politiche, sulla base di convergenze di programma, a garantire la governabilità del Paese.
3) Mozione Azzaro
. Essa vuole cha la DC si presenti alle elezioni da sola, con il proprio simbolo.
Nota. Questa mozione, pur rispettabile, non può essere tenuta in considerazione in quanto presentata da un soggetto "non socio"dell’elenco dei soci della DC depositato in Tribunale di Roma.
Luciani informa che aveva proposto ad Alessi di inserire, nella propria mozione, dopo le seguenti parole "Tale unità di intenti e di forze", le seguenti parole "CATTOLICHE E LAICHE, CON UGUALI VALORI", e che egli le aveva accettate. Pertanto il secondo suo paragrafo diviene:
"Tale unità di intenti e di forze cattoliche e laiche con uguali valori rappresenterebbe un valore aggiunto nelle trattative con i possibili alleati di enorme valore politico e un inequivocabile messaggio di compattezza".
A quel punto Luciani dichiara di ritirare la propria mozione.
SI PASSA AI VOTI. La mozione di Alessi è approvata alla unanimità.
Nota. Si rileva che in caso di presentazione della DC alle elezioni (simbolo e lista) il Presidente Fontana (ai sensi dell’art. 1131 cc) deve avere la autorizzazione della assemblea, preso atto che lo Statuto vigente non attribuisce alcun potere al Presidente.
Ogni iniziativa, presa al di fuori della normativa vigente, è di natura personale senza alcun valore giuridico e conseguentemente solleva tutti i soci da ogni e qualsiasi responsabilità civile e penale in conseguenza ed in dipendenza delle azioni che il Presidente Gianni Fontana dovesse intraprendere senza la prevista autorizzazione.
Di conseguenza, qualora egli agisca senza autorizzazione, "deve darne senza indugio notizia alla assemblea" , al fine della eventuale ratifica. ___________
Punto 10. Varie ed eventuali.
a) Ratifica costituzione in giudizio.
 Fontana si era costituito in giudizio senza autorizzazione nella causa Cerenza contro Luciani e altri, ma non ha mai chiesto ratifica della Assemblea.
Essa è approvata dai presenti a titolo personale, e i soci si dichiarano sollevati da ogni responsabilità circa il fatto che Fontana, dopo avere costituito la DC in giudizio in via di urgenza, non abbia richiesta la ratifica alla Assemblea dei soci, in base all’art. 1131 del codice civile.

(Continuazione Verbale)
b) Mozione: Verifica della fiducia del Partito al Presidente G. Fontana.
Premessa. 
La convocazione della Assemblea era necessaria da tempo (come da delibera della assemblea di feb 2017) per fare il congresso e nominare gli organi, in particolare il Segretario Nazionale, e per la presentazione della DC alle elezioni politiche.
1) Congresso. Per fare il congresso, il 18 gen. 2018, il presidente Fontana aveva convocato la assemblea dei soci solo in prima convocazione, e quindi con una modalità per cui essa, a causa del numero abnorme (850) delle presenze, non era realizzabile anche per lui (in caso di non rinvio), come risulta dal basso numero delle precedenti assemblee. L’averla convocata solo in prima convocazione (ossia impossibile da costituire) è stata una azione di sabotaggio della DC.
Il congresso, in due riunioni, aveva come finalità la nomina del Segretario Nazionale (si presume, con lui candidato) del partito.
Egli, poi, con avviso in internet aveva sospeso la convocazione. Invece per la convocazione aveva inviato l’avviso scritto. Per questo, il secondo atto non era valido, per la legge.
2) Precedentemente, in due tornate, aveva fatto più bandi (il 26.10.2017; e il 30.12.201, sulla G.U. , parte II) per la riapertura delle adesioni alla DC, al fine di invitarli al Congresso (del 18 gennaio 2018) per la elezione del Segretario Nazionale.
Questa riapertura, sotto congresso, era apparsa come volontà di alterare il risultato delle votazioni, ma il fatto era rimasto ignoto al grande pubblico. Presso di me, per far tollerare (da parte di soci influenti) dette nuove adesioni, c'era stato l' intervento di un vescovo (peraltro noto).

Nota1. Detta "adesione" non è giuridicamente una "nuova iscrizione", ma la ricognizione di soci della DC del 1992, andati dispersi. Tuttavia Fontana non poteva fare il bando senza autorizzazione della assemblea, e comunque la validità dell’atto era subordinato alla ratifica della Assemblea, previo inserimento di essa allo ordine del giorno, in base all’art. 1131 del codice civile, ma questo non era mai avvenuto.
Si chiarisce anche che il Presidente di una associazione non riconosciuta, ex-art. 36 cc, ha solo i poteri conferiti dallo Statuto. Ma lo Statuto della DC non attribuisce nessun potere al Presidente (ma ad altre figure).
Si chiarisce, poi, per aver titolo a divenire socio, uno deve presentare la tessera DC del 1992 o titolo sostitutivo (es. la dichiarazione del Comune, che egli fu consigliere comunale della DC).

Nota2
. Il rinvio del convocazione del congresso era avvenuto sulla pressante richiesta di Alberto Alessi e di Renato Grassi, in previsione di gravi tensioni e scontri (durante il congresso), per la nomina del segretario. E questo, Luciani veniva a scoprirlo solo venerdì 12 gen. a Roma.
Invece, fino a quel momento, si era universalmente ritenuto che l’origine dei contrasti fosse la scelta della mozione ai fini della partecipazione alle elezioni politiche. In realtà diveniva verosimile ritenere che Fontana alimentasse detta discussione per contare indirettamente il numero dei soci a lui favorevoli o contrari, per la elezione del segretario.

3.- Versamenti degli aspiranti nuovi soci. La ammissione delle domande di adesione, di cui ai bandi sulla GU, era subordinata (da Fontana) al versamento di un contributo alla Associazione DC, Piazza del Gesù sullo IBAN : IT17Y0311103253000000000632 .
In seguito ad un controllo presso UBI Banca, Via dei Crociferi 44, Roma, si veniva a scoprire che detto IBAN era di una associazione privata di Fontana, con lo stesso nome del partito, ma con sede in Roma Via di Santa Chiara, n. 61 (clicca su: http://www.lademocraziacristiana.it/statuto/).     Probabilmente l’idea di far fare i versamenti su un suo IBAN personale era una via prescelta in buona fede e per ragioni tecniche, ma di questo non aveva informato i soci del Partito.

4.- Elezioni politiche.
 La convocazione della Assemblea era una necessità, da tempo, anche per elezioni politiche e l’attardarsi fino a nov. 2017, per fare la prima convocazione (dopo feb. 2017). L’averla fatta a novembre ha messo il partito in gravissime difficoltà organizzative.
Egli, in particolare, in detta assemblea aveva chiesto il ritiro delle tre mozioni suddette, motivate dalla sua volontà di promuovere una scelta unitaria, ma senza realizzarla.
La successiva disdetta, di lui, dell’accordo dei due VicePresidenti (regolarmente incaricati) con Cesa, per l’adesione della DC alla cosiddetta "quarta gamba", in coalizione con il centro-destra, è stata una azione di mera demolizione alla riunificazione dei partiti di derivazione DC. Infatti, essa avrebbe potuto trovare una giustificazione solo se Fontana fosse stato ben sicuro di sostenere una alternativa valida, sia pure solo di bandiera, ma eticamente importante, come il fatto di presentare la DC da sola con il proprio nome e simbolo.
Il tutto, purchè non come fatto personale, bensì sulla base di un progetto, sottoposto alla Assemblea dei soci, cosa mai fatta e, in ogni caso (se la farà) da ratificare, per non incorrere in gravi responsabilità amministrative per la validità delle elezioni politiche.
__________

Tutto ciò rilevato, Luciani propone che sia fatta la verifica della fiducia dei soci presenti, al presidente Fontana.
SI METTE AI VOTI: alla unanimità i presenti, tutti "votanti la mozione di Alessi", dichiarano venuta meno la fiducia nella persona di Gianni Fontana.

Essi inoltre chiedono che la delibera sia pubblicata e sia promosso referendum tra tutti i soci.

 

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DEMOCRAZIA CRISTIANA

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LA DC STORICA  VERSO LE ELEZIONI POLITICHE 2018
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.PROVE DI RICOMPATTAMENTO DELL'AREA CENTRISTA

Somma della DC giuridica, UDC, CDU, UDEUR, DC per le AUTONOMIE, altri PARTITI CENTRISTI
con uguali valori, e aperta alle ASSOCIAZIONI e MOVIMENTI cattolici.

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Intanto continua la raccolta dei fondi per difendere la DC nella causa intentata da Cerenza e De Simoni.
FINORA raccolti euri 1.710,00 dei 3000,00 necessari. 
Il contributo libero va versato sul seguente conto:
LUCIANI NINO, presso banca Carisbo (Gruppo INTESA SAN PAOLO): IBAN IT 10B0638567684510301829810.
Causale: "Contributo avvocato causa Cerenza contro Luciani, per la DC".

Cortese Giuseppe € 20
Bergozza Luigi Euri € 100
Battaglierin Roberto Euri € 30
Altomari Vitaliano E Silvia € 100
Tomietto Mauro € 100
Andreasi Roberto € 100
Ferroni Marco Euri € 100
Gori Giovanni € 50
Cantelli Rag Gabriele € 50

Riccardi Marino € 50
Caponetto Francesco € 50
Tramonte Cosimo € 20
Ammaturo Cosimo € 20
Gubert Renzo € 500
Antonello Armato € 50
Portacci Amedeo € 50
Fago Antonio € 50
Bongiorno Giorgo € 20

Napolitano Salvatore € 50
Luigi D'Agrò € 200

 

Oggetto: 1) LA DC VERSO LE ELEZIONI: urgente l'atteso incontro di Fontana con Cesa, per risolvere i problemi sospesi.

- Il popolo DC vuole la DC al centro con il proprio simbolo SCUDO CROCIATO – LIBERTAS fondo azzurro, ma senza chiudersi a riccio, anche in base ai programmi di altri necessari per l'Italia.

1.- La DC verso le elezioni.

Premessa. E’ un fatto che i due Vice (su mandato di Fontana, assente in Cina) avevano fatto un pre-accordo con CESA e altri partiti ex-DC per una unione collocata dentro la coalizione di centro-destra" di Berlusconi.
Ed è un fatto che il 23 dic. (di ritorno dalla Cina) Fontana aveva sconfessato il pre-accordo perché "dentro il sistema dei partiti della cosiddetta seconda Repubblica", "e non rispondente al sentire e agli obiettivi degli iscritti al partito".
Per valutare le importanti riserve di Fontana, un modo efficace è ragionare in base al criterio del Vescovo Mons. Tommaso Ghirelli, Segretario regionale della CEI, per la Emilia Romagna, venuto a Bologna, nel gennaio 2017, per la presentazione di un Codice etico del cristiano impegnato in politica). Ghirelli aveva detto:
a) "Completate giuridicamente la DC";
b) "Ma che essa non sia un partito che si aggiunge. Subito dopo, fate la federazione di tutti i partiti di derivazione DC" .
Conclusione: quale DC per elezioni ?
a) Quella giuridica, riconosciuta dal tribunale del 2017, con la propria denominazione e il simbolo scudo crociato - libertas, su fondo blu ?;
b) o quella ottenuta per somma di quella giuridica e di tutti i partiti ex-DC della diaspora (dunque, quella risultante nel 1992) ?

Credo che, per le elezioni:
- la DC con i requisiti del Vescovo non sia quella del punto a) , perché sarebbe un "partito che si aggiunge" e dunque essa sarebbe per sua natura uno dei tanti partiti del sistema, incapace di una forza politica propositiva per il mondo cattolico. Poi, partiti ce ne sono già troppi e, se essa si aggiunge, sarebbe forzatamente del sistema, come tutti;
- e invece la DC del Vescovo (secondo me) è quella di cui al punto b), vale dire la somma della DC giuridica e di UDC, CDU, UDEUR, DC per le AUTONOMIE, altri PARTITI CENTRISTI con uguali valori, e aperta alle ASSOCIAZIONI e MOVIMENTI cattolici;

Conclusione. Direi che:
a) i due Vice abbiano agito bene, in quanto hanno operato per la grande DC, sia pur con qualche limite segnalato da Fontana. Per questo serve un approfondimento circa i rapporti con il centro-destra (anche con riguardo al programma).
b) i motivi di Fontana siano importanti. Ma, a parte che solo l’Assemblea dei soci ha i poteri di scelta, direi che va verificato il fondamento dei relativi motivi, discutendone assieme subito.
Per questo va fatto urgentemente (ad horas) l’atteso colloquio di Fontana con Cesa.
Secondo me, direi che elementi dirimenti siano:
- la verifica di convergenze sul programma economico-social. In soldoni, nell'Italia di oggi serve un programma di destra (ossia centrato più sul settore privato che sul settore pubblico) o un programma di sinistra (l'inverso che per il primo) ?
- la verifica sulla denominazione e il simbolo:
a) la Democrazia Cristiana, come unica denominazione ? (e taglio secco di tutte le altre).
b) simbolo storico scudo crociato-libertas fondo blu, non quello della UDC.
Per quanto ne so la DC ne ha pieno titolo in quanto "partito tradizionalmente in parlamento" per 54 anni (1948-92), pur se assente nel dopo, ritenendosi sciolta per un errore che la Cassazione ha corretto.
Dunque un accordo pieno per la grande DC vale se ricomprende l’uso comune del simbolo storico.
Riferisco che, nella nostra gente, c’è l’attesa della DC per le prossime elezioni. E quando chiedi: "quale DC ?", la risposta naturale è: "la vecchia DC e tanti giovani". E quando chiedi: "a destra, a sinistra ? ", la risposta è: "Al centro".

Quale programma ? "Un programma di libertà e di giustizia sociale" (art. 1 atto costitutivo della DC, 1943).
- Programma di libertà vuole dire oggi più che mai anche libertà di produzione. Oggi questa libertà non è carente, per eccesso di tasse e di debito pubblico;
- Programma di giustizia sociale vuole dire oggi più che mai il lavoro per i deboli. Rispetto a loro, lo Stato si costituisca come datore di lavoro di ultima istanza; e si potenzi il mondo del volontariato e delle onlus con la totale esenzione fiscale sul reddito.
Ultimo ma non ultimo. Un programma che voglia la DC "fuori dall’attuale sistema partitico" ha senso se vuole ri-definire i partiti nella Costituzione, come strumenti di utilità pubblica, non più come associazioni private (spesso con fini lucro, e di cattura dei voti, mediante la strumentalizzazione della Pubblica Amministrazione.

 

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Gianni Prandini

ASSEMBLEA DEI SOCI DELLA DEMOCRAZIA CRISTIANA
del 16 dicembre 2017 a Roma

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CONFERMATO IL CONGRESSO PER IL 18 GENNAIO 2018
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DUBBI SULLA PARTECIPAZIONE ALLE ELEZIONI
CAUSA IL RITIRO DELLE TRE MOZIONI

RESOCONTO

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MESSAGGIO DI GIANNI PRANDINI
" Impossibilitato a partecipare alla riunione a Roma ... desidero comunque caldeggiare l'iniziativa, che Lei ha messo in essere. Riaggregare i democristiani con l'avvertenza di selezionare un gruppo dirigente credibile e relativamente giovane. Sarebbe l'avvio di una ripresa quanto mai auspicata ".

 

prandini lettera.jpg (23360 byte) Intanto continua la raccolta dei fondi per difendere la DC nella causa intentata da Cerenza e De Simoni.
FINORA raccolti euri 1.710,00 dei 3000,00 necessari. 
Il contributo libero va versato sul seguente conto:
LUCIANI NINO, presso banca Carisbo (Gruppo INTESA SAN PAOLO): IBAN IT 10B0638567684510301829810.
Causale: "Contributo avvocato causa Cerenza contro Luciani, per la DC".
Al 9 dicembre 2017 hanno versato Contributi :
 TOTALi € 1.710
Cortese Giuseppe € 20
Bergozza Luigi Euri € 100
Battaglierin Roberto Euri € 30
Altomari Vitaliano E Silvia € 100
Tomietto Mauro € 100
Andreasi Roberto € 100
Ferroni Marco Euri € 100
Gori Giovanni € 50
Cantelli Rag Gabriele € 50

Riccardi Marino € 50
Caponetto Francesco € 50
Tramonte Cosimo € 20
Ammaturo Cosimo € 20
Gubert Renzo € 500
Antonello Armato € 50
Portacci Amedeo € 50
Fago Antonio € 50
Bongiorno Giorgo € 20

Napolitano Salvatore
Luigi D'Agrò € 200

 

1.-   CONGRESSO. Presenti 100 persone circa, di cui 15-20 non soci, la partita si è svolta in due tempi:

1.- Primo tempo della riunione:
a) Aggiornamento della relazione di Fontana, in quanto quella del 18 nov. aveva generato dubbi interpretativi;
b) Esame delle mozioni (2 + 1 all’ultimo momento) per la linea politica, infine tutte ritirate;

2.- Secondo tempo:

a) Delibere all’odg (modifiche di statuto, ...);
b) Conferma della data del congresso il 18 gennaio, come da delibera del 18 novembre.

Cominciamo dal secondo tempo, considerato che le tre mozioni sono state ritirate su invito di Fontana a trovare una soluzione unitaria, per cui è subentrata una improvvisa accelerazione verso i preparativi del congresso.

1.- Congresso. Fare il congresso vuol dire la sostituzione della vecchia guardia e quindi un passo verso il futuro anche con i giovani.
  Questa, però, è al momento solo una idea, in quanto (tra i soci attuali, rimasti) i giovani sono pochi (e sono di 60 anni), e quindi si dovrà guardare (senza rottamazioni a priori) anche agli anziani ancora con una volontà di tener duro, in attesa dei veri giovani, prima possibile. Guardiamo ai tempi.
a) Al momento si potrebbe fare affidamento sui 100 soci che, dal centro e dalla lontana periferia, hanno speso tempo e soldi per venire alla prima assemblea, ricostituiva, del 26 feb 2017 a Roma, all’Hotel Ergife; e aggiungere i nuovi che sono aggiunti ultimamente, a domanda;
b) Ma subito dopo, vale dire a partire dal Congresso del 18 gennaio, si potrà riaprire il tesseramento (l’ultimo fu del 1992-93 ).
  Dunque, con il nuovo tesseramento si potrà finalmente ripartire con i giovani, sperando che diano credito ai valori della DC.

  Dentro il dibattito sul congresso, è stata approvata una delibera che apre alla modifica dello Statuto e nomina una Commissione, quella prevista dall'art. 103 dello Statuto, ma non so con quali poteri. Attendo il verbale.
  Appena arriva il verbale essa dovrà operare in tempi veloci.
E comunque va chiarito che si non potrà confermare il 18 gennaio se, prima, non è stato modificato lo statuto (sia pur poche cose, solo alcune norme organizzative).

2.- Sul ruolo di Fontana. A parte questioni di salute, Fontana ha molta responsabilità sulla mancata riorganizzazione (in questa fase) della DC, di derivazione del passato, anzi è il responsabile primario del fallimento delle tre mozioni di cui sopra, e anche per un certo inquinamento degli inviti alla assemblea: sono ricomparsi i non soci, non rimasti ad ascoltare.
   Un comportamento (quello di Fontata), ancora poco corretto, e che alla fine gli è caduto addosso (vedi le vicende della terza mozione, qui sotto).
  Direi in breve, che Fontana si è mosso nel mezzo di due comportamenti: uno da santo e uno da brigante. Questo mio giudizio può parere contraddittorio, ma non è così.

a) Ha agito da santo quando ha preso contatto con i movimenti giovanili cattolici e altre realtà (tipo i focolari). Mettiamoci dentro anche i contatti con alcuni vescovi (tipo Gastone Simoni, un sant’uomo, ma molto sprovveduto in campo temporale; e tipo Mario Toso, vescovo di Faenza e segretario del pontificio consiglio di giustizia e pace, autore di un libro "Per una nuova democrazia", semplicemente da cestinare dal punto di vista socio-economico; un brav’uomo sul modello di Salvini della Lega Nord, ma appunto con la preparazione socio-economica di Salvini.

b) Ha agito invece da brigante per aver inquinato la maggioranza in assemblea, invitando segretamente persone "non soci" per farli votare a proprio favore; e in passato, quando ha colluso con i ricorrenti (quelli che hanno fatto ricorso in tribunale per fare annullare l'assemblea di febbraio ) giungendo a fare un accordo che declassava la DC storica (quella riconosciuta dal tribunale) ad una delle tante associazioni DC esistenti.
Ma il 16 dicembre la cosa è stata meno grave di quelle del 18 nov. Allora i "non soci" erano il doppio dei soci".

Dunque Fontana è un santo o un brigante ? Facciamo la somma e dividiamo per 2: otteniamo un santone, copia della vecchia DC, nel bene e nel male.
  Ma voglio anche dire che, nella storia della umanità, tra i briganti, c’è stato il romagnolo "Passator Cortese" e anche Luigi XIV, re di Francia, quello che ha costruito la Francia moderna, sopravissuta alla rivoluzione francese, vale dire a una Francia patriota, ma senza Re (se l'è meritato, sia pure non lui, ma un  suo successore, sia pure on diretto). Un re non può fare qualunque cosa perchè è RE. Il canonico BOTERO (1600) aveva chiarito bene nei confronti di MACCHIAVELLI, e financhè aveva giustificato moralmente il regicidio in caso estremi.
  Ma voglio anche precisare che dire di Fontana brigante (in una visione storica) non vuole dire solo quello che significa in base alla legge attuale.

Comunque, mi dispiace che questo modo (di Fontana) sia sta letto (dai "non soci" presenti) come una ostilità dei soci nei confronti dei non soci, pur se protesi verso una DC .

Non è così. La DC (dei soci) deve solo completare il percorso giuridico verso la propria esistenza, dopo di che dovrà essere aperta ai quattro venti, per i cattolici e anche non cattolici con gli stessi valori, che vogliono trovarsi in politica con un minimo di unità.

 

2.- MOZIONI

1- Premessa. Fontana aveva dichiarato di non avere una propria mozione e di optare per quella che sarebbe risultata maggioritaria.
  Inoltre, in apertura, aveva proposto Alessi e Carmagnola come Vice-presidenti.
Questa mossa è stata letta (da me) come un marchingegno:
-  per evitare una mozione di sfiducia (di cui in una riunione preparatoria, la sera prima , era stato detto ripetutamente);
-  e per calmare Alessi (in quanto avrebbe sostenuto la mozione di Luciani).
  Ma Alessi non abboccava, e a metà seduta comparirà al tavolo della Presidenza per rifiutare la proposta.
  (Ma, poi, ci sarà un seguito: Cugliari (Segretario verbalizzante) il giorno dopo (ossia ieri 18 dic. ha scritto: "Cari amici, con sommo dispiacere devo, mio malgrado, apprendere che l’amico Luciani ha scritto cose non rispondenti al vero a riguardo della nomina dei due vice Presidenti Alessi e Carmagnola. L'amico Alessi in prima battuta non aveva dato la disponibilità a ricoprire il ruolo di vice presidente in quanto voleva prima discutere e porre a votazione la sua mozione. Successivamente il Presidente Gianni Fontana ha presentato la sua mozione ed ha pregato l’amico Alessi di ritornare sui suoi passi ed accettare la nomina. Tutti i presenti convenivano sulla richiesta di Fontana e a quel punto l'amico Alessi ha accettato l'incarico di Vice Presidente assieme all'amico Carmagnola. L'amico Luciani essendosi allontanato non poteva essere a conoscenza ed ha, quindi, dato una falsa notizia.
  Nota. Penso che Cugliari abbia fatto bene a dare l'informazione. Non ha fatto bene a partire da una papera. Luciani non aveva dato notizia, ma scritto ad Alessi una mail riservata chiedendo chiarimenti, e comunque lieto della nomina, se fondata giuridicamente.

a) Mozione di Alessi (non ho il testo scritto), e ricordo che presupponeva in esplicito che la DC non avesse il simbolo scudo crociato (invece, secondo lui, della UDC di Cesa), per cui proponeva di cercare subito una accordo con Cesa, dentro il centro – destra.

b) Mozione Luciani
 (sostenuta da Renzo Gubert, Paolo Lucchese, Ettore Bonalberti): "la DC è impegnata a costruire una lista di tutti i democratico cristiani sotto lo stesso simbolo dello scudo crociato, per un'autonoma presenza di centro.
  Dopo aver fatta la verifica dell'esito di tale impegno, è disponibile al dialogo elettorale per concorrere con altre realtà politiche, sulla base di convergenze di programma, a garantire la governabilità del Paese".
  Nota. Questa mozione era d’accordo con Alessi circa il centro-destra, ma solo perché oggi in Italia serve un programma economico-sociale di ricostituzione del settore produttivo, per una vera apertura, poi, alla socialità. Ma Luciani riteneva che, senza la preventiva ricognizione dei numeri al centro, la DC sarebbe stata solo usata dal centro-destra. Era anche inaccettabile la rinuncia al simbolo (che è, invece, un diritto comunque da affermare)

c) Mozione di Fabbrini e non soci (anche di questa non ho il testo scritto) . Essa voleva che la DC presentasse da sola; e (ma non ne sono sicuro) con un programma di sinistra, per parte dei non soci.

2.- Bagarre. Essa è stata meno pesante di quella del 18 nov 2017, e comunque con gesti para-rivoluzionari, tipo accaparramento del microcofono quasi con la forza e discorsi senza fine, impossibili a fermare). Alla fine, su richiesta du Fontana le tre mozioni venivano ritirate.
  Fontana invocava la pace, ma in realtà era la vera origine della bagarre avendo invitato estranei rivoluzionari e (penso) volendo egli favorire la mozone di loro.
A quel punto è apparso confermata la mia intuizione iniziale. Aveva appoggiato la mozione Luciani e dato lo zuccherino ad Alessi solo per indurli al disarmo.
  Ma il diavolo fa le pentole, non i coperchi. E infatti, alla fine della fine (verso le ore 17) Fontana aveva perso il controllo dei rivoltosi (Fabbrini...), e nessun accordo veniva trovato. Per dirla con qualcuno, era finiTa, "a tarallucci e vino".

3. Precisazione. Ero ben sicuro che la mia mozione avesse la maggioranza, ma ho acconsentito a ritirarla solo per motivi di ordine pubblico, non per saggezza politica.
Penso infatti che, invece, è proprio della democrazia discutere su più proposte alternative, senza scandalismi infantili, e alla fine si voti.
  Già...: perché una democrazia che non è capace di governare, vada al macero. Inoltre, ho ritirato la mozione anche perché, ancorchè approvata ma in mano (del dopo) a Fontana, era come darla in mano a nessuno.

4.- Torno alle elezioni politiche. Senza la approvazione di una precisa linea politica (e che sia dignitosa) io mi chiamo fuori.
Ma non mi oppongo ai coraggiosi e agli eroi, se vogliono presentarsi alle elezioni.

5.- Sull’accordo del 15 nov. 2017 di Fontana con i ricorrenti. Ho riferito alla Assemblea che, il giorno prima, mi ero trovato per caso con i ricorrenti, presente Fontana. Essi  avevano chiesto un "Coordimento delle tre anime della DC" di cui la nostra Assemblea sarebbe una delle tre; e inoltre la creazione di una commissione organizzativa.
  Secondo Luciani, la DC riconosciuta dal Tribunale era un patrimonio di tutti. Ed era importante che questo strumento (atteso dal popolo DC, dal 1994) fosse usato in modo inclusivo. Dunque Luciani proponeva a loro di riconoscere la DC riconosciuta dal Tribunale, ma anche di utilizzare insieme il secondo strumento di quel Documento, ossia attivare la commissione organizzativa per fare insieme il nuovo statuto e fare insieme il congresso. Tutto questo, a condizione che, preventivamente, ritirassero il ricorso. 

 

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EDIZIONI PRECEDENTI- 2017

 

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ASSEMBLEA DEI SOCI DELLA DEMOCRAZIA CRISTIANA

Roma, del 18 nov. 2017

 

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Giovanni Fontana

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Angelo Sandri

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Renato Grassi

de simoni franco.jpg (8993 byte)
Franco de Simoni

 

renzo-gubert-foglie.jpg (5867 byte)
Renzo Gubert

Il Presidente Fontana ha proposto: "la adesione di diversi soggetti politici di radice popolare e democristiana alla costruzione di una lista, all’interno del centro-destra, che si fregerà del simbolo dello scudo crociato, denominata
DCU - Democrazia Cristiana Unita"

.
Ma la conclusione è stata rinviata al 2 dic, a cui l'assemblea (che per legge è "riservata ai soci") è stata aggiornata (senza bisogno di altro avviso scritto), ancora al Teatro Golden, via Taranto 36, RM.

LUCIANI: C'è comunque la circostanza che, nel dibattito, i soci (es. D'Agrò)
hanno chiesto il nome Democrazia Cristiana e lo scudo crociato.

fabbrini.JPG (13914 byte)
Fabrizio Fabbrini

 

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Intanto continua la raccolta dei fondi per difendere la DC nella causa intentata da Cerenza e De Simoni.
FINORA raccolti euri 1.410, dei 3000,00 necessari. 
Il contributo libero va versato sul seguente conto:
LUCIANI NINO, presso banca Carisbo (Gruppo INTESA SAN PAOLO): IBAN IT 10B0638567684510301829810.
Causale: "Contributo avvocato causa Cerenza contro Luciani, per la DC".Al 18 novembre 2017 hanno versato Contributi :

Cortese Giuseppe € 20
Bergozza Luigi Euri € 100
Battaglierin Roberto Euri € 30
Altomari Vitaliano E Silvia € 100
Tomietto Mauro € 100
Andreasi Roberto € 100
Ferroni Marco Euri € 100
Gori Giovanni € 50
Cantelli Rag Gabriele € 50

Riccardi Marino € 50
Caponetto Francesco € 50
Tramonte Cosimo € 20
Ammaturo Cosimo € 20
Gubert Renzo € 500
Antonello Armato € 50
Portacci Amedeo € 50
Fago Antonio € 50
Bongiorno Giorgo € 20

Napolitano Salvatore
Luigi D'Agrò € 200
TOTALE € 1.710

RESOCONTO ASSEMBLEA DC DEL 18 nov. 2017

1.- L’assemblea è stata aperta alle ore 10. Erano presenti 100 persone circa, di cui 40 soci;  il resto "non soci" tra i quali:
a) invitati (verosimilmente associazioni e movimenti sensibilizzati da Fontana negli ultimi 8 mesi);
b) persone che avevano fatto domanda di essere riconosciuti soci in quanto già iscritti della DC nel 1992).
   In apertura, su proposta di Fontana è nominato Presidente-moderatore della riunione Renato Grassi (socio DC, e dirigente dell'Ufficio Organizzativo del CDU di Tassone).

Alla Relazione di Fontana (terminata verso le ore 11) è seguita la presentazione di una mozione di Luciani che chiedeva di passare subito ai punti all’odg (in modo da sbloccare al più presto i problemi di ricostruzione giuridica del partito, fermi da febbraio) e di spostare la discussione sulla Relazione, a subito dopo.

Ma il presidente della riunione (Renato Grassi ) rifiutava di mettere in votazione la mozione, e accettava un compromesso proposto da Gubert secondo cui la discussione durasse non più di un’ora, dopo di che si sarebbe passati all’odg, per riprendere poi con maggior distensione il dibattito.

Ma non sarà così ! Anzi i soci sono stati assoggettati a una pressione psicologica massiccia dei "non soci" i quali (taluni giunti a squadre organizzate) parevano avere la precisa intenzione di far scorrere il tempo al fine di impedire che l’assemblea giungesse a una delibera sui problemi del partito. E’ stato messo in opera un vero ostruzionismo, avallato dal Presidente della riunione che, d’accordo con gli invitati "non soci", rifiutava ostinatamente di dare a ciascuno di costoro un tempo delimitato: e ciò, nonostante le richieste dei soci .

L’ostruzionismo è durato senza interruzione fino alle ore 15.00, ma già verso le ore 13 (quando esso durava già da due ore), taluni soci con vibrata protesta per questa continua violenza perpetrata a danno dell’Assemblea, giunsero a reagire redarguendo con parole durissime il presidente della riunione, rilevando la sua assoluta incapacità di condurre il dibattito. Grassi appariva, invece, soddisfatto dell’andamento orchestrato. E ugualmente appariva Fontana con il suo inspiegabile silenzio: quasi un freddo calcolo di limitare i Soci che esprimevano una esigenza di ordine e correttezza, per realizzare la DC.

Era chiaro che quel disordine costituito mirava a rendere vana quella Assemblea favorendo, invece, un preciso intento politico (come si vedrà bene in seguito) ben diverso dalla promozione della DC, di cui Fontana è il Presidente eletto, anzi per lo smantellamento definitivo della stessa; e a costruire un nuovo soggetto partitico assieme ad altri corpuscoli.

Alla fine di quel lungo supplizio inferto ai soci si giunse (finalmente alle ore 15), a passare agli argomenti all’odg. Ma l’ostruzionismo prolungato aveva profondamente alterato la valenza di una riunione di soci, che volevano decidere il proprio futuro in piena libertà e approfonditamente.

Relazione di Fontana. Per il suo contenuto in breve, traggo dal resoconto di Ettore Bonalberti che (che si valeva di un PC, per la memorizzazione).
a) Il Presidente della DC, Gianni Fontana, ha sostenuto il progetto di "favorire l’adesione di diversi soggetti politici di radice popolare e democristiana alla costruzione di una Lista elettorale all’interno del Centro destra e che si vuol fregiare del simbolo dello scudo crociato, volendo trasferire dunque il simbolo storico a quel futuro assembramento.
Sempre secondo Bonalberti, il Presidente ha asserito che questo mutamento di rotta "rappresenta un passaggio importante verso la formazione di un unico partito dei Democratici Cristiani Uniti (DCU)" .

(Nota 1. Questo mi è apparso un vero cedimento, dunque, alla volontà di quanti hanno finora fatto la guerra proprio alla DC).
( Tuttavia, questa seconda frase riferita da Bonalberti rappresenta invece una vera e propria forzatura: infatti la Relazione Fontana è stata fatta oggetto di approvazione nel dibattito, ma in linea del tutto generica e non si era giunti a un testo scritto su questo punto).

b) un altro punto significativo della relazione di Fontana è stato l’annuncio di un accordo con Cerenza, De Simoni e Sandri: proprio cioè con quelle persone che avevano fatto ricorso per annullare la nostra Assemblea di febbraio costituita regolarmente su autorizzazione del Tribunale civile di Roma. L’accordo comprenderebbe il ritiro del ricorso giudiziario da loro presentato, un ritiro che – assicurava Fontana, era addirittura già avvenuto e presentato al Tribunale per mezzo dei loro avvocati.
(Nota 2. L'avvenuto ritiro non corrisponderebbe al vero: infatti, subito dopo, nel dibattito era intervenuto drasticamente De Simoni, uno dei ricorrenti, che smentiva categoricamente Fontana circa il ritiro, dichiarando anzi che questo non è mai avvenuto. E interveniva subito anche Sandri che altrettanto smentiva Fontana, precisando che invece nell’accordo da loro effettuato con lu (all’insaputa dei soci) si precisava che il ritiro sarebbe dipeso solo dalla avvenuta osservanza dell’accordo che Fontana aveva raggiunto con loro.
Se ne deduce che in Assemblea c’è stata una dichiarazione di falso: o di Fontana o dei due (De Simoni e Sandri).
(Nota 4. Per memoria, secondo un precedente comunicato degli stessi, l’essenza dell’accordo segreto e notturno sarebbe: "Dare vita a un Comitato direttivo composto da nove persone che coordinerà il proseguo delle attività della Democrazia Cristiana finalizzate alla celebrazione di un Congresso unitario che si ipotizza possa essere celebrato il 18 gennaio 2018. E Il Comitato direttivo favorirà il coordinamento delle varie attività di partito che dovranno ispirarsi a criteri di unitarietà e collaborazione ed essere finalizzate alla crescita di una Democrazia Cristiana – di nuovo tipo - su tutto il territorio nazionale.

Sul dibattito fiume. Nel seguito intervenivano molte persone, tra le quali illustri personalità come il prof. Fabrizio Fabbrini, Presidente dell'Associazione Codice di Camaldoli e il prof. sociologo Renzo Gubery, dell'Università di Trento.
  Tra gli interventi dei pochi soci, il connotato ripetuto era la proposta "per una DC con nome Democrazia Cristiana e con il proprio simbolo (D’Agrò, già Deputato), aperta all’accoglienza di tutti i partiti di derivazione dalla DC, sotto l’unico ombrello".
Tra i notabili, intervenuti a sostegno di un soggetto politico unitario, ci sono stati (sia pur "toccata con fuga", vale dire parlando 5 minuti e andandosene via):
- Paolo Cirino Pomicino, anche a nome di Lorenzo Cesa, segretario nazionale dell’UDC;
- Maurizio Eufemi, anche a nome di Mario Tassone, segretario nazionale del NCDU.

2.- Al termine del dibattito si è passati ai punti all’odg.
- Veniva fissata la data del Congresso al 18 gennaio 2018 .
- Veniva invitato Luciani a proporre la norma per dare il via alle modifiche di statuto, essenziali per andare a congresso.
Luciani ha spiegato che:
- considerato che la convocazione del congresso è impossibile con l’attuale statuto ( in quanto è decaduto l’organo - CN-Consiglio Nazionale - che deve appunto procedere ufficialmente alla convocazione stessa assembleare – unica abilitata a modificare lo statuto del partito ) è necessario fare uso delle norme del Codice civile.
Luciani ha dunque proposto la seguente delibera:
a) In via transitoria e sino alla ricostituzione di tutti gli Organi statutari, dar vita a quelle modifiche di statuto che rendono attuabili la ricostituzione degli organi medesimi, ciò cui può provvedere l’Assemblea in base all'art. 21 del codice civile.
b) Sino alla completa riorganizzazione, il Presidente è autorizzato - anche ora e per allora e con espressa ratifica di quanto sino ad ora sia stato fatto - a convocare gli associati mediante pubblici proclami, con avviso di almeno 20 giorni prima per posta normale e per posta elettronica.
c) Gli associati soci sono tenuti a dotarsi di posta elettronica entro un mese, da questa assemblea, dandone immediata comunicazione al Presidente. I soci impossibilitati a dotarsi di posta elettronica dovranno informare il Presidente che, per loro, continuerà a fare uso della posta cartacea.
d) fino alla ricostituzione di tutti gli Organi è istituito un Vicepresidente ed un Consiglio direttivo presieduto dal Presidente e composto da una ventina di persone, una per regione. Il Consiglio eserciterà tutti i poteri deliberativi, necessari al buon funzionamento dell’Assemblea e alla riorganizzazione del Partito.
Luciani , inoltre, tra le varie ed eventuali, ha proposto la ratifica della costituzione in giudizio della Associazione nella causa di Cerenza contro Luciani e altri.

Sandri è intervenuto e si è opposto in quanto, in base al predetto accordo con Fontana, si dovrà andare a congresso con l’attuale statuto. Altrimenti la causa in tribunale andrà avanti.
Luciani è stato invitato a replicare. Secondo Luciani, l’opposizione di Sandri alla modifica di Statuto (con il codice civile) conferma la sua ostilità a riconoscere questa DC, ammessa dal tribunale. Egli ha spiegato, poi, di comprendere umanamente la posizione di Sandri che aveva fatto una causa di dieci anni ad altri partiti ex-dc per essere riconosciuto successore della DC, al posto loro. Ma la Cassazione aveva detto (Sentenza n. 25999/2010, pag. 12) a Sandri che non aveva diritto, perché la DC non era stata sciolta. Pertanto Sandri doveva trovare pace e farsene una ragione, anche perché Sandri, De Simoni e Cerenza sono già soci dell’elenco 2012, e sono considerati amici a pieno titolo. Perché allora fare causa per annullare la DC ?
Luciani concludeva chiedendo di espellere i tre dal partito, salvo che non si ravvedessero entro una settimana, ritirando il ricorso.
A quel punto, Sandri chiedeva un rinvio della assemblea per riconsiderare la situazione a casa propria.
Su conforme parere di Bonalberti, Fontana ha aggiornato l’assemblea al 2 dicembre.

Conclusioni ex-post di Luciani
(Presidente che era stato designato dal TRIBUNALE per convocare a feb. 2017, l'Assemblea dei soci)

Considerato:
-  il modo irregolare di organizzazione della assemblea, che ha visto prevaricazioni nei confronti dei soci;
- che, a far tempo dalla nomina a febbraio, Fontana ha esercitato la sua azione con ritardo di 8 dalla delibera della assemblea di febbraio, mettendo il partito in gravissime difficoltà temporali, rispetto alle elezioni;
- che ha trascurato il recupero del simbolo scudo crociato;
- che risulta avere dedicato la sua azione alla formazione di un partito diverso dalla DC; anche dopo che a Camaldoli si era impegnato per il definitivo ritorno sulla via della DC, ma che così non è stato, come risulta dal convegno di Sasso Marconi (settembre 2017);
- che questa azione di ampliamento è stata da lui sviluppata in ambienti cattolici ostili alla DC;
- che ha tenuto rapporti spuri con i ricorrenti in tribunale (contro la assemblea di feb) e finanche non reagito (in assemblea) alla smentita (di De Simoni e Sandri circa la sua dichiarazione sul ritiro del ricorso (si vegga sopra);
- che evidentemente, i ricorrenti stessi esercitano un ricatto su di lui, ma di cui non si riesce a capire il fondamento, perché troppo prolungato e a data aperta sine die, per cui si lascia il campo libero a qualsiasi tipo di sospetto.

Conclusione :
 
- Fermo che il popolo DC, dopo la lunga assenza dal 1994, vuole il ritorno del partito con il proprio nome "Democrazia Cristiana" e il Simbolo storico "scudo crociato" e non altro, sarebbe opportuno che il nostro presidente prendesse finalmente in considerazione la maggioranza dei soci; in caso contrario i soci, delusi, potrebbero fare altra scelta.
  Post Scriptum
. Ma va ricordato che questa stessa cosa che gli avevamo già detto a Camaldoli, il 16 giugno 2017, quando aveva annunciato una "grande assemblea costituente" per l'8 dicembre, festa della Immacolata, al Lago di Garda, e che di fatto abbiamo visto in questa assemblea nella forma dll'invito dei tantissimi "non soci", di cui sopra).

 

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EDIZIONI PRECEDENTI

 

DEMOCRAZIA CRISTIANA

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In preparazione della Assemblea dei soci del 18 nov. a Roma

RESOCONTO - COMUNICATO 
La riunione del Consiglio di Presidenza il 9 nov a Roma
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Continua la raccolta dei fondi per difendere la DC
nella causa intentata da Cerenza e De Simoni

 

COMUNICATO CONSIGLIO DI PRESIDENZA DEL 9 NOV. 2017
(Questo testo stato ricostruito in modo libero dal prof. Luciani, il giorno dopo.
Se qualcuno vuole correzioni e integrazioni, è gradito).

1.- Si è riunito a Roma, su convocazione del Presidente Giovanni Fontana, il Consiglio di Presidenza del partito della Democrazia Cristiana. Presenti una trentina di persone, di cui 1/3 soci, 2/3 non soci.
  Il Presidente ha riferito che, nel periodo che va dalla assemblea di feb ad oggi, la sua azione è stata diretta alla costruzione di un grande movimento cattolico, basato su contatti significativi con filoni culturali e religiosi di alto livello del mondo cattolico. In tale solco si colloca il dialogo con :
- il prof. Stefano Zamagni (per i riferimenti alla economia sociale);
- i "Focolarini";
- i movimenti giovanili cattolici (Rinnovamento nello Spirito Santo, presieduto da S. Martinez);
- CL - Comunione e Liberazione;
- alcuni vescovi (Simoni, Toso, Santoro).
- Momenti di spiritualità mariana.

2.- E’intervenuto il prof. Renzo Gubert che ha chiesto spiegazioni sul peso della riorganizzazione della DC in questo azione.
Fontana ha ribadito genericamente che "non si oppone" a fare il congresso ed ha aggiunto l’informazione che il giorno precedente aveva ri-avuto contatti con il gruppo De Simoni e altri con i quali si rivedrà prossimamente.

3.- E’ intervenuto il Dott. Raffaele Lisi che ha opposto a Fontana la priorità assoluta, anzi necessità vitale, di riorganizzare la DC, prima di per prendere in considerazione dei mega progetti culturali e religiosi, con soggetti esterni, perdite di tempo in quesfa fase.
Questo vuol dire, in particolare:
-  mettere in primo piano l’Assemblea dei soci, convocata a febbraio, sulla base della sentenze della magistratura e di un decreto del tribunale di Roma;
- dare esecuzione alla delibera di feb. per la modifica di statuto e fare il congresso.
  Sono passati 8 mesi dalla Assemblea dei soci di feb, in totale abbandono della fase organizzativa, e questo rischia di metterci fuori campo rispetto agli eventi che incombono (elezioni politiche).
C'è un netto ritardo anche nell’azione di recupero del simbolo scudo crociato, con gli opportuni strumenti giuridici.
Assolutamente negativi i rapporti con i "banditi" che, pur membri della Assemblea dei soci, hanno fatto causa per annullare la medesima.
E' contrario ad ampliare la base sociale (vedi riapertura delle adesioni, da parte di Fontana), in questa fase.

4.- E’ intervenuto il prof. Nino Luciani che ha informato sullo stato della causa di De Simoni e Cerenza per annullare l’Assemblea dei soci di febbraio. Prossima udienza il 15 gen. . Luciani è fiducioso su una rapida chiusura, avendo provato la inesistenza del motivo del contendere. (Egli aveva invitato alla assemblea tutti i soci del 92/93, non solo quelli dell’elenco del 2012).
Egli ha, poi, dichiarato di voler tentare una sintesi che ricomprenda Fontana nel processo di ricostruzione della DC, e questo è possibile distinguendo tra gli obiettivi fondamentali (a lui cari) e gli strumenti per realizzarli, vale dire una cosa è la "terra promessa", una cosa è lo "attraversamento del mar Rosso" ancora da fare, causa il vuoto di 8 mesi. In questo senso, Luciani è nettamente con Lisi e dunque ritiene fondamentale che la Assemblea del 18 nov. avvii le delibere per le modifiche di statuto (norme organizzative), già all’ordine del giorno. Inoltre vede bene la istituzione di un vicepresidente e di organo collegiale di governo nominato dalla Assemblea, e inoltre la nomina di una commissione istruttoria per il nuovo statuto, composta dai soci delle varie provenienze regionali, ed aperta eventualmente a "non soci" di elevato profilo e affidabilità della DC.
Luciani vuole anche un filtro circa la validazione dei soggetti evocati da Fontana, più sopra.
Elezioni politiche. Luciani ha proposto che si faccia un riflessione insieme sul progetto, a partire dalle DC regionali tuttora esistenti, e su un possibile appello al ritorno dei partiti di provenienza DC, sotto l’unico ombrello, che è lo scudo crociato
Si dovranno anche concordare le regole della partecipazione alle elezioni e che, pur rispondendo alle legittime aspirazioni dei singoli candidati, garantiranno la rappresentanza del nostro popolo, in tutto il territorio; e fare un codice etico per il vaglio delle candidature e un programma economico-sociale e di riforma dello Stato.
Poi, in un secondo tempo, si vedrà se dover fare una scelta di campo (sul centro-destra o sul centro-sinistra), tenuto conto della nuova legge elettorale.

5.- Bonalberti ha espresso il suo sostegno a Fontana e si è detto (in questa fase) per l’accantonamento del Congresso e per la concentrazione delle forze sul tema delle elezioni politiche.

6.- Hanno preso la parola Fago, Zola, Barbuto, Cugliari, Portacci, Rosini, Valentina, altri, grosso modo con espressioni interlocutorie brevi sui punti sopra toccati.

POST SCRIPTUM. Tutto ciò considerato, chiedo a Fontana di fare una proposta che, al tempo stesso lo ricomprenda (perché uomo di grande valore), purchè si vada verso una soluzione senza più la possibilità di dubitare circa il percorso della DC.

 

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DEMOCRAZIA CRISTIANA: RIAPERTE ADESIONI ALLA DC

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ARGOMENTI :
1)  Riaperte le adesioni alla DC storica ;
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2)  Urgente dare il contributo libero per pagare avvocato nella causa Cerenza contro Luciani e altri, per resistere allo annullamento assemblea di feb. 2017 (vedi sotto);
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3) LINEE GUIDA per la Assemblea dei soci del 18 nov. 2017 

 

 

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RIAPERTE ADESIONI ALLA DC MEDIANTE RICOGNIZIONE DEI SOCI 1992-93

Si avverte che è stata riaperta la possibilità della adesione alla DC storica, merdiante ricognizione dei soci del 1992-93.
Si ritiene che possano farlo anche soci con tessera precedente, purche' non abbiano avuto disdetta dalla DC.

Gli interessati debbono cercare la GU - Gazzetta Ufficiale, Parte II del 26 ottobre 2017.

         In ogni caso, per trovare questa Gazetta, cliccare su: GU - 26 ott. 2017 .

Le domande scadono il 10 novembre 2017
.

 

 

  Il contributo libero va versato sul seguente conto:
LUCIANI NINO, presso banca Carisbo (Gruppo INTESA SAN PAOLO): IBAN IT 10B0638567684510301829810.
Causale: "Contributo avvocato causa Cerenza contro Luciani, per la DC".
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Al 9 novembre i contributi versati sono stati: Euri 1.040,00 dai seguenti soci:
 - Ammaturo Cosimo Euri 20
  - Gubert Renzo Euri Euri 500
  - Armato Antonello Euri 50
  - Gori Giovanni Euri 50
  - Cantelli Gabriele Euri 50
  - Caponetto Francesco Euri 50
  - Tramonte Cosimo Euri 20
  - 
Cortese Giuseppe Euri 20
  - Portacci Amedeo Euri 50.

LINEE GUIDA per la Assemblea dei soci del 18 nov. 2017
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Premessa. L'amico F. De Simoni mi aveva scritto, tra l'altro: "C'e' un grande fermento per appropriarsi dei simboli e della storia del Partito della Democrazia Cristiana. Apprendiamo da un giornale che Il sen Rotondi e l' on Cesa stanno aspettando di sapere se Berlusconi ritiene opportuno utilizzare il simbolo e il nome della DC nella coalizione di destra che parteciperà alle prossime elezioni politiche. Ci pare incredibile che sia Berlusconi a decidere se il simbolo e il nome della DC debbano essere nelle schede elettorali della prossime elezioni."
   La mia risposta era stata che, in base alle leggi della fisica, il vuoto non può stare in natura. E, se esso si forma, qualcuno lo riempie. Dunque, prima di criminalizzare chi prova a riempirlo, domandiamoci perché c'è questo vuoto".
   E adesso, in vista della Assemblea dei soci, convocata da Fontana per il 18 nov., dobbiamo fare il riassunto della situazione.
______________________

STORIA. 1.- Per tanti anni quel vuoto è venuto dal fatto che la DC era stata ritenuta sciolta (da se stessa) e il vuoto era stato riempito da "pseudo" successori (sia pure in buona fede);
2.- Ma, finalmente, il Tribunale di Roma ha identificato la vera DC nella "Assemblea dei soci", del 26 feb 2017 a Roma, e dunque il vuoto è stato eliminato.
A questo punto, la ASSEMBLEA DEI SOCI (ricostituita a feb 2017) e' un bene comune di tutti i DC. Il riconoscerlo è una pregiudiziale assoluta per stare nella DC.
3.- Ma dopo la Assemblea è successo un nuovo vuoto di 8 mesi: da febbraio a ottobre il Presidente eletto (Fontana) non ha esercitato il mandato (che era di ri-convocare l'Assemblea dei soci per modificare lo Statuto).
4.- Adesso è subentrata una nuova priorità: le elezioni politiche, che fanno passare il congresso DC, in seconda (ma assolutamente da non perdere di vista, come motivo più sotto).

LINEE GUIDA PER IL FUTURO
1.- ELEZIONI. Il tempo delle elezioni politiche si è aperto di fatto il 5 nov. con le elezioni siciliane. Il decreto di indizione delle elezioni è atteso per fine dicembre.
Per le elezioni politiche, l'Assemblea ha già tutti i poteri (non è materia di Statuto), basterà agire con buon senso e sano empirismo nel colloquiare con il territorio (ci sono delle DC regionali ancora vive...) e con i partiti di provenienza DC, nessuno dei quali ha il quorum per superare gli sbarramenti della legge elettorali (3%).
Inoltre, la DC penso dovrebbe rivendicare il diritto di usare il simbolo e appellare alle DC regionali ed ai partiti ex-DC a consociarsi per affrontare uniti l'elettorato. Dopo aver fatto questo, si vedrà assieme se fare una scelta di campo, a destra o a sinistra.

2.- CONGRESSO. L'Assemblea di feb. aveva deciso che essa fosse riconvocata per decidere le modalità del Congresso, previsto entro giugno 2017. E bisognava riconvocarla presto perchè la procedura giuridica richiede tempo. Adesso la cosa è impossibile entro dicembre, per questioni procedurali giuridiche.
  Circa i passaggi, servono poche righe:
a) Attualmente è in vigore il vecchio Statuto, in quanto le prime Assemblee dei soci (del 1943-45) avevano delegato al Consiglio Nazionale e ad organi collegati il potere di fare il Congresso.
  b) Ma adesso tutti gli organi sociali dello Statuto sono decaduti, come dice il Decreto del giudice Romano a pag. 2, prime righe in alto, e si dovrà applicare il codice civile.

3.- ASSEMBLEA DEL 18 nov. . a) Il primo passaggio è che la Assemblea revochi la delega (ancora del Congresso), per applicare direttamente il potere di modificare lo Statuto (nome organizzative).
  b) Il secondo passaggio è che l'Assemblea deliberi di fare la verifica-censimento del numero dei soci, con modalità che già abbiamo in mente, e di cui la prima fase è già stata avviata sensibilizzando gli amici delle Province.
  Ma, pur se il congresso è impossibile entro dicembre, è fondamentale che l'Assemblea decia i passaggi.

c) Adesso è inevitabile porsi la domanda se chiudere gli occhi su FONTANA, visto che ci troviamo in questa strettoia, anzi aveva lanciato l'idea di un altro partito; e firmato documenti con De Simoni, Cerenza e Sandri .
  Già a Camaldoli (16 giugno 2017) alcuni gli avevamo detto, in privato: "Se vuoi fare un altro partito, tu sei libero, ma ti devi dimettere. Se vuoi fare la DC, sei il benvenuto".
  Ma a Sasso Marconi (22-24 sett.) ha rilanciato il nuovo partito. Clicca su SASSO M. a pag. 4 .
  La decisione sulla verifica della fiducia spetta alla Assemblea dei soci.
__________________

LETTERA di Franco De Simoni, 1 nov. 2017

C'e' un grande fermento per appropriarsi dei simboli e della storia del Partito della Democrazia Cristiana. Apprendiamo da un giornale che Il sen Rotondi e l' on Cesa stanno aspettando di sapere se Berlusconi ritiene opportuno utilizzare il simbolo e il nome della DC nella coalizione di destra che parteciperà alle prossime elezioni politiche. Ci pare incredibile che sia Berlusconi a decidere se il simbolo e il nome della DC debbano essere nelle schede elettorali della prossime elezioni.
Altri amici, in modo frettoloso, stanno organizzando un Congresso della loro associazione spacciandolo per il XIX congresso del Partito della Democrazia Cristiana, senza far conoscere le future alleanze e la linea politica.
Altri amici ancora sostengono di avere già celebrato il XIX congresso del Partito e anche di questi amici non è conosciuta la linea politica.
Il "Comitato iscritti alla Democrazia Cristiana del 1993" e' stato il promotore delle cause che hanno portato alla storica sentenza della Corte d'Appello di Roma che ha statuito che la DC fu sciolta in modo non corretto e che quindi non risulta essere sciolta. Questo Comitato fin dallo scorso febbraio sta lavorando per arrivare a un Congresso unitario di tutte le Associazioni e le personalità che si richiamano ai valori e alla storia della DC e che possono attestate l'iscrizione al Partito nell'ultimo tesseramento valido. Nei prossimi giorni saranno resi noti i documenti politico, organizzativo e giuridico elaborati dalle commissioni di lavoro.
Per impedire, inoltre, che persone senza titolo utilizzino impropriamente il nome e il simbolo della DC le Associazioni che fanno capo a Raffaele Cerenza, Angelo Sandri e Antonio Fierro hanno dato incarico ai legali di presentare un ricorso d'urgenza ex art 700 cc per inibire l'uso del simbolo e del nome della DC. Scopo di questo ricorso e' quello di avere riconosciuta la legittimità' a presentare il simbolo e il nome DC alle prossime elezioni dopo la celebrazione del XIX congresso della DC.
Rinnoviamo l'appello a tutti gli amici e alle Associazioni a partecipare al ricorso ex art 700 cc e ai lavori di preparazione del Congresso Nazionale.

 

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Edizione precedente

 

DEMOCRAZIA CRISTIANA: CONVOCATA ASSEMBLEA DEI SOCI per il 18 nov. 2017

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AGGIORNAMENTO SOCI SULLA  DC

ARGOMENTI :
1)  Convocata dal Presidente Fontana la Assemblea Soci della DC per il 18 nov. 2017 a Roma, via Taranto 36, ore 9,30 (in seconda convocazione);
2)  Urgente dare il contributo libero per pagare avvocato nella causa Cerenza contro Luciani e altri, per resistere allo annullamento assemblea di feb. 2017 (vedi sotto);
3) Comunicato incontro di Roma del 28 ott. di soci e aspiranti soci, in preparazione della Assemblea dei soci, 
  URGENTE DARE IL CONTRIBUTO PER LA DIFESA DELLA DC NELLA CAUSA DI CERENZA E DE SIMONI
  Il contributo libero va versato sul seguente conto:
LUCIANI NINO, presso banca Carisbo (Gruppo INTESA SAN PAOLO): IBAN IT 10B0638567684510301829810.
Causale: "Contributo avvocato causa Cerenza contro Luciani, per la DC".
_________
Al 30 ottobre i contributi versati sono stati: Euri 970,00 dai seguenti soci:
 - Ammaturo Cosimo Euri 20
  - Gubert Renzo Euri Euri 500
  - Armato Antonello Euri 50
  - Gori Giovanni Euri 50
  - Cantelli Gabriele Euri 50
  - Caponetto Francesco Euri 50
  - Tramonte Cosimo Euri 20

      Circa i punti 1 e 3, essi sono dentro il COMUNICATO dell’incontro di Roma 28 ott. 2017, qui sotto :

DEMOCRAZIA CRISTIANA

COMUNICATO
Incontro di Roma 28 ottobre 2017

" Come andare avanti uniti per riorganizzare giuridicamente la DC in Italia. 

 

  All’ incontro sono stati presenti 31 persone, 1/3 soci, 1/3 gruppo Sandri, 1/3 gruppo De Simoni (si vegga allegato).
  Lo scopo dell’incontro e’ stato concordare, tra i soci e aspiranti soci, delle proposte comuni, in vista della convocazione della Assemblea dei soci della DC.

  In apertura il prof. Luciani si è dichiarato soddisfatto della notizia in GU, Parte II, del 26.10.2107, che:

  1.- In seguito alla richiesta dei 15 soci Nino Luciani, Marino Riccardi, Francesco Caponetto, Antonio Sabella, Renzo Gubert, Carlo Legnetti, Mimmo Immaturo, Lorenzo Carrozza, Paolo Miele, Salvatore Napolitano, Enrico Lo Curzio, Gabriele Cantelli, Nicola Barbuto, Emilio Cugliari, Torriani Luigi :

    - il Presidente Fontana ha convocato la ASSEMBLEA DEI SOCI per il 18 nov. 2017 (in seconda convocazione) a Roma, via Taranto 36 (Teatro Golden).


DOCUMENTO CONCLUSIVO
redatto liberamente da Luciani e Cugliari, convocanti l'incontro


1.- Preambolo. 
La DC è un partito con un programma di liberta’ di giustizia sociale, ispirato ai principi cristiani" (art. 1 dell’ Atto costitutivo della DC, 1945, tuttora vigente).

    Storicamente la DC è, in particolare, un partito interclassista e di mediazione sociale, ispirato alla dottrina sociale della chiesa, sia di cattolici sia di non cattolici con valori comuni.

    Ogni giorno di più si avverte che l’assenza, in Italia, della DC, ci priva di uno strumento di sintesi delle grandi forze storiche italiane, cattoliche, liberali e, in parte, anche socialiste, tuttora latenti ma vive: quelle stesse che hanno concorso a fare l’Italia moderna e la UE, e che andrebbe riconsiderata per un possibile ammodernamento.


2.- La DC è stata ricostruita giuridicamente nel febbraio 2017 con la convocazione della Assemblea dei soci, sulla base di un DECRETO del Tribunale Civile di Roma.

  Questa ricostruzione giuridica è un bene comune di tutti i DC, da valere per tutti (dentro e fuori)  per completarla in modo aperto con un congresso per la nomina degli organi centrali e locali.

   Questi i punti sottoposti:

a) proporre alla assemblea la modifica delle norme organizzative dello Statuto. A questo fine, il primo passo e' che la Assemblea avochi a se stessa il potere di modificare lo Statuto, oggi delegato al Congresso (ma impossibile convocare, per decadenza di tutti gli organi sociali);

b) nominare una commissione di 10 membri per le proposte di modifica dello statuto. Essa sara’ composta per 2/3 da soci e per 1/3 da non soci, aspiranti soci;

c) fare la verifica dei soci effettivi, allegando apposito modulo alla prossima convocazione scritta dei soci. Detto modulo conterra’ una auto-dichiarazione del socio che conferma la adesione alla DC o vuole porvi termine.

d) riaprire la possibilita’ di accettare nuovi soci, nello elenco ufficiale del tribunale, per i soci che provino di avervi diritto ai sensi della sentenza della Cassazione 25999/2010. In ogni caso la delibera finale spetta alla Assemblea dei soci.

e) proporre delibera di rinuncia al recupero del patrimonio immobiliare (su questo punto, De Simoni si è detto contrario).


2.- In vista delle prossime elezioni politiche, si è concordato:

- di proporre alla Assemblea dei soci di decidere di partecipare alle prossime elezioni politiche. A questo fine si è espresso la opinione che sia necessario recuperare il simbolo scudo-crociato libertas, mediante la procedura dell'art. 700 c.p.c. (inaudita altera parte), ferme le norme di legge (art. 14 TU 361/1957 e successive modificazioni).

 

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EDIZIONI PRECEDENTI

 

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NOTIZIA BOMBA dell' HUFFINGTON POST, 19 OTT. 2019 :
TORNEREBBE LA DC CON LO STORICO SIMBOLO SCUDO CROCIATO, MA PRESSO BERLUSCONI

http://www.huffingtonpost.it/2017/10/19/torna-la-dc-lo-storico-simbolo-sara-di-nuovo-sulla-scheda-elettorale-grazie-a-berlusconi_a_23249155/
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nNino Luciani, Sull'uso del simbolo scudo crociato-libertas, dopo che il Tribunale Civile di Roma
ha autorizzato la riorganizzazione del partito della Democrazia Cristiana

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Primi chiarimenti, in vista delle elezioni politiche 2018:
"Sarà lecito per la DC usare il simbolo "Scudo crociato, Libertas" ?
Risposta: "Lecito, con autorizzazione del Presidente del Partito"

 

La legge vigente:
DECRETO LEGISLATIVO, 20 dicembre 1993, n. 533 

Art. 8. (Legge 23 aprile 1976, n. 136, art. 2, lettera b); legge 4 agosto 1993, n. 276, art. 2, comma 1, lettera a)

1. I partiti o gruppi politici organizzati nonche' singoli candidati che intendono presentare candidature per la elezione del Senato debbono depositare presso il Ministero dell'interno il contrassegno o i contrassegni con i quali dichiarano di voler distinguere le candidature medesime, con l'osservanza delle norme di cui agli articoli 14*, 15, 16 e 17 del testo unico delle leggi recanti norme per l'elezione della Camera dei deputati, approvato con decreto del Presidente della Repubblica 30 marzo 1957, n. 361.

*

 

Art. 14 del Testo Unico n. 361/1957

  I partiti o i gruppi politici organizzati, che intendono presentare candidature nei collegi uninominali o liste di candidati, debbono depositare presso il Ministero dell'interno il contrassegno col quale dichiarano di voler distinguere le candidature nei collegi uninominali o le liste medesime nelle singole circoscrizioni.

All'atto del deposito del contrassegno deve essere indicata la denominazione del partito o del gruppo politico organizzato.

I partiti che notoriamente fanno uso di un determinato simbolo sono tenuti a presentare le loro liste con un contrassegno che riproduca tale simbolo.

  Non e' ammessa la presentazione di contrassegni, sia che si riferiscano a candidature nei collegi uninominali sia che si riferiscano a liste, identici o confondibili con quelli presentati in precedenza ovvero con quelli riproducenti simboli usati tradizionalmente da altri partiti.

  Ai fini di cui al terzo comma costituiscono elementi di confondibilita', congiuntamente od isolatamente considerati, oltre alla rappresentazione grafica e cromatica generale, i simboli riprodotti, i singoli dati grafici, le espressioni letterali, nonche' le parole o le effigi costituenti elementi di qualificazione degli orientamenti o finalita' politiche connesse al partito o alla forza politica di riferimento.

  Non e' ammessa, altresi', la presentazione di contrassegni effettuata con il solo scopo di precluderne surrettiziamente l'uso ad altri soggetti politici interessati a farvi ricorso. Non e' ammessa inoltre la presentazione da parte di altri partiti o gruppi politici di contrassegni riproducenti simboli o elementi caratterizzanti simboli che per essere usati tradizionalmente da partiti presenti in Parlamento possono trarre in errore l'elettore.

Non e' neppure ammessa la presentazione di contrassegni riproducenti immagini o soggetti religiosi".

Nino Luciani, Lecito per la DC usare il simbolo scudo crociato

1.- Premessa. Una persona semplice, che considera la possibilità di usare un simbolo per il proprio partito, alle elezioni politiche, si fa una domanda: se esso puo' usare quel simbolo:
a) anche se esso è di proprietà di qualcun altro ;
b) anche se quel determinato simbolo è stato già usato da qualcuno .

Nel caso della DC è fuori discussione che il simbolo scudo "crociato - libertas" sia di sua proprietà e che, tornando sulla scena politica in base a decreto del tribunale (dopo 54 anni), possa rivendicarlo, in quanto la DC non si è mai sciolta (come da nota sentenza della Cassazione).
Tuttavia, per la legge elettorale, la proprietà non ha importanza. Quello che conta è il punto b), visto alla luce dell'art. 14 del testo unico (vedi qui a fianco).

2.- Uso tradizionale di un simbolo. Quello che conta, per aver diritto all'uso di un simbolo, è averlo usato tradizionalmente e che si tratti di partito tradizionalmente in parlamento.
  Attenzione: "tradizionalmente" in parlamento non vuol dire "attualmente" in parlamento.
  Il caso della UDC ha un suo valore: nel senso che, negli ultimi 15 anni, quel partito ha usato quel simbolo, e dunque la UDC ha un diritto.
 
  Per quanto riguarda "Rivoluzione Cristiana" di Rotondi esso non ha usato il simbolo, in simultanea con l'UDC. Si dice che il suo diritto al simbolo si fondi su sentenza della Corte di Appello, di questi giorni, che (però) non ho letto (me la invierebbe ?).

Ma credo che la posizione della DC non sia diversa da quella di Rinascita Cristiana: c'è stato un pre-uso per entrambi. Per la DC (ricomparsa legittima della DC dall 26 febbraio 2017 a Roma) il pre-uso è stato di 54 anni (dal 1948 al 1992).

4.- Conclusione: chi (tra UDC e DC e Rivoluzione Cristiana), potrà usare il simbolo?    Tutti rientranno nei requisiti di legge, ma uno solo potrà usarlo. Tuttavia, la partita non si può decidere adesso, ma solo sotto elezioni.
  La DC potrà presentare il simbolo, per averlo pre-usato tradizionalmente ed essere stata tradizionalmente in parlamento.
  La UDC si opporrà. Il Ministero deciderà secondo scienza giuridica.
A quel punto, se il simbolo fosse negato alla DC o alla UDC, la cosa passerà in Cassazione.
  Penso che la precedenza spetti chi l'ha usato di più.

 

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EDIZIONI PRECEDENTI

 

DEMOCRAZIA CRISTIANA: ATTESO DAL TRIBUNALE (il 3 ott.) IL DEFINITIVO SCONGELAMENTO

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AGGIORNAMENTO SOCI DELLA DC

ARGOMENTI :
1) Causa di "Cerenza contro Luciani", Alessi e Altri", per far annullare dal Tribunale l'Assemblea della DC storica del 25-26 feb. 2017: costituzione in giudizio. Udienza il 3 ott.
2) Partecipazione di Fontana all'incontro di associazioni e comitati se-dicenti filo-DC, organizzato da De Simoni e Cerenza.
3) RIchiesta a Fontana di convocare l'Assemblea dei soci: a) per riferire e rendere possibile un dibattito, prima del 3 ottobre;b) e in attuazione della delibera della assemblea di feb. 2017.
4) Dibattito sulla richiesta di riapertura alla ammissione dei vecchi iscritti del 92-93.
Prosecuzione raccolta fondi (necessari € 3000,00) per pagare l’avvocato per la causa di De Simoni e Cerenza.
Il contributo libero va versato sul seguente conto:
LUCIANI NINO, presso banca Carisbo (Gruppo INTESA SAN PAOLO): IBAN IT 10B0638567684510301829810.
Causale: "Contributo avvocato causa Cerenza contro Luciani, per la DC".
________________
Finora i versamenti sono stati:
- Ammaturo Cosimo € 20
- Gubert Renzo € 500
- Armato Antonello € 50

 

          DOCUMENTO DI COMUNI INTENTI DEI SOCI DC           Richiesta convocazione Assemblea dei soci DC

 - AL PRESIDENTE DEL PARTITO DELLA DEMOCRAZIA CRISTIANA ON. AVV. GIOVANNI FONTANA

Oggetto: - Richiesta di convocazione assemblea dei soci DC

DOCUMENTO DI COMUNI INTENTI DI SOCI, 23 sett. 2017

1.- PREMESSA:
a) Causa di "Cerenza contro Luciani", per far annullare dal Tribunale l'Assemblea della DC storica del 25-26 feb. 2017. In vista della udienza del 3 ottobre, il 12 sett. 2017 i 5 Firmatari del Tribunale (Luciani, Alessi, D'Agro', Grassi, Gubert) e Fontana Presidente, si sono riuniti a Roma ed hanno dato procura all'Avv. Filippo Chiaramonte per costituirsi in giudizio per avversare De Simoni e Cerenza.
  Ma ricordo che la costituzione di Fontana dovra' essere ratificata dalla Assemblea dei soci, per essere valida.
Questa costituzione e' stato un passo fondamentale che dimostra la volonta' della DC di vincere la propria battaglia per il ritorno in politica in Italia, e da' coraggio al popolo DC.

b) Partecipazione di Fontana all'incontro di associazioni e comitati se-dicenti filo-DC, organizzato da De Simoni e Cerenza. Risulta da FaceBook, https://www.facebook.com/events/1965633463710025/ che il 12 sett. 2017 a Roma si e' svolto un incontro di 10 associazioni e comitati, da loro organizzati.
Il COMUNICATO E' RIPORTATO QUI SOTTO.

2.- RICHIESTA DI CONVOCAZIONE URGENTE DELLA ASSEMBLEA DEI SOCI DELLA ASSEMBLEA DC

a) Si ritiene che questa partecipazione di Fontana vada inquadrata nella attivita' preparatoria di lui per il successo finale della DC.
Tuttavia, considerato che la frequentazione (ripetuta) dei "due ricorrenti", da parte di Fontana, avviene nella imminenza della Udienza del Tribunale (3 ott. 2017), e che essa suscita gravi interrogativi, appare atto dovuto e urgente che Fontana convochi l'Assemblea dei soci per riferire, e questo avvenga prima del 3 ottobre.
b) Con l'occasione dovranno essere messi all'odg altri punti quali:
- recupero dello scudo crociato - libertas
- attuazione delibera gia' presa dalla assemblea di febbraio, circa le modifiche dello Statuto (parte organizzativa);
- nomina di un vice-presidente;
- verifica numero di tutti i soci, tramite pubblici proclami;
- varie ed eventuali.

SOCI FIRMATARI DEL DOCUMENTO: Nino Luciani, Marino Riccardi, Francesco Caponetto, Antonio Sabella, Renzo Gubert, Carlo Leonetti, Mimmo Immaturo, Lorenzo Carrozza, Paolo Miele, Salvatore Napolitano, Enrico Lo Curzio, Gabriele Cantelli, Nicola Barbuto, Emilio Cugliari, Torriani Luigi.

Fonte: FaceBook, 12 sett. 2017.


Per il COMUNICATO: vedi sotto

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COMUNICATO di Franco De Simoni, su FaceBook, Roma 12 sett. 2012=mentions

"Si sono riuniti oggi a Roma gli Stati Generali delle Associazioni che si richiamano ai valori della Democrazia Cristiana.
Approvando le proposte del Sen. Gianni Fontana e dell'On. Antonio Paris, si è deciso di arrivare alla convocazione degli iscritti alla DC negli anni 1992 e 1993. Tramite pubblici proclami entro il mese di ottobre per arrivare ad una Assemblea Organizzativa degli iscritti.
Questa Assemblea approverà il Regolamento in base al quale sarà tenuto il Congresso.
Il Congresso sarà tenuto entro il mese di dicembre 2017.
L'Assemblea ha anche deciso che il Sen. Fontana e Franco De Simoni entro dieci giorni da oggi si riuniscono per coinvolgere tutte le Associazioni che si richiamano ai valori e alla storia della Democrazia Cristiana che costituiranno il Comitato organizzativo, che varerà la relazione del percorso organizzativo che dovrà portare alla celebrazione del Congresso".

Firmato: Franco De Simoni Vice Presidente Comitato iscritti alla DC 1993; Sgrò Giovanni Presidente dell'Associazione Partecipazione Popolare, Luigi Prergamo Presidente Nazionale Lega per l'Italia; Ciccarelli Antonio Capo Gruppo Consigliare Comune di Fondi; Rodolfo Violo Presidente Associazione Cattolici III Millennio; Moreno Capodarte; Tropeano Gaetano Presidente Associazione Liberi e Forti iscritti DC 1992/1993; Petrillo Mario Presidente Associazione Mancini Enzo Segretario Provinciale DC Frosinone; Di Stefano Antonio Associazione Italiani Terzo Millenio;Luigia Perillo Cooperativa Sociale Onlus PRL; Nicola Crocetta ex Presidente Comunità Montana Muro Lucano; Gianni Fontana Presidente Associazione Democrazia Cristiana; Antonio Paris Ex Capo Gruppo Provinciale Roma e Capo Gruppo Consigliare Comune di Capena".

 

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LETTERE PRECEDENTI DI LUGLIO E AGOSTO 2017

 

 

 

DEMOCRAZIA CRISTIANA: ATTESO DAL TRIBUNALE IL DEFINITIVO SCONGELAMENTO

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NUOVA LETTERA DI LUCIANI A FONTANA, PRESIDENTE

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IL 3 OTT. 2017, LA CAUSA GIUDIZIARIA DI DE SIMONI E CERENZA,
che punta all'annullamento della Assemblea ri-fondativa di feb. 2017,
MA POTENZIALE STRUMENTO DI CHIARIFICAZIONE PER IL FUTURO

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Intanto rimane 
immutata la volonta' dei soci di ri-costituire
in italia un partito di cattolici per il campo temporale, mentre
è proprio della chiesa cattolica limitarsi al campo religioso.

ARGOMENTI DELLA SECONDA LETTERA (Circa la prima lettera, vedi più sotto):
a) Prosecuzione censimento soci della DC;
b) Costituzione della DC in giudizio, per la causa di Cerenza per annullamento Assemblea dei soci della DC del 26 feb, Ergife;c) Lettera di De Simoni e Cerenza.
d) Prosecuzione raccolta fondi (€ 3000,00) per pagare l’avvocato per la causa di De Simoni e Cerenza.
Il contributo libero va versato sul seguente conto:
LUCIANI NINO, presso banca Carisbo (Gruppo INTESA SAN PAOLO): IBAN IT 10B0638567684510301829810.
Causale: "Contributo avvocato causa Cerenza contro Luciani, per la DC".

 

fontana4.jpg (11049 byte)   CARO FONTANA,
ti scrivo su quattro argomenti vitali,
per completare la riorganizzazione giuridica della DC

1) Censimento dei soci. Come da tuo incarico, sto proseguendo il censimento dei soci effettivi, per convocare presto la assemblea dei soci per la modifica dello Statuto il base al codice civile e andare a congresso per la elezione dei dirigenti nazionali e locali del partito. Infatti, rimane ferma la volonta' dei soci di ri-costituire
in italia un partito di cattolici per il campo temporale, mentre è proprio della chiesa cattolica limitarsi al campo religioso.

2) Costituzione della DC in giudizio, per la causa di Cerenza. Come sai, il Tribunale Civ. di Roma ha fissato, per il 3 ott. 2017, l’udienza per la causa di De Simoni e Cerenza per l’annullamento della Assemblea dei soci della DC.
A questo fine, l’art. 166 del codice di procedura civile stabilisce che i "convenuti" (Luciani, Alessi, D’Agro’, Grassi, Gubert, Fontana) si costituiscano in giudizio almeno 20 giorni prima (si puo’ farlo anche solo il giorno prima, ma perdendo gli importanti diritti di cui all’art. 167).
E poiché, per la DC, la delibera di costituirsi deve essere presa dalla Assemblea dei Soci, c’è l’attesa che tu convochi subito l’Assemblea stessa.
  E’ pur vero che la delibera di costituirsi potrebbe essere presa da te con Decreto d’urgenza, con riserva di sottoporla a ratifica della prima Assemblea in programma.
  Tuttavia, ci sono motivi nuovi in favore della convocazione immediata, e che si aggiungono al motivo principale (già segnalato nella prima lettera del 29 luglio, sotto riportata) vale dire l’Assemblea dei soci del 26 feb 2017, aveva già deliberato la riconvocazione per decidere sulla modifica di Statuto e andare a congresso.

3) Ti sottopongo i motivi nuovi :
a) Lettera di De Simoni e Cerenza. In questi giorni mi e’ pervenuto da loro un invito a una riunione, il 12 sett. 2017 a Roma, per gli "Stati Generali delle Associazioni e delle Organizzazioni che condividono i valori della DC".
  A mio modo di vedere (a parte che, grosso modo, sono poco piu' dieci persone), questa idea è senza fondamento giuridico ma anche consapevolmente sabotatrice della DC. Infatti , lo scopo sarebbe di arrivare in ottobre a fare il "XIX congresso della DC in base al vecchio statuto, nel rispetto della sentenza della Cassazione del 2010" (parole di loro).  La mancanza di fondamento sta nel fatto che già una sentenza, vinta da Cerenza, aveva annullato il XIX congresso perché aveva applicato il vecchio Statuto, non applicabile…).
  Pertanto, considerato che De Simoni e Cerenza sono membri della Assemblea dei soci della DC, va messo all’odg. della prossima Assemblea dei soci il seguente odg.: "Espulsione dei due" quale atto dovuto, in coerenza con la loro scelta di non riconoscere l’Assemblea.

b) Riapertura ricognizione soci del 1992-93.
C’è tuttavia un punto della predetta lettera dei "due" che, in qualche modo, mi spinge a fare un passo indietro ed è l’accenno di loro al rispetto della Sentenza della Cassazione 25999/2010".
  Conoscendo De Simoni, so che questo vuol dire doversi far partecipare al prossimo congresso tutti i soci validi al 18 gennaio 1994 (data di presunto scioglimento della DC).
 
In premessa, ricordo che questo è già stato fatto due volte:
- una prima volta nel 2012, Fontana (allora Segretario provvisorio nominato dal Consiglio Nazionale) aveva fatto la ricognizione di tutti gli aventi titolo, in base alla detta sentenza della Cassazione;
- una seconda volta nel gennaio 2017, quando (nel convocare l’Assemblea dei soci del feb. 2017), io avevo riaperto l’ammissione dei soci, che per qualche errore fossero rimasti fuori allora. E infatti De Simoni e Cerenza (e altri 5) erano stati accettati come soci (pur non essendo nell’elenco del tribunale). Anzi essi avevano partecipato alla Assemblea.
  
  Pur tenuto conto di questi due precedenti, se i due hanno notizia di altri iscritti rimasti fuori, io non mi oppongo a che sia apra un terzo round, in ulteriore ottemperanza alla sentenza della Cassazione.
  Tuttavia, deve essere chiaro:
- che, oggi, questa riapertura è divenuta una competenza esclusiva della Assemblea dei soci e dunque essa potrebbe essere messa all’odg della prossima assemblea, prima del punto relativo alla loro espulsione.
- questa riapertura dev’essere contrattata tra tutti i soci (compresi i soci De Simoni e Cerenza), vale dire essa non dev’essere un regalo unilaterale ai due. Lo scopo è che si arrivi ad una piena pacificazione.

Un ulteriore punto per l’ordine del giorno, gia richiesto da altri, dovrà essere la nomina di un vice-presidente.

4) Prosecuzione raccolta fondi. Ti ricordo che ho anticipato € 3.000,00 per l’avvocato. Ti prego di invitare i soci e i sostenitori della DC a dare il contributo libero per la colletta (anche solo € 10,00).
Chi vuole e' pregato di dare il contributo libero, sul seguente conto:

LUCIANI NINO, presso banca Carisbo (Gruppo INTESA SAN PAOLO): IBAN IT 10B0638567684510301829810.
Causale: spese avvocato causa Cerenza contro Luciani

Vive cordialita’. Nino luciani

 

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DEMOCRAZIA CRISTIANA : PRIORITA' AL COMPLETAMENTO DELLA RICOSTRUZIONE GIURIDICA

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DUE LETTERE: una soci, una a Fontana

La strada maestra per la ricostruzione della Democrazia Cristiana storica

1) Risolvere le questioni giuridiche (anche recuperare il simbolo Scudo crociato) ;
2) La nuova DC non sia un partito che si aggiunge, ma la prima pietra di una federazione di tutti i partiti, associazioni, movimenti della diaspora della vecchia DC
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I due punti vanno considerati secondo un ordine di ordine di propedeuticità

Nota. La ricostruzione giuridica della Democrazia Cristiana (storica) era avvenuta il 26 feb. 2017, su autorizzazione della convocazione della Assemblea dei Soci, da parte del Tribunale di Roma In quella sede è stato eletto il Presidente della Associazione Giovanni Fontana, la cui durata era previsto dovesse cessare a giugno, con il congresso per la nomina degli organi centrali e locali.
  Ma tra la nomina del Presidente (pro-tempore) e il congresso doveva esserci una fase intermedia con la modifica delle norme organizzative dello Statuto.
 Questa fase comportava alcune difficoltà, che ha indotto Fontana a by-passarle, anzichè ad affrontarle.
C'è stato, in parallelo, anche il ricorso al Tribunale di Roma, di due soci per fare annullare l'Assemblea e questo ha reso Fontana "sensibile"  alle ulteriori   iniziative di  "uno"  dei due ricorrenti.
  In questo servizio, pubblichiamo due lettere: una ai soci, l'altra a Fontana perchè si affronti la situazione in modo giuridicamente corretto, senza   improvvisazioni e  fantasie, pericolosissime.

 

LETTERA AI SOCI

a) Vi informo che la "causa Cerenza contro Luciani" (per l’annullamento della Assemblea dei soci del 25-26 feb. 2017) e’ stata rinviata dal Tribunale al 3 ottobre 2017 e che la Democrazia Cristiana dovra’ costituirsi in giudizio (per non essere condannata in contumacia). Per fare questo serve la delibera della Assemblea dei Soci, in tempo utile. Per maggiori spiegazioni rinvio alla lettera (qui a fianco) a Fontana.
Per fronteggiare la causa, serve attivare un avvocato e anticipare € 3.000,00 (tremila) per le spese minime necessarie.
Chi vuole e’ pregato di dare il contributo libero (anche solo € 10), sul seguente conto:

LUCIANI NINO, presso banca Carisbo (Gruppo INTESA SAN PAOLO): IBAN IT 10B0638567684510301829810.

b) Vi informo anche che dobbiamo fare il censimento dei soci effettivi. Di fare questo ho avuto delega scritta da Fontana.

Il problema si pone in quanto l’Associazione deve conoscere l’esatto numero dei soci, tenuto conto che, in occasione della convocazione deila Assemblea di feb 2017, sono emersi fatti da approfondire. Precisamente alcune raccomandate sono tornate indietro perche’ il socio era deceduto (parole del postino, scritte sulla busta), o perché il socio non ha ritirato la raccomandata entro i termini di giacenza, o perché il socio ha cambiato indirizzo senza darne comunicazione.

Per fare questo lavoro serve che in ogni provincia ci sia un amico disposto a collaborarmi, per andare a cercare il socio, caso per caso, negli indirizzi che gli forniro’.
Chi e’ disponibile mi scriva e gli mandero’ presto l’elenco dei soci di ogni Provincia.

LETTERA A FONTANA

  Caro Fontana,
  a) in Tribunale la causa per l'annullamento della Assemblea dei soci e’ giuridicamente denominata "CERENZA CONTRO LUCIANI " ma, politicamente, la controparte e' la DEMOCRAZIA CRISTIANA.
  Questo significa che non solo i 5 firmatari della domanda al tribunale, a suo tempo (Luciani, Alessi, D’Agro’, Grassi, Gubert), ma anche la DC, dovranno costituirsi in giudizio.
   Questo richiede contattare l’Avvocato che ci ha seguito in tutti questi anni, Filippo Chiaramonte, Roma, Via della Conciliazione 44 (tel. 0039 347 9707988), per firmare la procura a provvedere alla nostra difesa. Chi non puo’ andare, deve inviare delega notarile.
   La costituzione in giudizio e’ necessaria, anche da parte dei singoli, per non essere condannati in contumacia.

  b) L’Avvocato ha fatto un preventivo di spesa di € 3.000,00 (tremila) anticipato,cifra probabilmente definitiva, se la causa non proseguira' in appello.
  Circa il preventivo delle spese, devo segnalarti che, precedentemente, questo Avvocato aveva fatto gratis tutte le pratiche (gia’ dal 2014) e che la cifra per questa causa (molto impegnativa) e’ assolutamente minima.
  Inoltre, miei amici "legali di Bologna" avevano gia’ dato molta assistenza gratuita, in passato. Noi della DC dovremmo ringraziare gli "amici giuristi di Bologna" (almeno una volta).
  In questo caso del ricorso, io ho predisposto la memoria difensiva (due mesi di lavoro), e l’ho gia’ inviata all’Avvocato (questo e' gia' un grosso contributo, dal lato spese giudiziarie).

c) In origine la causa era fissata per il 26 luglio 2017, e la costituzione in giudizio (art. 136 del c.p.c.) doveva avvenire entro il 6 luglio (ossia almeno 20 giorni prima).

   In prossimita’ del 6 luglio ti ho telefonato perche’ tu prendessi contatto con l’Avvocato (e anche perche’ c’era da anticipargli la cifra).
  Tu hai preso contatto con lui il giorno dopo, ma anche chiarito (prima a me, e poi a lui) che le casse della DC erano vuote…
  In queste condizioni, tenuto conto della assoluta necessita’ di salvare la DC e considerato che (nell’atto di citazione) sono il primo in ordine di citazione, ho deciso di anticipare la somma, riservandomi di fare una colletta presso tutto il popolo DC, come avevo gia’ avevo fatto per la convocazione della assemblea dei soci.
   Tuttavia, si sia consapevoli che i miracoli non sono ripetibili facilmente. Faccio appello alla collaborazione e all’impegno di tutti per il secondo miracolo.  

d) Per quanto riguarda il fatto che la cassa DC fosse vuota, la causa in tribunale non era una novità: lo sapevamo tutti. Forse sarebbe stato necessario cercare di cominciare ad alimentarla.
Per quanto riguarda il fatto della costituzione in giudizio della DC, si sarebbe dovuto convocare l’Assemblea prima dei 20 giorni prescritti.
Queste due omissioni costituiscono un pericolo grave per la DC.
Per questo ritengo necessario evidenziare un primo bilancio sommario della tua Presidenza in questi primi 5 mesi. 

Caro Fontana,
a) in origine, in un convegno sul codice etico a Bologna, fu concordato che ( considerato che il tribunale aveva accolto la domanda di convocazione della DC in base al codice civile per impossibilita’ di applicare il vecchio statuto), si sarebbe proseguito con il codice, senza piu’ voltarsi indietro.
Inoltre si era stabilito che la strada maestra fosse (anche per consiglio personale del Vescovo Tommaso Ghirelli, Segretario Regionale della CEI per la E.R., in occasione del convegno sul codice etico):
1) risolvere, prima, le questioni giuridiche (anche recuperare il simbolo Scudo crociato) ;
2) la nuova DC non sarebbe stata un partito che si aggiunge, ma la prima pietra di una federazione di tutti i partiti, associazioni, movimenti della diaspora della vecchia DC.
I due punti erano in un ordine di propedeuticita’. Non puoi fare il secondo, se non hai fatto il primo; cosi’ come a scuola non puoi fare la matematica e la storia, se prima non hai fatto l’italiano.

b) A me pare, invece, che tale ordine sia stato invertito, e questo rischia di determinare una tragedia, in quanto nessuno prende in seria considerazione la DC, se essa non dimostra di essere capace di esistere con tutti i suoi organi centrali e locali e il suo simbolo scudo crociato.
La prima prova plateale di quella inversione l’abbiamo avuta a Camaldoli (17-18 giugno 2017). Qui (io c’ero), dopo aver parlato due ore ininterrotte su un tuo programma, ma senza nominare mai la DC, tu hai annunciato una grande assemblea costituente di tutti i partititi, associazioni, movimenti cattolici per la fondazione di un grande partito dei cattolici, per l’8 dic. al Lago di Garda.
Non hai detto il nome del nuovo partito, ma per logica implicita, il nome poteva non essere "DC". 

Caro Fontana,
a) mi permetto mettere in evidenza che a Camaldoli e’ stato ricordato il dovere della Presidenza di riconvocare anzitutto l’Assemblea dei soci, come da delibera del 26 feb per modificare le norme organizzative dello Statuto e andare a Congresso per la nomina degli organi nazionali e locali.
A Camaldoli la Presidenza era anche stata sollecitata ad informare tempestivamente il Ministero dell’Interno (Servizi Elettorali) della assemblea del 26 feb. con nomina del Presidente della DC, in modo che gia’ nelle elezioni comunali giugno, appena trascorso, si potesse far valere lo scudo crociato.
Nulla di tutto ciò è stato fatto, e così si è sprecata l’occasione delle elezioni amministrative per fare validare il simbolo scudo crociato, almeno nei grandi Comuni.
Altra grande occasione prossima potranno essere le elezioni Siciliane, gia’ focalizzate da nostri amici (A. Alessi, a Caltanissetta; A. Sabella in una intervista a Canale Italia, https://www.youtube.com/watch?v=71WpVvCbAsI&t=5s ).

b) Sempre a Camaldoli, avevamo anche concordato con Paris (amico di De Simoni) che con loro si poteva aprire uno spazio per concordare assieme le modifiche di Statuto da proporre alla Assemblea dei soci, e arrivare poi al congresso.
  Per inciso ti segnalo che Paris aveva capito dover andare a congresso con il vecchio statuto, in base ad accordi con te. Ma subito si chiari’ l'impossibilita' di questo percorso, in quanto (in base al vecchio statuto), il congresso puo' essere indetto solo dal CN Consiglio Nazionale, ma che e’ decaduto. E' decaduto anche l'organo che indice un nuovo tesseramento. Inoltre non esiste in Statuto alcuna norma che attribuisca alcun potere al Presidente dell'Associazione Partito DC, fermo (al piu') il potere di rappresentanza di cui all'art. 36 del codice civile.

c) Ma ora vedo che sono stati ripresi i colloqui con De Simoni e altri, allo scopo di un presunto allargamento della DC a tutti gli iscritti DC della diaspora, rimessi in campo dalla Sentenza della Cassazione della DC del 2010. Annunci che faresti la convocazione, a Roma il 9 settembre 2017, di una assemblea generale congiunta della Assemblea dei soci della DC e di Associazioni varie, con De Simoni, Sandri …
  Questo mi pare eccessivo (pur se teoricamente ammissibile) in quanto non si tiene conto che l’ampliamento a tutti gli eventuali aventi titolo ( ai sensi della sentenza della Cassazione) e’ stato gia’ fatto nel gen-feb scorso, tant’e’ che sono stati accolti 7 ulteriori soci, tra cui De Simoni.  
  E poiche’, tuttora, il proseguimento della fase giuridica e’ un problema tecnicamente difficile, direi di limitarci a chiudere questa fase. Precisamente, ribadirei che, dopo il congresso, si aprira' a tutti … mediante un tesseramento e si fara’ la federazione con tutti i desiderosi e validi.
   Sia comunque chiaro che ogni competenza in materia e’ della Assemblea dei soci della DC, non del Presidente senza un mandato.

Caro Fontana,
direi anche che non e’ stato mai chiarito a quale titolo De Simoni possa contemporaneamente:
1) essere socio della Assemblea dei soci della DC storica;
2) essere ricorrente per annullare l’Assemblea dei soci della DC;
3) essere tuo conferente abituale.
  Direi che De Simoni vada espulso dalla Assemblea dei soci, "per la contraddizion che no’l consente" (Dante Alighieri), salvo che si riscatti.
  A riguardo di Sandri, ti ricordo che la Cassazione l’ha condannato come non avente titolo a pretese sulla DC storica, e ti ricordo che, come persona, egli e’ gia’ uno dell’elenco dei 1742 soci.
  C’e’, poi, il fatto che questa Assemblea dei soci, che tu vuoi convocare congiuntamente con le suddette associazioni, richiedera’ tanti soldi. Ma tu hai dichiarato che le casse della DC sono vuote … per la costituzione in tribunale.

Caro Fontana,
vengo alla conclusione finale e ti chiedo con fermezza :
- di ottemperare alla delibera della Assemblea dei Soci (di convocare l’Assemblea stessa per la modifica delle norme organizzative dello Statuto, e andare a Congresso);
- e chiedere alla Assemblea di deliberare di costituirsi in giudizio.
  Si tratta di impegni imprescindibili, obblighi cui la Presidenza non può sottrarsi tanto che, se disattesi, sento il dovere morale di chiedere al Presidente di porre le proprie dimissioni all’odg della prossima Assemblea.

Saluti cordiali . NINO LUCIANI

 

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LA DC STORICA DI NUOVO BLOCCATA,
pur se, dopo la nomina del Presidente dell'Assemblea deI soci della DC storica,
la DC può funzionare (dopo 23 anni) senza avere più bisogno della Magistratura.

REFERENDUM DELLA RETE DC ?

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Sotto un profilo giuridico formale, si è di fronte a una inadempienza  grave del Presidente: nel senso che, dopo 4 mesi dalla assemblea, egli non ha ancora attuato una delibera della assemblea del 26 feb. 2017.

Sotto un profilo sostanziale, c'è una divisione dentro il gruppetto dei notabili, attorno a Fontana:
alcuni vogliono andare a Congresso con il vecchio Statuto; altri vogliono andare a congresso,
con un nuovo Statuto (per le norme organizzative) applicando il codice civile (art. 21).

In queste condizioni, l'unico modo di sbloccare è sottoporre
la decisione al Referendum della Rete DC, come fanno i Grillini

MECCANISMO DI REFERENDUM :
Chi vuole, dica la sua idea con una breve e-mail
al seguente indirizzo: nino.luciani@libero.it

Le risposte saranno presto pubblicate su questo sito

 

BREVE EDITORIALE

Premessa. Già in origine, nel cercare di risolvere come organizzare la DC, ci eramo domandati:
a) andare a congresso con il vecchio statuto ?
b) oppure, andare congresso con un nuovo statuto, dopo avere aggiornato le norme organizzative applicando il codice civile ?<
  Facciamo, qui sotto, la storia di questo dilemma.

STORIA. 1) Preso atto che il XIX congresso del 2012 era stato annullato per la impossibilità di applicare correttamente il vecchio Statuto, si decise di chiedere al Tribunale civile di convocare l’assemblea dei soci in base al codice civile.
Poi, nel settembre 2016, mentre si attendeva la risposta del Tribunale, ci fu una discussione (nello Studio di Fontana, a Roma) tra me e Grassi (presente Alessi).
  Precisamente:
- Luciani sosteneva che, se il giudice avesse accolto il ricorso in base al codice, si doveva poi proseguire la strada verso il congresso, continuando ad applicare il codice;
- Grassi sosteneva, invece, che (dopo il decreto del giudice) si dovevano ricostituire le sezioni, e andare a congresso con il vecchio statuto.
La discussione si concluse con un accordo: se il Tribunale avesse accettato l’elenco dei soci del 2012 e convocato l’assemblea in base al codice, si sarebbe proseguito con il codice.

2) Ma poi, nel corso dell'Assemblea dei soci, il 26 feb 2017, e' riemersa la questione.
- Avevo proposto alla assemblea la seguente norma transitoria: "In via transitoria, tutte le modifiche di statuto, che rendono attuabili la ricostituzione degli organi medesimi, sono di competenza della assemblea".
Questo presupponeva che fosse rispettata l'intesa di proseguire applicando il codice civile.
- Ma Grassi, che al momento presiedeva l’assemblea, si oppose e la votazione fu rinviata alla successiva assemblea, su proposta di Bonalberti.

3) Sono passati oltre tre mesi e l'Assemblea non è stata ancora convocata.
  Anzi, al contrario, Fontana convocava un "Gruppo di persone", da lui scelte, a Roma il 26 aprile, per fare approvare un ordine del giorno in cui si diceva "di organizzare le sezioni della DC comunali, territoriali e comitati civici in tutto il territorio nazionale con in criteri gia’ comunicati dal presidente dell’associazione come da sua precedente lettera. Le sezioni sono lo strumento base a tutela dei successivi adempimenti per lo svolgimento regolare dei congressi provinciali, regionali ed infine nazionale e delle elezioni dei delegati nel loro ambito eletti".

4) Di fronte al capovolgimento delle cose, io avevo comunicato ultimamente che facevo un passo indietro, e lasciavo via libera a Grassi.
  Ma è' passato inutilmente un altro mese, e non risulta essere stata costituita una sola sezione locale.
  A questo punto mi sento di ribadire quanto gia' detto il 26 aprile e precisamente:
  a) In base all'art. 34 dello Statuto, per costituire una Sezione servono 15 iscritti del 1992, con prova di possedere la tessera del 1992;
b) Poi, serve l'approvazione della Direzione provinciale.

E' impossibile realizzare:
-  l'una condizione (perchè pochissimi hanno conservato la tessera);
-  e l'altra condizione (le Direzioni provinciali sono decadute.
  Come pure, il Presidente Fontana non puo' sostituire la Direzione provinciale, perche' nello Statuto non esiste una norma in tal senso.

5) Questa conclusione  è di una evidenza intuitiva, anche considerato il precedente: che già è stato annullato il XIX congresso, celebrato in base al vecchio Statuto. 

Un precedente: Incontro di Mestre

  Il 4 aprile 2017 si è svolto a Mestre un incontro di Ettore Bonalberti,   Luciano Finesso, Nino Luciani, Amedeo Portacci, Giorgio Zabeo allo scopo di concordare una proposta da inviare a Fontana, in vista della attesa Assemblea dei soci. Ecco, qui seguito, il documento.

I - ARGOMENTI PER PROSSIMA ASSEMBLEA DEI SOCI

a) nomina vice presidente (o due)

b) approvazione aggiornamento elenco dei soci effettivi

Nota. Questa approvazione presuppone la verifica della situazione reale, date le informazioni emerse nel corso della convocazione assemblea dei soci e dopo avere sentiti i membri in elenco, sulla volonta' di restare soci.

c) In ogni caso, circa l'invito alla prossima assemblea, si fara' domanda al presidente del tribunale di potere invitare i soci, oltre che con lettera al domicilio, con invito per pubblici proclami.

d) Approvazione delle seguenti Norme transitorie:

- In via transitoria, tutte le modifiche di statuto, che rendono attuabili la ricostituzione degli organi medesimi, sono di competenza della assemblea.

- Sino alla completa riorganizzazione del Partito, il Presidente del Partito è autorizzato, anche ora e per allora e con espressa ratifica di quanto sino ad ora sia stato fatto, a convocare gli associati mediante pubblici proclami, con avviso da pubblicare almeno 20 giorni prima sulla GU e all'Albo Pretorio del Comune di Roma

Nota. Questa proposta va coordinata con il punto c)

e) approvare portabilità di una delega

Nota. L'argomento "modifiche di statuto" va messo dopo quella di approvazione della norma transitoria

g) mettere a punto una strategia comune per l'uso del simbolo, nelle prossime elezioni.
(A questo proposito, si riportano le parole della sentenza della Corte di Appello, p. 27): " quest'ultima (ossia la DC) conserva altresì la titolarità del nome e del simbolo".

In ogni caso occorre Informare il Ministero dell'Interno (Ufficio Elettorale), "per opportuna conoscenza"  della avvenuta ricostituzione della Assemblea dei Soci della DC, con elezione del Presidente, il 26 feb. 2017, allegando il verbale della assemblea.
_____________
II - Progetto nuovo statuto: NOMINA DEL CONSIGLIO NAZIONALE

a) le sezioni locale, comunale e provinciale sono soppresse e si istituisce la sezione unica regionale.

b) il consiglio nazionale ha un numero di 100-150 membri, ripartiti tra le regioni proporzionalmente alla popolazione anagrafica, rispettiva, con il minimo di un membro.
Esso è eletto dal congresso composto da tutti gli iscritti al partito.
I candidati regionali al consiglio nazionale sono votati per lettera cartacea o per e-mail posta certificata, da inviare alle sedi regionali;

c) Il CN dura in carica quanto una legislatura (5 anni).
Il CN è organizzato in due gruppi, di cui uno è il gruppo di maggioranza, l'altro è il gruppo di minoranza, la cui identificazione avviene in relazione alla elezione del segretario nazionale.
Esso, di norma, ha i poteri previsti dallo Statuto vigente.

d) Ogni Regione elegge i membri del CN sulla base di liste concorrenti e ripartito proporzionalmente ai voti da esse ottenute. In ogni caso i candidati dovranno provenire dalle varie province, nessuna esclusa;

e) Il CN elegge il proprio presidente ed è eletto il candidato più votato.

f) Il CN elegge il Segretario nazionale sulla base di un programma politico.
Viene eletto il candidato con la maggioranza assoluta al primo turno, o chi ha più voti al ballottaggio al secondo turno.
I gruppi che hanno eletto il segretario costituiscono il gruppo di maggioranza; tutti gli altri costituiscono il gruppo di minoranza.

 

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In vista delle elezioni politiche 2018, in Italia

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.
P
er una Legge elettorale proporzionalista "pura",
ma associata a Regolamenti parlamentari che
obbligano i partiti al "bipolarismo" nel dopo elezioni

..

LUCIANI:

1) Bipartitismo come idea e bipolarismo in pratica. In questa problematica il criterio principe è incanalare gli italiani verso il bipartitismo perche' e' il sistema che più permette agli elettori scelte dirette dei governanti. Ma, in ltalia l'estremo campanilismo tuttora non permette questa scelta (ed è ben noto che l'unità d'Italia fu fatta da una élite, non dagli italiani).
2) Gradualità... In una gradualità verso il bipartitismo, proporrei alle èlite (tali sono i partiti) il proporzionale puro (caro agli italiani), ma con la fiducia che i partiti faranno il bipolarismo (subito), stabilendo che i gruppi paramentari non possano avere membri di numero inferiore ad una soglia alta.
3) No a sbarramenti. Gli sbarramenti all'entrata sono antidemocratici e, soprattutto, inutili, se sono vanificati (nel dopo elezioni) dalla proliferazione dei gruppi parlamentari.

 

IL TESTO DI RIFERIMENTO ALLA CAMERA
predisposta dal Relatore Mazziotti.

RIASSUNTO IN ESSENZIALE :
1.- Camera e Senato : sbarramento al 3%, premio di maggioranza alla lista che ottenga almeno il 40% al primo turno.
Al Senato ci saranno 50 collegi plurinominali, 100 alla Camera, capilista bloccati e preferenze.

2.- Raccolta delle firme:
  a) possibilità di sottoscrizione digitale;
  b) riduzione del numero di firme;
  c) modifica del regime di autenticazione delle firme.

PROPOSTA DI TESTO UNIFICATO DEL RELATORE

Art. 1. (Disposizioni in materia di elezione della Camera dei deputati).

1. Al testo unico delle leggi recanti norme per la elezione della Camera dei deputati, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 30 marzo 1957, n. 361, sono apportate le seguenti modificazioni:
a) al comma 2 dell'articolo 1, le parole da: con l'eventuale attribuzione di un premio di maggioranza fino alla fine del comma sono sostituite dalle seguenti: con l'eventuale attribuzione di un premio di maggioranza qualora la lista che ha conseguito il maggior numero di voti validi abbia altres onseguito una percentuale di voti pari almeno al 40 per cento del totale nazionale;
b) all'articolo 7, comma 1, lettera c), dopo le parole: i sindaci sono inserite le seguenti: metropolitani e i sindaci;
c) all'articolo 11, il quinto comma brogato;
d) all'articolo 18-bis, sono apportate le seguenti modificazioni:

1) al comma 1, le parole: da almeno 1.500 e da non pi di 2.000 elettori sono sostituite dalle seguenti: da almeno 300 e da non pi di 500 elettori;
2) dopo il comma 1 nserito il seguente:

1-bis. Anche in deroga alle disposizioni del comma 1, le sottoscrizioni possono essere raccolte in modalit igitale, anche attraverso l'utilizzo della firma digitale o della firma elettronica qualificata, ai sensi del codice dell'amministrazione digitale, di cui al decreto legislativo 7 marzo 2005, n. 82.;

e) all'articolo 20, sono apportate le seguenti modificazioni:

1) al secondo comma, dopo le parole: anche in atti separati, sono aggiunte le seguenti: o in modalit igitale ai sensi comma 1-bis dell'articolo 18-bis;

2) al quarto comma, sono aggiunte, in fine le seguenti parole: , anche in modalit igitale;

3) dopo il quinto comma nserito il seguente: Le firme degli elettori possono altres ssere apposte in modalit igitale, anche attraverso l'utilizzo della firma digitale o della firma elettronica qualificata, ai sensi del codice dell'amministrazione digitale, di cui al decreto legislativo Pag. 197 marzo 2005, n. 82; in tali casi non ecessaria l'autenticazione delle sottoscrizioni;

f) all'articolo 31, il comma 2-bis brogato;

g) all'articolo 77, comma 1, dopo il numero 3) ggiunto il seguente:

3-bis) determina la cifra elettorale percentuale di collegio di ciascuna lista. Tale cifra si ottiene dividendo la cifra elettorale di collegio di ciascuna lista per il totale dei voti validi del collegio e moltiplicando il risultato ottenuto per cento;

h) all'articolo 83:

1) al comma 1, numero 7), sono premesse le seguenti parole: qualora la verifica di cui al comma 1, numero 5), abbia dato esito negativo o;

2) al comma 1, numero 8), dopo il quinto periodo nserito il seguente: Esclude dall'attribuzione di cui al periodo precedente la lista ovvero le liste alle quali tato attribuito il numero di seggi a esse assegnato a seguito delle operazioni di cui al numero 4);

3) al comma 6, le parole: ovvero delle liste ammesse all'eventuale ballottaggio sono soppresse;

i) all'articolo 84, comma 1, ggiunto, in fine, il seguente periodo: Il deputato che risulti eletto in pi collegi plurinominali roclamato nel collegio in cui la lista di appartenenza abbia ottenuto la minore cifra elettorale percentuale di collegio, ai sensi dell'articolo 77, comma 1, numero 3-bis);

l) l'articolo 85 brogato;

m) all'articolo 93, secondo comma, lettera c), le parole: La scheda per il ballottaggio a medesima con la quale la votazione si svolge sull'intero territorio nazionale sono soppresse;

n) all'articolo 93-ter, il comma 3 brogato;

o) all'articolo 93-quater:

1) al comma 4, le parole: , o ancora a seguito dello svolgimento del ballottaggio sono soppresse;

2) al comma 7, le parole: ovvero a seguito dell'esito del ballottaggio, e le parole: , ovvero ha ottenuto il maggior numero di voti nel turno di ballottaggio, sono soppresse.

Art. 2.

(Disposizioni in materia di elezione del Senato della Repubblica).

1. Il comma 2 dell'articolo 1 del testo unico delle leggi recanti norme per l'elezione del Senato della Repubblica, di cui al decreto legislativo 20 dicembre 1993, n. 533, di seguito denominato decreto legislativo n. 533 del 1993, ostituito dai seguenti:

2. Per la presentazione delle candidature e per l'assegnazione dei seggi ai candidati ciascuna circoscrizione regionale ipartita in collegi plurinominali. Salvo i seggi assegnati alla circoscrizione Estero e fermo restando quanto disposto dai commi 3 e 4, l'assegnazione dei seggi alle liste sul territorio nazionale ffettuata dall'ufficio elettorale centrale nazionale, ai sensi dell'articolo 16, con l'eventuale attribuzione di un premio di maggioranza qualora la lista che ha conseguito il maggior numero di voti validi abbia altres onseguito una percentuale di voti pari almeno al 40 per cento del totale nazionale.

2-bis. Con il medesimo decreto del Presidente della Repubblica di cui al comma 1 eterminato, per ciascuna circoscrizione regionale, il numero di seggi da attribuire nei collegi plurinominali sulla base dei risultati dell'ultimo censimento generale della popolazione, riportati dalla pi recente pubblicazione ufficiale dell'istituto nazionale di statistica.

2-ter. Fatto salvo quanto disposto dai commi 3 e 4, i seggi ripartiti tra le regioni ai sensi del comma 1 sono attribuiti in 50 collegi plurinominali.

2. Al comma 1 dell'articolo 2 del decreto legislativo n. 533 del 1993, le parole: nelle circoscrizioni regionali sono sostituite dalle seguenti: nei collegi plurinominali di ciascuna regione.

3. Nel titolo II del decreto legislativo n. 533 del 1993, dopo l'articolo 7 ggiunto il seguente:

Art. 7-bis. 1. Presso la Corte di cassazione stituito, entro tre giorni dalla pubblicazione del decreto di convocazione dei comizi, l'Ufficio elettorale centrale nazionale, composto da un presidente di sezione e da quattro consiglieri scelti dal primo presidente.

4. All'articolo 9 del decreto legislativo n. 533 del 1993 sono apportate le seguenti modificazioni:

a) il comma 2 ostituito dal seguente: 2. La dichiarazione di presentazione delle liste di candidati per l'attribuzione dei seggi nei collegi plurinominali deve essere sottoscritta da non meno di 600 e da non pi di 1.000 elettori iscritti nelle liste elettorali di comuni compresi nei medesimi collegi o, in caso di collegi compresi in un unico comune, iscritti nelle sezioni elettorali di tali collegi. In caso di scioglimento del Senato della Repubblica che ne anticipi la scadenza di oltre centoventi giorni, il numero delle sottoscrizioni idotto alla met ;

b) dopo il comma 2, nserito il seguente:

2-bis. Anche in deroga alle disposizioni del comma 2, le sottoscrizioni possono essere raccolte in modalit igitale, anche attraverso l'utilizzo della firma digitale o della firma elettronica qualificata, ai sensi del codice dell'amministrazione digitale, di cui al decreto legislativo 7 marzo 2005, n. 82.;

c) al comma 3, il secondo periodo oppresso;

d) il comma 4 oppresso.

5. All'articolo 11 del decreto legislativo n. 533 del 1993 sono apportate le seguenti modificazioni:

a) al comma 1, la lettera a) i> sostituita dalla seguente: a) stabilisce mediante sorteggio, da effettuare alla presenza dei delegati di lista, il numero d'ordine da assegnare alle liste. I contrassegni di ciascuna lista e i cognomi e i nomi dei relativi candidati sono riportati nelle schede di votazione e sui manifesti secondo l'ordine progressivo risultato dal suddetto sorteggio;

b) al comma 3:

Nino Luciani, Sì ad una Legge elettorale con sistema proporzionale puro, ma con Regolamenti parlamentari che ammettono gruppi con numero di membri molto alto.

1.- Premessa. E' un atteggiamento piuttosto comune considerare gli sbarramenti all'entrata in parlamento, ipotizzando che la proliferazione dei partiti ostacoli il buon funzionamento delle camere.
In verità esistono alcune smagliature nel "dopo" entrata, che in pratica mandano all'aria tutti i buoni propositi iniziali e si ricomincia da capo.
In questo servizio, mi occupo del dopo e faccio alcune proposte.
Ma andiamo per gradi, cominciando con una breve introduzione.

2. Sulle necessità fondamentali. Quelle, di solito evidenziate, sono di rendere compatibile:
a) la rappresentatività
 dei parlamenti (rispetto alla struttura ideale, territoriale, etnica, di genere del Paese);
b) con la governabilità.

a) Sul punto a) è, di solito, perfino facile trovare una soluzione, a parte la questione delle preferenze, che nasconde ambiguità.
  Altre ambiguità, se non falsità, sono nascoste nella obbligo di raccolta delle firme.
  Preferenze. La manifestazione delle preferenze è una specie di convalidità della rappresentatività del candidato nei confronti del suo elettore.
  Tuttavia, nella totalità (quasi) dei casi, l'elettore non conosce il candidato.
  Per risolvere bene (quasi) il problema, occorre riportarlo alla sede naturale. Essa è che solo le associazioni di categoria (quelle numerose) se ne possono valere efficacemente indicando ai soci le ersone da votare.
  Vogliamo che questo avvenga ? Se sì, si può al massimo, permettere un voto di preferenza, per evitare che i parlamentari rispondano ai partiti, anzichè alle lobby, e che facciano cadere i governi ogni volta che privilegiano il bene comune, anzichè quello delle lobby coalizzate.
  Firme. L'obbligo raccolta delle firme non c'è oggi solo per i partiti già in parlamento.
  C'è, poi, la circostanza "notoria" che nella gran parte esse sono "comprate" presso chi le "sa" raccogliere (diciamo: ricostruire).
  Sarebbe opportuno riformare realisticamente e correttamente questa problematica, portando il numero a cifre simboliche, e questo per tutti.

b) Sul punto b), vanno distinti i sistemi proporziovale dai sistemi maggioritari.
  I primi sono per così dire "bonificati" mediante esclusioni all'entrata, ma non sempre si tiene conto abbastanza che le esclusioni (numeriche e politiche)  più o meno drastiche sono pericolose per la pace sociale e dunque rendono difficile la governabilità.
Infatti le esclusioni possono avere risvolti nel "dopo", che evolvono in manifestazioni al limite delle regole democratiche, e finanche rivoluzionarie.
  Nella Italia democratica anti-fascista di oggi, le esclusioni "politiche" si direbbero impossibili, e invece ci sono, come risulta dai tentativi delle parti di modellare la legge a propria immagine e somiglianza. Il caso piu' sovversivo è il cosiddetto premio di maggioranza ai partiti o alle coalizioni di minoranza (40%).

  Nei sistemi maggioritari, in ogni collegio vince uno solo, il candidato con piu' voti. Ma in un territorio variegato di campanili, come l'Italia, solo il collegio unico nazionale, potrebbe garantire una maggioranza, già al momento delle elezioni.

3) Sul dopo elezioni. Nel caso dell'Italia, le varie soluzioni (sia pur miste di proporzionale e di maggioritario) che seguirono alla caduta della DC, hanno prodotto una qualche maggior stabilità dei governi mediante il cosiddetto "bipolarismo", ma che non erano il buon governo.
  Il motivo fondamentale è i cosiddetti "poli" erano "unioni elettorali", non "unioni programmatiche".
  Lo abbiamo visto nel fatto che, nel dopo elezioni, i vari Presidenti del Consiglio dei Ministri erano continuamente sotto assedio dei vari parlamentari (di maggioranza) per ottenere favori e favorini personali, pena la minaccia delle sfiducia in parlamento.
 
4) Come impedire la proliferazione dei gruppi parlamentati, nel dopo elezioni. L'accenno al "dopo", fatto all'inizio di questo servizio voleva portare la riflessione su questo punto.
  Dunque, a cosa servono i vari sbarramenti o i premi alle coalizioni, se poi (nel dopo) è possibile frantumare tutto ?
  In questa conclusione, voglio sostenere che è meglio il proporzionale puro, se i partiti fanno un patto secondo cui, nel dopo, si aggregheranno, rinunciando ad ogni forma di frantumazione.

a) Art. 67 della Costituzione. Secondo questo articolo, il parlamentare "esercita le proprie funzioni senza vincolo di mandato". Dunque, qui troviamo il germe della proliferazione. Ma su questo la legge elettorale non ha poteri.

b) Regolamenti parlamentari. In base a questi, oggi alla Camera i parlamentari si possono costituire in gruppi se v'è la richiesta di almeno 20 deputati. In Senato, il numero è 10. Poi ci sono i gruppi misti, che sono un ibrido che riduce i requisiti ulteriormente.
  Il problema è incentivare l'Italia democratica al bipartitismo, senza andare contro la natura campanilista degli italiani.
  Ipotizzerei due soluzioni:
a ) che il numero minino per costituire un gruppo parlamentare sia ad es. il 30-40% dei memri della camera di afferenza. Su questa base, si dovrebbe aprire una fase di interlocuzione;
b) oppure, di ammettere in esplicito, già per definizione, due soli gruppi parlamentari: uno coincidente con i parlamentari del partito numericamente maggiore; un secondo coincidente con i parlamentari del secondo partito numerico.
  Tutti gli altri dovrebbero poter afferire ad uno dei due gruppi.

5) Conclusione. Proporrei, una legge elettorale (per entrambe le camere) secondo un principio di proporzionalità pura, ma associata a regolamenti parlamentari che vincolino i parlamentari al bipolarismo in entrambe le camere.
  Preferenze. Escluderei le preferenze per gli elettori, ma alzerei la soglia dei requisiti di preferibilità, per le segreterie dei partiti (es. il candidato con laurea, ha una precedenza).

1) al primo periodo sono aggiunte, in fine, le seguenti parole: e i nominativi dei relativi candidati capilista;

2) il secondo periodo oppresso;

3) il terzo periodo ostituito dal seguente: L'ordine delle liste tabilito con sorteggio secondo le disposizioni di cui al comma 1, lettera a);

4) ggiunto, in fine, il seguente periodo: A destra del contrassegno sono riportate due linee orizzontali per l'espressione, rispettivamente, della prima e della seconda preferenza.

6. All'articolo 13 del decreto legislativo n. 533 del 1993 sono apportate le seguenti modificazioni:

a) al comma 3, le parole: della circoscrizione regionale sono sostituite dalle seguenti: del collegio plurinominale;

b) al comma 4, le parole: della circoscrizione regionale sono sostituite dalle seguenti: del collegio plurinominale del Senato.

7. All'articolo 14, comma 1, ggiunto, in fine, il seguente periodo: L'elettore pu tres sprimere uno o due voti di preferenza, scrivendo il nominativo del candidato o dei candidati nelle apposite linee orizzontali. In caso di espressione della seconda preferenza, a pena di nullit ella medesima preferenza, l'elettore deve scegliere un candidato di sesso diverso rispetto al primo.

8. Dopo il titolo IV del decreto legislativo n. 533 del 1993, nserito il seguente:

TITOLO IV-bis DELLE OPERAZIONI DELL'UFFICIO ELETTORALE REGIONALE

Art. 14-bis. 1. L'ufficio centrale regionale, compiute le operazioni di cui all'articolo 76 del testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 30 marzo 1957, n. 361, facendosi assistere, ove lo ritenga opportuno, da uno o pi esperti scelti dal presidente:

a) determina la cifra elettorale di collegio di ogni lista. Tale cifra ata dalla somma dei voti validi conseguiti dalla lista stessa nelle singole sezioni elettorali del collegio plurinominale;

b) determina il totale dei voti validi espressi in ciascun collegio della regione;

c) determina la cifra elettorale regionale di ogni lista. Tale cifra ata dalla somma delle cifre elettorali conseguite dalla lista nei collegi della regione;

d) determina il totale dei voti validi della circoscrizione regionale;

e) individua le liste che abbiano conseguito sul piano regionale almeno il 3 per cento del totale dei voti validi espressi;

f) determina la cifra elettorale individuale di ognuno dei candidati nel collegio plurinominale compresi nelle liste individuate ai sensi della lettera e). Tale cifra ata dalla somma dei voti validi di preferenza a lui attribuiti nelle sezioni elettorali del collegio;

g) per ciascun collegio plurinominale, determina la graduatoria decrescente delle cifre elettorali individuali dei candidati di ciascuna lista. A parit i cifre individuali, prevale nella graduatoria l'ordine di presentazione nella lista;

h) comunica all'Ufficio elettorale centrale nazionale, a mezzo di estratto del verbale, la cifra elettorale regionale di ciascuna lista, il totale dei voti validi espressi nella circoscrizione regionale, nonch 'elenco delle liste di cui alla lettera e).

9. La rubrica del titolo VI del decreto legislativo n. 533 del 1993 ostituita dalla seguente: Delle operazioni dell'Ufficio elettorale centrale nazionale.

10. L'articolo 16 del decreto legislativo n. 533 del 1993 ostituito dal seguente:

Art. 16. 1. L'Ufficio elettorale centrale nazionale, ricevuti gli estratti dei verbali da tutti gli uffici elettorali regionali, facendosi assistere, ove lo ritenga opportuno, da uno o pi esperti scelti dal presidente:

a) determina la cifra elettorale nazionale di ciascuna lista. Tale cifra ata dalla somma delle cifre elettorali circoscrizionali conseguite nelle singole circoscrizioni dalle liste aventi il medesimo contrassegno;

b) determina il totale nazionale dei voti validi; tale totale ato dalla somma delle cifre elettorali nazionali determinate ai sensi della lettera a);

c) individua quindi la lista che ha ottenuto la maggiore cifra elettorale nazionale. Nelle determinazioni di cui alle lettere a) e b), nella cifra elettorale nazionale di ciascuna lista sono considerati e compresi i voti validi espressi in favore di candidati nel collegio uninominale della Valle d'Aosta/Vall d'Aoste e nei collegi uninominali del Trentino-Alto Adige/Sdtirol quando tali candidati sono contraddistinti dal medesimo contrassegno della lista; tali voti non concorrono all'attribuzione dei seggi nelle altre circoscrizioni del territorio nazionale e non sono considerati in alcuna delle relative operazioni di calcolo;

d) procede per ciascuna regione a una prima attribuzione provvisoria dei seggi alle liste comprese nell'elenco comunicato dall'ufficio elettorale regionale ai sensi dell'articolo 14-bis, comma 1, lettera h), in base alla cifra elettorale regionale di ciascuna di esse. A tale fine divide il totale regionale di tali liste per il numero di seggi da attribuire nella regione, ottenendo cos l quoziente elettorale regionale. Nell'effettuare tale divisione non tiene conto dell'eventuale parte frazionaria del quoziente. Divide poi la cifra elettorale regionale di ciascuna lista per tale quoziente. La parte intera del quoziente cos ttenuta rappresenta il numero dei seggi da assegnare a ciascuna lista. I seggi che rimangono ancora da attribuire sono rispettivamente assegnati alle liste per le quali queste ultime divisioni hanno dato i maggiori resti e, in caso di parit i resti, a quelle che abbiano conseguito la maggiore cifra elettorale regionale; a parit i quest'ultima si procede a sorteggio. Determina infine il totale nazionale dei seggi assegnati in base a tale attribuzione provvisoria a ciascuna lista. Tale totale ato per ciascuna lista dalla somma dei seggi a essa assegnati in ciascuna regione;

e) verifica se la cifra elettorale nazionale della lista con la maggiore cifra elettorale nazionale, individuata ai sensi della lettera c), corrisponda ad almeno il 40 per cento del totale nazionale dei voti validi;

f) qualora la di cui alla lettera e) abbia dato esito positivo, verifica se la lista di cui alla predetta lettera abbia conseguito dalle assegnazioni un numero totale nazionale di seggi pari o superiore a 170 seggi;

g) qualora la verifica di cui alla lettera f) abbia dato esito positivo conferma come definitive le assegnazioni dei seggi effettuate in ciascuna regione ai sensi della lettera d) e comunica tali assegnazioni ai rispettivi uffici elettorali regionali. L'ufficio elettorale regionale assegna i seggi alle liste comprese nell'elenco di cui all'articolo 14-bis, comma 1, lettera h), in conformit lla comunicazione ricevuta dall'Ufficio elettorale centrale nazionale e procede ai sensi dell'articolo 16-bis alla loro attribuzione nei collegi plurinominali della regione. Nella determinazione del numero nazionale dei seggi ottenuti dalla lista con la maggiore cifra elettorale nazionale l'Ufficio centrale elettorale nazionale comprende il numero di seggi in cui sono stati proclamati candidati ai seggi attribuiti con metodo proporzionale nella regione Trentino-Alto Adige/Sdtirol, ovvero candidati nei collegi uninominali della Valle d'Aosta/Vall d'Aoste e nei collegi uninominali del Trentino-Alto Adige/Sdtirol quando tali candidati sono contraddistinti dal medesimo contrassegno della lista che ha conseguito la maggiore cifra elettorale nazionale;

h) qualora la verifica di cui alla lettera f) del presente comma abbia dato esito negativo, assegna a tale lista il numero aggiuntivo di seggi necessario e sufficiente a che, sommati questi al numero di seggi assegnati ai sensi della lettera d), ad essa siano assegnati complessivamente 170 seggi. Nella determinazione di tale numero si applica quanto disposto dal terzo periodo della lettera g);

i) procede poi a ripartire fra le regioni il numero di seggi aggiuntivi determinato ai sensi della lettera h). A tale fine divide la cifra elettorale regionale della lista di cui alla lettera e) per il totale nazionale delle cifre elettorali regionali della medesima lista, escludendo dal totale le regioni Valle d'Aosta/Vall d'Aoste, Trentino-Alto Adige/Sdtirol e Molise, nelle quali non sono attribuiti seggi aggiuntivi. L'Ufficio esclude altres a regione o le regioni in cui non resente la lista di cui alla citata lettera e) o nella quale essa non ompresa nell'elenco di cui all'articolo 14-bis, comma 1, lettera h). Nel compiere l'operazione di cui al periodo precedente, arrotonda alla sesta cifra decimale il valore risultante, determinando cos 'indice di ripartizione dei seggi aggiuntivi in ciascuna regione. Moltiplica poi ciascuno di tali indici per il numero di seggi aggiuntivi determinato ai sensi della lettera h) e arrotonda questo secondo risultato all'unit ntera pi prossima. In corrispondenza del rispettivo indice attribuisce in ciascuna regione alla lista di cui alla lettera e) un numero di seggi aggiuntivi pari al risultato di tale moltiplicazione. Prima di procedere all'attribuzione dei seggi aggiuntivi da attribuire in ciascuna regione, l'Ufficio verifica se la somma dei seggi aggiuntivi cos eterminati corrisponde al numero dei seggi aggiuntivi determinato ai sensi della lettera h). Se il risultato della somma i un'unit uperiore a tale valore, l'Ufficio arrotonda all'unit ntera inferiore il risultato che ha la pi piccola parte decimale tra i risultati delle moltiplicazioni arrotondati all'unit ntera superiore. Se il risultato della moltiplicazione guale in corrispondenza di due o pi regioni, l'Ufficio arrotonda all'unit ntera inferiore il valore corrispondente alla regione nella quale la lista di cui alla lettera e) ha la minore cifra elettorale regionale. Se il risultato della somma uperiore di pi unit l'Ufficio ripete pi volte le operazioni descritte iniziando dal pi piccolo dei valori tra quelli arrotondati all'unit ntera superiore e fino alla determinazione del numero complessivo di seggi aggiuntivi corrispondente a quello determinato ai sensi della lettera h). Se il risultato della somma dei seggi aggiuntivi da attribuire nelle singole regioni i una o pi unit nferiore al numero determinato ai sensi della lettera h), l'Ufficio procede nel modo di cui ai periodi ottavo, nono e decimo, arrotondando all'unit ntera superiore i valori arrotondati nel primo calcolo all'unit ntera inferiore. L'Ufficio provvede quindi alle comunicazioni di cui al comma 3, indicando per ciascuna regione il numero dei seggi assegnati complessivamente alla lista di cui alla lettera e).

2. Qualora la verifica di cui al comma 1, lettera e), abbia dato esito negativo resta ferma come definitiva l'assegnazione dei seggi in ciascuna regione come definita dalla attribuzione provvisoria di cui al comma 1, lettera d). L'Ufficio elettorale centrale nazionale procede quindi alle comunicazioni di cui al comma 3.

3. Al termine delle operazioni l'Ufficio elettorale centrale nazionale, tramite estratto del processo verbale, comunica agli uffici elettorali regionali l'assegnazione dei seggi alle liste nella rispettiva regione come determinata ai sensi del comma 1, lettera g), ovvero del comma 1, lettera i), ovvero del comma 2.

4. Di tutte le operazioni dell'Ufficio elettorale centrale nazionale viene redatto, in duplice esemplare, un apposito verbale; un esemplare imesso alla Segreteria generale del Senato della Repubblica, la quale ne rilascia ricevuta; un altro esemplare epositato presso la cancelleria della Corte di cassazione.

11. Dopo l'articolo 16 del decreto legislativo n. 533 del 1993, come da ultimo sostituito dal presente articolo, nserito il seguente:

Art. 16-bis. 1. L'ufficio elettorale regionale, ricevute le comunicazioni di cui al comma 3 dell'articolo 16, procede, in applicazione delle determinazioni assunte dall'Ufficio elettorale centrale nazionale, alle ulteriori attribuzioni e assegnazioni dei seggi in sede regionale e, successivamente, nei collegi plurinominali. A tale fine compie le seguenti operazioni:

a) se l'Ufficio elettorale centrale nazionale ha assegnato i seggi alle liste regionali ai sensi dell'articolo 16, comma 1, lettera g), o del medesimo articolo 16, comma 2, procede alla proclamazione degli eletti qualora la regione non sia ripartita in pi collegi plurinominali o, altrimenti, procede ad attribuire nei collegi plurinominali i seggi assegnati a ciascuna lista in sede regionale;

b) se l'Ufficio elettorale centrale nazionale ha assegnato, ai sensi dell'articolo 16, comma 1, lettera i), i seggi alla lista che ha ottenuto la maggiore cifra elettorale nazionale, l'ufficio elettorale regionale procede a ripartire il numero residuo di seggi tra le altre liste di cui all'articolo 14-bis, comma 1, lettera e). Tale numero di seggi eterminato sottraendo al numero di seggi assegnati alla regione dal decreto di cui all'articolo 1, comma 1, il numero di seggi assegnati dall'Ufficio centrale elettorale nazionale alla lista che ha ottenuto la maggiore cifra elettorale nazionale. Divide quindi il totale delle cifre elettorali regionali delle liste cui attribuisce i seggi per il numero dei seggi prima determinato ottenendo cos l quoziente elettorale regionale. Nell'effettuare tale divisione non tiene conto dell'eventuale parte frazionaria del quoziente. Divide poi la cifra elettorale regionale di ciascuna lista per tale quoziente. La parte intera del quoziente cos ttenuta rappresenta il numero dei seggi da assegnare a ciascuna lista. I seggi che rimangono ancora da attribuire sono rispettivamente assegnati alle liste per le quali queste ultime divisioni hanno dato i maggiori resti e, in caso di parit i resti, a quelle che abbiano conseguito la maggiore cifra elettorale regionale; a parit i quest'ultima si procede a sorteggio.

2. L'ufficio elettorale regionale procede all'attribuzione nei singoli collegi plurinominali dei seggi assegnati alle liste come segue:

a) qualora i seggi siano stati assegnati con premio di maggioranza ai sensi dell'articolo 16, comma 1, lettera i), e del comma 1, lettera b), del presente articolo, determina ai fini della ripartizione il quoziente regionale della lista alla quale tato attribuito il premio di maggioranza e il quoziente regionale delle altre liste alle quali sono attribuiti i seggi. Per determinare ciascuno dei quozienti, divide la cifra elettorale della lista di maggioranza e il totale delle cifre elettorali delle altre liste per il numero dei seggi loro rispettivamente assegnati nella regione e trascura la parte frazionaria del risultato;

b) qualora i seggi siano stati attribuiti ai sensi dell'articolo 16, comma 1, lettera g), o del medesimo articolo 16, comma 2, il quoziente regionale umulativamente determinato dividendo il totale delle cifre elettorali alle quali sono assegnati seggi nella regione per il totale dei seggi loro assegnati e trascurando la parte frazionaria del risultato;

c) nel caso in cui i seggi siano stati assegnati ai sensi della lettera a), per l'attribuzione dei seggi nei collegi plurinominali divide, per ciascun collegio plurinominale, la cifra elettorale della lista maggioritaria per il quoziente elettorale di maggioranza determinato ai sensi della lettera a) ottenendo cos 'indice relativo ai seggi da attribuire a tale lista nel collegio plurinominale. Analogamente, per le altre liste alle quali spettano seggi nella circoscrizione, divide il totale delle cifre elettorali di collegio per il quoziente elettorale di minoranza determinato ai sensi della lettera a), ottenendo cos 'indice relativo ai seggi da attribuire nel collegio al gruppo di liste di minoranza. Quindi, moltiplica ciascuno degli indici suddetti per il numero dei seggi assegnati al collegio e divide il prodotto per la somma di tutti gli indici. La parte intera dei quozienti di attribuzione cos ttenuti rappresenta il numero dei seggi da attribuire nel collegio alla lista di maggioranza e al gruppo di liste di minoranza. I seggi che rimangono ancora da attribuire sono rispettivamente assegnati alla lista di maggioranza o al gruppo di liste di minoranza per i quali le parti decimali dei quozienti di attribuzione siano maggiori e, in caso di parit alle liste che abbiano conseguito la maggiore cifra elettorale circoscrizionale; a parit i quest'ultima, si procede a sorteggio;

d) successivamente accerta se la somma dei seggi assegnati in tutti i collegi alla lista di maggioranza e al gruppo di liste di minoranza corrisponda al numero dei seggi complessivamente assegnato dall'Ufficio elettorale centrale nazionale. In caso negativo, alla lista di maggioranza o al gruppo di liste di minoranza che abbia seggi eccedenti sottrae i seggi nei collegi nei quali i seggi stessi sono stati ottenuti con le parti decimali dei quozienti di attribuzione, secondo il loro ordine crescente, e li assegna, nei medesimi collegi, alla lista di maggioranza o al gruppo di liste di minoranza deficitario;

e) procede quindi all'attribuzione nei singoli collegi dei seggi spettanti alle liste del gruppo di liste di minoranza. A tale fine, determina il quoziente di collegio del gruppo di liste di minoranza dividendo il totale delle cifre elettorali di collegio delle liste che compongono il gruppo per il numero dei seggi assegnati al gruppo stesso nel collegio. Nell'effettuare tale divisione non tiene conto dell'eventuale parte frazionaria del quoziente. Divide quindi la cifra elettorale di collegio di ciascuna lista del gruppo per tale quoziente di collegio. La parte intera del quoziente cos ttenuto rappresenta il numero dei seggi da assegnare a ciascuna lista. I seggi che rimangono ancora da attribuire sono assegnati alle liste seguendo la graduatoria decrescente delle parti decimali dei quozienti cos ttenuti; in caso di parit sono attribuiti alle liste con la maggiore cifra elettorale circoscrizionale; a parit i quest'ultima, si procede a sorteggio. Successivamente accerta se la somma dei seggi assegnati in tutti i collegi a ciascuna lista corrisponda al numero di seggi a essa attribuito nella circoscrizione ai sensi del comma 1, lettera b). In caso negativo, determina la lista che ha il maggior numero di seggi eccedentari e, a parit i questi, la lista che tra queste ha ottenuto il seggio eccedentario con la minore parte decimale del quoziente; sottrae quindi il seggio a tale lista nel collegio in cui tato ottenuto con la minore parte decimale dei quozienti di attribuzione e lo assegna alla lista deficitaria che ha il maggior numero di seggi deficitari e, a parit i questi, alla lista che tra queste ha la maggiore parte decimale del quoziente che non ha dato luogo all'assegnazione di seggio; il seggio ssegnato alla lista deficitaria nel collegio plurinominale in cui essa ha la maggiore parte decimale del quoziente di attribuzione non utilizzata; ripete quindi, in successione, tali operazioni fino all'assegnazione di tutti i seggi eccedentari alle liste deficitarie;

f) qualora l'Ufficio elettorale centrale nazionale abbia assegnato i seggi alle liste senza attribuire il premio di maggioranza, l'ufficio elettorale circoscrizionale procede all'attribuzione dei seggi nei collegi plurinominali, considerando singolarmente ciascuna lista, con le medesime modalit tabilite dalla lettera e) per l'attribuzione dei seggi alle liste del gruppo di liste di minoranza.

12. L'articolo 17 del decreto legislativo n. 533 del 1993 ostituito dal seguente:

Art. 17. 1. Al termine delle operazioni di cui all'articolo 16-bis, l'ufficio elettorale regionale proclama eletti in ciascun collegio, nei limiti dei seggi ai quali ciascuna lista ha diritto, i candidati compresi nella lista medesima, a partire dal candidato capolista e successivamente in ragione del numero di preferenze ottenute da ciascun candidato, in ordine decrescente.

2. Qualora una lista abbia esaurito il numero dei candidati presentati in un collegio plurinominale e non sia quindi possibile attribuire tutti i seggi ad essa spettanti in quel collegio, l'ufficio elettorale regionale assegna i seggi alla lista negli altri collegi plurinominali della regione in cui la stessa lista abbia la maggiore parte decimale del quoziente non utilizzata, a partire dal candidato capolista e successivamente in ragione del numero di preferenze ottenute da ciascun candidato, in ordine decrescente. Qualora al termine di detta operazione residuino ancora seggi da assegnare alla lista, questi le sono attribuiti negli altri collegi plurinominali della regione in cui la stessa lista abbia la maggiore parte decimale del quoziente gi tilizzata, a partire dal candidato capolista e successivamente in ragione del numero di preferenze ottenute da ciascun candidato, in ordine decrescente. Alla proclamazione del candidato capolista si applica la disposizione del comma 1, secondo periodo.

13. L'articolo 17-bis del decreto legislativo n. 533 del 1993 brogato.

14. All'articolo 19 del decreto legislativo n. 533 del 1993 sono apportate le seguenti modificazioni:

a) il comma 1 ostituito dal seguente:

1. Il seggio che rimanga vacante per qualsiasi causa, anche sopravvenuta, ttribuito, nell'ambito del medesimo collegio plurinominale, al candidato non eletto che abbia ottenuto il maggior numero di preferenze;

b) al comma 2, le parole: ai sensi dell'articolo 17, comma 8 sono sostituite dalle seguenti: ai sensi dell'articolo 17, comma 2.

15. Le tabelle A e B, allegate al decreto legislativo n. 533 del 1933, sono sostituite dalle tabelle A e B di cui all'Allegato 1 alla presente legge.

Art. 3.

(Delega al Governo per la determinazione dei collegi plurinominali per l'elezione del Senato della Repubblica).

1. Il Governo elegato ad adottare, entro quarantacinque giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, ai sensi dell'articolo 14 della legge 23 agosto 1988, n. 400, un decreto legislativo per la determinazione dei collegi plurinominali nell'ambito di ciascuna circoscrizione regionale, sulla base dei seguenti princ e criteri direttivi:

a) fatto salvo quanto stabilito per le circoscrizioni Valle d'Aosta/Vall d'Aoste e Trentino-Alto Adige/Sdtirol ai sensi dell'articolo 1, commi 3 e 4, del decreto legislativo 20 dicembre 1993, n. 533, nelle restanti circoscrizioni del territorio nazionale per l'elezione del Senato della Repubblica sono costituiti 50 collegi plurinominali. La circoscrizione Molise ostituita in un unico collegio plurinominale;

b) i collegi plurinominali sono costituiti in ciascuna circoscrizione regionale in un numero determinato con il metodo dei quozienti interi e dei pi alti resti in proporzione al numero di seggi a essa assegnati secondo la ripartizione effettuata ai sensi dell'articolo 57 della Costituzione. La popolazione di ciascun collegio pu ostarsi dalla media della popolazione dei collegi della circoscrizione di non oltre il 20 per cento in eccesso o in difetto;

c) sono garantite la coerenza del bacino territoriale di ciascun collegio e, di norma, la sua omogeneit conomico-sociale e delle caratteristiche storico-culturali, nonch a continuit el territorio di ciascun collegio, fatto salvo il caso in cui il territorio stesso comprenda porzioni insulari. I collegi, di norma, non possono dividere il territorio comunale, salvo il caso dei comuni che, per le loro dimensioni demografiche, comprendano al loro interno pi collegi. In quest'ultimo caso, ove possibile, il comune deve essere suddiviso in collegi formati mediante l'accorpamento dei tenitori dei collegi plurinominali per l'elezione della Camera dei deputati stabiliti dal decreto legislativo 7 agosto 2015, n. 122;

d) sulla base di quanto stabilito dall'articolo 1, comma 2-ter, del decreto legislativo 20 dicembre 1993, n. 533, introdotto dalla presente legge, ciascun collegio plurinominale eterminato di norma per accorpamento dei collegi plurinominali per l'elezione della Camera dei deputati stabiliti dal decreto legislativo 7 agosto 2015, n. 122.

2. Ai fini della predisposizione dello schema del decreto legislativo di cui al comma 1, il Governo si avvale di una Commissione composta dal presidente dell'istituto nazionale di statistica, che la presiede, e da dieci esperti in materia attinente ai compiti che la Commissione hiamata a svolgere, senza nuovi o maggiori oneri per il bilancio dello Stato.

3. Lo schema del decreto legislativo di cui al comma 1 rasmesso alle Camere entro venti giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, ai fini dell'espressione del parere da parte delle Commissioni parlamentari competenti per materia entro quindici giorni dalla ricezione dello schema. Qualora il decreto legislativo non fosse conforme al parere parlamentare, il Governo, contemporaneamente alla pubblicazione del decreto, deve inviare alle Camere una relazione recante un'adeguata motivazione.

4. Si prescinde dal parere di cui al comma 3 qualora non sia espresso entro i termini ivi stabiliti.

5. In caso di scioglimento del Senato della Repubblica prima della data di entrata in vigore del decreto legislativo di cui al comma 1, i collegi plurinominali per l'elezione del Senato della Repubblica sono determinati dalla tabella A di cui all'allegato 2 alla presente legge.

Art. 4.

(Disposizioni finali e transitorie).

1. All'articolo 14 della legge 21 marzo 1990, n. 53, sono aggiunte, in fine, le seguenti parole: Da parte del sindaco del comune di residenza, o del presidente del tribunale avente competenza su tale comune, possono essere inoltre delegati alle autenticazioni di cui al presente comma i cittadini italiani, indicati da uno dei rappresentanti di cui all'articolo 17, comma 1, del decreto del Presidente della Repubblica 30 marzo 1957, n. 361, che abbiano i requisiti per l'elezione a consigliere comunale.

2. All'articolo 2, comma 36, della legge 6 maggio 2015, n. 52, dopo le parole: e successive modificazioni, sono aggiunte le seguenti: e di cui al comma 3, primo periodo, dell'articolo 9 del decreto legislativo n. 533 del 1993 e le parole: 1o gennaio 2014 sono sostituite dalle seguenti: 1 maggio 2017.

 

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1000

Sull'uso del simbolo scudo crociato-libertas, dopo che il Tribunale Civile di Roma
ha autorizzato la riorganizzazione del partito della Democrazia Cristiana

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1.-

Primi chiarimenti sul simbolo, in vista delle elezioni comunali:
"Sarà lecito usare il simbolo "Scudo crociato, Libertas" ?
Risposta: "Lecito, con autorizzazione del Presidente del Partito"
.

2.-

Opportunità che nelle varie regioni
sia subito avviata la discussione sul processo di riorganizzazione locale
.

3.-

Frattanto, sulla annosa quesione di A. Sandri, si ricorda il dispositivo della Cassazione:
"La Corte dichiara inammissibili i ricorsi del partito....    della Democrazia Cristiana rappresentata
da Angelo Sandri" (Sentenza, pag.12 ). Ma non vanno dimenticati i suoi contributi passati alla DC.

 

La legge vigente:
DECRETO LEGISLATIVO, 20 dicembre 1993, n. 533 

Art. 8. (Legge 23 aprile 1976, n. 136, art. 2, lettera b); legge 4 agosto 1993, n. 276, art. 2, comma 1, lettera a)

1. I partiti o gruppi politici organizzati nonche' singoli candidati che intendono presentare candidature per la elezione del Senato debbono depositare presso il Ministero dell'interno il contrassegno o i contrassegni con i quali dichiarano di voler distinguere le candidature medesime, con l'osservanza delle norme di cui agli articoli 14*, 15, 16 e 17 del testo unico delle leggi recanti norme per l'elezione della Camera dei deputati, approvato con decreto del Presidente della Repubblica 30 marzo 1957, n. 361.

*

 

Art. 14 del Testo Unico n. 361/1957

  I partiti o i gruppi politici organizzati, che intendono presentare candidature nei collegi uninominali o liste di candidati, debbono depositare presso il Ministero dell'interno il contrassegno col quale dichiarano di voler distinguere le candidature nei collegi uninominali o le liste medesime nelle singole circoscrizioni.

All'atto del deposito del contrassegno deve essere indicata la denominazione del partito o del gruppo politico organizzato.

I partiti che notoriamente fanno uso di un determinato simbolo sono tenuti a presentare le loro liste con un contrassegno che riproduca tale simbolo.

  Non e' ammessa la presentazione di contrassegni, sia che si riferiscano a candidature nei collegi uninominali sia che si riferiscano a liste, identici o confondibili con quelli presentati in precedenza ovvero con quelli riproducenti simboli usati tradizionalmente da altri partiti.

  Ai fini di cui al terzo comma costituiscono elementi di confondibilita', congiuntamente od isolatamente considerati, oltre alla rappresentazione grafica e cromatica generale, i simboli riprodotti, i singoli dati grafici, le espressioni letterali, nonche' le parole o le effigi costituenti elementi di qualificazione degli orientamenti o finalita' politiche connesse al partito o alla forza politica di riferimento.

  Non e' ammessa, altresi', la presentazione di contrassegni effettuata con il solo scopo di precluderne surrettiziamente l'uso ad altri soggetti politici interessati a farvi ricorso. Non e' ammessa inoltre la presentazione da parte di altri partiti o gruppi politici di contrassegni riproducenti simboli o elementi caratterizzanti simboli che per essere usati tradizionalmente da partiti presenti in Parlamento possono trarre in errore l'elettore.

Non e' neppure ammessa la presentazione di contrassegni riproducenti immagini o soggetti religiosi".

Nino Luciani, Lecito per la DC usare il simbolo scudo crociato

1.- Premessa. Una persona semplice, che considera la possibilità di usare un simbolo per il proprio partito, alle elezioni politiche e amministrative, si fa due domande:
a) se un determinato simbolo è già di proprietà di qualcuno ;
b) se quel determinato simbolo è stato già usato da qualcuno .

Nel caso della DC è fuori discussione che il simbolo scudo "crociato - libertas" sia di sua proprietà e che, tornando sulla scena politica in base a decreto del tribunale (dopo 54 anni), possa rivendicarlo, in quanto la DC non si è mai sciolta (come da nota sentenza della Cassazione).

Tuttavia, per la legge elettorale, la proprietà non ha alcuna importanza. Quello che conta è il punto b), visto alla luce dell'art. 14 del testo unico (vedi qui a fianco).

2.- Uso tradizionale di un simbolo. Quello che conta, per aver diritto all'uso di un simbolo, è averlo usato tradizionalmente.
  Il caso della UDC ha un suo valore: nel senso che, negli ultimi 15 anni, quel partito ha usato quel simbolo, e dunque la UDC ha un diritto .
  Ma questo vale finchè non riappare la DC, e che infatti è riapparsa il 26 febbraio 2017 a Roma, legittimamente, ponendo fine ad ogni dubbio.

  Dato il ritorno legittimo della DC, essa può dire di avere avuto il pre-uso del simbolo dal 1948 al 1992, come risulta dal sito del Ministero dell'Interno, che riporta tutti partiti e il rispettivo simbolo, di tutte le elezoni politiche e amministrative dal 1948 ad oggi.

3.- Uso di partiti tradizionalmente in parlamento. Il comma 6, art.16 restringe il campo: l'uso va riferito a "partiti tradizionalmente in parlamento". Segnalo che "tradizionamente" è concetto diverso da "attualmente". La DC storica ha il detto requisito: "tradizionalmente in parlamento".

4.- Conclusione: chi, tra UDC e DC, potrà usare il simbolo ? Nel confronto, in entrambi i casi esiste un uso tradizionale in parlamento.
  Ma tra i due, chi l'ha usato tradizionalmente di più ?
  Mi pare evidente che la precedenza spetti alla DC (54 anni, in confronto a 15 anni).
  Ma non potrà farlo chiunque si improvvisi della DC: occorrerà la autorizzazione del Presidente del partito della DC, eletto il 26 feb. 2017.

Ultimo ma non ultimo: la procedura per valere il simbolo. Al momento delle elezioni politiche, la DC presenterà la lista con il simbolo, al Ministero dell'Interno. In caso di contestazione della UDC, la partita andrà spostata in Corte di Cassazione, che deciderà, circa il significato di "uso tradizionale in parlamento".

 

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EDIZIONI PRECEDENTI
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In seguito a pronunciamento della Cassazione e alla autorizzazione del Tribunale di Roma
applicando l'art. 21 del codice civile, causa la inapplicabilità del vecchio Statuto

 

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Assemblea dei soci del partito della DC elegge, per Presidente:
L'ON. AVV. GIANNI FONTANA

"UOMO DEL DUBBIO", ma anche "MITO DC"

Significato fondamentale della nomina:
Premesso che i dirigenti sono tutti scomparsi o fuoriusciti, il fatto nuovo è che
sarà possibile riorganizzare da zero la DC, senza più bisogno della magistratura

Vi hanno preso parte, quasi in incognito, personalità come i proff. Fabrizio Fabbrini
(grande amico del papa polacco) e Filippo Peschiera (noto giuslavorista di Genova)

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LA STORIA RECENTE e LA BUSSOLA PER IL FUTURO PROSSIMO.
ANCHE UNO SCIPPO SULLE PELLE DELLA SICILIA, PER AUTO-GOAL DI GRASSI E ALESSI.

Necessarie due serie riflessioni, con due convegni nazionali

a) uno, sulla storia della DC, perchè i giovani sappiano... (tutto, anche gli errori);
b) un secondo, sulla necessità di una scuola di formazione, avente per didattica il codice di Camaldoli

La relazione del prof. Nino Luciani alla Assemblea dei soci. Clicca su: presidente

 

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Filippo PESCHIERA,
Spunti per una Scuola
di Formazione

Formazione politica dei Quadri con docenti e materiale:
1. La Dottrina Sociale della Chiesa dalle Origini a Leone XIII ;
2. Rapporti speciali Italia - Germania
3. La collaborazione nell'impresa tra capitale e lavoro dal dopoguerra ad oggi;
4. Per una rilettura della Prima Repubblica

Verso il decollo
- Lo scenario mondiale
- La cortina di ferro
- Lo stato dei partiti del prefascismo:
   a) nel Comunismo tutto è compatto; i pochi vertici sono legati a Mosca. È presente un vasto apparato costruito nella Resistenza, che sì organizza nel Colpo di Stato;
   b) nei Cattolici tutto è ancora incerto. I vertici attendono indicazioni dai Vescovi. Alla base, consapevoli di una svolta, si attende una parola dai Parroci e dagli Insegnanti di religione.
  c) II referendum del '46: Nord repubblicano e Centro - Sud monarchico;
  d) Forte scontro tra capitale e lavoro
  e) Industria e trasporti di terra
  f)- La comunità familiare è solida;
  g) II futuro della comunità nazionale è incerto.

I punti di forza della prima Repubblica
a) L'industrializzazione cambia le città ed il Paese;
b) L'Autostrada del Sole unifica l'Italia ;
c) L'Industria di Stato modernizza il Paese
d)  Nessuna parte politica e sindacale è tagliata fuori dal circuito di rappresentanza
e) II consociativismo evita i rischi della guerra civile ;
f)  L'ascensore sociale consente a operai e contadini di istruirsi e di diventare anche imprenditori, senza che lo Stato rallenti l'attività  g) La ricetta della Prima Repubblica è il sistema proporzionale con il voto

Il tramonto della Prima Repubblica
a) La Legge Mattarella e le spinte maggioritarie

5. L'esercizio del potere nei vertici DC: Andreotti, De Gasperi, Moro, Fanfani,I dorotei.

6. L'impianto dei vertici DC:
a) La consistenza
b) Gli obiettivi
c) I rapporti fra gli impianti
d) I rapporti degli impianti con le altre forze politiche;
e) I rapporti con i pensatori;
f) I rapporti con i sindacati;
g) I rapporti con gli imprenditori ;
h)I rapporti con la Chiesa Cattolica;
i)  I rapporti con i giovani
l) La selezione e la formazione dei Quadri

7.-  La formazione dei Quadri nella Prima e nella Seconda Repubblica:
a) Nella Prima: i Quadri sono cercati nel partito e nelle organizzazioni vicine.
È insegnata la dottrina, individuando gli interessi da tutelare e le regoleconseguenti b) Nella Seconda, si ricorre alla scouting: i Quadri sono cercati al di fuori. In definitiva: l'interesse politico è ballerino e nessuno può reclamare.

Nino Luciani, La storia recente
 
1.- La storia recente. Perchè ognuno abbia il suo, è giusto cominciare dalla storia recente, quella che ha portato alla convocazione della assemblea dei soci, da parte del Tribunale di Roma.
  E' vero sì che Nino Luciani ha guidato l'operazione, ma vero è anche che con lui c'erano altri, prima di tutti Alberto Alessi e tanti altri che si chiamano, in ordine decrescente: Francesco Caponetto e Renato Grassi (Messina), Ettore Bonalberti, Luigi D'Agrò e Gianni Fontana (Veneti), Francesco Mazzucco, Isabella Bocchio e Mauro Carmagnola (Piemontesi), Francesco Ranieri e Paolo Cirino Pomicino (Campania), e tante persone singole, non meno importanti, poichè al fatidico 10% si è arrivati uno alla volta, mano mano.
  Per spiegare come si è arrivati all'attuale provvedimento del Tribunale di Roma (2016), va ricordato che, in origine,
  a) una sentenza della Cassazione, del dicembre 2010, aveva confermato la sentenza della Corte di Appello di Roma secondo cui (pag. 27).
- "non si è verificata nessuna ipotesi estintiva" della DC, in quanto l'organo che la decise non aveva il potere di farlo e di conseguenza non era mai sorto un problema di successione.
  In particolare, nei confronti dei ricorrenti, la sentenza della Cassazione aveca così concluso (pag. 12):
"La Corte dichiara inammissibili i ricorsi del partito:
  - della DC rappresentata da Pino Pizza e Armando Lizzi,
  - della Associazione Partito CDC-Cristiani Democratici Uniti;
  - della Democrazia Cristiana rappresentata da Angelo Sandri;
  - e della UDC - Unione Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro.
  "Rigetta il ricorso del Partito Popolare Italiano ex-Democrazia Cristiana".

 La Corte di Appello (pag. 33) aveva anche ricordato che "il Tribunale di Roma (2 aprile 2002) aveva "inibito all'on. Alessandro Duce l'utilizzazione del simbolo scudo crociato e della qualifica di segretario amministrativo della DC".
  Una successiva ordinanza del Tribunale Civile di Roma (marzo 2013, confermata da sentenza del settembre 2015) aveva disposto la sospensione degli effetti del Congresso del 2012, che aveva eletto Gianni Fontana, come Segretario Nazionale.

2. Il seguito. Vista l'ordinanza, Gianni Fontana convocava una riunione il 6 aprile 2013, a Roma, piazza S. Lorenzo in Lucina. Vi parteciparono 100 persone circa. Fontana dichiarò la necessità di creare una Associazione per non disperdere i volenterosi che volevano restare, e questo in attesa di decisioni più mature, quando sarebbe arrivata la sentenza.
  Ma Luciani e Alessi non ci stavamo: " L'Associazione è uno strumento debole, serve un partito della DC nuova", con un nuovo Statuto, nel quale travasare tutti i soci della DC storica, e con Fontana Segretario Nazionale. Però, anche Fontana, a sua volta, non ci stava: "Si potrà fare un partito più avanti, ma al momento, esso è una velleità" (Continua)
Nino Luciani, La bussola per il futuro: subito movere le Regioni, in attesa di ...
 
1) Giuridicamente, la prossima tappa sarà la modifica dello Statuto, per la parte riguardante la struttura organizzative e il sistema elettivo, e ancora applicando il codice civile, art. 21, c. 2, non potendosi applicare il vecchio Statuto.
  Tuttavia, il relativo procedimento è difficilissimo, come spiego al termine della mia relazione, pubblicata più sotto. Per questo motivo, non va perso tempo. Clicca su: presidente.
  Grazie ad uno statuto lungimirante, la nuova DC dovrà essere non un partito che si aggiunge, ma la casa di accoglienza della diaspora, più forte di prima, grazie alle sofferenze patite.
I punti veramente essenziali e fondamentali sono che:
a ) tutti possano rientrare in pieno e reciproco rispetto, senza pagare dazi;
b) ci possa essere il pluralismo e il confronto tra le idee, ma dentro limiti che salvaguardino pilastri fondamentali, quali:
- il carattere nazionale dell'azione (e quindi tutte le regioni siano rappresentate nel consiglio nazionale);
- nel consiglio nazionale, siamo ammessi due soli gruppi: uno per governare e l'altro per controllare chi governa. Per ottenere questo, non occorrono sbarramenti all'entrata, ma incentivare l'aggregazione delle liste, alzando la soglia minima per costituire i gruppi.
2) La tappa finale sarà il congresso, in base al nuovo statuto, per la ricostituzione dei quadri a livello nazionale e locale.
3) Nel frattempo, è importante creare subito i comitati regionali provvisori (a cominciare dalla attivazione delle DC regionali già costituite e mai sciolte), per permettere, su mandato del Presidente del Partito, la partecipazione alle elezioni locali con l'uso dello scudo crociato.
A riguardo della possibilità di usare il simbolo, tornerò prossimamente.
In parallelo, la nuova DC non potrà eludere una spiegazione, agli italiani:
- di quanto accaduto nel suo lungo governo di 50 anni
;
-  e del modo di impostare la sua futura presenza nel Paese.
  Questo si potrebbe fare con due convegni nazionali:
 
a) un convegno storico, nel quale la DC racconterà il suo orgoglioso contributo alla ricostruzione e alla benessere dell'Italia, riferibile agli anni 1948-76, ma anche il sup pentimento per la cattura del consenso mediante l'uso strumentale della Pubblica Amministrazione e per il finanziamento illecito del partito, riferibile agli anni 1977-94.

b) un convegno sulla formazione dei propri dirigenti, con istituzione di una scuola, nella quale i nuovi governanti apprendano il valore della moralità, le tematiche professionali da approfondire, l'importanza della esperienza che comincia del basso e gradualmente si rende disponibile per i gradi alti della politica. NL
(Continua) Dopo una appassionata discussione, si passa ai voti: 60 per Fontana, 40 per Luciani e Alessi.
  Nei mesi successivi, Luciani e Alessi pensano che i 60 voti su 100, ottenuti da Fontana, siano pochi per una decisione che richiede la unanimità, e convocano a Bologna (giugno 2013) un convegno di approfondimento.
  Fontana, Luciani e Alessi trovano un accordo firmato:
- si fa l'associazione a luglio, e  il partito della dc nuova a settembre".
  Arriva luglio e, a Roma, viene costituita l'associazione.
  Arriva settembre, ma Fontana non mantiene i patti. Di seguito fa anche dichiarazioni secondo cui la DC è una esperienza conclusa.
  A novembre Luciani e Alessi fanno il partito della "DC nuova", con statuto regolarmente registrato nel Pubblico Registro, con l'unico obiettivo di ricostruire la DC storica, e di sciogliersi al raggiungimento dell'obiettivo.

3.- Il seguito ulteriore.  Qui i due avviano i colloqui con il tribunale di Roma.
- A marzo ottengono un colloquio con il Presidente del Tribunale, e gli chiedono di nominare un commissario per la convocazione della assemblea dei soci in base all'art. 78 del codice du procedura civile, considerato che tutti gli organi sono decaduti.
  Il Presidente li invita a fare domanda (2014). Fanno domanda ma la risposta sarà NO. Non può concedere la convocazione per pubblici proclami.
  Luciani  e Alessi , dopo un periodo di scoramento, tornano all'attacco e maturano di fare domanda al tribunale in base all'art. 20 cc., in quanto (frattanto) hanno notizia di un elenco dei soci, depositato da Fontana in tribunale.
  Ma, a questo punto, Luciani e Alessi si dividono: Alessi, che sente don Stenico, vuole rivolgersi al Tribunale di Bari, forse un "tribunale meno politicizzato" di quello di Roma, e dove c'è un Presidente ex-democristiano, forse più sensibile alla causa...
  Perchè a Bari e non a Roma ? Il fondamento di questa scelta è che lo Statuto attuale (1984) della DC non indica la sede della DC, e dunque qualunque sede può andare bene.
  Ma Luciani si oppone: la sede è sempre stata a Roma. "Non facciamo errori gravi !"
  Si arriva a dicembre 2014 e - in una riunione a Roma  - Luciani, Grassi, Lucchese, Bocchio, Tropeano decidono che la sede dev'essere Roma. Ma Alessi e don Stenico fanno la fronda (non vi partecipano). Data la divisione, la raccolta delle firme è più difficile. E' meglio aspettare l'esito dei frondisti.
  Si perdono mesi, e i frondisti non concludono la raccolta delle firme per Bari.
  Si fa una riunione a Bologna nel luglio 2015, e le parti rimangono nelle proprie convinzioni - ma intanto Luciani e Grassi decidono di iniziare la raccolta delle firme per Roma, comunque.
  Ad agosto, Luciani scopre la fonte giuridica che indica la sede della DC:
  a) lo statuto del 1943-45 indica piazza del Gesù;
   b) nel 1946 lo statuto viene cambiato, ma solo dall'art. 6 in poi. Gli articoli 1-5 restano immodificati;
   c) nel 1947 lo statuto viene cambiato ancora, e la numerazione riprende dal numero 1, dimenticando la prima parte (atto costitutivo) che dunque entra definitivamente nel dimenticatoio, ma resta giuridicamente.
   - Luciani fa partire la raccolta delle firme, che alla fine sono presentate al tribunale, che poi convoca l'assemblea dei soci per il 25/26 febbraio per la elezione del Presidente e incarica Luciani come Presidente designato di provvedere alla convocazione, presso l'Ergife.

4.- Conclusione.
 Risulta dai fatti che il travaglio dell'operazione è ricaduto tutto sulle spalle di Luciani e Alessi, e poco importa che con il senno di poi si constati che ci siano stati degli errori (di Alessi e di don Stenico).
  Direi dunque che, considerato il ruolo di Alessi, in alternativa a Fontana, e considerato il valore simbolico della famiglia di Alessi nella storia della DC, il riconoscimento della Presidenza andasse dato a lui, indiscutibilmente.
  Ma la cosa non è andata così.
  a) La spiegazione sta in un grave autogoal di Alessi.
  Trattasi del fatto che, dal giorno successivo all'invio delle raccomandate di convocazione della assemblea, da parte del Presidente designato, Alessi organizza una fronda nei confronti di lui, meglio dire una operazione di denigrazione (sia pur all'interno di una ristretta cerchia di persone: quelli della sua corte, e una decina di altre persone), quelle che, in assemblea, voteranno contro alcuni punti dell'odg della lettera di convocazione del Presidente designato.
  Alessi criticava soprattutto un punto: il fatto che Presidente designato avesse esteso l'invito ad "eventuali aventi titolo a partecipare alla assemblea come socio", in aggiunta ai soci di cui all'elenco del tribunale. Non solo questo
  Addirittura Alessi incaricherà una avvocatessa (andata dal giudice per chiarimenti) di scrivere una lettera a Presidente designato, circa i suoi errori.
  Ma errori non erano, e la prova viene dai seguenti fatti: :
  - il Presidente designato girava la lettera dell'avvocato al Giudice;
  - il Giudice, messo a conoscenza di tutte le osservazioni della avvocatessa, lo confermava con un provvedimento aggiuntivo, su tutto.
  Non solo questo: tutto il procedimento era stato ben studiato dai più valenti giuriconsulti dell'Ateneo di Bologna, anche avvocati. Alessi sapeva di questi giuriconsulti...
  b) Anche un secondo autogoal della Sicilia, quello di Grassi. Preso atto dell'auto-declassamento politico di Alessi, il Presidente designato tenterà di recuperarlo indirettamente al momento della elezione del Presidente del partito.
  A questo fine, si partiva dal fatto che anche Grassi Renato aveva speciali meriti per l'operazione, avendo sempre sostenuto il Presidente designato durante la raccolta delle firme, tra cui l'idea di rivolgersi al tribunale di Roma, e in più era autorevole per essere stato (da giovane) dirigente dell'Ufficio organizzativo della DC.
  Di ciò tenuto conto, al momento della elezione del Presidente, Luciani proporrà (alla assemblea) Grassi (preavvisato la sera prima) come Presidente.
  Ma Grassi, apertamente, risponderà: "non sono disponibile". Questo è il secondo autogoal della Sicilia

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LA RELAZIONE del prof. Nino Luciani,  Presidente designato dal tribunale

LINEE PER ASSEMBLEA DEI SOCI

 In anteprima, comunico che il compito a cui sono stato delegato è stato molto gravoso, ha richiesto la costante assistenza di un legale (collega professore ordinario della università di Bologna, anche illustre avvocato), e mi ha portato ad affrontare spese vive di notevole entità per le convocazioni, spostamenti ecc.
Strettamente per le sole raccomandate e pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale (gratis l'Albo Pretorio del Comune di Roma, e due Giornali On Line) e annessi, ho anticipato sul mio bilancio personale € 8.508,16 (recuperati con contributi volontari dei soci e non soci: € 7.460,00. Di questi movimenti ho già pubblicato la rendicontazione precedentemente, e che comunque resta disponibile per chiunque, per la tracciabilità dei movimenti, secondo la legge.
Sono stati spesi anche € 7.120 per l'uso della sala Leptis, Ergife, su un contratto di Alberto Alessi, di cui non mi è stata data rendicontazione.

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Apertura della assemblea dei soci

COMUNICAZIONI

a) Questa assemblea è stata convocata dal tribubale civile di Roma con decreto n. 9374/2016 del 14.12.2016. Lo scopo è nominare il presidente della associazione. Con questa nomina, scocca la scintilla che genera la vita giuridica della DC, e non c’è più bisogno del tribunale.
b) Nella prossima assemblea, dovra’ essere fatta la modifica dello Statuto e successivamente il congresso per la nomina delle cariche, in base al nuovo statuto.

1) Il procedimento di oggi
 consiste di due parti:
a) nella prima parte, Presidente designato presiede la riunione come designato dal tribunale per validare la costituzione della assemblea dei soci della DC, in base allart. 2367 cc.;
b) nella seconda parte, subentra il presidente nominato dalla assemblea, e Presidente designato cessa come espressione del tribunale.
  Penserà il nuovo Presidente a far compiere all’Assemblea tutti gli adempimenti per rendere l’Associazione pienamente funzionante.

PRIMA PARTE.
Si passa alla prima parte dell'odg:
1.- Costituzione della assemblea
In apertura il Presidente chiama a fungere da segretario il dott. Emilio Cugliari. Egli chiede approvaziole dei presenti, che è data alla unanimità.
Egli comunica che l’odg scritto dal giudice è stato interpretato in modo estensivo da lui, per scongiurare alcuni pericoli gravi al successo della assemblea dei soci, su due punti:
a)  allargamento degli invitati;
b) aggiunta del vice presidente della associazione, nell’odg.
Devo fare, poi, precisazioni anche per la ammissibilità delle deleghe, ai sensi dell'art. 2372 cc. .

Comunica che il decreto del tribunale è stato integrato da un provvedimento aggiuntivo. Precisamente:
a) In base al primo provvedimento, Presidente designato era stato designato per la convocazione con l’indicazione di un o.d.g. che prevedeva la convocazione dei soci, scritti nell’elenco approvato dal tribunale.
  Ma il designato indirizzava l’invito anche ad “eventuali altri aventi titolo” …
  L’estensione aveva provocato una discussione presso alcuni soci, sfociata nell’incarico ad un avvocatessa che andava dal giudice a chiedere lumi sulla validità dell’estensione, e scriveva a Presidente designato la sua personale interpretazione su quel punto e su altri punti.
  Il Presidente designato girava al giudice questa lettera, accompagnandola con la seguente lettera:

AL GIUDICE DOTT. GUIDO ROMANO

Sig. Giudice,
ieri mi e' pervenuta la lettera sottostante di un avvocato che scrive, non a nome suo, ma come suo interprete.
Sono a sua disposizione per ogni miglior raccordo con lei.
Non e' vero che io abbia allargato l'elenco degli aventi diritto. Invece ho informato il grande pubblico, circa il decreto del tribunale, per evitare eventuali ricorsi di potenziali aventi diritto a partecipare alla assemblea.
Gia' il giudice Scerrato aveva accolto il ricorso di tre ricorrenti (non nell'elenco), nella causa sul XIX congresso 2012, annullato, e di cui si dice a lei nel ricorso che ho presentato a suo tempo.
Se ci saranno domande, il diritto sara' sottoposto alla assemblea, che accettera' o respingera'.
Cordiali saluti.
Bologna 7 feb. 2017

Il giudice emetteva il seguente provvedimento, in calce alla lettera di Presidente designato: “visto, agli atti non sussistendo provvedimenti da adottare ed essendo devoluto al sig. Nino Presidente designato nino l’esecuzione degli adempimenti connessi alla convocazione dell’assemblea della Democrazia". Roma, 14.2.2017 . Firmato Guido Romano

Nota del Presidente designato. Il giudice, per effetto della girata (a lui della lettera della avvocatessa) era venuto a conoscenza di tutti gli elementi di doglianza dei soci . E , di cio' tenuto conto, gli aveva confermato l'incarico. Dunque aveva agito bene su tutto.
___________________

 Su questa base, informa l’assemblea:
a) che sono pervenute 7 domande di parteciparvi, come socio, da parte di persone che dichiarano di avere titolo.
Per Bonalumi Gianni, Ciccarelli Antonio, Rosini Franco, Russo Gaetano, Lucchese Paolo il titolo è costituito da tessera di iscrizione alla DC. Per Valentina Valenti il titolo è costituito da autodichiarazione resa (come tutti coloro che sono nell'elenco del tribunale) ai fini della partecipazione al congresso DC del 2012 accompagnata da prova di versamento di € 50; per Franco De Simoni il titolo è costituito da prova di versamento di € 50, anch'essa ai fini di partecipazione al congresso DC del 2012.

2) In merito alla aggiunta della voce " vice presidente" all'o.d.g., essa si giustifica come figura ammessa implicitamente dai principi generali dell'ordinamento, una volta che il giudice aveva accettato la domanda di Presidente designato di nominare il presidente in base ai principi generali dell'ordinamento e specificamente in base all'art. 36 del cc.
La motivazione fondamentale della aggiunta addotta dal Presidente designato è la seguente: se il presidente della associazione venisse a mancare prima del congresso, avverrebbe una catastrofe: vale dire la DC si ritroverebbe senza dirigenti, come adesso, e si dovrebbero raccogliere di nuovo le firme, e tornare dal tribunale. La DC avrebbe chiuso la sua storia per sempre.
Il presidente designato ricorda che, nel ricorso fatto a suo tempo, aveva chiesto che (all'odg)  ci fosse anche il VICE . Egli aveva pensato ad una eventuale omissione o dimenticanza del giudice, ma non ad un divieto. Egli aveva anche pensato che, se l’avesse omesso, l’assemblea non avrebbe potuto valutare in merito al Vice, perche’ non all’odg.
Conclusione: l’inserimento all’odg da’ alla assemblea la possibilita’ di valutare se decidere se nominare il Vice.

3) In merito alla possibilità delle deleghe, il Presidente designato, ricorda di avere ammesso la possibilità di una delega.
Ricorda l'art. t. 2372 cc. ., secondo cui "coloro ai quali spetta il diritto di voto possono farsi rappresentare nell'assemblea salvo che, nelle società che non fanno ricorso al mercato del capitale di rischio e nelle società cooperative, lo statuto disponga diversamente".
Secondo il Presidente occorre salvaguardare il rispetto dello Statuto e il diritto alla delega. Lo Statuto nulla dispone in merito. Resta da salvaguardare il diritto alla delega.
Il Presidente motiva il limite in una sola delega, in base ad un principio generale di correttezza. Non è accettabile che un socio si presenti, ad es. con 300 deleghe mettendo i minoranza tutti gli altri soci presenti, di numero minore.

2) Comunicazioni finali
Il Presidente designato segnala l'importanza cruciale di approvare, tra le Varie ed Eventuali la seguente norma transitoria:
1) In via transitoria, tutte le modifiche di statuto, che rendono attuabili la ricostituzione degli organi medesimi, sono di competenza della assemblea.

2) Sino alla completa riorganizzazione del Partito, il Presidente del Partito è autorizzato, anche ora e per allora e con espressa ratifica di quanto sino ad ora sia stato fatto, a convocare gli associati mediante pubblici proclami, con avviso da pubblicare almeno 20 giorni prima sulla GU e all’Albo Pretorio del Comune di Roma.
_________

NOTA POST RELAZIONEM. Ricordo che l'assemblea ha, poi, bocciato le proposte di Luciani circa la nomina di un VicePresidente e la possibilità della delega e le norme transitorie.
  La mancata approvazione
 ha distrutto il 50% dell'impianto creato da Luciani e dai  giuristi Bologna. Esso era rivolto ai futuri passaggi che, di conseguenza, diventano quasi impossibili.
a) Non sappiamo cosa farà il neo-Presidente, ma miracoli non ne sa fare. Avere negato la nomina di un Vice Presidente (poteva essere in giovane) è una vera iattura, in caso di impedimenti al Presidente;
b) La modifica di Statuto richiede un quorum di 3/4 dei soci, anche in seconda convocazione. La possibilità della delega avrebbe dimezzata la difficoltà;
c) Attualmente, la modifica dello Statuto può essere fatto attraverso un congresso in base all'attuale statuto. In alternativa, occorre che l'assemblea avochi a se stessa il potere di modifica di statuto, come se si fosse nel 1945, quando la medesima assemblea si privò del potere di modifica dello Statuto e lo delegò al congresso. Ma la relativa norma transitoria non è stata votata, grazie a Grassi.
  Si conclude constatando il danno infinito, creato dall'onda frondista, alimentata da Alessi, cosa che ha aperto spazi a Bonalberti, trascinatore di popolo, ma poco preparato come tutti i SAVONAROLA, i CICERUACCHIO ....

 

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AGGIORNAMENTO COMUNICATO - 10 feb. 2017

TRIBUNALE  CIVILE  DI  ROMA DISPONE CONVOCAZIONE
Assemblea dei soci del partito della DEMOCRAZIA CRISTIANA
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La riunione avrà luogo a ROMA, Hotel Ergife,
Via Aurelia 619, tel.06 66441, il 25/26 feb 2017

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IL PERCORSO DELLA RIORGANIZZAZIONE
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1) Il traguardo finale e' la celebrazione del congresso per la nomina degli organi, in base ad un nuovo statuto;
2) Ad esso si dovra' arrivare passando, prima, per due tappe :
    a) una prima assemblea dei soci per la nomina del Presidente della Associazione, il 25/26 feb. 2017, ex-art. 20 c 2;
    b) una seconda assemblea dei soci per la modifica dello Statuto (ex-art. 21 c. 2.
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FINANZIAMENTO DELLE SPESE DI CONVOCAZIONE :
totale € 8.000 per 1750 lettere raccomandate, e € 7.120 per sala da 1750 posti.

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Per dare un contributo (libero), serve fare un bonifico bancario a favore di:

.Presidente designato NINO, presso banca Carisbo (Gruppo INTESA SAN PAOLO): IBAN IT 10B0638567684510301829810
CAUSALE: contributo spese convocazione assemblea partito DEMOCRAZIA CRISTIANA storica..

Avvertenza: Su questo IBAN, la cifra totale accettata non può superare € 10.000 e servirà solo per le raccomandate. Invece il finanziamento della sala dell'Hotel Ergife è fatto per altra via.

 

 

IL DECRETO DI CONVOCAZIONE

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Nino Presidente designato, Prime riflessioni:
-  sulla storia della DC
distinguendo tra il 1948-70, e il 1970-94, - e su un codice etico.
 
  Anche risposta a CASTAGNETTI, da parte di un "ridicolo" (uno che non pensa come lui)

1.- Storia. L'attuale provvedimento del Tribunale arriva dopo numerosi eventi politici e giuridici catastrofici, per la DC, in un periodo di 20 anni.   Precisamente, dopo lo "scioglimento" della Democrazia Cristiana, avvenuto il 29 gennaio 1994, si levarono varie iniziative per raccoglierne la eredità (patrimonio e simbolo), da parte di nuovi partiti istituiti ad hoc, ma tra i quali sorsero molte controversie, finite in tribunale, e tutte concluse solo nel 2009 con una sentenza della Corte di Appello di Roma, approvata dalla Corte di Cassazione nel dicembre 2010.    Secondo la Corte di Appello, confermata dalla Cassazione, non è mai esistito un problema di successione alla DC, perché lo "scioglimento" fu disposto da un organo che non avevo il potere di legge per farlo e dunque, giuridicamente, la Democrazia Cristiana esiste tuttora.   Sulla base della Sentenza della Cassazione, nel 2012 fu attivato un procedimento di auto convocazione (da parte di alcuni associati) del Consiglio nazionale, e poi fu convocato il XIX congresso per la nomina degli organi (perchè erano tutti decaduti). Il congresso del 2012 fu concluso con la nomina del nuovo Consiglio Nazionale e del Segretario Nazionale nella persona di Gianni Fontana.    Ma successivamente il Tribunale di Roma annullò sia il Consiglio nazionale sia il Congresso, perchè convocati in modo illegittimo.

2) Adesso l'Assemblea. In questi giorni, lo stesso Tribunale Civile di Roma (anzi lo stesso giudice che annullò il Consiglio nazionale) ha convocato l' Assemblea dei soci della Democrazia Cristiana, con piena garanzia della osservanza delle norme di legge.   Non va confusa l'Assemblea dei soci con il Congresso dei delegati. L'una è una assemblea di primo grado (vale dire è sovrana); invece il Congresso è una assemblea di terzo grado, ossia di eletti dalle sezioni locali, poi dai congressi provinciali, poi dai congressi regionali, oggi non più fattibili perchè le sezioni locali non esistono più.

3) Per un Convegno su un codice etico e  un discorso ai giovani sulla storia della DC.

    E' importante una prima discussione tra i soci su un codice etico del cristiano impegnato in politico, così come un discorso al Paese per rivendicare il ruolo storico della DC, soprattutto nella prima fase (1948-1970);
  E' anche importante (si direbbe fondamentale) non far finta di niente, di fronte al Paese, su quanto accaduto nella seconda fase (1970-1994) con il "compromesso storico" con il PCI e con il processo di Milano (di "mani pulite").
  Un aspetto dirimente è il giudizio sul cosiddetto "compromesso storico" tra la DC e il PCI, in pratica un accordo di potere che salvaguardava la DC nel governo nazionale, e inseriva il PCI nelle Regioni, per i problemi di interesse regionale e in più dava , alle Regioni,la delega dello Stato di gestione del Servizio Sanitario Nazionale.   Quel compromesso fu "vera gloria" della DC ?   O, invece, sarebbe stato più corretto (per rispetto alla democrazia) una alternanza con il PCI, nel governo nazionale, se questa era la scelta degli elettori ?   Quel compromesso fu motivato con la tesi che il PCI era un pericolo per la democrazia.   I fatti successivi hanno dimostrato che era solo una calunnia, e infatti il PCI fu importante per la salvezza della democrazia in Italia.  (Ma questo non significa che io avrei votato PCI).

4) Risposta di un "ridicolo" a Castagnetti. Sul TEMPO di Roma (16 dic.) ha dichiarato: "Sono ridicoli, capitolo chiuso", quelli della nuova DC. Mi pare un giudizio affrettato, troppo sbrigativo.   Penso che una cosa sia una DC della casta partitica (propria del suo cognome) come la DC degli anni suoi (1970-94); una cosa sia una DC del popolo come quella del 1948-70.   Credo che Castagnetti dovrebbe invece apprezzare questo tentativo di far valere le idee buone dei cattolici attraverso l'unione, a parte che le idee buone non sono un monopolio dei cattolici.

 

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In preparazione della Assemblea dei soci del partito della DC storica il 25/26 feb 2017, a Roma

 

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INCONTRO DI BOLOGNA, 21 GENNAIO 2017
Via D'Azeglio 45, Collegio S. Luigi

Presidente designato: "UN PARTITO DI SOLI CATTOLICI  ?"
Ma il Papa non vuole un partito "SOLO" di cattoli
ci
RESOCONTO:
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                                 In margine al Decreto del Tribunale di Roma sul ritorno della DC

Presidente designato: "UN PARTITO DI SOLI CATTOLICI  ?"
Ma il Papa non vuole un partito "SOLO" di cattolici
Clicca su: 
http://www.universitas.bo.it/FORUM5.htm#PARTITO

        Sotto, si trova l'elenco dei contribuenti per il finanziamento della Assemblea dei soci
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 LINEE PER LA DC

1.- Un partito di soli cattolici ? NO – Il papa ha detto no.
Sì, invece, ad un partito laico che unisca il più possibile i cattolici nello scenario politico italiano, e anche di non cattolici con gli stessi valori e programmi, e garanti della laicità del partito.
Un partito liberale ? No.
Un partito socialista ? NO.
L’art. 1 dell’Atto costitutivo della DC (1945, tuttora vigente) dice: "DC, un partito con un programma di libertà e di giustizia sociale, ispirato ai principi cristiani".

Direi, con linguaggio più pragmatico: DC, un partito interclassista e di mediazione sociale, ispirato alla dottrina sociale della chiesa, ma non di soli cattolici, anzi benvenuti come garanti della laicità.

2. - Per la dottrina sociale della chiesa, nel campo temporale la posizione del cristiano impegnato in politica, nei confronti della gerarchia, non è diversa da quella del non cristiano nei confronti della gerarchia. C’è invece il diritto-dovere della gerarchia nel dare l’ispirazione cristiana, al cristiano. Vedi Diez Alegria, Università. Gregoriana. Clicca su: Diez

3.- Quale elettorato naturale per un partito di cattolici (sia pur non di soli cattolici) ?
Penso che debba essere un elettorato qualificato, da cercare in quella direzione.
Dovremmo cercare un rapporto ufficiale con la gerarchia cattolica ?
Direi proprio di no, perché la Chiesa ragiona rivolta al mondo ultraterreno, e dunque su valori trascendenti. Gesù aveva detto che chi è primo in questo mondo potrebbe risultare ultimo nel suo regno (regno di Dio).Dunque la Chiesa non è interlocutrice di un partito (sia esso di cattolici e non cattolici).
Lo storico Giorgio Galli (Storia della DC, 1943-93, ed. Kaos, Milano 2007, p. 32) racconta che:" fino a quando la Chiesa e le organizzazioni cattoliche (parrocchie…, NdR) non scelgono la DC (si era vicino al 1948, NdR), il partito non appare affatto radicato nella società, e la sua azione si limita a contatti vertice…" . ..Successivamente, con la partecipazione del mondo della cultura e della formazione … la DC diverrà anche "interclassista, capace di rivolgersi in modo credibile tanto alle masse, quanto alle élites culturali e al mondo imprenditoriale " (ib. p. 28).
A questo riguardo si deve considerare che la distinzione tra valori temporali e valori spirituali non è netta, ma v’è tutto un campo misto. Basti pensare al soccorso alle povertà, alla presenza delle istituzioni cattoliche nel sociale (scuole, sanità, varie forme di volontariato ) e più in generale al fatto che, nella tradizione italiana, le nostre parrocchie hanno sempre svolto anche compiti civili.
Dunque la riscoperta del dialogo con le parrocchie, oggi molto dimenticate, è la strada giusta per un partito di cattolici e di non cattolici. Anche perchè nel mondo dei non cattolici ci sono strutture che fanno le stesse cose che fanno le parrocchie.
Con le parrocchie ci sono le associazioni e movimenti che le collaborano.

4.- In questo scenario il codice etico, ispirato alla dottrina sociale della chiesa cattolica, diviene il linguaggio che permette al partito di cattolici di parlare con le istituzioni civili cattoliche.
E’ un linguaggio che parla di comportamenti morali e di etica. Questo passaggio ci porta a considerare che il cristiano impegnato in politica deve orientarsi al bene comune, sia pur in modo generico.
Questo non vuole dire che si propone d demolire lo Stato sociale ( la scuola pubblica, la sanità pubblica e quant’altro), ma il riconoscimento al volontariato sociale di una posizione costituzionale paritaria. Questo ... anche per motivi pratici. Infatti, la burocrazia pubblica è lo strumento fondamentale dello Stato, di norma, altamente benemerito, ma anche catastrofica in dati casi (causa lentezza) , di cui vediamo i limiti ogni giorno.

5.- Sulle motivazioni individuali dei politici. I politici tutti (cattolici e non cattolici) non cercano spesso, come istinto naturale, il bene comune, ma quello personale. Non è un fatto solo italiano, ma universale verificato dalla Scuola di public choice, fondata da un premio Nobel (James Buchanan) e oggi accettata nel mondo.
Seconda questa Scuola, circa le motivazioni individuali, non v’è differenza tra "economia privata di mercato" ed "economia pubblica", nel senso che: un privato fa produzione per il mercato, ma allo scopo di fare un profitto.
E, identicamente, un politico fa produzione di beni pubblici, ma allo scopo di fare un interesse personale. Questo "interesse" non è necessariamente illecito. Può essere una remunerazione, il piacere di servire il bene comune, il piacere dell’ambizione ( e questo c’è anche nel privato).
Rinvio al mio libro: Economia delle Scelte Pubbliche. Clicca su: http://amsacta.unibo.it/3417/1/scritti_scelti_Presidente designato.pdf , pag. 346 e ss.
Per riportare le cose sulla retta via, che mette d’accordo il bene privato e il bene pubblico, servono dei meccanismi bilancianti:
- nel mercato il principale meccanismo è la concorrenza, altro è la regolamentazione dei monopoli…;
- nel campo pubblico il principale meccanismo è quello dell’alternanza tra i grandi partiti al governo, aspetto trattato nell’Appendice al codice etico (a cui rinvio), e del quale gli Stati Uniti d’America sono un esempio sotto gli occhi di tutti, sia pur con i suoi difetti.

6.- Bene Comune. Cosa sia il cosiddetto bene comune, esso non consiste "nel fare bene a tutti" e questo parrebbe contraddittorio.
Nel campo pubblico ogni intervento, per sua natura, fa il bene di qualcuno, e il danno di un altro.
Si pensi ad un autobus a servizio di un quartiere. Se esso passa per la strada più vicina a te, probabilmente quella strada è la più lontana ad altri di un'altra strada. La soluzione meno peggio è che l’autobus passi per la via in mezzo alle due.
Si pensi al finanziamento di una scuola. Ognuno paga in modo progressivo, rispetto al reddito. Probabilmente i ricchi (che pagano di più), mandano i figli in una scuola privata, mentre i poveri mandano i figli alla scuola pubblica, pagando meno del costo.
Alla fine si trova che il bene comune è realizzato se, nel complesso della società civile, i vantaggi superano i danni.
La valutazione la fa il governo. Ma se il governo pensa a prolungare la propria sopravvivenza (ossia ai propri vantaggi), e alla fine si trova che egli potrebbe privilegiare i propri elettori.
Questo è davvero il bene comune ? Per una soluzione, rinvio ad un mio studio:" E.d'Albergo, la Sienza delle Finanze e il problema di una regola di sicura decisione collettiva, a supporto del secondo teorema del benessere". Clicca su: http://amsacta.unibo.it/3417/1/scritti_scelti_Presidente designato.pdf , pag.668 e ss.

7.- Torniamo al codice etico. Questa conclusione ci riporta a considerare l’importanza dei meccanismi bilancianti anche nel campo pubblico, vale dire alla alternanza tra i grandi partiti al governo e soprattutto alla educazione individuale.
Questa ci riporta al discorso iniziale, proprio della dottrina della chiesa cattolica: dunque al codice etico, che parla alla persona.

 

 

FINANZIAMENTO DELLE RACCOMANDATE E DELLA GAZZETTA UFFICIALE
per la organizzazione della Assemblea dei soci il 25/26 feb 3017

 
 

SPESA NECESSARIA: €  8.508,16

 
 

  TOTALE CONTRIBUTI : €  8.630,00

 

CONTRIBUENTI per le raccomandate, GU e altro:

LUCIANI NINO, € 20

TOMIETTO MAURO, € 100

RENZO GUBERT, € 500

GIUSEPPE CANANZI, € 20

DUO VIELMO, € 50

CANTELLI RAG GABRIELE, € 20

TERRANOVA ALBINO, € 50

MONTESANO CLAUDIO, € 20

BOCCHIO ISABELLA, € 100

PORTACCI AMEDEO - FONTANA , € 1.0000

PESCHIERA FILIPPO - CASALI LAURA, € 50

MORELLI GIUSEPPE-GIUSEPPE MORELLI, € 30

ZARDI CARLO, € 20

MAIOLO ILARIO, € 100

GIOVINAZZO GIROLAMO, € 300

VELLO GIORGIO, € 30

LUIGI D'AGRO', € 100

ANGELO MUSCO, € 50

GIANNONE ANTONINO, € 200

BONALBERTI ETTORE - LIBONI FRANCESCA, € 200

GIANFRANCO RUCCO, € 50

DE MONTIS PIETRO, € 20

ANDREASI ROBERTO, € 200

FERRONI MARCO, € 100

VIALETTO LUIGI ANTONIO, € 20

GRECO GIACOMO, € 20

MANNO LIBORIO - LUCCHESE FRANCESCO, € 200

MORETTI ANTONIO, € 20

COMIS ALFREDO, € 150

BANCO DI NAPOLI S P A-, € 200

PETRILLO FRANCESCO NAPOLI, € 100

FINESSO LUCIANO, € 50

CICCARELLI ANTONIO, € 100

GUCCIONE IGNAZIO MARIA MAURILIO, € 200

LO CURZIO ENRICO, € 250

BONGIORNO GIORGIO- GIGLIO FRANCES, € 80

BARBUTO NICOLA CONCETTO, € 100

BERTE VITO, € 20

ZILLI LUIGI, € 100

ARCIERI FRANCESCO, € 50

ZOTTI GABRIELE, € 20

CECCARELLI STEFANO, € 100

SACCOMAN ANTONIO-RIGOTTI EZIA, € 20

CIMATTI STEFANO, € 200

FOIS LUCA-, € 10

ORIOLI MATTIA, € 20

PIRILLO GIANTULLIO, € 200

RICCADONNA ANGELO-, € 20

AMMATURO COSIMO, € 50

BELLIN FLAVIO E CAGNIN LUCIA, € 100

GORI GIOVANNI, € 30

CUOCI ROBERTO, SCOGNAMIGLIO MARIA, € 30

ORGA UMBERTO, € 1.000, € 00

CARROZZA LORENZO, € 50

MINELLI GIAMPIETRO ALBINI ROMANA, € 50

FRASCAROLO GIUSEPPE, € 100

MANDANICI GIUSEPPE- NINO MANDANICI, € 20

DE GAUDENZ ALDO, € 200

LEPORINI PAOLO € 100

PINTO ALESSANDRO € 30

PERAZZOLO GIANCARLO € 50

BATTAGLIERIN ROBERTO € 50

TRAMONTE COSIMO DAMIANO € 20

PRANDINI GIOVANNI, TRECCANI ADELE € 1.050,00

RICCARDI MARINO € 50

LIA CESARE AUGUSTO € 50

BEIFIORI CONSULTANTS € 20

TOTALI € 8630,00

 

.                                                                         ********

EDIZIONI PRECEDENTI

 

In preparazione della Assemblea dei soci del partito della DC storica

 

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VERSO INCONTRO A BOLOGNA IL 21 GENNAIO 2017
Via D'Azeglio 45, Collegio S. Luigi

1) Presentazione del codice etico del cristiano
     impegnato in politica
2) Apertura delle candidature alla Presidenza della
     associazionne del partito della DC storica

PER TROVARE  IL CODICE, CLICCA SU: Co1 ; Co2

dc-contrassegno92.jpg (14009 byte)

 

INCONTRO PRIVATO
il 21 gen, 2017 ore 10,00-16,00, a Bologna, in via d'Azeglio 45,
presso Collegio S. Luigi (parcheggio automobile nel retro: via della Liberta')

La Assemblea de soci, a febbraio, si può fare solo se i soci la vogliono, versando il contributo libero per le raccomandate, per totali € 7500. Clicca su: IBAN .

 

 INVITATI:
- I Soci DC iscritti nell'ultimo elenco disponibile, approvato dal Tribunale a Roma il 25/26 feb 2016, per assemblea ex-art. 20 c.c.;
- Altri invitati, che hanno comunicato di avere interesse ad essere informati sulla evoluzione del procedimento organizzativo della DC

Oggetto n. 1 - INCONTRO PRIVATO a Bologna il 21 gen, 2017 ore 10,00-16,00, a Bologna, in via d'Azeglio 45, presso Collegio S. Luigi (parcheggio automobile nel retro: via della Liberta') in preparazione della Assemblea dei soci, il 25/26 feb. 2017.

Oggetto n. 2. Invio raccomandate di convocazione assemblea 25/26 feb. 2017.
  Per l’invio (possibilmente entro il giorno 20 gennaio, tramite Ufficio Postale), serve il via libera di voi tutti, vale dire il versamento del contributo individuale libero, sul bonifico bancario intestato a:
Presidente designato NINO, presso banca Carisbo (Gruppo INTESA SAN PAOLO):
- IBAN IT 10B0638567684510301829810 ;
- CAUSALE: contributo spese convocazione assemblea partito DEMOCRAZIA CRISTIANA storica.
TUTTO DEV'ESSERE ASSOLUTAMENTE TRASPARENTE: il 21 gen. sara' mostrato e letto l'estratto conto bancario, compresi i nomi dei contribuenti.
Per quanto riguarda la sala all'Ergife, il Direttore mi ha comunicato essere stata pagata per intero (c'era un contratto di Alessi).

 BREVE INTRODUZIONE AI DUE ARGOMENTI

 1.- Per quanto riguarda il punto 1, sara’ presentato il codice di Guido Gonella del 1982, aggiornato da un gruppo di studio di Bologna nel 2015. La motivazione della presentazione e' :
- preparare l' assemblea dei soci della DC del 25/26 feb. 2017 attraverso una riflessione di carattere etico, per il bene comune;
- dare un segnale di buon inizio, alla Chiesa Cattolica, sia pure in modo unilaterale.
Per trovare il codice, clicca su: Codice etico ; e su: APPENDICE .

 2.- Per quanto riguarda il punto 2, segnalo che:
a) esso sostituisce lo "APPELLO DI BONABERTI alla coesione" in quanto Egli, nell’incontro organizzato a Roma il 12 gen. da A. Alessi, lo ha gia’ esaurito (per sua dichiarazione). Esso e' consistito nell’invito a tutti di votare unitariamente, a Presidente della Associazione dei soci della DC, "Gargani, elevata personalita' ", (candidatura, notoriamente di Paolo Cirino Pomicino. In alternativa: votare Gianni Fontana).
b) Ricordo che questa carica sara' operativa una sola volta, vale dire solo fino alla seconda Assemblea, per approvare il nuovo Statuto, che e' lo strumento per garantire a tutti la uguale dignita' e la pari opportunita', compreso che tutte le Regioni siano rappresentate in Consiglio Nazionale in proporzione alla popolazione, e comunque con un minimo di uno.
  b) Penso, in netta opposizione a Bonalberti e Company, che la nomina del Presidente dell'Associazione sia una prerogativa dell'Assemblea dei soci, il 25/26 feb; e che tutti abbiano pari diritto alla candidatura.
  Questo giustifica il punto 2 all'o.d.g. per il 21 gen., per non trovarci di fronte al fatto compiuto, a cui (prima) io non avevo pensato (ma non Bonalberti) .
  Faccio, dunque, appello a chiunque disponibile, di venire a Bologna a dare la propria candidatura o a proporre candidature, e anche un programma (avanti i giovani, ma senza rottamare nessuno).

3.- Torno al valore della "coesione". Questo valore e’ stata calpestato nel Congresso del 2012 (vedi: Manuale Cencelli, ecc.). Un comune amico, nel lasciare il congresso aveva detto: "Abbiamo ritrovato la vecchia DC, nel bene e nel male, tale e quale come era prima ".
Quale contributo alla memoria storica ("Historia est magistra vitae), rinvio al servizio sul XIX congresso (bello, ma ingannevole: basti pensare ai vari ricorsi ai giudici), che avevo fatto nel dic. 2012.

4.- Da ultimo: la spesa pranzo e' di € 20,00.
 Attendo la conferma dei ritardatari, circa la presenza al ristorante.

___________________________________________________________________________________________________________________________________

 

QUOTA SOCIALE ANNUALE 2020 della DEMOCRAZIA CRISTIANA
(conto bancario provvisorio, autorizzato dall'Assemblea dei soci)

Quota da versare sul seguente conto:
LUCIANI NINO,
presso banca INTESA SAN PAOLO :

IBAN IT79T0306967684510346123464
Causale: "Quota sociale 2020 per la DC".

AMMATURO COSIMO 50,00
BEIFIORI VITTORINO 50,00
BELLIN FLAVIO 50,00
BENDINELLI  FEDERICO 50,00
BERTINI GIULIANO 50,00
BOTTIN ALDO 50,00
CAPPI GIOVANNI (n.s.) 50,00
CASTORINA CARMELO 50,00
CATARSI MASSIMO 50,00
CECCARELLI STEFANO 50,00
CERAGIOLI LUIGI 50,00
CINNIRELLA CARMELO 50,00
CIRINO POMICINO 50,00
CONCORDIA RODOLFO 50,00
CORTESE GIUSEPPE 50,00
DE AMBROGI CONTARDO (n.s) 50,00
DE CAROLIS DOMENICO (n.s.) 50,00
FALASCHI GIOVANNI 50,00
GRIGNOLIO MASSIMO 50,00
LEO CARMELO (n.s.) 50,00
LEONETTI CARLO 50,00
LUCCHESE PAOLO 50,00
LUCIANI NINO 50,00
M0RGONI VINICIO 50,00
MANIACI SALVATORE 50,00
MAZZUCCO FRANCESCO 50,00 +300,00
MORETTI ANTONIO 50,00
MORTELLARO FRNCESCO 50,00
NAPOLITANO SALVATORE 50,00
ORGA UMBERTO 50,00
PAZIENZA GABRIELE  50,00
ROSINI FRANCO 50,00
SALSANO CARMINE 50,00
STEFANI MARIO 50,00
STELLA LUCIANO 50,00 +50,00
TRAMONTE COSIMO 50,00
VALENTI VALENTINa 50,00
ZARDI CARLO 50,00
ZOLLA MICHELE 50,00
Totale € 2.300 1950,00 +350,00

Nota: n.s. : non socio

°°°°

Verso il XIX Congresso
LINEE DI INDIRIZZO DI UN MANIFESTO PER L' IMPEGNO POLITICO

I - LE ISTITUZIONI PUBBLICHE, A TUTELA DELLA PERSONA UMANA E DELLA FAMIGLIA, DELLE CONDIZIONI DI PRODUZIONE E DI LAVORO, DI AMBIENTE, E DI PACE NEL MONDO.

a) Il Buongoverno va cercato mediante l’alternanza tra i grandi partiti al governo in base al merito;
b) La scelta spetta al popolo, maturo fino a riuscire ad aggregarsi, quanto serve per decidere. La democrazia possibile è quella "rappresentativa", e la più vicina alla democrazia diretta è quella in cui, per gli elettori, la scelta è tra due soli partiti, in modo da dare luogo ad una maggioranza e ad una minoranza.
c) L’ aggregazione rispetto ai due partiti va orientata con modalità costituzionali, rispecchianti la coscienza comune. L’aggregazione deve avvenire rispetto al capo del governo da eleggere e al suo programma. Questo non è un nuovo assolutismo, in quanto gli accordi tra i gruppi dovranno e potranno aver luogo all’interno dei due grandi partiti, compreso un criterio di proporzionalità pura, ma con limiti al particolarismo per effetto della concorrenza stringente del partito di alternativa.
d) l’ammissibilità delle candidature al parlamento e al governo è subordinata:
- al possesso dei “requisiti di moralità” e di “non conflitto di interessi” con lo Stato, come definiti dalla legge;
- e al possesso di requisiti professionali, comprovata da titoli di studio o di esperienza pluriennale adeguata.
e) Il governo deve durare quanto una legislatura, sia in caso di elezione diretta del capo del governo, sia in caso di elezione indiretta, dal parlamento. Può essere ammesso il voto di sfiducia in parlamento, ma non prima di 4 anni dall’inizio legislatura.
f) La partecipazione dei cittadini alle candidature nei partiti per le elezioni va sostenuta dallo Stato sotto forma di spazi presso la TV pubblica per la presentazione dei programmi e dei curriculum personali.
g) La costituzione dei partiti va ispirata a farne strumenti di servizio alla società civile. Mai più partiti imprese d’affari con tangenti sui lavori pubblici, e cattura dei voti dando posti della Pubblica Amministrazione senza guardare alla professionalità delle persone e all’amore alla patria.
h) Il finanziamento dei partiti (associazioni di diritto privato, secondo la Costituzione Italiana) va ammesso in forma volontaria con la sottoscrizione del 5 per mille del versamento IRPEF, con donazioni di persone private e di imprese giuridiche private purchè iscritte in bilancio, e approvate dai soci della persona giuridica sia italiana sia non italiana.
Le donazioni della persona privata e giuridica possono essere ammesse in detrazione nell’imponibile nella dichiarazione dei redditi. Il buon fine del finanziamento va dimostrato mediante rendicontazione e comunque va reso pubblico.
i) Riforma della UE - Unione Europea, per cui:
- determinate spese, di interesse generale europeo, vadano tolte dai bilanci degli Stati e caricate sul bilancio unico europeo;
- la BCE (Banca Centrale Europea) sia banchiere di ultima istanza, e possa fare da ombrello al bilancio europeo, in occasione della collocazione di titoli obbligazionari, sul mercato finanziario.
l) il sistema di difesa dell’Italia va costruito su basi europee ed atlantiche, su un buon rapporto con la Russie filo - europee.

II.- PROPOSTE PER UN PROGRAMMA POLITICO PER L’ITALIA.

a) Riforma costituzionale della Governance dello Stato (elezione diretta del Presidente della Repubblica, sul modello dei Comuni italiani, per il Sindaco);
b) Interclassismo: promozione di modi di incontro permanenti tra le parti sociali.
c) Lo Stato garantisce a tutti i cittadini i beni primari: pane, acqua, salute, scuola.
d) Riforma dello Stato (rimettere apposto il titolo V della Costituzione): un solo ente intermedio tra Stato e Comuni; Regioni con compiti di programmazione locale e con i compiti delle Province; No Regioni con poteri legislativi; abolizione delle Province);
e) Libertà di impresa e di lavoro. La spesa pubblica non può superare il 45% del PIL.
f) Un' imposta personale sul reddito speso complessivo (tipo N. Kaldor, ma no esenzione beni strumentali, perchè concorrenziali ai lavoratori), associata ad un’imposta reale proporzionale sulle spese.
In sede di dichiarazione annuale dei redditi spesi, questa imposta reale va ammessa in detrazione (norma anti-evasione fiscale).
La nuova imposta personale deve essere progressiva per detrazione (una sola aliquota sul reddito complessivo, dopo avere detratto una parte, esente per tutti, corrispondente al fabbisogno essenziale per la vita);
g) piano poliennale di ammortamento del debito pubblico. La rata va pagata con una percentuale del gettito fiscale globale;
h) riforma della UE, per cui determinate compiti di interesse generale europeo siano caricate sul bilancio UE, e tolte dai bilanci degli Stati. Tipologie di detti compiti :
- Affari Esteri e Cooperazione Internazionale;
- Beni, Attività Culturali,Turismo;
- Politiche Sociali, atte a garantire il primum vivere e la salute;
- Difesa;
- Ambiente;
- Grandi infrastrutture terrestri e portuali ;
- Grandi Trasporti Ferroviari e Marittimi;
- Politiche Agricole Alimentari e Forestali;
- Tutela nazionale della produzione dei beni primari e dell'artigianato locale;
- Squilibri territoriali (Mezzogiorno);
- Sport.

***

 

Per il verbale intero, dell'Assemblea
clicca su: VERBALE 14 MARZO 2020

Storia amara: esclusi, tra l'elenco dei soci, art. 24 cc :
R. Cerenza, F. De Simoni, A. Ciccarelli,
per atti emulativi ai danni della Dc, ex-art. 7 c.c
.

1.- La riunione ha avuto una storia breve, dettata dalla urgenza di una delibera, collegata a una udienza (del prossimo 24 marzo 2020) del Tribunale di Roma, per una causa mossa da Cerenza e De Simoni, per fare annullare il XIX congresso della DC del 14 ottobre 2018. Quel congresso aveva eletto R. Grassi, Segretario Politico, ed eletto il Consiglio Nazionale.
  Nella prima udienza (del 21 gen. 2020) il Giudice aveva già detto che, avendo l'Assemblea dei soci (del 12 ott. 2019) dichiarata nullo quel congresso, era venuto meno il motivo del contendere, e quindi Egli non doveva più annullare nulla. Ma Cerenza aveva chiesto una proroga della udienza  per un certo motivo procedurale (non aveva trovato Troisi, per notificargli la data dell'udienza).
 
  Nella seconda udienza (del 18 feb. 2020), Cerenza ha fatto una sorpresa: ha costituito in giudizio il partito della Democrazia Cristiana, rappresentata dall'Avv. Fornaro e anche se stesso come Segretario Amministrativo- Rappresentante Legale del Partito DC. In questo modo egli era presente a doppio titolo: come socio della Associazione DC, per cui aveva fatto causa per annullare il congresso, e come Rappresentante Legale del Partito, la quale cosa non è stata digerita dal Giudice per motivi procedurali, e quindi c'è stato un terzo rinvio al 24 marzo.

  La mossa di Cerenza è stata assolutamente illegale e furbesca.  Da qui è sorta l'urgenza (per me) di convocare l'assemblea dei soci per fare annullare il "giochino" .
A questo proposito voglio ricordare che, nel condominio degli edifici esistono le riunioni per auto-convocazione (bastano le firme di 2 condomini, art. 66 Disp. di att. cc.), ma poi l'assemblea convocata dall'ammistratore può annullare tutto, se è stato un colpo di mano. Anzi, alcuni amici DC avevano inteso che fosse andata così.
  Ma, in questo caso, si è trattato di molto peggio: di un atto emulativo della Assemblea Iscritti alla DC 1993 (alcuni dei quali anche iscritti alla Associazione DC).

  2.- Precisamente: il 12 ottobre 2019, (esattamente nelle stesse ore, ma luogo diverso in Roma, in cui era riunito la nostra Assemblea dei soci) :
a) con annunzio a pagamento in Gazzetta Ufficiale n. 104 del 5.9.2019 (si vegga il verbale, pag. 7), Cerenza, De Simoni e Ciccarelli, anche soci della nostra Associazione, hanno convocato una "ASSEMBLEA COSTITUENTE" di una nuova associazione da loro costituita e denominata "Democrazia Cristiana Associazione iscritti alla DC 1993", avente per simbolo il ben noto scudo crociato, e tutto ciò a richiesta di Raffaele Cerenza che di essa si definisce anche "Presidente", e il tutto per la nomina di alcuni organi (Segretario Politico, Segretario Amm.vo e Rappresentante Legale).
  A quanto risulta, in questa riunione la predetta Associazione "Democrazia Cristiana Associazione iscritti alla DC 1993", ha nominato F. De Simoni Segretario Politico, R. Cerenza, Segretario Amm. e Rappresentante Legale; A. Ciccarelli, Coordinatore Attività Regionali (di fatto, a insaputa della gran parte di altri soci).
  Si è trattato dunque della costituzione di una nuova associazione che per nome e identità, nonché per "segno distintivo" (e cioè il simbolo dello scudo crociato) e per fini istituzionali (costituisce un partito politico) costituisce una condotta illecita, di spendita illegittima del nome della nostra Associazione.
  Il tutto è particolarmente grave in quanto a questo illecito hanno partecipato e si sono resi attori ben tre nostri Soci (De Simoni, Cerenza, Ciccarelli), i quali hanno assunto cariche nella predetta nuova associazione, mutuando anche il nome dell'ufficio da quanto previsto dallo Statuto vigente della DC della nostra Associazione: il comportamento emulativo è dunque di estrema gravità.
A noi tutti sono note le difficoltà per riportare ad operatività la nostra mai disciolta Associazione politica Democrazia Cristiana - Scudo Crociato Libertas (come riconosciuto dalle Sezioni Unite della Corte di Cassazione con la nota sentenza n. 25999 del 2010) -   difficoltà aggravate dalla malattia del nostro Presidente G. Fontana (al quale vanno i nostri più affettuosi auguri di pronto ristabilimento), il che rende ancor più necessaria la coesione e l'unità di intenti fra tutti noi.
   La costituzione e la convocazione di assemblea di questa nuova associazione "Democrazia Cristiana Associazione iscritti alla DC 1993", ha per simbolo il ben noto nostro "scudo crociato", e tutto ciò a richiesta di Raffaele Cerenza che di essa si definisce "Presidente".
L'ordine del giorno e ogni altra modalità :
   - ripetono pedissequamente quanto da tempo - e dunque con largo anticipo - la nostra Associazione ha fatto e sta facendo, peraltro tra difficoltà create in particolare proprio da Raffaele Cerenza, che è anche nostro associato, e dagli altri due nostri soci De Simoni e Ciccarelli;
   - e costituiscono comportamenti di estrema gravità in voluto ed illecito danno per la nostra Associazione, poiché è del tutto pacifico in giurisprudenza che la nostra Associazione ha diritto alla tutela della personalità, del nome e della identità nella duplice funzione identificativa e di esplicazione della propria personalità (ex art. 7 codice civile), e che quanto compiuto da Cerenza, De Simoni e Ciccarelli è sotto questo profilo condotta illecita.
  Tutto ciò premesso e considerato, in qualità di Presidente ad interim ho proposto che, considerata la gravità di questi atti e comportamenti di Raffaele Cerenza, F. De Simoni e .. Ciccarelli, a norma dell'art. 24, comma 3°, codice civile l'Assemblea deliberi :
   a) l'immediata esclusione dei tre Cerenza, De Simoni e Ciccarelli dalla nostra Associazione a far tempo da oggi;
   b) la autorizzazione al Presidente ad agire in ogni competente sede affinché alla nuova associazione "Democrazia Cristiana Associazione iscritti alla DC 1993" venga altresì inibito l'utilizzo del nome DC, nonché del simbolo.
   Questo l'Assemblea ha approvato. E per i particolari rinvio al verbale, in originale.

ULTIMO, MA NON ULTIMO. A titolo personale, mi sia consentito di dire apertamente che questa "esclusione" è, in parte, solo la presa d'atto di una situazione di fatto, già creata da Cerenza e De Simoni.
   E'stata, insomma, come la chiusura della stalla, quando i buoni sono gia usciti.
  
2.- Per il resto:
  a) l'assemblea si è aggiornata al 23 maggio 2020 ;
  b) ha approvato alcune norme transitorie, in deroga allo statuto, per permettere le convocazioni con G.U. e per e-mail, attualmente non permesse dall'art. 23 dello Statuto, per cui le convocazioni per posta cartacea sono troppo costose.

*****

Verso il XIX Congresso, che tuttora non si riesce a fare.
ASSEMBLEA DEI SOCI DELLA DEMOCRAZIA CRISTIANA - 6 GIUGNO 2020
.
IN VIDEO CONFERENZA : NINO LUCIANI e FRANCO MORTELLARO

LUCIANI :  Per fare un buon congresso

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Prof. Franco Mortellaro

 

F. Mortellaro, Per un congresso unitario
della DEMOCRAZIA CRISTIANA,
attraverso la cultura e la mentalità
del popolo nostro

  1. Per un congresso efficace, serve ritrovare le ragioni dell'unità sui grandi principi della DC, ma anche scambiarci i valori personali.
  Serve anche farsi carico di diritti lesi nel corso della assemblea congressuale, ma senza rinvangare le cose più di quanto serva. Su questo torno alla fine, ma rilevo subito che la Assemblea dei soci del 12 ott. 2019, alla unanimità, ha "espresso solidarietà alle persone lese".
  2.- Nella riunione precedente, l' Assemblea aveva disposto la costituzione di GRUPPI  REGIONALI, per la preparazione politica e organizzativa al congresso, che non viene celebrato dal 1994, anno del presunto scioglimento della DC, ma non valido (quello scioglimento), grazie ad una sentenza della Cassazione (2010).
    Ma senza adeguata materia prima, si fa poco. Frattanto, rinnoviamo un appello alle grandi forze intellettuali storiche dell' Italia (mondo cattolico, mondo socialista, mondo liberale) a tornare in campo per occuparsi di governare l'Italia, secondo un criterio di alternanza tra loro, che il popolo deciderà. Il motivo dell'appello si trova nel fatto che, dopo la distruzione della vecchia classe politica (causa i grandi processi giudiziari di Mani Pulite), l'Italia non ha ancora una classe politica, al livello della sua storia.
  3.- Per quanto riguarda la DC, vanno ricordati gli ostacoli fin qui trovati, che ne hanno fermato il ritomo :
- Una causa nel 2014, che aveva annullato la convocazione del Consiglio Nazionale;
- Una causa ne 2016 che aveva annullato il comgresso del 2012;
- Una causa nel 2019 per annullare il congresso del 2018, e che le cui conclusioni l'Assemblea dei soci aveva dovuto anticipare in autotutela, per evitare un vuoto troppo prolungato, in attesa di sentenza.
  L'aspetto critico è che, sempre, al momento giusto compaiono grandi dissidi, motivati giuridicamente, ma solo pretestuosi nella sostanza. Se si ritrova l'unità e l'amicizia, le divergenze possono essere sanate .
4.- A riguardo dell' ultimo congresso, non ci sono dubbi che esso sia stato condotto malissimo. Vero sì che la gran parte dei congressi regionali erano stati illegittimi, ma per questo i conduttori del congresso (Presidente e Segretario verbalizzante) non dovevano farlo svolgere se non avevano identificato i delegati nazionali al congresso; o almeno, entro la serata, dovevano dire pubblicamente che il congresso non era stato costituito. Invece solo a dopo tre mesi hanno reso pubblico il verbale, e nel frattempo GRASSI aveva svolto le funzioni di Segretario, come se tutto fosse apposto. Non è giusto.
Questo ritardo ha creato fratture gravi, che occorre sanare, prima del congresso. A Grassi sono dovute le scuse.
Cari amici e amiche,

1- La Democrazia Cristiana riprende il suo cammino ideologico espresso da Don Luigi Sturzo, da don Romolo Murri attraverso Leone XIII con la sua "Rerum Novarum" e oggi dagli esecutori che fino a ieri ne hanno tratto luce, le figure straordinarie di Alcide De Gasperi, Piersanti Mattarella, Giuseppe Dossetti, Guido Gonella, Giuseppe Alessi, Giorgio La Pira, Salvatore Aldisio, Mariano Rumor, Franco Restivo, Francesco Pignatone (mio Educatore), Pizzi Annibale e Raffaele Lombardi, e tantissimi Altri che hanno seguito un grande impegno di morale, di dignità e onore per dare vero significato ad un percorso di ispirazione cristiana, per segnare il nostro tempo, dando vita al partito della DC, attraverso il dono della coerenza, della cultura e della ricerca, nel segno dell' amore e della fratellanza.

2.- Oggi, confidando nella contemporaneità della storia di tutti i tempi, e nell'integrità di tante figure del nostro tempo, il nostro intento è aprire le porte alla bellezza ed al pensiero supremo della vita, non solo per la memoria ma per attivare un percorso nuovo alla generazioni nuove del domani, chiamare così tutti i veri educatori ad un confronto aperto con tutte le figure straordinarie chiamandoli a questo grande sacrificio, indipendentemente dalle appartenenze.

3.- II mio è un appello e un grido di speranza verso Lucia Annunziata, Massimo Giletti, Luciano Fontana ( Corsera ) , Pietro Leonardi, Lilli Gruber, Lirio Abate, Vito Mancuso, Nunzia Di Girolamo, Nicola Gratteri, Massimo Giannini, Carlo Calenda, Diego Della Valle, Pier Camillo Davigo, Lapo Elkann, Claudio Cerasa, Enrico Mentana, Antonio Borsellino, Massimo Franco, Antonella Viola, Milena Gabanelli, Carlo Lucarelli, Marco Persico, Marco Damilano, Enzo Guardì, Belpietro Maurizio, Barbara Palombelli, Pierangelo Buttafuoco, Alessandro Sallusti, Bruno Vespa, Gianni Minoli, Annalisa Morano, Sorgi Marcello, Vittorio Sgarbi, Ferruccio De Bortoli, Ernesto Galli della Loggia, Beppe Severnini, Massimo Cacciari, Antonio Polito, Giovanni Flores, Corrado Fornigli, Tommaso Labate, Sergio Rizzo, Mario Calabresi, Paolo Mieli, Luigi Einaudi, Marco Travaglio, Myrta Merlino, Ghisleri Alessandra, Alessandro Cecchi Paone e tanti Altri da aggiungere per realizzare, attraverso la bellezza della politica con un insieme di progetti reali l'attuazione di un congresso unitario attraverso la cultura e la mentalità del popolo nostro.

4.- Dobbiamo evitare di vivere di frammenti e di ricordi ma con passione e fede, dobbiamo cogliere il meglio del nostro passato, per esprimere attraverso la ripresa di coscienza di antichi valori, il rispetto per il prossimo, nella realizzazione di una comunità più matura, più serena e più umana.

***

 

Per il verbale intero, dell'Assemblea
clicca su: VERBALE 14 MARZO 2020

Storia amara: esclusi, tra l'elenco dei soci, art. 24 cc :
R. Cerenza, F. De Simoni, A. Ciccarelli,
per atti emulativi ai danni della Dc, ex-art. 7 c.c
.

1.- La riunione ha avuto una storia breve, dettata dalla urgenza di una delibera, collegata a una udienza (del prossimo 24 marzo 2020) del Tribunale di Roma, per una causa mossa da Cerenza e De Simoni, per fare annullare il XIX congresso della DC del 14 ottobre 2018. Quel congresso aveva eletto R. Grassi, Segretario Politico, ed eletto il Consiglio Nazionale.
  Nella prima udienza (del 21 gen. 2020) il Giudice aveva già detto che, avendo l'Assemblea dei soci (del 12 ott. 2019) dichiarata nullo quel congresso, era venuto meno il motivo del contendere, e quindi Egli non doveva più annullare nulla. Ma Cerenza aveva chiesto una proroga della udienza  per un certo motivo procedurale (non aveva trovato Troisi, per notificargli la data dell'udienza).
 
  Nella seconda udienza (del 18 feb. 2020), Cerenza ha fatto una sorpresa: ha costituito in giudizio il partito della Democrazia Cristiana, rappresentata dall'Avv. Fornaro e anche se stesso come Segretario Amministrativo- Rappresentante Legale del Partito DC. In questo modo egli era presente a doppio titolo: come socio della Associazione DC, per cui aveva fatto causa per annullare il congresso, e come Rappresentante Legale del Partito, la quale cosa non è stata digerita dal Giudice per motivi procedurali, e quindi c'è stato un terzo rinvio al 24 marzo.

  La mossa di Cerenza è stata assolutamente illegale e furbesca.  Da qui è sorta l'urgenza (per me) di convocare l'assemblea dei soci per fare annullare il "giochino" .
A questo proposito voglio ricordare che, nel condominio degli edifici esistono le riunioni per auto-convocazione (bastano le firme di 2 condomini, art. 66 Disp. di att. cc.), ma poi l'assemblea convocata dall'ammistratore può annullare tutto, se è stato un colpo di mano. Anzi, alcuni amici DC avevano inteso che fosse andata così.
  Ma, in questo caso, si è trattato di molto peggio: di un atto emulativo della Assemblea Iscritti alla DC 1993 (alcuni dei quali anche iscritti alla Associazione DC).

  2.- Precisamente: il 12 ottobre 2019, (esattamente nelle stesse ore, ma luogo diverso in Roma, in cui era riunito la nostra Assemblea dei soci) :
a) con annunzio a pagamento in Gazzetta Ufficiale n. 104 del 5.9.2019 (si vegga il verbale, pag. 7), Cerenza, De Simoni e Ciccarelli, anche soci della nostra Associazione, hanno convocato una "ASSEMBLEA COSTITUENTE" di una nuova associazione da loro costituita e denominata "Democrazia Cristiana Associazione iscritti alla DC 1993", avente per simbolo il ben noto scudo crociato, e tutto ciò a richiesta di Raffaele Cerenza che di essa si definisce anche "Presidente", e il tutto per la nomina di alcuni organi (Segretario Politico, Segretario Amm.vo e Rappresentante Legale).
  A quanto risulta, in questa riunione la predetta Associazione "Democrazia Cristiana Associazione iscritti alla DC 1993", ha nominato F. De Simoni Segretario Politico, R. Cerenza, Segretario Amm. e Rappresentante Legale; A. Ciccarelli, Coordinatore Attività Regionali (di fatto, a insaputa della gran parte di altri soci).
  Si è trattato dunque della costituzione di una nuova associazione che per nome e identità, nonché per "segno distintivo" (e cioè il simbolo dello scudo crociato) e per fini istituzionali (costituisce un partito politico) costituisce una condotta illecita, di spendita illegittima del nome della nostra Associazione.
  Il tutto è particolarmente grave in quanto a questo illecito hanno partecipato e si sono resi attori ben tre nostri Soci (De Simoni, Cerenza, Ciccarelli), i quali hanno assunto cariche nella predetta nuova associazione, mutuando anche il nome dell'ufficio da quanto previsto dallo Statuto vigente della DC della nostra Associazione: il comportamento emulativo è dunque di estrema gravità.
A noi tutti sono note le difficoltà per riportare ad operatività la nostra mai disciolta Associazione politica Democrazia Cristiana - Scudo Crociato Libertas (come riconosciuto dalle Sezioni Unite della Corte di Cassazione con la nota sentenza n. 25999 del 2010) -   difficoltà aggravate dalla malattia del nostro Presidente G. Fontana (al quale vanno i nostri più affettuosi auguri di pronto ristabilimento), il che rende ancor più necessaria la coesione e l'unità di intenti fra tutti noi.
   La costituzione e la convocazione di assemblea di questa nuova associazione "Democrazia Cristiana Associazione iscritti alla DC 1993", ha per simbolo il ben noto nostro "scudo crociato", e tutto ciò a richiesta di Raffaele Cerenza che di essa si definisce "Presidente".
L'ordine del giorno e ogni altra modalità :
   - ripetono pedissequamente quanto da tempo - e dunque con largo anticipo - la nostra Associazione ha fatto e sta facendo, peraltro tra difficoltà create in particolare proprio da Raffaele Cerenza, che è anche nostro associato, e dagli altri due nostri soci De Simoni e Ciccarelli;
   - e costituiscono comportamenti di estrema gravità in voluto ed illecito danno per la nostra Associazione, poiché è del tutto pacifico in giurisprudenza che la nostra Associazione ha diritto alla tutela della personalità, del nome e della identità nella duplice funzione identificativa e di esplicazione della propria personalità (ex art. 7 codice civile), e che quanto compiuto da Cerenza, De Simoni e Ciccarelli è sotto questo profilo condotta illecita.
  Tutto ciò premesso e considerato, in qualità di Presidente ad interim ho proposto che, considerata la gravità di questi atti e comportamenti di Raffaele Cerenza, F. De Simoni e .. Ciccarelli, a norma dell'art. 24, comma 3°, codice civile l'Assemblea deliberi :
   a) l'immediata esclusione dei tre Cerenza, De Simoni e Ciccarelli dalla nostra Associazione a far tempo da oggi;
   b) la autorizzazione al Presidente ad agire in ogni competente sede affinché alla nuova associazione "Democrazia Cristiana Associazione iscritti alla DC 1993" venga altresì inibito l'utilizzo del nome DC, nonché del simbolo.
   Questo l'Assemblea ha approvato. E per i particolari rinvio al verbale, in originale.

ULTIMO, MA NON ULTIMO. A titolo personale, mi sia consentito di dire apertamente che questa "esclusione" è, in parte, solo la presa d'atto di una situazione di fatto, già creata da Cerenza e De Simoni.
   E'stata, insomma, come la chiusura della stalla, quando i buoni sono gia usciti.
  
2.- Per il resto:
  a) l'assemblea si è aggiornata al 23 maggio 2020 ;
  b) ha approvato alcune norme transitorie, in deroga allo statuto, per permettere le convocazioni con G.U. e per e-mail, attualmente non permesse dall'art. 23 dello Statuto, per cui le convocazioni per posta cartacea sono troppo costose.

*****

ASSEMBLEA DEI SOCI DELLA DEMOCRAZIA CRISTIANA
Roma, 12 ottobre 2019

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NOMINATO IL PROF. NINO LUCIANI
  PRESIDENTE NAZIONALE (AD INTERIM) DELLA DC
(Sotto: IL VERBALE)

DICHIARATO NULLO IL CONGRESSO NAZIONALE DEL 14 OTTOBRE 2018.
DELIBERATO DI RI-FARE IL XIX CONGRESSO CON NUOVO REGOLAMENTO.

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Renato Grasssì

.
Nulle le nomine di Renato Grassi a Segretario Politico, e dei Consiglieri Nazionali.
Emersa, in Assemblea, una netta insoddisfazione per Renato Grassi, perchè rimasto fermo
al ricompattamento della UDC e del CDU, di cui è stato dirigente organizzativo storico .
Anche mai capite le resistenze di R. Grassi a Forza Italia, nella quale (a suo tempo)
era finita gran parte dei DC, dopo il presunto scioglimento della Democrazia Cristiana .

.
LUCIANI: La strategia dei nuovi dirigenti dovrà essere
di fondare la rinascita della DC sulla riapertura delle iscrizioni
a tutti gli italiani, cattolici e non cattolici con uguali valori.

LUCIANI. In breve, l'Assemblea ha deliberato:
1) essere stato nullo il XIX congresso del 14 ottobre 2018, per irregolarità procedurali gravi, quali: la mancata consegna dei verbali dei congressi locali, entro il termine della riunione, alla Commissione verifica poteri.
Ma sia chiaro che, dietro la mancata produzione dei verbali, c'era il fumus di gravi brogli nei congressi regionali (Siclia inclusa), tranne nel nord-est.
Pertanto il Presidente della riunone Lisi "non ha costituito" il congresso per impossibilità di identificare i delegati regionali aventi diritto al voto (a parte le contestazioni formali di irregolarità circa congressi locali, comunicate da alcuni soci nei termini statutari);
Di conseguenza sono stat nulle ex-tunc le nomine del Dott. Renato Grassi come Segretario Politico e dei Membri del CN come Consiglieri Nazionali, e di tutti gli organi conseguemente da loro nominati.

2) La Assemblea ha, inoltre, deliberato
:
a) di convocare un nuovo XIX congresso, con un nuovo regolamento congressuale;
b) la nomina del prof. Nino Luciani, quale Presidente ad Interim, della Associazione Partito DC, preso atto dell'impedimento del Sen. Avv. G. Fontana, per motivi di salute;
c) la delega al Presidente ad Interim di convocare il congresso;
d) ) la delega al Presidente ad Interim di modificare il Regolamento congressuale, in base ai seguenti principi e criteri direttivi:
  1.- si eleggono i delegati regionali (no delegati provinciali). In totale i delegati sono 80 (come il numero dei membri del consiglio nazionale) e sono ripartiti ad ogni regione proporzionalmente al numero dei votanti;
  2.- nomina di commissari elettorali regionali , rispettivamente, per ogni regione; e il Presidente nazionale ha il potere sostitutivo in caso di inadempienza o ritardo nell'attuare gli impegni;
3) in analogia con la legge elettorale dello Stato, per la nomina dei delegati si vota in unico giorno di persona presso i seggi elettorali locali; oppure con lettera cartacea (accompagnata da documento di riconoscimento) presso i seggi regionali, il giorno precedente.
4) tutti i soci sono avvisati con lettera a domicilio, secondo l'art. 8 delle Disposizioni di attuazione del codice civile.
5) Presso ogni seggio e presso un sito in internet sarà reso disponibile l'elenco dei soci di ciascuna Regione, separatamente.
6) Tutti i partecipanti al voto sono candidabili come delegati. Il voto è palese.
7) Al termine delle votazioni in ogni Regione, si fa una graduatoria dei votati in ordine decrescente; e, sulla base dei verbali di tutte le Regioni, sono ammessi , come delegati, i più votati, ricompresi nel numero totale spettante alla Regione. A parità di voti, è eletto il socio più anziano.

VERBALE
Registrato alla Agenzia delle Entrate - Direzione Provinciale 1 di Roma,
Ufficio Provinciale di Roma 1 - Trastevere,  al N° 83473 del 06/11/19

1.- Apertura della assemblea dei soci alle ore 10,00 .
Il giorno 11 ottobre 2019 , presso l'Istituto Caterina Volpicelli in via XX Settembre 68 ore 20 è stata indetta , in prima convocazione l'assemblea dei soci della Democrazia Cristiana. Non è risultato presente nessun socio o delega valida. L'assemblea si è svolta in seconda convocazione il giorno 12 ottobre 2019 nel medesimo luogo alle ore 10, con il medesimo ordine del giorno.
Presenti i seguenti soci, di presenza o per delega a soci presenti:
Barbuto Nicola, Bellin Flavio, Belloni Marzio, Capodieci Aida, Castorina Carmelo, Catarsi Massimo, Colantoni Tonino, Cortese Giuseppe, Croci Beniamino, Cugliari Emilio, Cuoci Roberto, Cuofano Pasquale, Daniele Luigia, Della Croce Luciano, Di Turi Giovanni, Donatelli Francesco, Ferraiuolo Luigi, Leo Pellegino, Leonetti Carlo, Ligabò Aldo, Lisi Raffaele, Loperfido Domenico, Loperfido Lucia, Loperfido Luigi, Lucchese Paolo, Luciani Nino, Maggis Aldo, Mazzitelli Giovanna, Minelli Giampietro1, Moretti Antonio, Musco Angelo, Napolitano Salvatore, Nicosia A. Franco, Orga Umberto, Pagano Salvatore, Palazzo Rosa, Piraino Antonella, Presutto Giuseppe, Sabella Antonio, Santaguida Anna, Saracino Carmela, Spaggiari Maria Ede, Spaggiari PierGiorgio, Stella Luciano, Torriani Luigi, Tribbia Caterina, Trisciani Filippo, Troisi Nicola, Tucci Gerardo, Tufaro Giulio, Valenti Valentina, Vello Giorgio, Zane Giampaolo.

Totali soci 53, validi per deliberare in base al codice civile.

NOTA 1. Il socio Giampietro Minelli, il giorno 7 nov. 2019 mi ha inviato messaggio telefonico con cui rileva che, pur figurando come firmatario tra i presenti, non partecipò alle operazioni di voto.

L’assemblea è in seconda convocazione, essendo andata deserta quella in prima convocazione.
Alle ore 11,00 del 12 ott. 2019, viene constatata l’assenza del Presidente G. Fontana, di cui è notorio l’impedimento, per motivi di salute.
I presenti unanimi esprimono un sentimento di partecipazione al dolore di G. Fontana, e gli rivolgono un caro saluto.
Eleggono il prof. Nino Luciani come Presidente della riunione e la Dott.ssa Valentina Valenti come Segretaria Verbalizzante.
Luciani ringrazia, accetta, e assume la Presidenza. Accetta anche la Dr.ssa Valenti.
Tutti i soci sono stati avvisati con lettera a domicilio in base all’art. 8 delle Disposizioni di attuazione del codice civile, come da documentazione a disposizione dei soci, presso il tavolo della Presidenza.
Luciani ricorda, come da avviso di convocazione, che il Presidente Fontana ha disposto la convocazione della assemblea, con incarico a Luciani per le modalità attuative, in modo analogo alla procedura del Tribunale di Roma nel disporre la convocazione della Assemblea per il 25-26 feb. 2017.

Chiede la parola il Dott. Pellegrino Leo che fa una introduzione al tema generale del ritorno della DC in Italia, alla ricomposizione della galassia delle DC e alle sue iniziative personali. Chi volesse un testo scritto del suo intervento orale, voglia rivolgersi a lui.

 Luciani lo ringrazia e passa all’odg :
1.- Comunicazioni del Presidente;
2.- Determinazioni in ordine alle elezioni degli organi statutari, in particolare in ordine al congresso nazionale;
3.- Deleghe operative.
______________________

PUNTO 1. COMUNICAZIONI del Presidente
1.- Luciani informa che la convocazione dell’ Assemblea della Associazione si è resa necessaria in quanto la precedente delibera del 16 giugno 2018 (di convocare il congresso per la nomina degli organi del partito) risultava non essere stata portata a compimento; e vi erano state due prese di posizione, una a favore o e una contro, da cui era derivato un blocco superabile solo:
- con la sentenza di un Magistrato, quando sarà (3 o 4 anni);
- oppure con una delibera della Assemblea dei soci, in auto-tutela, per provvedere, prima possibile, al normale funzionamento del partito, considerato che un lungo contenzioso lo espone ad una relativa bassa considerazione del mondo politico.
NOTA. La auto-tutela, in sede civile, comporta di regolare gli eventuali diritti acquisiti o lesi, in seguito ad un congresso presunto valido, ma in realtà mai esistito giuridicamente.

Precisamente, c’erano le seguenti tesi:
a) contro la validità del congresso :
- a1) la tesi del Presidente del Congresso, Lisi, secondo il quale l’Assemblea non fu costituita legittimamente per la mancanza del verbale della Commissione Verifica Poteri, che non procedette alla identificazione dei delegati regionali, e che li legittimasse a "costituire" l’Assemblea congressuale. Per tale grave "vizio procedurale" le elezioni dei Consiglieri Nazionali e del Segretario Politico sono nulle ex-tunc.
Tale situazione comporta che il Sen. G. Fontana , eletto Presidente dell’Assemblea dei soci il 27 feb. 2017, possa riconvocare l’Assemblea per ri-celebrare il XIX congresso. Dunque l’assemblea dei soci rimane in piedi a tutti gli effetti, e anche Fontana ne resta il Presidente, finchè una sentenza non lo revochi.
- a2) la tesi dei soci F. De Simoni e R. Cerenza, con un ricorso al Tribunale di Roma per ottenere una sentenza di nullità del congresso, per mancato avviso di convocazione dei congressi del Lazio.

b) a favore della validità del congresso :
- la tesi di Grassi (con dichiarazioni in internet), articolata su due livelli :
- la costituzione del Consiglio Nazionale ha sciolto l’assemblea della Associazione;
- in sede di Congresso Nazionale non vi sono state contestazioni e dunque il Congresso Nazionale fu validamente costituito, le nomine sono regolari, etc).
Grassi adduce anche la prova di resistenza (ossia in assemblea c’era comunque una maggioranza assoluta, anche senza la presenza dei delegati laziali).

Si passa al secondo punto dell’odg :
2.- Determinazioni in ordine alle elezioni degli organi statutari, in particolare in ordine al congresso nazionale.
Date le due posizioni divergenti, Luciani invita le rispettive parti opposte ad intervenire nel dibattito.
a) Per la posizione contro la validità del congresso, il Dott. R. Lisi riferisce che il congresso nazionale iniziò con un odg specifico (Nomina del Presidente Assemblea Congresso, di due VicePresidenti e del Segretario Verbalizzante; Relazione del Presidente della Dc; Dibattito; Elezione del Segretario Politico e del Consiglio Nazionale, Elezione dei 2/3 dei componenti la Commissione elettorale; Modifica dello Statuto o, su delega, allo stesso C.N.).
Su questa base egli fu nominato Presidente della assemblea; Cugliari fu nominato Segretario Verbalizzante; e fu nominata la Commissione Verifica poteri (con Presidente Carmagnola) con il compito verificare il diritto di elettorato attivo dei delegati regionali, risultanti dai verbali dei congressi locali deputati a eleggerli, e attribuire infine un tesserino identificativo del votante valido.
Si sono susseguiti i vari interventi, prosegue Lisi, in base all’odg, terminati con la elezione dei consiglieri nazionali, in numero corrispondente a quanto previsto dallo Statuto, ed eletto il segretario politico.
Verso il termine della assemblea, alle ore 16,30 Cugliari (verbalizzante) sollecita per la terza volta la Commissione verifica poteri a consegnare il verbale, da cui doveva risultare l’identificazione degli aventi diritto al voto .
Ma il verbale non fu consegnato, nè arrivò mai. Dunque, conclude Lisi, non fu possibile sottoporre alla Assemblea congressuale la ratifica del verbale del congresso medesimo.
Solo il 16 gennaio 2019 (tre mesi dalla data del congresso) gli pervenne per e-mail da Carmagnola una comunicazione di dodici righe, con la quale spiegava le ragioni della mancata attività della Commissione, dallo stesso presieduta incompleto. Prosegue Lisi: non è stato consegnato nessun verbale.
Conseguentemente, conclude Lisi, il congresso fu giuridicamente inesistente, e dunque nullo.
Chiede alla Assemblea di dichiararne la nullità, perchè non esistito.

 b) Per la posizione a favore della validità del congresso, interviene il Dott. Nicola Troisi.
Egli sostiene che la convocazione odierna della assemblea dei soci non esiste giuridicamente:
b1) perchè illegittima;
b2) perchè manca, in questa sala, il numero dei posti per ospitare i 1750 soci di cui all’elenco dei soci, riconosciuti dal tribunale;
b3) perchè, se vi erano contestazioni della validità del congresso, esse dovevano essere fatte entro i termini previsti dallo Statuto.
b4) che, considerato che ci sono due posizioni, tra loro dissenzienti, sulla validità del congresso, si dovrà attendere il ricorso al tribunale per ottenerne una sentenza, il solo legittimato a pronunciarsi sul congresso del 14 ott. 2018.

c) La parola torma alla Presidenza
.
Luciani rileva l’opportunità di cercare una pacificazione in famiglia, e dunque di non rimettere ad un tribunale la soluzione del contrasto.
a) Egli rammenta che, dopo il presunto congresso, è pervenuta una pronuncia della Cassazione (N. 2 e N. 3 depositata il 12/04/2019), confermata dal Consiglio di Stato (N. 03408/2019 Reg. Ric. 24/4/ 2019), avente per oggetto la presentazione della DC alle elezioni europee con il proprio simbolo scudo crociato – libertas (e dunque in sede amministrativa), indirettamente con riflessi circa la validità del congresso de quo.
La sentenza :
1) affermava che " non può ritenersi l'uso tradizionale del simbolo della Democrazia Cristiana «storica» da parte del partito dell'odierno ricorrente" (Dott. N. Troisi) e invece (in base alla legge elettorale) da attribuire alla UDC per avere deputati sia nel parlamento europeo che in quello italiano, e non alla DC per "aver cessato la propria attività politica dal 1993" (per non avere avuto deputati in parlamento);
2) ma anche aggiungeva (a pag. 4 e 5) che, da parte del partito rappresentato da Troisi "manca la dimostrazione della continuità storico-giuridica" con la DC storica; e inoltre che "il PPE ha inviato al Ministero dell'interno due esplicite comunicazioni dalle quali si evince che il partito opponente non appartiene, ne è affiliato al PPE e che, anzi, gli è stato esplicitamente negato".
Risulta che, il 19 aprile 2019, Cerenza e De Simoni avevano fatto "comunicazione" al Ministero dell’Interno di avere fatto ricorso contro la validità del congresso; e che "era pendente" il giudizio del tribunale di Roma sulla Assemblea dei soci dell’Ergife del 2017.
Secondo Luciani , è singolare la coincidenza oggettiva delle conclusioni della Cassazione (di cui al punto 2), e della tesi di LISI, secondo cui la DC, rappresentata da TROISI, non è la DC storica.
Ma va osservato che una sentenza della Cassazione, in sede amministrativa, non ha il valore di una sentenza della medesima in sede giurisdizionale come quella n. 25900 del 2010. Anzi ritiene che quelle aggiunte siano "ultra petita".
Tuttavia è verosimile attendersi che, stando ferme le cose, la DC (finchè non sarà in regola, legalmente) riceverà il medesimo diniego in ogni futura elezione politica.
- A riguardo, poi, delle mancate contestazioni entro i termini temporali statutari (rilevate da Troisi e con letteera in internet), Luciani rileva:
a) che già in aula congressuale, Giuseppe Alessi, contestò davanti a tutti di non essere stato avvisato per il congresso di Palermo;
b) che il Dott. Nicola Barbuto aveva contestato in aula la mancata convocazione dei congressi della Calabria e aveva il 22 ott. 2018 (ossia qualche giorno dopo) fatta contestazione con e-mail a R. Grassi, G. Fontana, R. Lisi e altri (vedi tre allegati).
c) che il Dott. Antonio Sabella aveva inviato raccomandate a Renato Grassi il 21 novembre 2018(vedi allegati).
d) che già la mattina del congresso era notorio il mancato avviso ad alcuni soci del Lazio, per i relativi congressi e che essi aveva fatto citazione presso il tribunale di Roma per fare dichiarare la nullità del congresso nazionale e questa contestazione potè avvenire solo dopo avere presa conoscenza dell’avvenuto congresso (non a partire dalla data del congresso);
e) che, a proposito della "prova di resistenza" (opposta da Grassi nella citata lettera), essa è opponibile se c’è la prova che i laziali sono stati invitati, per cui l’assenza fu dovuta a loro volontà.

Proseguono gli interventi. Intervengono :
- dott.ssa Valentina Valenti: vuole rianimare la DC, non vuole cause giudiziarie, vuole senso di responsabilità. Grassi accetti la proposta di Luciani .
- dott. Emilio Cugliari, già segretario verbalizzante del congresso, conferma quanto relazionato da Lisi. Inoltre presenta una mozione perchè siano riconosciuti soci, e aggiunti all’elenco ufficiale, l’on. avv. C. Lia e il prof. F. Ventrella in quanto già nell’elenco del 2012, paganti gli € 50,00 come richiesto, ma che sparirono dall’elenco, non si sa come.
- ing. Salvatore Napolitano conferma di non volere cause, ma vuole anche che ci sia un voto sull’indirizzo politico. Presenterà una mozione, che consegna alla Presidenza.
- dott. Pasquale Cuofano, fatta una premessa di metodo e di indirizzo politico, vuole un punto di incontro. No cause giudiziarie..
- prof. Stella vuole una intesa per la ricostituzione del partito e vuole che si riprenda presto l’azione politica. Il partito deve avere chiari gli obiettivi politici che deve raggiungere e che sono che derivano dalla cultura giudaico-romana e cristiana.
- dott. Domenico Loperfido afferma che, perchè un partito funzioni, ci devono essere un leader che oggi non c’è, e una politica. E serve un azzeramento organizzativo.
- dott. Angelo Musco lamenta i vari tradimenti della DC, e se ne duole.
- rag. Carlo Leonetti elenca le varie mancanze e le azioni contorte per bloccare la DC.

Verso il termine del dibattito, il dott. Nicola Troisi insistentemente e con interventi inappropriati cercava di impedire la prosecuzione dei lavori con richieste non facilmente esaudibili e con atteggiamenti che invitavano più allo scontro che al dialogo. Ciononostante si riusciva, a stento, a porre ai voti le decisioni da assumersi.
Le collaboratrici, fornitrici della sala, allarmate dal clamore, sono entrate in sala e hanno invitato Troisi ad allontanarsi, e che dopo ripetuti inviti, è uscito dalla sala.

A conclusione del dibattito:
- Sulla validità del congresso, Luciani sottopone alla assemblea il seguente testo, proposto da Lisi:
" Considerato:
- che il congresso si è concluso senza la consegna della commissione verifica poteri, che individua i soci delegati con diritto di voto (in ossequio e rispetto dell'art. 2375 c.c., come modificato dal d.lgs che prescrive, al comma 1);
- che "le deliberazioni della Assemblea devono constare ... dal verbale, sottoscritto dal Presidente e dal Segretario verbalizzante" e inoltre deve constare, in allegato, la"identità dei partecipanti";
- che la mancanza di tali documentazioni allegate al verbale determina la nullità del congresso per vizio procedimentale ex-art. 23 cc - 2375 cc / sentenza cassazione civile n. 603 , 12 genn. 2017.
Per quanto esposto , la Assemblea è chiamata la votare la nullità del XIX congresso, tenuto a Roma il 14 ott. 2018 e la ri-convocazione del congresso.
Votano:
- a favore 49 soci ;
- contro 2 soci (Pagano e Troisi) ;
- astenuti 2 soci (Pellegrino e Napolitano) ;
La proposta è approvata a maggioranza. 

- Sulle modalità di riconvocazione del congresso, Luciani prospetta le seguenti due possibilità :
1) Che si faccia un congresso con un nuovo regolamento, ma modificato sole nelle parti in cui il precedente regolamento (in deroga allo Statuto) ha fallito soprattutto per non avere tenuto conto sufficientemente che l’ambiente locale è oggi molto mutato, rispetto a quello per il quale fu pensato lo statuto;
2) Che si faccia un nuovo congresso applicando il medesimo regolamento, richiamando gli stessi delegati del precedente congresso, salvo per i congressi locali nulli o non avvenuti (tali quelli del Lazio e della Calabria), che dovranno essere rifatti da zero.
Si passa ai voti.
- A favore della prima proposta votano 51 soci.
- Contro votano 2 soci.
La prima proposta è approvata a maggioranza.

 Per quanto riguarda le modifiche minime essenziali, al regolamento, Luciani sottopone i seguenti principi e criteri direttivi, finalizzati a modificare i punti più vulnerabili della sua applicazione.
a) si eleggono i delegati regionali (no delegati provinciali). In totale i delegati sono 80 (come il numero dei membri del consiglio nazionale) e sono ripartiti ad ogni regione proporzionalmente al numero dei votanti;
b) sono nominati dei commissari elettorali per ogni regione, rispettivamente; e il Presidente nazionale ha il potere sostitutivo in caso di inadempienza o ritardo nell’attuare gli impegni;
c) in analogia con la legge elettorale dello Stato, per la nomina dei delegati si vota in unico giorno di persona presso i seggi elettorali locali; oppure con lettera cartacea (accompagnata da documento di riconoscimento) presso i seggi regionali, il giorno precedente.
d) tutti i soci sono avvisati con lettera a domicilio, secondo l’art. 8 delle Disposizioni di attuazione del codice civile.
e) Presso ogni seggio e presso un sito in internet sarà reso disponibile l’elenco dei soci di ciascuna Regione, separatamente.
f) Tutti i partecipanti al voto sono candidabili come delegati. Il voto è palese.
Al termine delle votazioni, si fa una graduatoria dei votati in ordine decrescente, e sono ammessi, come delegati, i più votati, ricompresi nel numero totale spettante alla Regione. A parità di voti. è eletto il socio più anziano. 

Ammissione di nuovi soci, secondo la proposta di Cugliari .
E’ messa in votazione la seguente proposta:
Sono ri-ammessi come soci l’on. avv. Cesare Lia e il prof. Filippo Ventrella, previa presentazione della copia del versamento di € 50,00 (cinquanta) e la auto-dichiarazione.
L’assemblea approva unanime.

Regolazione dei diritti acquisiti o lesi, successivamente al congresso riconosciuto nullo.
Sono fatte le seguenti proposte:
3) Per i diritti acquisiti da persone in seguito alla iscrizione alla DC e pagato una tessera, successivamente al congresso annullato, viene proposto:
- la posizione di queste persone sarà sottoposta al nuovo Consiglio Nazionale, eletto dal nuovo congresso.
- la posizione di alcune persone"lese" nell’onorabilità perchè indicate, sul sito web del partito, come "sospese dal partito" o "diffidate" senza alcun preventivo contatto personale, perchè aventi la finalità della competizione a fini politici; l’assemblea esprime solidarietà a queste persone.
- la posizione generale di tutte le persone "lese" nelle aspettative perchè non venute a conoscenza la sera stessa del congresso, circa la invalidità del medesimo, l’assemblea esprime disappunto.
Le proposte sono approvate alla unanimità.

---------------------
PUNTO 3. DELEGHE OPERATIVE
Considerato l’impedimento, per motivi di salute, di G. Fontana a svolgere le funzioni di Presidente della Associazione e quelle specifiche disposte dal Regolamento congressuale, l’Assemblea conferisce a Luciani :
- l’incarico di Presidente ad interim, della Associazione.
In particolare egli provvederà:
- a nominare i Commissari regionali preposti al funzionamento delle elezioni regionali dei delegati al congresso nazionale;
- a fissare il giorno unico delle elezioni dei delegati dei congressi regionali, e il giorno del congresso nazionale;
- alla redazione del Regolamento congressuale, applicando i principii e criteri direttivi previsti più sopra, al punto 2 dell’odg .
Votano a favore 51 soci.
Un voto contro
.
Assente Troisi.
La proposta è approvata a maggioranza.
_________

COMUNICAZIONE. Il socio Lisi fa la seguente comunicazione.
"Contemporaneamente, ma in luogo diverso di Roma (Via Quattro Cantoni, 53) i nostri soci Cerenza Raffaele e De Simoni Franco hanno pubblicizzato, come "promotori sulla G. U. della Repubblica del 5 sett. 2019 , p. 104, e sui Social in data 30 sett. 2019, la convocazione dei soci della DC ’93 in "Assemblea Costituente della Associazione" Democrazia Cristiana e la elezione degli organi dirigenziali".
"Tali attività e finalità concretizzano un "recesso volontario" dalla DC storica di appartenenza, oltre che una palese incompatibilità. Il tanto perchè l’Assemblea ne prenda atto".
La Assemblea prende atto.
______

MOZIONE. Al termine è sottoposta la seguente mozione, proposta dall’Ing. Salvatore Napolitano e dal Dott. Pellegrino Leo.
Propone di mettere fine alle liti, ai ricorsi giudiziari che vengono dal lontano 2002, tra la DC e gli eredi (presunti ) della DC.
Ciò premesso, si ritiene necessario organizzare un Forum della DC con all’odg "la predisposizione di un progetto politico socio-economico-culturale di sviluppo del Paese e del proprio ruolo in Europa, nella continuità ideale dei cattolici/popolari.
Ciò è prioritario per potere intraprendere qualsiasi iniziativa di alleanze politiche e programmatiche con soggetti presenti sullo scenario politico italiano.
FIRMATI: Salvatore Napolitano, Valentina Valenti, Leo Pellegrino.

Approvato alla unanimità

 Roma 12 ottobre 2019 
                                                        NINO LUCIANI                                              VALENTINA VALENTI 

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ALLEGATI
LETTERA DOTT. NICOLA BARBUTO per la Assemblea dei Soci (da allegare a verbale).

Al Professor Nino Luciani ed a tutti i soci della Democrazia Cristiana.
Roma

 Disagi di salute mi impediscono di essere presente, con mio rincrescimento e rammarico, alla Assemblea di domani.
Ritengo che ognuno di noi, a cominciare da Fontana e da Grassi, è detentore rappresentativo del nulla, pura constatazione ulteriormente aggravata dall’esserci dichiarati democristiani non pentiti, per cui stento a comprendere le vere motivazioni di contrasto interne al nostro partito.
A riprova della palpabile ulteriore confusione che viviamo, dopo la diaspora del partito, vanno segnalate le contemporanee assemblee della Democrazia Cristiana, convocate da parte del Dott. Cerenza e dell’Onorevole Rotondi con consegna, in quest’ultimo caso, della tessera della D.C. al Presidente del Consiglio Professor Giuseppe Conte, alla presenza dell’onorevole De Mita e dell’Onorevole Mancino.
Tanto premesso, vanno rilevate e ribadite, in maniera essenziale ed elementare, le plurime illegittimità che hanno segnato il XIX° congresso del nostro partito.
Io stesso le ho rappresentate, con richiamo a tutte sequenziali fasi congressuali, in maniera discreta sul piano politico ma circostanziata e formale, in data 22.10.2018, a mezzo di allegata nota e-mail indirizzata al Dott. Grassi, al Senatore Fontana, al Dott, Fago, all’avv. Lisi, al Dr. Ecca, al Presidente della Commissione Verifica Poteri ed ai delegati della Regione Calabria, mai contrastata e/o smentita.
La mia discrezione è stata, però, superata e vanificata dalla citazione in tribunale del Dott. Cerenza.
Per avere contezza di dette anomalie - delle quali bisogna in via essenziale soltanto prenderne atto con il semplice riscontro delle incontrovertibili prove documentali in merito - non occorre disturbare alcun Presidente di Tribunale ed alcun Cultore di diritto, essendo sufficiente bussare alla porta della verità e della nostra singola coscienza, valori e principi etici, politici e personali ai quali ritengo ognuno di noi non voglia rinunciare, a cominciare da Fontana e Grassi per finire al sottoscritto, che, invece, vorrà affermare e che non troverà difficoltà a farlo.
Tanto premesso, faccio auspicio e sincero invito agli organizzatori dell’odierna assemblea, a tutti partecipanti ed ai destinatari della richiamata mia nota del 23.10.2018, constatata l’indiscutibile illegittimità che ha accompagnato le varie fasi di celebrazione del XIX congresso, ad un ravvicinato incontro con gli AMICI Fontana, Grassi, Fago, Troise, Alessi, Lisi, Luciani, Cugliari, Musco, Cofano, Valentina, D’amico ( sono gli amici che ho conosciuto personalmente ) ed a tutti gli altri che hanno dimostrato interesse e responsabilità nell’ultimo anno ( non possiamo parlare con l’UDC, il CDU ed altri se non sappiamo parlare tra di noi democristiani non pentiti ), per concertare insieme, previa revoca di tutti gli illegittimi atti congressuali - secondo i principi e la migliore cultura che ha contraddistinto l’impegno dei cattolici democratici in politica - le regole da condividere, esaminando anche possibili deroghe alle attuali previsioni statutarie già avanzate, senza successo, da parte dell’avv. Lisi, per poi convocare nuovamente il XIX° congresso della DC, superando e sanando le riferite illegittimità che hanno portato alla nullità o meglio dire all’inesistenza dell’ultimo congresso e dei suoi organi.
Il mio è un invito accorato alla responsabilità ed all’onestà intellettuale e politica di ognuno di noi, convinto che non sarà ignorato poiché ognuno di noi non si potrà sottrarsi al richiamo della propria coscienza, prima ancora che a quello della certificata valenza della probatorietà documentale.
Non fare ciò significherebbe continuare ad essere rappresentanti del nulla.
In tale ultima ipotesi, non rimane l’auspicio che la storia già scritta del nostro partito - intrecciata in un inscindibile unicum con la storia d'Italia - possa trovare un momento di continuità culturale, senza confini di tempo e di spazio, da vivacizzare e diffondere mediante la costituzione della Fondazione " DEMOCRAZIA CRISTIANA " per iniziativa della Associazione degli iscritti 1992/1993, che si sciolga nel nuovo auspicato soggetto e che apra contestualmente a tutte le realtà che in qualche modo si richiamino al vecchio popolarismo cattolico ed a quelle nuove distinte ma omogenee sensibilità presenti nell'odierno contesto storico e nella nuova stratificazione sociale che ne caratterizzano la attualità, con ciò onorando con gratitudine il nobile esempio di impegno sociale e civile dei nostri padri e , nel contempo, attivando, all'uopo, anche una scuola permanente di formazione politica che aiuti le nostre singole comunità a far crescere una nuova e consapevole classe dirigente, di cui il nostro paese ha urgente bisogno.
Ciò nobiliterebbe l'impegno politico e sociale degli ultimi saggi democristiani (ultimi non solo in senso fisico e anagrafico ), e tra di noi ce ne sono, che dovrebbero coltivare l'ardita ma coraggiosa ambizione utile a far superare l'odierno dilagante populismo, al pari del silenzioso qualunquismo e del disinvolto trasformismo, il tutto con l'effetto di una compromessa qualità della democrazia.
La Fondazione avrebbe il fine di testimoniare, far conoscere e far vivere i valori culturali e politici della Democrazia Cristiana storica ed avviare, nel contempo, un paziente e capillare impegno politico radicato sul territorio, nella prospettiva di concorrere con una classe dirigente, all'uopo formata, alla costruzione di una Italia solidale, moderna e democratica in una rinnovata Europa.
Questo è l'augurio che Vi rivolgo e l'auspicio di prospettiva che affido ad ognuno di Voi.
Vibo Valentia, lì 11.10.2019 Nicola Concetto Barbuto.

Allegata e-mail del 23/10/ 2018

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SABELLA: ALLEGATI
Ricevute postali
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ROMA 12 OTTOBRE 2019           NINO LUCIANI                     VALENTINA VALENTI

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EDIZIONI PRECEDENTI

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CONGRESSO DELLA DC, RITORNO DAL 1994
Roma, 14 ottobre 2018

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Renato Grassi
. .

ELETTO SEGRETARIO POLITICO NAZIONALE
IL DOTT. RENATO GRASSI
*

.
ADESSO LA FORMULA MAGICA E'  L'AVVIO
DEL PROCESSO UNITARIO DEI POST DEMOCRISTIANI
SU BASI DI ASSOLUTA MORALITA' E RINGIOVANIMENTO
.

E' venuto cessare Giovanni Angelo Fontana, sia pure con la modalità torbida :
"PROMOVEATUR  UT  AMOVEATUR"

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* A parte che, nella Assemblea del 25-26 feb. 2017, Grassi fu tra quelli che fecero la fronda a Luciani, con l'accusa di avere invitato tutti  "gli eventuali aventi diritto, ai sensi della sentenza della Cassazione, del 2010". Ma è acqua passata o forse non del tutto, considerato che è fissata al 19 marzo 2019 l'ultima udienza del Tribunale di Roma, circa il ricorso di Cerenza per ottenere l'annullamento della prima Assemblea dei soci del 25-26 feb. 2017. Segnalo un codice etico depositato al congresso.
.
Dott. RENATO GRASSI
Nuovo Segretario Nazionale della DC
Successore di Mino MARTINAZZOLI

CONSIGLIO NAZIONALE (SOTTO)

CONGRESSO DELLA DC :  Eletto segretario politico nazionale il dott. Renato Grassi.
- Renato, obiettivamente il "migliore".
- Licenziato G. Fontana, sia pure con la modalità implicita :
  "Promoveatur ut amoveatur" .

Biografia

- Nato nel 1940 .

- Laureato in Scienze Politiche .

- Dirigente Superiore del Ministero del Tesoro, del Bilancio e della P. E . presso il Dipartimento per le politiche di Sviluppo e di Coesione, assegnato al SECIT fino 2008.

- I° Dirigente, nel 1970-72 presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri per il Ministero della Riforma Burocratica, e il Ministero Ricerca Scientifica).

- Segretario Generale dell'ISSCAL nel 1973-75.

- Capo Ufficio Principale, equiparato a Dirigente Superiore, nel 1975-93, presso la "Cassa per il Mezzogiorno" ;

- Coordinatore, presso il Ministero del Bilancio, degli Uffici responsabili degli interventi nelle Regioni del Centro-Nord ob. 2 ( Aree in declino industriale) e 5b (Aree di sviluppo territoriale) unitamente alle funzioni vicarie del Direttore Generale, dal 1994 al Ministero del Bilancio e Programmazione Economica .

- Responsabile degli interventi di competenza del Ministero del Tesoro per i "Contratti d'Area" come Direttore dell'Ufficio 5 e per gli "Accordi di Programma"; e per il coordinamento per i Patti Territoriali delle Regioni Campania, Calabria e Sicilia, 1997- 99.

- Commissario Straordinario, e successivamente liquidatore, fino al trasferimento alle Regioni delle competenze, del personale e del patrimonio, degli Enti Pubblici nazionali di Formazione Professionale.

- Consigliere dì Amministrazione e Presidente degli Enti Regionali Ospedalieri Piemonte, e Regina Margherita" di Messina, nel 1976-79;

- Consigliere Comunale di Messina ed Assessore all'Igiene e all'Ecologia, dal 1980.

- Presidente del Consiglio di Amministrazione della Siciliana Incentivi reali attività produttive SpA, nel 1989-92;

- Assessore allo Sviluppo Economico e all'Area Metropolitana di Messina, nel 1995 .

- Membro della Commissione di valutazione delle offerte di assistenza tecnica per il Quadro Comunitario di Sostegno alle Regioni del Mezzogiorno.

- Vice Presidente del Comitato di Coordinamento dell'Accordo di Programma per la "Città della Scienza di Napoli” e componente del Comitato Scientifico della FICEI (Federazione Italiana  Consorzi ed Enti Industrializzazione) e del Comitato Interregionale di Coordinamento Patti Territoriali e Contratti d'Area per lo sviluppo locale.

- Consigliere di Amministrazione della CONSIP .

- Consigliere nazionale della Democrazia Cristiana dal 1969 al 1992;

- Presidente della Commissione Nazionale di garanzia statutaria della Democrazia Cristiana .

____________________________

CONSIGLIO NAZIONALE - Totale Membri N° 77- 5

Alessi,  Leonetti, 
Ammaturo, Ligabò,
Armato, Lisi, 
Banzo,  Lo Curzio, 
Barbuto,  Loperfido, 
Baruffi,  Lotà, 
Bazzani,  Luciani, 
Bertoli,  Malvestio, 
Bocchio,  Marino,
Bonalberti,  Marocco, 
Bongiorno,  Mazzitelli, 
Caponetto,  Monopoli, 
Carmagnola, Musco,
Ciampi,  Napolitano, 
Cimatti,  Pagano, 
Cugliari,  Panin, 
Cuofano,  Patria, 
D'Agrò,  Pedrana, 
D'Amico,  Petrillo,
De Fecondo,  Portacci, 
De Leonardis,  Pulvirenti, 
Desideri, Ranieri,
Disangiuliano. Rosciano, 
Fago A., Rosini, 
Fago F., Rossi, 
Ferraiuolo,  Russo, 
Ferrigno,  Sartoris, 
Finesso,  Scarcione, 
Fontana,  Schirò, 
Gaggiotti,  Scognamiglio,
Gala,  Sestito,
Geraci, Sorrenti, 
Giannone,  Spaggiari, 
Gigante,  Stella, 
Grassi,  Torre,
Gubert,  Troisi, 
Laperuta,  Vezzana, 
Leo Pellegrino,  Zabeo,
Zarpellon, 

Poscritto. La cancellazione dei nomi sopraindicati sarebbe collegata al fatto che la Commissione verifica poteri avrebbe dichiarato ineleggibili i delegati di Roma, per irregolarità di convocazione dei congressi locali

1.- Renato Grassi, Segretario Nazionale. Per una scelta, Renato era obiettivamente il "migliore", per più motivi, come risulta dal curriculum, qui a fianco . Emergono:
- una preparazione specifica essendo laureato un scienze politiche;
- ed un legame personale con la DC, essendone stato dirigente.
  a) Unico neo è che, di fatto, Grassi è stato scelto per cooptazione (come si usa nella chiesa cattolica), in quanto il concorrente Nino Luciani, era stato eliminato dalla Presidenza per un vizio formale, eccepito all'ultimo momento (dover presentare una lista di candidati, con la sua candidatura), quando non c'era più tempo per correggerlo, anche perchè il pubblico era ormai impaziente e si doveva passare a votare. Luciani, tuttavia, non si sentiva un salvatore della patria, ed ha lasciato perdere, purchè il congresso andasse avanti. Non mollare sul fatto principale.
  b) Esce, invece, di scena Giovanni Angelo Fontana con la modalità implicita "Promoveatur, ut amoveatur", su cui torno più sotto.
  c) Tra le altre cose avvenute, è arrivato il saluto di Alberto Alessi (immobilizzato in un letto di ospedale) con un messaggio scritto, letto dal figlio Giuseppe, e un successivo messaggio audio-video in diretta, gradito da tutti.
  Giuseppe (persona limpida e indipendente) ha detto che aveva sconsigliato al padre di inviare messaggio, sentendo egli (Giuseppe) un distacco dal modo di attuazione del congresso.
d) E' stato depositato presso la Presidenza, e distribuito ai Delegati, un codice etico del cristiano impegnato in politica, fatto a Bologna da un Gruppo di docenti universitari nel 2015, e ripreso qui a cura di Nino Luciani e Antonino Giannone.

2.- Storia.
La DC si trovava dal 1994 in un lungo peregrinare, e che aveva trovato un primo fermo nel 2016 con la convocazione della assemblea dei soci, da parte del Tribunale civile di Roma, per il feb. 2017, su richiesta di 200 firme raccolte da Luciani e da Altri, e con il mandato a Luciani di convocare l'Assemblea dei soci .
  Ma, poi, con l'elezione di Fontana, la DC si era ri-trovata in quel lungo peregrinare perchè, in luogo di eseguire il mandato e fare il congresso per la ricostituzione degli Organi, aveva fatto un partito parallelo, presentato alle elezioni del 4 marzo 2018, con un nuovo simbolo ( diverso dallo scudo crociato ) .
  Non voglio rinvangare oltre. Solo segnalare che una caratteristica di Fontana, dalle cui conseguenzze siamo tuttora afflitti è il cumulo di illegalità nelle convocazioni (mancato avviso a domicilio).
  Anche il congresso del 2012 fu annullato (tra le tre motivazioni) per questo motivo.
  Perché ? Nessuno ha trovato mai un perchè di questo sabotaggio di fatto, per cui uno è indotto a pensare che il motivo (ma senza prove) sia che egli abbia un interesse personale a impedire la rinascita della DC ma, anche, strumentalizzarne il nome.
  La più memorabile delle illegalità rimane quella del congresso del 2012, e che aveva indotto Raffaele Cerenza a fare causa per annullarlo, cosa che ottenne.
  Questo stesso tipo di illegalità è comparsa in questo congresso 2018: non invitati tutti soci, in particolare quelli di (Cerenza, De Simoni, numerosi altri di Roma), per cui la Commissione verifica poteri, in apertura del congresso, ha negato la illeggibilità a parte dei Delegati del Lazio.
Riguardo ad altre illegabilità sparse per l'Italia (sempre per mancata convocazione), si è fatto, tuttavia, ogni sforzo per contenerle dentro la Giustizia interna (ossia risolti dalla Commissione di controllo).
  Fatti di famiglia nel Meridione ? Sono pervenute segnalazioni dal Meridione, circa il fatto che, tra i delegati nazionali, compaiono  un Fago padre e un Fago figlio. Era proprio necessario applicare un principio ereditario nella DC?    Nel complesso, tuttavia, va riconosciuto, che le mutate condizioni storico- ambientali hanno rese difficilissime lo svolgimento dei congressi locali e quindi è stato già un grande successo l'essere riusciti a trovare 67 delegati "grandi elettori", dalle varie parti di Italia, da portare a Roma, compresi (tra loro) tanti giovani.

3.- Verso il futuro: ricomporre la diaspora dei  DC.
I primi passi dovranno essere la ricomposizione della diaspora dei partiti ex-DC e associazioni di provenienza DC.
  La forma dovrà essere federativa ?
  A questo proposito, c'è già fatto un primo accordo (tuttavia rimasto in sospeso), che Fontana aveva fatto, lo scorso anno, con Cerenza, De Simoni e altri per cui la DC e le rispettive associazioni avrebbero dovuto costituire un primo nucleo federativo.
  Ma la Assemblea dei soci DC respingeva questo accordo perché, prima della ricostituzione degli organi, la DC storica si riteneva non in condizioni di firmare alcunchè; e poi per le cause in corso di Cerenza contro la DC, da cui erano derivati dubbi, mai sopiti, circa la natura effettiva dei rapporti di Fontana con Cerenza, sfociata in atti giudiziari.  
  Allo stato attuale, la prima condizione si è verificata; e i dubbi circa i rapporti Fontana - Cerenza hanno perso interesse, considerato che Fontana è cessato per la DC.
  Attendiamo adesso di conoscere le valutazioni di Cerenza, secondo il tracciato da lui stesso delineato l'8 sett. 2018 al convegno di Bologna, organizzato da Luciani.
  Tutto questo..., subordinamente alle direttive del nuovo Consiglio Nazionale e del Segretario Nazionale.

4.- Torno a Fontana
. La sua desistenza (a ripresentare la candidura), in favore di Renato Grassi ha avuto un prezzo
( ipotizzato in segrete stanze) :
- la presunta promessa di Grassi (?) di proporlo come presidente del Consiglio Nazionale, il 27 ottobre, quando il Consiglio Nazionale dovrà eleggere il presidente.
  Comprendo che l'offerta a Fontana rientri tra le arti magico- diaboliche di Macchiavelli per eliminare persone pericolose.
  Tuttavia non si può eleggere un Presidente del CNU prescindendo dalla linea politica (Fontana è uno della sinistra) e dalle cose da fargli fare.
  Tra queste c'è da modificare lo Statuto per un nuovo sistema elettivo degli organi e per la riapertura del tesseramento.
  Non vorrei che succeda che una "associazione di cinesi" (uso questo riferimento in modo scherzoso, tra virgolette) decida di fare iscrivere alla DC tutti i suoi membri e conquisti la maggioranza assoluta. Questo è già già avvenuto per RENZI, nel PD, nelle elezioni primarie. La sola differenza è che i votanti non erano "cinesi".
Conclusione:  Mi dichiaro contrario alla sua elezione a Presidente del CN, e questo per motivi di grande sostanza: per il pericolo che (in modi anomali, nei quali è un sopraffino) venga ribaltato tutto, molto presto, attraverso le modifiche Statuto .
  Dell'URSS si ricordano i modi di convocazione: mettere i approvazione determinate proposte, senza che quelli della Siberia (contrari) potessero arrivare in tempo.
5.- Ultimo, ma non ultimo: al congresso è stato depositato, e acquisito, un codice etico della DC, quale seconda edizione di un codide etico del cristiano impegnato in politica, di un gruppo di docenti universitari, a partire dal codice etico di Guido Gonella, presentazione di F.Piccoli, del 1982.
                                                          Nino Luciani

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EDIZIONI PRECEDENTI

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INCONTRO DI BOLOGNA, 8 sett. 2018
A SOSTEGNO DEL CONGRESSO DELLA DC STORICA DEL 29 SETT. 2018
DOPO 24 ANNI DAL PRESUNTO SCIOGLIMENTO

RESOCONTO

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Mauro Carnagnola

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Raffaeke Cerenza

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Ettore Bonalberti

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Anonino Giannone

Le conclusioni dell'incontro, secondo il prof. Luciani

Al termine dei lavori,  di cui viene dato resoconto particolare qui sotto, sono stati ringraziati i relatori Carmagnola, Bonalberti, Giannone e tutti per la loro preziosa partecipazione all'incontro. Da esso è emersa:
  a) la ferma ed unanime volontà dei soci che si faccia il congresso per la data stabilita (29 settembre 2018);
  b) la soddisfazione per i congressi provinciali già celebrati, a cominciare da Torino e Milano e, massimamente quello di Messina, dove c'è stata una partecipazione numerosa ed assolutamente entusiasta;
  c) ma allarme per i "non congressi" (perchè neppure iniziati) della circoscrizione del centro Italia (Roma...), di cui Fontana ha nominato un coordinatore (Gianfranco Gala) totalmente sconosciuto e introvabile.
  All'incontro ha partecipato, su invito (comunque dovuto, perchè socio) Raffaele Cerenza (noto per il ricorso alla magistratura per ottenere l'annullamento della Assemblea del feb 2017), che ha portato il saluto di una costituita Federazione dei DC, presieduta da G. Rotondi, ma anche parlato della situazione da lui provocata con il ricorso stesso.
  Luciani, quale interprete dei presenti, ha preso atto della volontà positiva della neo-Federazione di far riabbracciare tutti i DC, ma anche affermato che il fatto che il Tribunale di Roma abbia convocato (lo scorso anno)  l'assemblea dei soci della DC, sulla base dell'elenco dei soci DC (depositato presso di esso, in occasione della causa sul congresso del 2012), quale l'ultimo elenco disponibile dei soci, è un fatto assolutamente rilevante per la autenticità giuridica della ricostruzione della DC, secondo il dettato della Cassazione e importante per tutti.
  In questo senso, la ricostruzione giuridica della DC e la attesa ricostituzione dei suoi organi nel prossimo congresso sono un bene comune di tutti i DC, e che dovrà operare per tutti e con tutti i soci, senza discriminazioni.
  Secondo Luciani è difficilmente è ipotizzabile un matrimonio tra la DC e i soggetti provenienti dalla DC, se questi non ne riconoscono la legittimità, nel loro proprio interesse. In questo senso, una riaggregazione dei DC, senza la DC giuridica, potrà eventualmente produrre un partito di cattolici in Italia, ma non la DC (con propria denominazione storica e simbolo scudo crociato storico) come era prima.
  Ne traiamo lumi dai numerosi casi (senza la DC), interrotti, prima o poi. Tra i casi, oggi in odore di esaustione sotto gli occhi di tutti, c'è quello della UDC; quello, a suo tempo, della DCa ; quello della Federazione di Grippo, e altri ancora (Politici Cristiani) … . Anzi, dopo avere fatto nuovi soggetti riaggreganti, accadeva di solito che, al primo bando elettorale, le unioni si scioglievano come neve al sole, perché i consociati correvano al migliore offerente (tra i grandi partiti), anche per povertà di mezzi finanziari.
 Luciani invita tutti a non sottovalutare questi dati, per il successo del comune progetto, da gestire tutti assieme, subito dopo il congresso.

Intanto continua la raccolta dei fondi per difendere la DC nella causa intentata da Cerenza e De Simoni.

Attesi  tuttora i contributi dei nomi nobili, quelli sempre davanti a invocare il ritorno della dc.
FINORA, 9 SETT. 2018, raccolti euri 1930,00 dei 3.000,00 necessari.
Il contributo libero va versato sul seguente conto:
LUCIANI NINO, presso banca Carisbo (Gruppo INTESA SAN PAOLO): IBAN IT 10B0638567684510301829810.
Causale: "Contributo avvocato causa Cerenza contro Luciani, per la DC".

Altomari Vitaliano E Silvia € 100
Ammaturo Cosimo € 20
Andreasi Roberto € 100
Armato Antonello € 50
Battaglierin Roberto Euri € 30
Bergozza Luigi Euri € 100
Bongiorno Giorgo € 20
Cantelli Rag Gabriele € 50
Caponetto Francesco € 50
Cortese Giuseppe € 20
D'Agrò Luigi € 200
Fago Antonio € 50
Ferroni Marco Euri € 100
Gori Giovanni € 50
Gubert Renzo € 500
Leonetti Carlo € 50
Napolitano Salvatore € 50
Orga Umberto € 200 + 200
Portacci Amedeo € 50
Riccardi Marino € 50
Tomietto Mauro € 100
Tramonte Cosimo € 20
Zilli Luigi € 50

TOTALE € 1930+200= 2130

RELAZIONI

Mauro Carmagnola

Raffaele Cerenza

Ettore Bonalberti

Antonino Giannone

1. CONGRESSI PROVINCIALI.

M. CARMAGNOLA, Coordinatore della circoscrizione nord- occidentale ha comunicato quanto sta facendo nell'organizzazione dei pre-congressi provinciali del Nord Ovest, ormai tutti convocati. Significativo quello di Torino.

  Nel tardo pomeriggio ci sarebbe stato quello di Milano (e che poi abbiamo saputo avere avuto luogo felicemente con la nomina di 5 delegato. Partendo dall'elenco del giudice, sono stati convocati, tramite avviso postale, tutti i soci suddivisi per provincia e si sono o si stanno celebrando le assemblee secondo i termini regolamentari di un delegato provinciale ogni 5 iscritti con l'accettazione di una delega per ogni presente.
  Di ciò viene redatto verbale. Seguiranno i tre congressi regionali ed a quel punto il Nord Ovest avrà la sua rappresentanza al congresso nazionale.
  Carmagnola ha proseguito: le assemblee al momento si sono svolte in modo sereno e sufficientemente partecipato, tenendo conto del fatto che parliamo di iscritti del 1992.

   Dopo le comunicazioni di Carmagnola, tutti i presenti hanno mostrato grande soddisfazione e confermata la inflessibile volontà che il CONGRESSO NAZIONALE abbia luogo per la data fissata dalla Assemblea dei soci, ossia il 29 sett. 2018.

  Si è poi saputo dei congressi provinciali in corso in Sicilia, convocati da Renato Grassi, coordinatore per le Isole. In particolare quello di venerdì, di Messina, che ha avuto la partecipazione e votazione di 62 iscritti, con un entusiasmo assolutamente insolito.

  Si è poi saputo della convocazione in corso dei congressi provinciali del SUD, da ANTONIO FAGO, coordinatore nominato da Fontana, al posto di Cesare Lia dimissionario per motivi burocratici (che va apprezzato per la sua abnegazione, per il bene comune).
  Circa la circoscrizione NORD-EST (coordinatore Danilo Bertoli) si è del tutto in altomare, non avendo egli ancora dato notizie, pur sollecitati . Si è auspicato che ne riferisca urgentemente a Fontana, data l'urgenza di provvedere;
  Circa la circoscrizione dell'Italia centrale (coordinatore Gianfranco Gala), non sappiamo assolutamente niente (no telefono, no e-mail). Sconosciuto totale, tranne a Fontana. Si prega Fontana di dare notizie urgentissime.
  E' stato espresso allarme per il possibile impedimento del congresso. FINE

In apertura, Cerenza ha chiesto la parola.

Ha salutato gli amici a nome della costituita FEDERAZIONE DEI DC, il 31 agosto a 2018 a Pescara (anche a nome di GIANFRANCO ROTONDI) a cui seguiranno gli “Stati Generali della Dc’ da convocare dal 23 al 25 Novembre a Roma, con la auspicata partecipazione di questa vostra DC.

Cerenza ha affrontato subito la questione della “causa in corso", presso il tribunale di Roma per annullare, la assemblea dei soci del feb 2017.
   I rapporti con Luciani, avviati in occasione della assemblea del 16 giugno a Roma, gli hanno consentito di acquisire che la mozione di Giannone, approvata poi in quella sede, vuole che la DC storica condivida il processo unitario comune, ma che non potrà fare nulla prima di avere ricostituito in suoi organi con il congresso.

Egli condivide la correttezza di questa impostazione e anche quella del regolamento congressuale, approvato da quella assemblea.

Poi, il fatto di essere stato invitato a questo incontro e avere avuto scambi personali con i convenuti, mentre si attendeva l’inizio dei lavori, è un fatto nuovo positivo per il futuro cammino insieme.

Chiarisce che questo non significa che ritirerà il ricorso. Restano fatti ostativi che solo il congresso potrà dirimere, per cui resta in rispettosa attesa. Anzi l’avere fissato a novembre gli STATI GENERALI è solo per rispetto del vostro congresso .

Cerenza, al tempo stesso, non si è sottratto a dire alcune cose fino in fondo:
- l’avere avuto sempre dei grandi problemi con Fontana, già nel passato congresso 2012, come l’alterazione delle regole di convocazione che ha sbilanciato i rapporti interni;
- l'averlo sempre visto percorrere strade sotterranee, a insaputa dei soci, e di cui poi si è venuti a sapere. L'ultimo caso gravissimo: aver ritirato il mandato all'avv. Chiaramonte e nominato un altro avvocato, cosicchè avrete due avvocati. (Nota di Luciani: La cosa è avvenuta il 7 giugno e non ne ha riferito alla assemblea del 16 giugno per la ratifica, di legge, art. 1131 cc. );
- l’avere egli avuto rapporti , anche ultimamente, con persone ostili alla ripresa di attività della DC, riconducibili al patrimonio;
- l’avere fatto cose dannose alla DC nel corso delle elezioni del 4 marzo (rinuncia scritta al simbolo scudo crociato, avere candidato persone distanti dalla DC…).
  Conclude riservandosi di una decisione circa il ritiro dalla causa, solo dopo il congresso, in base alla leadership che sarà eletta. FINE

Relazione, Appunti di storia italica recente, interpretazione dei fatti e ricerca della via...

1.- In una nota sul mio profilo facebook il 2 settembre scorso avevo scritto:
  "Dopo l'8 Settembre 2018 si profila uno tsunami nella politica italiana. Il governo giallo verde alle prese con scelte di politica economica incompatibili è a rischio di implosione; ciò che accadrà nella Lega, con la sentenza di Genova e l'annuncio del nuovo partito della destra, e nel PD, da cui non è irragionevole ipotizzare la nascita di un partito della sinistra e una spaccatura con la componente moderata renziana, sono elementi propri di una fase che Aldo Moro definirebbe di " scomposizione e ricomposizione". Con la probabile rottura di Forza Italia, una parte della quale attratta dalla sirena leghista salviniana e quella possibile del PD, si aprirà uno spazio grande al centro dove sarà indispensabile la presenza di una vasta area unitaria di ispirazione cattolica e popolare.
  Le prossime elezioni regionali e quelle europee del Maggio 2019 saranno il banco di prova del nuovo assetto politico dell'Italia dopo quanto è accaduto col voto spartiacque del 4 Marzo 2018." Staremo a vedere, anche se ogni giorno e addirittura ad horas cambiano le dichiarazioni degli esponenti del governo, sempre più necessitati a fare i conti con la dura e irrevocabile prova della realtà effettuale, contro la propaganda su cui hanno sin qui basato, riuscendoci, le loro fortune elettorali. Probabilmente le ragioni del potere e della sua sistematica occupazione finiranno col prevalere su quelle del rispetto delle promesse elettorali, ma attendiamo di conoscere la realtà dei conti scritta nei documenti di programmazione economica e di bilancio che dovrebbero essere presentati quanto prima e i contraccolpi che si determineranno a livello esterno, dove permane e si rafforza il potere dei gruppi finanziari dominanti. Quei poteri che dopo la riunione sul panfilo Britannia dell'estate 1992, si è reso esplicito come dominino con la finanza, l'economia e la stessa politica, ridotta ad ancella subalterna e, in molti casi con suoi esponenti più illustri al loro libro paga. Da lì, come mi ricordò il compianto amico Marcello Di Tondo in una lettera di molti anni fa , dobbiamo ripartire: "In quell' occasione, scriveva Di Tondo, (sapientemente ed intelligentemente tratteggiata da una intervista che Giulio Tremonti rilasciò a Maria Latella del Corriere della Sera il 23 luglio 2005) fu stabilito un accordo tra i poteri massonici nazionali ed internazionali ed i post comunisti, eredi diretti del Pci, sulla base del quale alla sinistra sarebbe andato il controllo economico e politico del Paese ed alla massoneria il controllo economico e finanziario.
   Si mise così in moto un processo, conosciuto come "Mani Pulite" che spazzò via in pochi mesi la DC ed i suoi alleati (Psi, Psdi, Pri e Pli) che avevano governato il Paese sino ad allora, pur con evidenti limiti a partire dalla seconda metà degli anni '80, riuscendo nell'incredibile impresa di portare l'Italia, dalla desolazione di una nazione sconfitta e distrutta dell'immediato dopo guerra, al 5° posto tra le maggiori economie mondiali.
   Ma quei Partiti rappresentavano, in quel momento, l'ostacolo politico ed istituzionale per la realizzazione di quel progetto. Contemporaneamente, fu accelerato il percorso di privatizzazione di ( Continua Bonalberti) 

Relazione, Idee per la ricostruzione della buona DC: comprensiva di tutte le anime DC e non DC con uguali valori, etica, orientata al bene comune.
  Anche la difesa del simboco scudo crociato - libertas

A Roma, il 16/06/18 nell’Assemblea DC, ho illustrato la mozione, di seguito riportata che è stata sottoscritta da Soci della DC storica di quasi tutte le Regioni ed approvata all’unanimità.

MOZIONE DEL 16/062018 L’Assemblea dei soci chiede la Convocazione il 29 settembre del XIX^ Congresso DC, in conformità alle indicazioni del Tribunale di Roma per la ricostituzione degli organi statutari della DC storica che ha come Presidente Gianni Fontana.

Successivamente inizierà il tesseramento di nuovi soci al Partito, aperto a tutti coloro che condividono lo Statuto, sentono di essere Democristiani, a tutti coloro che si ispirano alla Dottrina Sociale della Chiesa, ai Movimenti e Associazioni di Cattolici morali e Cattolici sociali (secondo la citazione del Card. Bassetti, Presidente della CEI), ai laici popolari che si ispirano all’umanesimo cristiano.

Chi si iscriverà alla DC dovrà autocertificare la sua adesione al Codice Etico della DC storica, che a suo tempo fu redatto da Gonella e che è stato aggiornato dopo 70 anni dal gruppo di studio di Bologna, coordinato dal Prof. Luciani con il Prof. Giannone e altri Docenti ed Esperti, ospiti di Mons. Oreste Leonardi.

Si arriverà, dopo qualche mese, in gennaio 2019, in coincidenza con l’Appello ai Liberi e Forti di Don Luigi Sturzo, al nuovo Congresso della DC.

Si darà avvio, in questo modo, alla continuità storica della DC con i valori e principi fondanti da fare rivivere e rigenerare nella società della globalizzazione e dell’era digitale.

Ripartirà nel Paese la Speranza di una Politica con la P maiuscola come chiedono da tempo Papa Francesco e il Papa emerito Benedetto XVI e ciò avverrà con una piattaforma culturale, economica, sociale, politica e di valori etici per l’edificazione del bene comune che sarà redatta ascoltando nei territori i bisogni delle persone e delle comunità con tre Conferenze organizzative al Nord, al Centro e al Sud.
   A Voi Amici, a Voi più giovani il testimone e questa Speranza per un vostro futuro migliore, per il bene dell’Italia e dell’Europa da rigenerare sui valori fondanti di Adenauer, De Gasperi e Schuman, tre grandi statisti Cristiani.
  I Diavoli sono interni ed esterni all’area democratico cristiana popolare.
  Le forze che si oppongono sono interne ed esterne alla stessa area.
  Anche all’interno della gerarchia cattolica c’è molta divisione.
   De Gasperi seppe aggirare gli ostacoli, anche allora presenti, riunendo le forze laiche e cattoliche che avevano a comune i valori della vita, della società e dell’economia. Ma di fronte aveva il PCI e il comunismo internazionale a guida sovietica e stalinista
(Continua Giannone)

( Continua BONALBERTI) banche e di società a controllo pubblico per oltre 100.000 miliardi di vecchie lire, processo preparato ed avviato, nei primi anni '90,dai Governi Ciampi e Amato.  La variabile, non prevista, fu l'entrata in campo politico, alle elezioni del 1994, di Silvio Berlusconi che, rompendo gli schemi e gli accordi che erano stati siglati, sconvolse il quadro generale ed introdusse una forte ed imprevedibile variabile allo schema prospettato sul Britannia.

  Da quel momento, prosegue Di Tondo, iniziò la sconvolgente persecuzione giudiziaria di Silvio Berlusconi. Ricorderò in proposito come proprio il duo Barucci - Amato nel 1992, con un decreto legislativo, posero fine alla legge bancaria del 1936 che, come la Glass Steagall americana del 1932, aveva sancito il controllo pubblico di Banca d'Italia e la separazione tra banche di prestito e banche d'affari (legge sempre difesa gelosamente dalla DC e dal governatore Guido Carli), dando così libertà assoluta al potere degli hedge fund anglo-caucasici (kazari) che, de facto, controllano le banche nazionali dell'Unione e la stessa Banca centrale europea. Consiglio al riguardo la lettura di alcuni saggi quali:

a) Daniel Estulin: " Il club Bilderberg - La storia segreta dei padroni del mondo-Arianna editrice
b) Pietro Ratto: " Rothschild e gli altri - Dal governo del mondo all'indebitamento delle nazioni: i segreti delle famiglie più potenti"- Arianna editrice.
c) Ettore Bonalberti: " Elezioni europee: la visione dei Liberi e Forti". https://ilmiolibro. kataweb.it/ libro/ saggistica/422618/ elezioni-europee/ Il voto del 4 Marzo 2018 ha segnato, in ogni caso, la fine della Seconda Repubblica e l'avvio di una confusa fase politica che, salvo eventi speciali prossimi, ci accompagnerà sino alle prossime elezioni europee (23-26 Maggio 2019). Una fase caratterizzata in Italia e in Europa dallo scontro tra "sovranisti" e "europeisti" di diversa sensibilità politico culturale.

2.- Come è potuto accadere tutto ciò? La lunga stagione del berlusconismo e dell'anti berlusconismo che ha caratterizzato quella fase che è schematicamente connotata come "seconda repubblica" ( 1994-2018) conclusasi con i governi tecnici di Monti, Letta e Renzi; questi ultimi sostenuti dalla centinaia di mercenari transumanti parlamentari, celebra il uso epilogo il 4 Marzo scorso, col voto di appena il 50% degli elettori aventi diritto e con una innovativa formula all'interno del tradizionale trasformismo politico italico. E' successo, infatti, che la Lega presentatasi in alleanza del centro destra con Forza Italia e Fratelli d'Italia, raggiunge come coalizione la maggioranza relativa dei voti, ma, alla fine, autorizzata obtorto collo dal Cavaliere e con l'ondivaga benedizione della Meloni, compie la "fuitina" con il M5S, dando vita al governo giallo-verde a guida dell'ennesimo presidente non eletto, il prof Conte. Un governo espressione di un'aggiornata versione del trasformismo politico che, in questo caso, si realizza prima ancora che le Camere siano insediate. Di qui la formazione di un nuovo e anomalo sistema bipolare che si caratterizza nello scontro suddetto tra "sovranisti" nazionalisti e europeisti di diversa provenienza politico culturale.
   La saldatura tra il malessere sociale del meridione rappresentato dal voto largamente maggioritario al M5S e quello del ceto medio in crisi profonda al Nord come nel resto del Paese, avviene alimentata anche dalla diffusione di un "sentimento comune" di frustrazione e di rabbia collegato da un lato, alla condizione di anomia complessiva vissuta dagli italiani, e dall'altro, dall'amplificazione del disagio e insofferenza prodotti da un'immigrazione senza controlli e soluzioni di integrazioni efficienti ed efficaci. Di qui il prevalere di una condizione che ricorda quella citata da Alessandro Manzoni nel capitolo XXXIL de " I Promessi Sposi" nel quale, riferendosi al caso delle ragioni della peste, don Lisander scriveva: " il buon senso c'era, ma se ne stava nascosto, per paura del senso comune".
  Una cosa, però, è certa: difficile per Salvini conservare il ruolo di partner di un governo dove dai grillini ogni giorno di più sembrano emergere soggetti "pieni di presunzione e di vuota arroganza senza intelletto", con proposte altalenanti e ondivaghe sempre più contrastanti con gli interessi e i valori di una base elettorale leghista lontana mille miglia da quelli espressi dai parlamentari pentastellati. E' altrettanto difficile che possa durare una situazione nella quale il ministro degli interni, che dovrebbe essere il garante della legge per tutti i cittadini, trasforma la sua sede e funzione istituzionale nel pulpito di propaganda permanente per il suo partito di cui è il leader, sino ad utilizzare per un incontro definito solo "politico" e non istituzionale con Orban, capo di governo ungherese, in Prefettura a Milano .

( Continua GIANNONE) Il principio del N.O.MA. (Non Overlapping Magisteria) è stato ribaltato e la Finanza ha reso succube la politica e l’Etica è sempre meno presente come amalgama della società.
    Nessun partito, attualmente presente in parlamento, è interessato a riconoscere questa verità.

Il Papa emerito Benedetto XVI nella sua enciclica Caritas in Veritate lo dice apertamente. Il Partito d’ispirazione cristiana non può che essere la prosecuzione dell’esperienza di Sturzo, De Gasperi e fino ad Aldo Moro; poi è iniziata la diaspora democristiana. Coloro che hanno a cuore il riscatto degli umili, abbiano il dovere di condividere ogni iniziativa che conduca gli elettori a riconoscere che i valori della DC sono stati e sono ancora i capisaldi:
  - il lavoro nella sua piena dignità,
  - la famiglia come struttura della vita di condivisione e comunione nella società,
  - l’impresa, come motore inesauribile di progettualità e di ricerca dei beni comuni.
  - i giovani, che rappresentano il futuro della società e per i quali bisogna investire in formazione con i sistemi più avanzati e con la massima qualità dell’educazione nell’istruzione di base.
   Il denaro deve servire all’uomo e non viceversa.

Relativamente al nome e al simbolo, la mia convinzione personale, condivisa da molti di Voi, è questa. Come Sturzo eliminò le varie unioni cattoliche conservatrici legate ancora al feudalesimo agrario e, operando in un sol colpo la loro cancellazione, con la formazione del PPI ( fra l’altro ostacolata da Vaticano..); come De Gasperi seppe trasformare il partito popolare in Democrazia Cristiana, legando a se’ le forze laiche e cattoliche, per non cadere nella deriva confessionale e mantenere la laicità del partito, pur nella difesa della libertà religiosa come fondamento dello Stato democratico moderno.
  Nome e simbolo DC sono stati gettati nel fango da una generazione di politici che da oltre trent’anni, hanno preferito mantenere privilegi e favori, inserendosi nel centrodestra o nel centrosinistra, perdendo i valori su cui si era sempre distinta l’attività politica dei grandi popolari e democristiani. Trovo del tutto ininfluente, a questo punto, sia nome che simbolo, che (qualora non si faccia il congresso) sarebbe bene invece consegnare alle fondazioni Sturzo e De Gasperi, vietandone a chiunque l’uso, con azioni penali immediate verso i contravventori. La Democrazia Cristiana, inizialmente Partito Popolare, pur restando se stessa se sostenuta dai valori e dagli uomini, non ha bisogno di chiamarsi necessariamente come nel 1993. La storia politica non solo dell’Italia, dimostra che contano sempre le persone e i valori, non le maschere, fra l’altro oggi infangate da individui senza scrupoli e senza responsabilità politica e forse anche morale.
  Concludo con una citazione di Aldo Moro del 3 ottobre del 1959, a Milano. Moro pronuncia un discorso che preannuncia la sua piattaforma elettorale per la segreteria del Congresso Nazionale. Questo discorso è la definizione dell’essenza politica della DC e dello Stato democratico.
  Aldo Moro:“ La DC è al servizio della idea avanzante della nostra società, che è l’effettiva eguaglianza dei diritti e delle possibilità degli uomini nella vita sociale...lo Stato democratico è Stato del valore umano, il suo servizio di rivolge all’uomo nella sua anima universale.. la DC si fonda sul riconoscimento del valore dello Stato, non nel senso di una riduzione ad esso della dimensione umana, ma riferimento ad esso del valore dell’uomo e ritrovamento agevole dello Stato nell’uomo e dell’uomo nello Stato....
  le leggi e la struttura sociale possono operare la giustizia, che richiede una tensione ideale che superi la forza dell’abitudine e la resistenza del privilegio, garantisca e aiuti il lavoro, aumenti la produzione, espanda la vita economica su un base di sicurezza sociale, distribuisca i beni economici in modo equo, arricchisca la persona anche nell’ordine spirituale e culturale, restituisca all’uomo il senso della sua dignità personale..”

ALDO MORO SARÀ SEMPRE UN UOMO DI SPERANZA E QUI EFFONDE IL TONO FIDUCIOSO, GIOVANILE E CRISTIANO  COL QUALE GUARDA AL PRESENTE E AL FUTURO.

Evviva la Democrazia, evviva la Democrazia Cristiana, evviva l’Italia.
                                                                                   Antonino Giannone

(Continua BONALBERTI). Situazione, infine, aggravata dal conflitto apertosi con la magistratura, sia sul versante del blocco e ristorno dei 49 miliardi di finanziamento pubblico alla Lega di Bossi e Belsito, che sull'avviso di garanzia per "sequestro di persona" ricevuto dalla procura di Agrigento per il caso della nave Diciotti della Guardia costiera italiana bloccata al porto di Catania per cinque giorni. Una situazione di conflitto istituzionale tra Magistratura e Governo, unica nella sua gravità nella storia della Repubblica italiana. Il presidente Ciriaco De Mita alcuni giorni or sono, il 29 agosto, in un'intervista al Corsera così titolata : "M5S e Lega sono solo azione e il Pd è fermo".
   L'identità democristiana: di Tommaso Labate", ha dichiarato:" Quando iniziò il declino della Dc, e a un convegno si discuteva su quello che bisognava o non bisognava fare, chiusi il mio intervento citando un poeta spagnolo: "Quando morirò, seppellitemi con la mia chitarra". Da allora sono passati quasi trent'anni. E visto che sono ancora in tempo per cambiare idea, cambio il messaggio. Quando morirò, seppellitemi con un biglietto in cui c'è scritto "sono stato democristiano"".
  Poi Ciriaco De Mita ha un riflesso talmente rapido che di anni, invece che 90 e mezzo,, sembra ne abbia tanti di meno. Come se una nota della frase gli fosse apparsa stonata, da riscrivere.:"Aspetti. non "sono stato". Nel biglietto ci dev'essere scritto "sono democristiano", al tempo presente".

3.- C'è nelle parole del vecchio e sempre lucidissimo leader DC l'idea di un ritorno della cultura politica di ispirazione DC e popolare. Sì, ne siamo convinti anche noi: se solo il 50 % degli italiani va a votare e la stragrande maggioranza sceglie M5S e Lega unendo il dramma dei diseredati del Sud con la condizione di crisi del ceto medio al Nord come nel resto dell'Italia, è evidente che al centro, con la crisi irreversibile di Fora Italia, si apre uno spazio enorme nel quale serve far tornare in campo la cultura cattolica e popolare, unica autentica proposta alternativa al turbo capitalismo finanziario dominante, basandosi sulla dottrina sociale della Chiesa declinata tra la fine del secolo scorso e gli inizi del XXI dalle encicliche di Papa Giovanni Paolo II ( Laborem exercens (1981) e Centesimus Annus (1991); Papa Benedetto XVI " Caritas in veritate" (2009) e Papa Francesco " Evangelii gaudium (2013) e " Laudato Si" (2015) Non è quindi per un sentimento regressivo di nostalgia che dal 2012 andiamo proponendo la ricostruzione della DC, ma nella convinzione che quella cultura, quella politica aggiornata dal contributo della dottrina sociale cristiana degli ultimi Papi, e rinnovata nella classe dirigente serva al Paese. Siamo anche convinti che questo nostro passaggio del 29 settembre prossimo è un tassello, seppur importante, di un più ampio mosaico che si dovrà costruire così come abbiamo indicato con Tarolli, Merlo, Fontana, Mauro e Menorello e tanti altri a Verona il 23 Giugno scorso (vedi documento finale).

4.- Gianfranco Rotondi, "più furbo che santo", ha voluto anticipare con Pescara l'avvio di una riunificazione tra lui, Sandri, Cerenza e De Simone l'incontro di quelli che la sentenza della Cassazione aveva dichiarato non essere gli eredi della DC storica " partito mai sciolto giuridicamente".
  Credo, tuttavia, che tutto ciò che va nella direzione della ricomposizione sia un fatto positivo e a Rotondi ho risposto nei giorni scorsi a una sua cordiale mail così:
  "Caro Gianfranco, grazie per la tua cortese risposta alla mia sollecitazione. Ieri ero a Roma e ho avuto casualmente l'opportunità di incontrare Lorenzo Cesa che, credo, non avesse ancora letto la mia mail cui tu fai riscontro. Un breve saluto e un veloce scambio con reciproca conferma delle intenzioni di unità".
  Gli ho ribadito quanto avevo già scritto e trovo condiviso nelle tue conclusioni. Noi, se riusciremo a rispettare i termini, il 29 settembre p.v. svolgeremo il nostro congresso interno per dare definito assetto agli organi del partito che, contrariamente a quanto da te sostenuto, dal 2012 continuiamo a ritenere si possa e si debba far rivivere, secondo un'interpretazione della sentenza della Cassazione che, ovviamente, diverge da quella da te data.
  Resta il fatto che questi nostri piccoli e ormai incomprensibili duelli dialettici e giurisdizionali stanno diventando, oltre che inutili, persino patetici, se consideriamo la grave situazione politica generale del Paese e dell'Europa. Una situazione che reclamerebbe una vigorosa ripresa di iniziativa politica della cultura cattolico popolare, come da più di vent'anni vado predicando come un ormai stanco ed errante don Chisciotte di periferia…..(vedi il mio sito: www.don-chisciotte.net nella sezione le note di Ettore Bonalberti dal 2007 ad oggi…) .
  Credo che dopo il 29 settembre la proposta da te indicata e già da me a suo tempo sostenuta vada portata a compimento, non per l'obiettivo di qualche egoistica personale garanzia di candidatura, ma per concorrere alla costruzione della più ampia unità della vasta realtà cattolico popolare e democratico cristiana, che possa realizzare una più larga convergenza con le forze democratiche laiche e liberali, ispirate dai valori dell'umanesimo cristiano e accomunate dalla volontà dell'attuazione integrale della Costituzione repubblicana, in alternativa allo squallore del populismo oggi al potere, nel quale ogni giorno di più sembrano emergere soggetti "pieni di presunzione e di vuota arroganza senza intelletto" .
  Sono le conclusioni che con gli amici Tarolli e Merlo e con lo stesso Gianni Fontana abbiamo condiviso al seminario di Verona organizzato dagli amici di "Costruire Insieme" il 23 giugno scorso (conclusioni che avevi anche tu condiviso). Nutro una forte speranza che anche gli amici Cesa e Fontana siano pronti a convergere su tale prospettiva per celebrare INSIEME in tempi brevi una grande assemblea nazionale di riunificazione di tutti i democratici cristiani italiani. Analogo invito lo estendo, ovviamente, anche all'amico Mario Tassone, "DC non pentito" come tutti noi. Un loro intervento esplicito in tal senso sarebbe oltremodo auspicabile." Anche l'avv. Cerenza nel suo intervento ha confermato la volontà di giungere all'unità di tutti i DC e a lui ho sottolineato che non si tratta di "aprire le porte della neonata federazione dei DC a chi ne ha la volontà", quanto, semmai, di trovarci tutti insieme negli annunciati stati generali dei DC italiani a Novembre e ripartire da lì per concorrere a costruire con l'unità di tutti i DC italiani quella più ampia alleanza cattolica, popolare e liberale di cui al documento di Verona.

5.- Quanto all'Europa, ho approfondito il tema nel mio ultimo saggio citato: Elezioni europee: la visione dei Liberi e Forti. Partendo dalla considerazione che il potere reale è oggi nelle mani di un gruppo di famiglie ( comitato Bilderberg, hedg fund anglo caucasici (kazari) con sede legale nella city londinese di loro proprietà e sede fiscale nel Delaware a tasso zero, proprietari della Federal reserve, della Banca centrale europea e delle banche nazionali di quasi tutti i Paesi UE) esaminati i rapporti tra sovranità nazionale e sovranità europea ( illegittimità del fiscal compact, tesi Guarino e folle introduzione voluta da Monti del pareggio di bilancio con modifica dell'art 81) e tra sovranità monetaria e sovranità nazionale, sostengo che si tratta di riportare alla luce gli ideali dei padri cattolici e democratico cristiani dell'Europa: Adenauer, De Gasperi, Monet e Schuman, contro gli orientamenti del " Manifesto di Ventoténe" laico, socialista, anticristiano che alla fine è prevalso. Consiglio a tutti la lettura del 9° Rapporto sulla dottrina sociale della Chiesa nel mondo, quest'anno dedicato proprio al tema. " Europa - la fine delle illusioni" da cui ho tratto spunto per il mio saggio sulle prossime elezioni europee.
   Quel mio saggio si conclude con questa speranza: " Le indicazioni di Papa Francesco, Benedetto XVI e di Giovanni Paolo II, sono quanto mai decisive per orientare le scelte di coloro che si sentono continuatori e testimoni della cultura politica di ispirazione cristiano sociale e popolare in Italia e in Europa. Da quanto abbiamo descritto nei capitoli precedenti appare evidente l'esigenza di una seria riforma della costruzione europea sia dal punto di vista istituzionale, della governance e, soprattutto, sulle politiche economiche e finanziarie da sottrarre ai condizionamenti giugulatori dei poteri finanziari dominanti.
  Trattasi di un compito politico e culturale straordinario al quale noi popolari italiani ed europei, soci fondatori, prima della CEE e dell'Unione europea, abbiamo il dovere di offrire il nostro prezioso contributo senza il quale l'attuale costruzione è destinata a sicuro fallimento. E dovremo farlo insieme alle altre culture laiche e liberali, riformiste di ispirazione democratica che condividono i valori dell'umanesimo cristiano. Sappiamo di essere minoranza all'interno dell'Europa e consapevoli, quindi, della necessità di concorrere con altre culture politiche laiche, democratiche e liberali a sostenere proposte di riforma istituzionali, economico sociali e finanziarie, senza le quali l'Europa rischia l'autodistruzione.
  Nella crisi dei due storici raggruppamenti, che hanno sin qui esercitato una funzione prevalente nella UE (PPE e PSE), il ruolo dei movimenti Italiani che si riconoscono nel PPE può risultare rilevante.
  Molte iniziative si sono avviate in Italia e, in taluni casi, consolidate grazie agli amici della DC storica impegnati, sin dal 2012, nella ripresa politica del partito dello scudo crociato, dopo che la Cassazione ha definitivamente sentenziato che quel partito "non è mai stato giuridicamente sciolto" (sentenza n. 25999 del 23.12.2010); a quelli dell'associazione "Costruire Insieme" presieduta dal sen. Ivo Tarolli, della "Rete Bianca" con l'on. Giorgio Merlo e altri amici ex PD e di molte altre associazioni, movimenti e gruppi dell'area cattolica e popolare, interessati a ricostruire "l'unità possibile dei popolari entro un soggetto politico nuovo, ampio e plurale, democratico, popolare, europeista e transnazionale, ispirato ai valori dell'umanesimo cristiano, inserito a pieno titolo nel PPE da far tornare ai principi dei padri fondatori" .
  In un seminario tenutosi a Verona il 23 Giugno scorso, organizzato dall'associazione "Costruire Insieme", è stato approvato un documento nel quale si è riscontrata "l'unanime condivisione dei partecipanti per la promozione di una piattaforma plurale, in direzione di un'Unione per un Movimento Popolare (UMP) nel quale possano coordinarsi, liberamente e senza predefinite gerarchie organizzative, le diverse esperienze presenti in Italia che si rifanno ai valori della sussidiarietà. Un soggetto politico ampio, plurale, laico, democratico, popolare, europeista, trans nazionale, impegnato a tradurre nella 'città dell'uomo' gli insegnamenti della dottrina sociale della Chiesa, in dialogo privilegiato con il PPE". Il documento porta la firma di Ettore Bonalberti (ALEF-Associazione Liberi e Forti), Gianni Fontana (DC), Mario Mauro (Popolari per l'Italia), Domenico Menorello (Energie per l'Italia), Gianfranco Rotondi (Rivoluzione cristiana) e Ivo Tarolli (Costruire Insieme) e di molti altri amici presenti all'incontro.
   Una delegazione guidata dal sen. Ivo Tarolli si era incontrata il 23 Maggio a Bruxelles con Joseph Daul, Presidente del PPE, nella sede del Partito Popolare Europeo, con "l'obiettivo di mettere in collegamento Costruire Insieme, che da alcuni anni opera al servizio della riaggregazione della grande area dei cristiano popolari, con i vertici del Partito Popolare Europeo" , "poiché l'Europa è ritenuta il crocevia indispensabile per un realistico progetto di ripresa del nostro Paese".
  Un incontro è anche in cantiere con altri amici italiani ed europei dell'area popolare presenti nel Parlamento europeo, al fine di verificare le condizioni per la ricomposizione di tutta l'area di ispirazione e cultura politica popolare italiana. Forse c'è ancora una speranza che proprio dall'Italia possa ripartire un "nuovo inizio "insieme ai tanti Popolari interessati a tradurre nella "città dell'uomo" gli orientamenti pastorali della dottrina sociale della Chiesa, unico vero antidoto alle storture e alle ingiustizie del turbo capitalismo finanziario dominante.

6.- Quali indicazioni dei Popolari allora, si possono formulare per la nuova Europa? Nostro obiettivo sarà quello di riproporre la visione dei padri fondatori di ispirazione cattolica e popolare, innanzi tutto all'interno del PPE in preda a una pericolosa deriva con l'ingresso di Orban e soci, considerando l'Unione Europea una conquista fondamentale da difendere in maniera assoluta, ma da rilanciare con:
  a) una nuova governance che trasferisca il potere legislativo primario del consiglio dei capi di Stato e di governo al parlamento europeo;
  b) un' unione fiscale ed una difesa militare comune;
  c) una comune piattaforma per l'istruzione e la formazione del capitale umano delle giovani generazioni sulla quale gli Stati membri aggiungano le specificità nazionali per costruire il futuro cittadino europeo;
  d) una nuova disciplina dei mercati finanziari e politiche fiscali e normative capaci di favorire l'uso produttivo del capitale a fronte del suo smodato uso finanziario con la Banca centrale europea, sottoposta al pieno controllo pubblico, dotata del potere di intervento di ultima istanza e capacità di emissione della moneta unica europea;
  e) una forte spinta alla innovazione tecnologica approntando modifiche anche all'istruzione primaria, secondaria e professionale per garantire nuova offerta occupazionale qualificata;
   f) una politica estera incentrata:
     1) sul Mediterraneo e sull'Africa, continente nel quale l'occidente democratico ed in particolare l'Europa deve ridare a quelle popolazioni quanto esse hanno dato all'Occidente negli ultimi secoli per la sua crescita economica;
    2) una nuova e più penetrante interlocuzione politica ed economica con il continente asiatico senza mai dimenticare i legami storici con il popolo americano;
     3) una politica consapevole dell'incosciente sfruttamento delle risorse del pianeta per garantire aria, acqua, cibo e salute marina alle future generazioni ed una manutenzione dell'assetto idrogeologico di un Paese come l'Italia afflitto da una diffusi sismicità, con un piano ventennale di interventi strutturali.

  Da parte sua l'Italia e il suo intero sistema politico devono riscoprire:
  a) quel minimo denominatore sul quale costruire la coesione nazionale che resta il patrimonio comune di un paese democratico in un clima di assoluta sicurezza delle persone e delle cose;
   b) l'impegno tra tutte le forze politiche per l'attuazione integrale della Costituzione a partire dall'art 49 sulla vita democratica interna dei partiti, oggi caratterizzati dal dominio di tipo bonapartistico di alcuni, fino, come nel caso del M5S, dal controllo esterno di società commerciali finalizzate al profitto, detentrici delle piattaforme informatiche cui gli eletti devono una sostanziale sottomissione e pagare il richiesto tributo ;
   c) la forza di una democrazia parlamentare moderna che sappia formare maggioranze di governo che siano anche maggioranze del paese evitando l'illusione di affidare a tecnicalità elettorali il superamento delle difficoltà politiche.
   Una democrazia parlamentare è tale perché le maggioranze si formano e si smontano in Parlamento e non nell'urna o, diversamente, fare una scelta coraggiosa di una democrazia presidenziale all'americana con pesi e contrappesi. Tertium non datur.
    Infine è tempo che il Paese riscopra con un sussulto di orgoglio una nuova stagione di diritti e dei doveri di ciascuno di noi, consapevoli dell'ammonimento di Aldo Moro: "Questo Paese non si salverà, la stagione dei diritti e delle libertà si rivelerà effimera, se in Italia non nascerà un nuovo senso del dovere". Ettore Bonalberti

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EDIZIONI PRECEDENTI

Il BENE COMUNE nel MONDO CATTOLICO

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Gabriele Cantelli

Dal Vescovo Matteo Zuppi di Bologna:

"Che il 2 giugno 2018, in ogni parrocchia si levi
un  "TE DEUM PER LA PATRIA"

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G. Cantelli, In margine a nuove teorie
sul bene comune, nella Chiesa Cattolica

 

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Matteo Zuppi

Nota. 1) Il "bene comune" è divenuto una specie di "summa" (della Chiesa Cattolica di base) per i cristiani impegnati in politica. Precisamente, tra le cose da fare,  la priorità è garantire ad ogni cittadino un elenco di beni e servizi: tra questi anzitutto la "disponibilità della vita", lo "Stato" e via ... atti a procurare la "beatitudine" di ogni persona e sia pur con qualche differenziazione se ci sono anche esigenze personali siano diverse.
  Il bene privato è, invece, un bene individuale posseduto dalle persone in modo esclusivo e differenziato.
  Il bene pubblico è un bene per tutti, indifferenziato secondo la valutazione etica dello Stato, mentre il bene comune dei cristiani è identificato in relazione alla valutazione di Dio, padre comune di tutti gli uomini.
2) C'è in parallelo una definizione di bene comune, secondo l'economia e, più specifica secondo la scienza delle finanze.
  Secondo queste visioni la importanza dei beni e servizi discende dalla entità dei bisogni umani. Essi, dunque, non sono valutati criticamente, ma presi in considerazione come dei "dati", per la soluzione dei problemi economici individuali e pubblici. Dunque non esiste conflitto, per definizione, tra l'economie la chiesa cristiana, e anche con qualunque chiesa.
  C'è, invece, una ottica diversa di vedere il problema. La scienza economica ha scoperto che gli imprenditori e i politici mettono avanti, come obiettivi economici, l'interesse personale. E mettono, invece, come conseguenziale l'interesse dei consumatori o l'interesse pubblico. Una volta scoperto questo, la scienza economica studia i vincoli (per gli operatori privati e pubblici) per armonizzare l'interesse privato con quello collettivo.
  3) Nel caso del Vescovo Zuppi il bene comune preso in considerazione è lo Stato Italiano, per il quale muove una preghiera a Dio. Ma su questa idea Cantelli ha da fare alcune considerazioni

Fonte: Agezia ANSA, 30 maggio 2018 DISCUSSIONI E COMMENTI

Vescovo Matteo Zuppi:

"Desidero che in ogni comunità della Diocesi, al vespro di venerdì 1 giugno o nella giornata di sabato 2 giugno, si canti l'inno di ringraziamento 'Te Deum' e si innalzino preghiere e suppliche per la nostra Patria, chiedendo la grazia di un rinnovato impegno di tutti per il bene comune".

L'inedita iniziativa liturgica è lanciata dall'arcivescovo di Bologna Matteo Zuppi, in conclusione di un messaggio per la Festa della Repubblica.

"La festa del 2 giugno - scrive Zuppi - ha quest'anno un carattere particolare: cade nel 70/o dell'entrata in vigore della Costituzione Repubblicana e della prima elezione del Capo dello Stato.

Spinto dal recente Congresso Eucaristico Diocesano, che ha rinnovato il legame tra Chiesa e Città degli uomini, considerando anche le difficoltà degli ultimi avvenimenti, desidero invitare tutti i credenti a innalzare a Dio un ringraziamento per il tanto che ci unisce e a pregare per il nostro Paese".

Gabriele Cantelli, NON CONTRAPPORRE PAUPERISMO A POPULISMO

Leggere sui quotidiani locali :
-di <Un Te Deum per il 2giugno>(Carlino) o, peggio <Zuppi: "Prego per Mattarella e l'Europa";
- Anpi in piazza contro i fascismi (Repubblica) e il contenuto degli articoli che seguono titoli altisonanti, non può non indurci ad alcune considerazioni sulla situazione attuale dello Stato che ha indotto la Chiesa ad ampliare il significato della festa nazionale e, nel contempo, su quella che parrebbe rappresentare una svolta della Chiesa nella realtà attuale.
  Per il 2 giugno , abbiamo letto su la Repubblica, l'arcivescovo di Bologna Matteo Zuppi chiede vengano inserite due preghiere ai fedeli nel Te Deum, che verrà recitato in tutte le parrocchie :una preghiera per la nostra cara Patria , perché concorra alla all'edificazione di una vera casa comune in Europa, e una per il Presidente della Repubblica , e i nostri governanti, perché siano sempre attenti ai bisogni dei più deboli e indifesi. Attraverso la agenzia di informazione R.It apprendiamo ulteriori passaggi del comunicato :<la festa del 2 giugno ha quest'anno un carattere particolare: cade nel settantesimo dell'entrata in vigore della Costituzione repubblicana e della prima elezione del Capo dello Stato.
  Spinto dal recente Congresso Eucaristico Diocesano, che ha rinnovato il legame tra Chiesa e città degli uomini, considerando anche le difficoltà degli ultimi avvenimenti, desidero innalzare a Dio un ringraziamento per il tanto che ci unisce e pregare per il nostro Paese". Anche se condivido pienamente la preoccupazione di mons. Zuppi che è in sintonia con la posizione della presidenza della Cei riportate da Avvenire , è quanto si sta delineando proprio a livello locale, nella nostra Diocesi ad accrescere la mia preoccupazione di cattolico impegnato in politica quando da Repubblica leggo: <La supplica per la nostra Patria di Zuppi arriva nello stesso giorno in cui della difficile situazione nazionale parla anche don Luigi Ciotti, che parteciperà alla manifestazione "contro tutti i fascismi"che l'Anpi terrà sabato alle 16 a Palazzo Re Enzo alla quale aderiscono tutta la sinistra del PD e Leu,le associazioni,i sindacati.

<<Ben venga un governo, ma che rispetti la nostra Costituzione , dice Ciotti preoccupato per la nostra democrazia pallida e malata e per gli insulti e le minacce a Sergio Mattarella:<<Le parole sono azioni e debbono sempre essere parole di vita>>; Il Sindaco Virginio Merola invita tutti in piazza per riportare <<speranza democratica contro fascismi e razzismi>>. Senza voler scomodare la "buon'anima" di Giulio Andreotti che argutamente ebbe a dichiarare che <<pensare male è peccato ma spesso ci si prende>>, da vecchio democratico cristiano sempre in servizio attivo non posso non collegare quanto si sta prospettando in città, dentro e fuori dalle sacre mura nell'operazione proposta da Carlo Calenda "PD crei un Fronte repubblicano con lista unica e Gentiloni alla guida". Il ministro uscente al Corriere: "Ora la gravità della situazione è evidente. I cittadini che lavorano e producono.
   Dobbiamo costruire un fonte repubblicano molto ampio, che abbia un unico obbiettivo: tenere l'Italia in Occidente e in Europa. Ci vuole una mobilitazione civica ne territorio che, abbandonando ogni interesse di parte e agenda personale, vada in soccorso della Repubblica. Noi faremo già una manifestazione venerdì in difesa delle istituzioni repubblicane. Ma dobbiamo aiutare la Costituzione di comitati civici e lanciare una campagna di mobilitazione popolare tra tutti i cittadini che , pur da posizioni diverse , sono uniti nell'obbiettivo di difendere la permanenza dell'Italia in Europa e le istituzioni da chi vuole sostituirle con i populismi alla amatriciana e la Casaleggio associati. Bisogna presentarsi con un Fronte Repubblicano, , un simbolo diverso e una lista unica, coinvolgendo tutte le forze della società civile e tutti quei movimenti politici che vogliono unirsi per salvare il Paese dal sovranismo anarcoide di Di Maio e Salvini.
  La guida c'è già si chiama "Paolo Gentiloni". "Contro tutti i fascismi".
Chiaramente la indicazione di un obbiettivo plurale , conoscendo lo spirito della parte più qualificata dei promotori dell'iniziativa bolognese, rientra nella tradizione di comprendere nell'obbiettivo di lotta chiunque non sia comunista; questa la linea di demarcazione che bastò per inviare, al Creatore coloro che, qui da noi, vennero eliminati senza processo durante una guerra civile durata anche dopo il 25 aprile 1945.
  Ciò nonostante per una certa sinistra pauperista di matrice cattolica(Dossetti) le ingiustizie del capitalismo sono considerate più colpevoli del giustizialismo rivoluzionario. A chi con me partecipò alla manifestazione che si tenne nell'aula absidale di Santa Lucia a Bologna promossa dal card. Biffi per celebrare il cinquantenario del 18 aprile 1948, presenti i vescovi ausiliari, relatrice Maria Romana De Gasperi, sentire Calenda, che di fronte alla costituzione di un governo Lega - 5 Stelle perora la costituzione di Comitati civici,non può non evocare ben altre ragioni di una mobilitazione cattolica di quella che semplicisticamente sembra si voglia far partire da Bologna in occasione della Festa dellaRepubblica.
   Semplicisticamente perché i germi del preoccupante populismo hanno proliferato anche in ambienti formativi dove si è sostituita la sociologia al senso del sacro.
Gabriele Cantelli

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DEMOCRAZIA CRISTIANA

 Resoconto dell’incontro del 14 aprile 2018 a Roma

 

DOVEVA ESSERE IL GRANDE GIORNO PER DECIDERE L'ODG
DELLA ASSEMBLEA CONGRESSUALE PER ELEGGERE IL CONSIGLIO NAZIONALE
Invece, all'ultimo momento è comparso una contrapposizione frontale, sia pur pacata

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LUCIANI, Un gioco delle parti: appare Grassi , ma è l’identico progetto di Fontana
del 13 gennaio 2018, che era rimasto sconosciuto (vedi allegato)

INTANTO RISPUNTA LA VECCHIA DOMANDA: SI VUOLE DAVVERO LA DC STORICA ?

Non ancora terminata la raccolta dei fondi per difendere la DC nella causa intentata da Cerenza e De Simoni.
Attesi  tuttora i contributi dei nomi nobili, quelli sempre davanti a invocare il ritorno della dc.
FINORA, 18 aprile 2018, raccolti euri 1930,00 dei 3.000,00 necessari.
Il contributo libero va versato sul seguente conto:
LUCIANI NINO, presso banca Carisbo (Gruppo INTESA SAN PAOLO): IBAN IT 10B0638567684510301829810.
Causale: "Contributo avvocato causa Cerenza contro Luciani, per la DC".

Altomari Vitaliano E Silvia € 100
Ammaturo Cosimo € 20
Andreasi Roberto € 100
Armato Antonello € 50
Battaglierin Roberto Euri € 30
Bergozza Luigi Euri € 100
Bongiorno Giorgo € 20
Cantelli Rag Gabriele € 50
Caponetto Francesco € 50
Cortese Giuseppe € 20
D'Agrò Luigi € 200
Fago Antonio € 50
Ferroni Marco Euri € 100
Gori Giovanni € 50
Gubert Renzo € 500
Leonetti Carlo € 50
Napolitano Salvatore € 50
Orga Umberto € 200
Portacci Amedeo € 50
Riccardi Marino € 50
Tomietto Mauro € 100
Tramonte Cosimo € 20
Zilli Luigi € 50

TOTALE € 1930

 

1.- RESOCONTO. Il 14 aprile 2018 si è svolto a Roma, Piazza del Gesù 46, un incontro informale di soci della DC, convocato dal Presidente G. Fontana, in preparazione dell’assemblea dei soci “secondo l’elenco riconosciuto dal Tribunale di Roma + gli ammessi nell’Assemblea del 26 febbraio 2017 celebrata all’Hotel Ergife di Roma” per decidere “ l’argomento che dovrebbe essere posto all’ordine del giorno: modalità di convocazione e di celebrazione del XIX Congresso della DC”.

All’incontro hanno partecipato 20 persone che hanno parlato di vari aspetti generali, di cui tenere conto per la ricostituzione degli organi: quali l’importanza di un progetto politico, la rilevanza alla regionalizzazione del partito, la preminenza dello statuto sul codice civile, alcuni dubbi di Alessi A. sui poteri della Assemblea dei soci..

Per quanto riguarda l’argomento da mettere all’ordine giorno, è intervenuto per ultimo il prof. Luciani, con la proposta di mettere all’odg la nomina del CN-Consiglio Nazionale, in attuazione della delibera già presa dalla Assemblea del 16 dicembre 2017.

Ma a questa soluzione si opponeva Renato Grassi. Egli preferiva mettere all’ordine del giorno la convocazione del Congresso, da parte della Assemblea dei soci, in applicazione diretta dello Statuto della vecchia DC. Si ripeteva la scena del 26 feb. 2017.

Questo odg era il medesimo di Fontana per la Assemblea del 13 gennaio 2018, sospesa all’ultimo momento. Dunque, Fontana la riproponeva, ma per mano di Grassi. Ecco ancora il gioco delle parti, dopo quello precedente di Alessi.

Data la contrapposizione incomponibile (sia pur in forma pacata), interveniva D’Agrò, con la proposta di affidare la scelta, tra le due idee a Fontana Presidente (rimasto silente sul punto) quale parte terza (ma, D’Agrò, era ignaro dei precedenti).

Nota. Sulla differenza tecnico-giuridica tra Grassi e Luciani, torno al punto 3, qui sotto.

 

DOCUMENTO LUCIANI, BONALBERTI, GUBERT, LUCCHESE, LO CURZIO

ROMA, Piazza del Gesù 46, 14 APRILE 2018

1.- Il 14 aprile 2018 si è svolto a Roma, Piazza del Gesù 46, un incontro informale di soci della DC, convocato dal Presidente G. Fontana, preparatorio dell’assemblea dei soci legittimi della DC ( i 1742 della lista depositata in tribunale a Roma, ossia di coloro che rinnovarono il tesseramento al partito nel 2012, lista mai contestata, più i sette soci del 1992-93 accettati dall’assemblea del 26 febbraio 2017).

Scopo dell’incontro è stato il desiderio di superare le diverse modalità con le quali si intende preparare la nomina degli organi statutari della DC e, anche, l’opportunità di mantenere la data del 14 aprile, già indicata come quella per  lo svolgimento della assemblea dei soci legittimi della DC. Assemblea che alla fine si è deciso di convocarla per il giorno…………

E’ stata apprezzata la solerzia con cui alcuni amici, non ancora soci, hanno tentato di far partire una DC, sia pur diversa e forse migliore da quella costituita dai soci che rinnovarono l’adesione al partito  nel 2012, con l’augurio che quelle stesse motivazioni permangano in tutti loro e in altri, dopo che i soci avranno risolto i problemi di riorganizzazione giuridica del partito, per i quali i soli soci legittimi hanno il diritto-dovere di valutare e possibilmente in maniera unitaria risolvere.

Dopo e solo dopo si aprirà quella fase di opportuno e positivo confronto con tutti gli amici interessati alla ricomposizione della DC e, con l’apertura del tesseramento, si potrà celebrare insieme un congresso nazionale che potrà finalmente sancire la ritrovata unità dei DC italiani.

Per l’immediato i partecipanti all'incontro hanno ritenuto dover essere convocata l’assemblea dei soci per la elezione del Consiglio Nazionale, in applicazione della delibera unanime della Assemblea dei soci del 16 dic. 2017, secondo cui “la assemblea avoca a se stessa i poteri del congresso in materia di modifica dello Statuto e di la nomina del Consiglio Nazionale”, e divenuta definitiva essendo decorsi i 30 giorni dal giorno della delibera.

In questo approccio è riferimento primario lo Statuto, e associatamente il codice civile nei casi in cui lo Statuto non disponga o non sia applicabile per decadenza degli Organi".

Seguono ui sotto al punto 3 gli articoli dello Statuto,  in quanto applicabili.

 

3.- Il confronto stretto tra i due progetti di LUCIANI e GRASSI-FONTANA
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Progetto Luciani, sostenuta da Bonalberti, Gubert, Lucchese, Lo Curzio (il testo giuridico tra virgolette era stato predisposto lo scorso anno da professori ordinari della università di Bologna). Progetto Grassi (punti essenziali).
Questi punti sono ripresi dalla lettera di Fontana per la assemblea del 13 gen. 2018. Per l'originale, clicca su: allegata.

 

Fatto riferimento all'art. 36 del codice civile, secondo cui "'l'ordinamento interno e l'amministrazione delle associazioni non riconosciute .. sono regolate dagli accordi tra gli associati:

- “In via transitoria, per la nomina degli Organi, la assemblea dei soci avoca a se stessa i poteri del congresso in materia di modifica dello Statuto e di nomina del Consiglio Nazionale”.

Questa delibera era divenuta definitiva, essendo decorsi i 30 giorni dal giorno della delibera, ai fini di eventuali ricorsi alla Assemblea o al Magistrato.

In questa proposta, fermo il principio del riferimento primario allo Statuto, si applica il codice civile nei casi in cui lo Statuto non disponga o esso non sia applicabile per decadenza degli Organi.

Per memoria gli articoli dello statuto, di verosimile prossima applicazione, sono:

a) Art. 77,  il CN è composto da “non più di 80 membri” ed è eletto “per liste concorrenti”, e che “risultano eletti, all’interni delle liste, i candidati che hanno riportato il maggior numero di preferenze”;

b) Art. 79, il CN è “l’organo deliberativo del partito” ed elegge tra i suoi componenti il proprio Presidente, il Segretario Amministrativo, la Direzione Nazionale";

c) Art. 76, il CN , “in caso di impedimento, dimissioni o di decadenza del Segretario Politico elegge il nuovo Segretario…” .

d) Art. 4, la Direzione Nazionale "emana le norme per l’attuazione del tesseramento";
    e) Art. 135, "Il congresso può delegare al CN la modifica dello Statuto ... con l'indicazione dei principi ... nonché della maggioranza di voto necessaria per l'approvazione".

 

La Assemblea dei soci, in applicazione dello Statuto della vecchia DC :

- Nomina Commissione verifica poteri

- Approvazione elenco iscritti;

- Nomina Commissione centrale per il controllo del tesseramento;

- Approvazione Regolamento del XIX congresso;

- Nomina Commissione Nazionale Garanzie Congressuali;

- Riconoscimento della costituzione delle sezioni provinciali del partito;

- Ratifica del calendario delle assemblee delle sezioni provinciali, dei pre-congressi regionali e del XIX congresso, nonché delle relative convocazioni e delle nomine  dei Commissari ex-art. 29 dello Statuto.

______

Osservazioni. Secondo il prof. Luciani, allo stato attuale, l’Assemblea dei soci non può applicare direttamente lo Statuto, in quanto lo Statuto non dà ad essa alcun potere (né è applicabile il Regolamento della camera dei deputati, richiamato dallo Statuto).

Di conseguenza tutte le delibere, di cui sopra, sarebbero tutte illegittime, in quanto non di competenza della Assemblea.

  C’è l’aggravante che non esistono le sezioni provinciali, ed è decaduto l’organo di Statuto che dovrebbe riconoscerle.

  Non è quntificabile il numero dei delegati, perché va calcolato tenendo conto dei deputati DC eletti nella Regione, che non esistono più.

Nota. In ogni caso, se Fontana metterà all’odg della Assemblea il proprio progetto, egli dovrà mettere all’odg anche la revoca della delibera del 16 dic. 2017.

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Edizioni precedenti

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DEMOCRAZIA CRISTIANA

Il Ministero dell'INTERNO nega lo scudo crociato alla DC
e lo lascia alla UDC..

MA NELLE 48 ORE SUCCESSIVE G. FONTANA LO SOSTITUISCE
CON QUELLO A DESTRA, E FA OPPOSIZIONE
IN CASSAZIONE CONTRO LA ASSEGNAZIONE ALLA UDC.
Poi ha luogo partecipazione a ricorso Cerenza art. 700.
Clicca su: Cassazione 2018 e Cerenza art. 700

LA CASSAZIONE RISPONDE: "OPPOSIZIONE INAMMISSIBILE
PER CARENZA DI INTERESSE"

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INTANTO RISPUNTA LA VECCHIA DOMANDA
SE I PARTITI FANNO I LORO AFFARI O SE DOVREBBERO FARE SOLO IL BENE COMUNE
(Si vegga sotto la recensione, qui sotto, di Sergio Quinzio a un mio LIBRO)

Intanto continua la raccolta dei fondi per difendere la DC nella causa intentata da Cerenza e De Simoni.
FINORA, 17 gen 2018, raccolti euri 1930,00 dei 3.000,00 necessari.
Il contributo libero va versato sul seguente conto:
LUCIANI NINO, presso banca Carisbo (Gruppo INTESA SAN PAOLO): IBAN IT 10B0638567684510301829810.
Causale: "Contributo avvocato causa Cerenza contro Luciani, per la DC".

Altomari Vitaliano E Silvia € 100
Ammaturo Cosimo € 20
Andreasi Roberto € 100
Armato Antonello € 50
Battaglierin Roberto Euri € 30
Bergozza Luigi Euri € 100
Bongiorno Giorgo € 20
Cantelli Rag Gabriele € 50
Caponetto Francesco € 50
Cortese Giuseppe € 20
D'Agrò Luigi € 200
Fago Antonio € 50
Ferroni Marco Euri € 100
Gori Giovanni € 50
Gubert Renzo € 500
Leonetti Carlo € 50
Napolitano Salvatore € 50
Orga Umberto € 200
Portacci Amedeo € 50
Riccardi Marino € 50
Tomietto Mauro € 100
Tramonte Cosimo € 20
Zilli Luigi € 50

TOTALE € 1930
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DEMOCRAZIA CRISTIANA

Dopo il rifiuto di Fontana di collocare la DC nella quarta gamba, in coalizione con la UDC:
DUBBI CHE LA DC STORICA VADA ALLE ELEZIONI POLITICHE 2018.

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ATTESA DI CONOSCERE SE FONTANA MANTERRA' DI PRESENTARE
LA DC DA SOLA, CON IL PROPRIO SIMBOLO SCUDO CROCIATO

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Il 15 gen. 2018 c'è stata la Causa di Cerenza contro Luciani e altri per annullamento assemblea
dei soci del 26 feb. Il giudice LIBRI si è riservato di decidere (probabilmente entro 15 giorni).

Intanto la Assemblea dei soci del 13 gen, convocata regolarmente da Fontana, ma sconvocata
irregolarmente, ha avuto luogo comunque. Sotto è riportato il relativo verbale con pronuncia
di sfiducia  a Fontana, e indizione di RERENDUM, perchè tutti i soci abbiano possibilità di pronunciarsi.
DUBBI SULLA TRASPARENZA DEI VERSAMENTI DEI NUOVI ASPIRANTI SOCI

Intanto continua la raccolta dei fondi per difendere la DC nella causa intentata da Cerenza e De Simoni.
FINORA, 17 gen 2018, raccolti euri 2.010,00 dei 3.000,00 necessari.
Il contributo libero va versato sul seguente conto:
LUCIANI NINO, presso banca Carisbo (Gruppo INTESA SAN PAOLO): IBAN IT 10B0638567684510301829810.
Causale: "Contributo avvocato causa Cerenza contro Luciani, per la DC".

Cortese Giuseppe € 20
Bergozza Luigi Euri € 100
Battaglierin Roberto Euri € 30
Altomari Vitaliano E Silvia € 100
Tomietto Mauro € 100
Andreasi Roberto € 100
Ferroni Marco Euri € 100
Gori Giovanni € 50
Cantelli Rag Gabriele € 50

Riccardi Marino € 50
Luigi Zilli € 50
Caponetto Francesco € 50
Tramonte Cosimo € 20
Ammaturo Cosimo € 20
Gubert Renzo € 500
Antonello Armato € 50
Portacci Amedeo € 50
Fago Antonio € 50
Bongiorno Giorgo € 20

Napolitano Salvatore € 50
Luigi D'Agrò € 200
Carlo Leonetti € 50
Umberto Orga € 200
ATTESA DI CONOSCERE SE FONTANA PRESENTA LA DC DA SOLA. La delegazione DC (ALESSI e CARMAGNOLA) aveva concordato con CESA la partecipazione della DC alla "quarta gamba" in coalizione con il centro-destra. Ma Fontata aveva denunciato l'accordo, e propiziato che la DC si presentasse da sola con il proprio nom e simbolo.
A questa seconda possibilità (meglio dire, a questa speranza, ultima dea) non sono seguite notizie, nè fatti. La scadenza per la presentazione del simbolo è il 19 gennaio.
Di norma, il presidente non può farlo senza autorizzazione della assemblea e se lo fa (motivato dalla urgenza) deve chiedere presto la ratifica della assemblea, in base all'art. 1131 del codice civile.

VERBALE DI ASSEMBLEA DELLA DEMOCRAZIA CRISTIANA
13 gennaio in Roma, Via Gioberti 35°

Il giorno 13 gennaio 2018, in Roma, Via Leone Dehon 71 (Hotel Card. St. Peter), ore 10 dovevano riunirsi i soci della associazione partito Democrazia Cristiana, in seguito a convocazione del Presidente Giovanni Fontana. Tuttavia, fatta la constatazione che la sala per la riunione era stata disdetta, come da dichiarazione della direzione dell’Hotel (disdetta, poi contraddetta, poi confermata), i soci presenti hanno, comunque, aperto la seduta, e letto la lettera di "sospensione" dell’assemblea e del Congresso, pubblicata in internet, sito DC (non per iscritto, come per la convocazione, e quindi illegittima) e infine re-direzionato la riunione in Roma, Via Gioberti 35°, che inizia alle ore 13.00, dopo aver pregato l’Hotel di darne comunicazione agli eventuali soci ivi pervenuti.
Trascorsi 30 minuti dalle ore 11.00, in mancanza del Presidente Fontana, i soci si costituiscono in assemblea e nominano presidente della riunione NINO LUCIANI, e segretario verbalizzante PIERGIORGIO SPAGGIARI, entrambi soci della DC.
Si precisa anche che la riunione era stata convocata dal Presidente Fontana solo in prima convocazione per le ore 10 (come da invito allegato) e pertanto, per la sua validità ai sensi dell’art. 21 cc, serve almeno la metà degli associati, vale dire 875 circa.
Sono presenti i soci Luciani, Spaggiari, Napolitano, Lucchese, De Ambrogi, Ciampi, Leporini, Sabella, Cugliari, altri.
E impossibile, per la assenza del Presidente, la verifica della validità della assemblea in quanto il presidente non ha comunicato il numero delle deleghe né dei delegati.
Su questa base, il presidente moderatore dichiara non validabile la riunione come assemblea della associazione partito della DC.
A questo punto, i soci presenti, alla unanimità, decidono di costituirsi in assemblea privata di loro, con il medesime presidente NINO LUCIANI, e segretario PIERGIORGIO SPAGGIARI.
Il presidente rileva che, qualora il Presidente Fontana avesse convocata la assemblea in seconda convocazione, essa sarebbe stata valida qualunque fosse il numero dei presenti, e quindi avrebbe la medesima composizione numerica di questa, privata.
Su proposta del Presidente moderatore, si decide alla unanimità di assumere, tra gli argomenti all’odg della assemblea della DC, solo:
-  il punto 9 ( Votazione sulle tre mozioni);
-  e il punto 10 (varie ed eventuali), ed, all’interno di questa,
- a) la ratifica, a titolo personale, della costituzione in giudizio della DC, relativamente alla causa Cerenza contro Luciani;
-  b) Mozioni.
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Punto 9. Votazione delle tre mozioni proposte nella precedente riunione del 16 dic. 2017. Le tre mozioni furono:
1) Mozione di Alessi: "Verificare con tutti coloro che hanno fatto la storia della Democrazia Cristiana, condividendone valori e aspirazioni, obiettivi e finalità, l’opportunità e la fattività concreta per affrontare insieme le elezioni politiche. Tale unità di intenti e di forze rappresenterebbe un valore aggiunto nelle trattative con i possibili alleati di enorme valore politico e un inequivocabile messaggio di compattezza.
Nota. Essa mira ad inserire la DC nella cosiddetta quarta gamba, in coalizione con il centro destra.
2) Mozione di Luciani (Gubert, Lucchese, Bonalberti) La Democrazia Cristiana, con delibera della Assemblea dei soci:
- constatata la propria identità e riaffermato l'obiettivo contenuto nel suo Atto costitutivo del 1943 di "attuare un programma di libertà e di giustizia sociale ispirato ai principi cristiani";
- è impegnata a costruire una lista di tutti i democratico cristiani sotto lo stesso simbolo dello scudo crociato, per un'autonoma presenza di centro.
- Dopo avere fatta la verifica dell'esito di tale impegno, è disponibile al dialogo elettorale per concorrere con altre realtà politiche, sulla base di convergenze di programma, a garantire la governabilità del Paese.
3) Mozione Azzaro
. Essa vuole cha la DC si presenti alle elezioni da sola, con il proprio simbolo.
Nota. Questa mozione, pur rispettabile, non può essere tenuta in considerazione in quanto presentata da un soggetto "non socio"dell’elenco dei soci della DC depositato in Tribunale di Roma.
Luciani informa che aveva proposto ad Alessi di inserire, nella propria mozione, dopo le seguenti parole "Tale unità di intenti e di forze", le seguenti parole "CATTOLICHE E LAICHE, CON UGUALI VALORI", e che egli le aveva accettate. Pertanto il secondo suo paragrafo diviene:
"Tale unità di intenti e di forze cattoliche e laiche con uguali valori rappresenterebbe un valore aggiunto nelle trattative con i possibili alleati di enorme valore politico e un inequivocabile messaggio di compattezza".
A quel punto Luciani dichiara di ritirare la propria mozione.
SI PASSA AI VOTI. La mozione di Alessi è approvata alla unanimità.
Nota. Si rileva che in caso di presentazione della DC alle elezioni (simbolo e lista) il Presidente Fontana (ai sensi dell’art. 1131 cc) deve avere la autorizzazione della assemblea, preso atto che lo Statuto vigente non attribuisce alcun potere al Presidente.
Ogni iniziativa, presa al di fuori della normativa vigente, è di natura personale senza alcun valore giuridico e conseguentemente solleva tutti i soci da ogni e qualsiasi responsabilità civile e penale in conseguenza ed in dipendenza delle azioni che il Presidente Gianni Fontana dovesse intraprendere senza la prevista autorizzazione.
Di conseguenza, qualora egli agisca senza autorizzazione, "deve darne senza indugio notizia alla assemblea" , al fine della eventuale ratifica. ___________
Punto 10. Varie ed eventuali.
a) Ratifica costituzione in giudizio.
Fontana si era costituito in giudizio senza autorizzazione nella causa Cerenza contro Luciani e altri, ma non ha mai chiesto ratifica della Assemblea.
Essa è approvata dai presenti a titolo personale, e i soci si dichiarano sollevati da ogni responsabilità circa il fatto che Fontana, dopo avere costituito la DC in giudizio in via di urgenza, non abbia richiesta la ratifica alla Assemblea dei soci, in base all’art. 1131 del codice civile.

(Continuazione Verbale)
b) Mozione: Verifica della fiducia del Partito al Presidente G. Fontana.
Premessa.
La convocazione della Assemblea era necessaria da tempo (come da delibera della assemblea di feb 2017) per fare il congresso e nominare gli organi, in particolare il Segretario Nazionale, e per la presentazione della DC alle elezioni politiche.
1) Congresso. Per fare il congresso, il 18 gen. 2018, il presidente Fontana aveva convocato la assemblea dei soci solo in prima convocazione, e quindi con una modalità per cui essa, a causa del numero abnorme (850) delle presenze, non era realizzabile anche per lui (in caso di non rinvio), come risulta dal basso numero delle precedenti assemblee. L’averla convocata solo in prima convocazione (ossia impossibile da costituire) è stata una azione di sabotaggio della DC.
Il congresso, in due riunioni, aveva come finalità la nomina del Segretario Nazionale (si presume, con lui candidato) del partito.
Egli, poi, con avviso in internet aveva sospeso la convocazione. Invece per la convocazione aveva inviato l’avviso scritto. Per questo, il secondo atto non era valido, per la legge.
2) Precedentemente, in due tornate, aveva fatto più bandi (il 26.10.2017; e il 30.12.201, sulla G.U. , parte II) per la riapertura delle adesioni alla DC, al fine di invitarli al Congresso (del 18 gennaio 2018) per la elezione del Segretario Nazionale.
Questa riapertura, sotto congresso, era apparsa come volontà di alterare il risultato delle votazioni, ma il fatto era rimasto ignoto al grande pubblico. Presso di me, per far tollerare (da parte di soci influenti) dette nuove adesioni, c'era stato l' intervento di un vescovo (peraltro noto).

Nota1. Detta "adesione" non è giuridicamente una "nuova iscrizione", ma la ricognizione di soci della DC del 1992, andati dispersi. Tuttavia Fontana non poteva fare il bando senza autorizzazione della assemblea, e comunque la validità dell’atto era subordinato alla ratifica della Assemblea, previo inserimento di essa allo ordine del giorno, in base all’art. 1131 del codice civile, ma questo non era mai avvenuto.
Si chiarisce anche che il Presidente di una associazione non riconosciuta, ex-art. 36 cc, ha solo i poteri conferiti dallo Statuto. Ma lo Statuto della DC non attribuisce nessun potere al Presidente (ma ad altre figure).
Si chiarisce, poi, per aver titolo a divenire socio, uno deve presentare la tessera DC del 1992 o titolo sostitutivo (es. la dichiarazione del Comune, che egli fu consigliere comunale della DC).

Nota2
. Il rinvio del convocazione del congresso era avvenuto sulla pressante richiesta di Alberto Alessi e di Renato Grassi, in previsione di gravi tensioni e scontri (durante il congresso), per la nomina del segretario. E questo, Luciani veniva a scoprirlo solo venerdì 12 gen. a Roma.
Invece, fino a quel momento, si era universalmente ritenuto che l’origine dei contrasti fosse la scelta della mozione ai fini della partecipazione alle elezioni politiche. In realtà diveniva verosimile ritenere che Fontana alimentasse detta discussione per contare indirettamente il numero dei soci a lui favorevoli o contrari, per la elezione del segretario.

3.- Versamenti degli aspiranti nuovi soci. La ammissione delle domande di adesione, di cui ai bandi sulla GU, era subordinata (da Fontana) al versamento di un contributo alla Associazione DC, Piazza del Gesù sullo IBAN : IT17Y0311103253000000000632 .
In seguito ad un controllo presso UBI Banca, Via dei Crociferi 44, Roma, si veniva a scoprire che detto IBAN era di una associazione privata di Fontana, con lo stesso nome del partito, ma con sede in Roma Via di Santa Chiara, n. 61 (clicca su: http://www.lademocraziacristiana.it/statuto/).     Probabilmente l’idea di far fare i versamenti su un suo IBAN personale era una via prescelta in buona fede e per ragioni tecniche, ma di questo non aveva informato i soci del Partito.

4.- Elezioni politiche.
La convocazione della Assemblea era una necessità, da tempo, anche per elezioni politiche e l’attardarsi fino a nov. 2017, per fare la prima convocazione (dopo feb. 2017). L’averla fatta a novembre ha messo il partito in gravissime difficoltà organizzative.
Egli, in particolare, in detta assemblea aveva chiesto il ritiro delle tre mozioni suddette, motivate dalla sua volontà di promuovere una scelta unitaria, ma senza realizzarla.
La successiva disdetta, di lui, dell’accordo dei due VicePresidenti (regolarmente incaricati) con Cesa, per l’adesione della DC alla cosiddetta "quarta gamba", in coalizione con il centro-destra, è stata una azione di mera demolizione alla riunificazione dei partiti di derivazione DC. Infatti, essa avrebbe potuto trovare una giustificazione solo se Fontana fosse stato ben sicuro di sostenere una alternativa valida, sia pure solo di bandiera, ma eticamente importante, come il fatto di presentare la DC da sola con il proprio nome e simbolo.
Il tutto, purchè non come fatto personale, bensì sulla base di un progetto, sottoposto alla Assemblea dei soci, cosa mai fatta e, in ogni caso (se la farà) da ratificare, per non incorrere in gravi responsabilità amministrative per la validità delle elezioni politiche.
__________

Tutto ciò rilevato, Luciani propone che sia fatta la verifica della fiducia dei soci presenti, al presidente Fontana.
SI METTE AI VOTI: alla unanimità i presenti, tutti "votanti la mozione di Alessi", dichiarano venuta meno la fiducia nella persona di Gianni Fontana.

Essi inoltre chiedono che la delibera sia pubblicata e sia promosso referendum tra tutti i soci.

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DEMOCRAZIA CRISTIANA

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LA DC STORICA  VERSO LE ELEZIONI POLITICHE 2018
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.PROVE DI RICOMPATTAMENTO DELL'AREA CENTRISTA

Somma della DC giuridica, UDC, CDU, UDEUR, DC per le AUTONOMIE, altri PARTITI CENTRISTI
con uguali valori, e aperta alle ASSOCIAZIONI e MOVIMENTI cattolici.

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Intanto continua la raccolta dei fondi per difendere la DC nella causa intentata da Cerenza e De Simoni.
FINORA raccolti euri 1.710,00 dei 3000,00 necessari.
Il contributo libero va versato sul seguente conto:
LUCIANI NINO, presso banca Carisbo (Gruppo INTESA SAN PAOLO): IBAN IT 10B0638567684510301829810.
Causale: "Contributo avvocato causa Cerenza contro Luciani, per la DC".

Cortese Giuseppe € 20
Bergozza Luigi Euri € 100
Battaglierin Roberto Euri € 30
Altomari Vitaliano E Silvia € 100
Tomietto Mauro € 100
Andreasi Roberto € 100
Ferroni Marco Euri € 100
Gori Giovanni € 50
Cantelli Rag Gabriele € 50

Riccardi Marino € 50
Caponetto Francesco € 50
Tramonte Cosimo € 20
Ammaturo Cosimo € 20
Gubert Renzo € 500
Antonello Armato € 50
Portacci Amedeo € 50
Fago Antonio € 50
Bongiorno Giorgo € 20

Napolitano Salvatore € 50
Luigi D'Agrò € 200
Oggetto: 1) LA DC VERSO LE ELEZIONI: urgente l'atteso incontro di Fontana con Cesa, per risolvere i problemi sospesi.

- Il popolo DC vuole la DC al centro con il proprio simbolo SCUDO CROCIATO – LIBERTAS fondo azzurro, ma senza chiudersi a riccio, anche in base ai programmi di altri necessari per l'Italia.

1.- La DC verso le elezioni.

Premessa. E’ un fatto che i due Vice (su mandato di Fontana, assente in Cina) avevano fatto un pre-accordo con CESA e altri partiti ex-DC per una unione collocata dentro la coalizione di centro-destra" di Berlusconi.
Ed è un fatto che il 23 dic. (di ritorno dalla Cina) Fontana aveva sconfessato il pre-accordo perché "dentro il sistema dei partiti della cosiddetta seconda Repubblica", "e non rispondente al sentire e agli obiettivi degli iscritti al partito".
Per valutare le importanti riserve di Fontana, un modo efficace è ragionare in base al criterio del Vescovo Mons. Tommaso Ghirelli, Segretario regionale della CEI, per la Emilia Romagna, venuto a Bologna, nel gennaio 2017, per la presentazione di un Codice etico del cristiano impegnato in politica). Ghirelli aveva detto:
a) "Completate giuridicamente la DC";
b) "Ma che essa non sia un partito che si aggiunge. Subito dopo, fate la federazione di tutti i partiti di derivazione DC" .
Conclusione: quale DC per elezioni ?
a) Quella giuridica, riconosciuta dal tribunale del 2017, con la propria denominazione e il simbolo scudo crociato - libertas, su fondo blu ?;
b) o quella ottenuta per somma di quella giuridica e di tutti i partiti ex-DC della diaspora (dunque, quella risultante nel 1992) ?

Credo che, per le elezioni:
- la DC con i requisiti del Vescovo non sia quella del punto a) , perché sarebbe un "partito che si aggiunge" e dunque essa sarebbe per sua natura uno dei tanti partiti del sistema, incapace di una forza politica propositiva per il mondo cattolico. Poi, partiti ce ne sono già troppi e, se essa si aggiunge, sarebbe forzatamente del sistema, come tutti;
- e invece la DC del Vescovo (secondo me) è quella di cui al punto b), vale dire la somma della DC giuridica e di UDC, CDU, UDEUR, DC per le AUTONOMIE, altri PARTITI CENTRISTI con uguali valori, e aperta alle ASSOCIAZIONI e MOVIMENTI cattolici;

Conclusione. Direi che:
a) i due Vice abbiano agito bene, in quanto hanno operato per la grande DC, sia pur con qualche limite segnalato da Fontana. Per questo serve un approfondimento circa i rapporti con il centro-destra (anche con riguardo al programma).
b) i motivi di Fontana siano importanti. Ma, a parte che solo l’Assemblea dei soci ha i poteri di scelta, direi che va verificato il fondamento dei relativi motivi, discutendone assieme subito.
Per questo va fatto urgentemente (ad horas) l’atteso colloquio di Fontana con Cesa.
Secondo me, direi che elementi dirimenti siano:
- la verifica di convergenze sul programma economico-social. In soldoni, nell'Italia di oggi serve un programma di destra (ossia centrato più sul settore privato che sul settore pubblico) o un programma di sinistra (l'inverso che per il primo) ?
- la verifica sulla denominazione e il simbolo:
a) la Democrazia Cristiana, come unica denominazione ? (e taglio secco di tutte le altre).
b) simbolo storico scudo crociato-libertas fondo blu, non quello della UDC.
Per quanto ne so la DC ne ha pieno titolo in quanto "partito tradizionalmente in parlamento" per 54 anni (1948-92), pur se assente nel dopo, ritenendosi sciolta per un errore che la Cassazione ha corretto.
Dunque un accordo pieno per la grande DC vale se ricomprende l’uso comune del simbolo storico.
Riferisco che, nella nostra gente, c’è l’attesa della DC per le prossime elezioni. E quando chiedi: "quale DC ?", la risposta naturale è: "la vecchia DC e tanti giovani". E quando chiedi: "a destra, a sinistra ? ", la risposta è: "Al centro".

Quale programma ? "Un programma di libertà e di giustizia sociale" (art. 1 atto costitutivo della DC, 1943).
- Programma di libertà vuole dire oggi più che mai anche libertà di produzione. Oggi questa libertà non è carente, per eccesso di tasse e di debito pubblico;
- Programma di giustizia sociale vuole dire oggi più che mai il lavoro per i deboli. Rispetto a loro, lo Stato si costituisca come datore di lavoro di ultima istanza; e si potenzi il mondo del volontariato e delle onlus con la totale esenzione fiscale sul reddito.
Ultimo ma non ultimo. Un programma che voglia la DC "fuori dall’attuale sistema partitico" ha senso se vuole ri-definire i partiti nella Costituzione, come strumenti di utilità pubblica, non più come associazioni private (spesso con fini lucro, e di cattura dei voti, mediante la strumentalizzazione della Pubblica Amministrazione.

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Gianni Prandini

ASSEMBLEA DEI SOCI DELLA DEMOCRAZIA CRISTIANA
del 16 dicembre 2017 a Roma

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CONFERMATO IL CONGRESSO PER IL 18 GENNAIO 2018
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DUBBI SULLA PARTECIPAZIONE ALLE ELEZIONI
CAUSA IL RITIRO DELLE TRE MOZIONI

RESOCONTO

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MESSAGGIO DI GIANNI PRANDINI
" Impossibilitato a partecipare alla riunione a Roma ... desidero comunque caldeggiare l'iniziativa, che Lei ha messo in essere. Riaggregare i democristiani con l'avvertenza di selezionare un gruppo dirigente credibile e relativamente giovane. Sarebbe l'avvio di una ripresa quanto mai auspicata ".

prandini lettera.jpg (23360 byte) Intanto continua la raccolta dei fondi per difendere la DC nella causa intentata da Cerenza e De Simoni.
FINORA raccolti euri 1.710,00 dei 3000,00 necessari.
Il contributo libero va versato sul seguente conto:
LUCIANI NINO, presso banca Carisbo (Gruppo INTESA SAN PAOLO): IBAN IT 10B0638567684510301829810.
Causale: "Contributo avvocato causa Cerenza contro Luciani, per la DC".
Al 9 dicembre 2017 hanno versato Contributi :
TOTALi € 1.710
Cortese Giuseppe € 20
Bergozza Luigi Euri € 100
Battaglierin Roberto Euri € 30
Altomari Vitaliano E Silvia € 100
Tomietto Mauro € 100
Andreasi Roberto € 100
Ferroni Marco Euri € 100
Gori Giovanni € 50
Cantelli Rag Gabriele € 50

Riccardi Marino € 50
Caponetto Francesco € 50
Tramonte Cosimo € 20
Ammaturo Cosimo € 20
Gubert Renzo € 500
Antonello Armato € 50
Portacci Amedeo € 50
Fago Antonio € 50
Bongiorno Giorgo € 20

Napolitano Salvatore
Luigi D'Agrò € 200
1.-   CONGRESSO. Presenti 100 persone circa, di cui 15-20 non soci, la partita si è svolta in due tempi:

1.- Primo tempo della riunione:
a) Aggiornamento della relazione di Fontana, in quanto quella del 18 nov. aveva generato dubbi interpretativi;
b) Esame delle mozioni (2 + 1 all’ultimo momento) per la linea politica, infine tutte ritirate;

2.- Secondo tempo:

a) Delibere all’odg (modifiche di statuto, ...);
b) Conferma della data del congresso il 18 gennaio, come da delibera del 18 novembre.

Cominciamo dal secondo tempo, considerato che le tre mozioni sono state ritirate su invito di Fontana a trovare una soluzione unitaria, per cui è subentrata una improvvisa accelerazione verso i preparativi del congresso.

1.- Congresso. Fare il congresso vuol dire la sostituzione della vecchia guardia e quindi un passo verso il futuro anche con i giovani.
  Questa, però, è al momento solo una idea, in quanto (tra i soci attuali, rimasti) i giovani sono pochi (e sono di 60 anni), e quindi si dovrà guardare (senza rottamazioni a priori) anche agli anziani ancora con una volontà di tener duro, in attesa dei veri giovani, prima possibile. Guardiamo ai tempi.
a) Al momento si potrebbe fare affidamento sui 100 soci che, dal centro e dalla lontana periferia, hanno speso tempo e soldi per venire alla prima assemblea, ricostituiva, del 26 feb 2017 a Roma, all’Hotel Ergife; e aggiungere i nuovi che sono aggiunti ultimamente, a domanda;
b) Ma subito dopo, vale dire a partire dal Congresso del 18 gennaio, si potrà riaprire il tesseramento (l’ultimo fu del 1992-93 ).
  Dunque, con il nuovo tesseramento si potrà finalmente ripartire con i giovani, sperando che diano credito ai valori della DC.

  Dentro il dibattito sul congresso, è stata approvata una delibera che apre alla modifica dello Statuto e nomina una Commissione, quella prevista dall'art. 103 dello Statuto, ma non so con quali poteri. Attendo il verbale.
  Appena arriva il verbale essa dovrà operare in tempi veloci.
E comunque va chiarito che si non potrà confermare il 18 gennaio se, prima, non è stato modificato lo statuto (sia pur poche cose, solo alcune norme organizzative).

2.- Sul ruolo di Fontana. A parte questioni di salute, Fontana ha molta responsabilità sulla mancata riorganizzazione (in questa fase) della DC, di derivazione del passato, anzi è il responsabile primario del fallimento delle tre mozioni di cui sopra, e anche per un certo inquinamento degli inviti alla assemblea: sono ricomparsi i non soci, non rimasti ad ascoltare.
   Un comportamento (quello di Fontata), ancora poco corretto, e che alla fine gli è caduto addosso (vedi le vicende della terza mozione, qui sotto).
  Direi in breve, che Fontana si è mosso nel mezzo di due comportamenti: uno da santo e uno da brigante. Questo mio giudizio può parere contraddittorio, ma non è così.

a) Ha agito da santo quando ha preso contatto con i movimenti giovanili cattolici e altre realtà (tipo i focolari). Mettiamoci dentro anche i contatti con alcuni vescovi (tipo Gastone Simoni, un sant’uomo, ma molto sprovveduto in campo temporale; e tipo Mario Toso, vescovo di Faenza e segretario del pontificio consiglio di giustizia e pace, autore di un libro "Per una nuova democrazia", semplicemente da cestinare dal punto di vista socio-economico; un brav’uomo sul modello di Salvini della Lega Nord, ma appunto con la preparazione socio-economica di Salvini.

b) Ha agito invece da brigante per aver inquinato la maggioranza in assemblea, invitando segretamente persone "non soci" per farli votare a proprio favore; e in passato, quando ha colluso con i ricorrenti (quelli che hanno fatto ricorso in tribunale per fare annullare l'assemblea di febbraio ) giungendo a fare un accordo che declassava la DC storica (quella riconosciuta dal tribunale) ad una delle tante associazioni DC esistenti.
Ma il 16 dicembre la cosa è stata meno grave di quelle del 18 nov. Allora i "non soci" erano il doppio dei soci".

Dunque Fontana è un santo o un brigante ? Facciamo la somma e dividiamo per 2: otteniamo un santone, copia della vecchia DC, nel bene e nel male.
  Ma voglio anche dire che, nella storia della umanità, tra i briganti, c’è stato il romagnolo "Passator Cortese" e anche Luigi XIV, re di Francia, quello che ha costruito la Francia moderna, sopravissuta alla rivoluzione francese, vale dire a una Francia patriota, ma senza Re (se l'è meritato, sia pure non lui, ma un  suo successore, sia pure on diretto). Un re non può fare qualunque cosa perchè è RE. Il canonico BOTERO (1600) aveva chiarito bene nei confronti di MACCHIAVELLI, e financhè aveva giustificato moralmente il regicidio in caso estremi.
  Ma voglio anche precisare che dire di Fontana brigante (in una visione storica) non vuole dire solo quello che significa in base alla legge attuale.

Comunque, mi dispiace che questo modo (di Fontana) sia sta letto (dai "non soci" presenti) come una ostilità dei soci nei confronti dei non soci, pur se protesi verso una DC .

Non è così. La DC (dei soci) deve solo completare il percorso giuridico verso la propria esistenza, dopo di che dovrà essere aperta ai quattro venti, per i cattolici e anche non cattolici con gli stessi valori, che vogliono trovarsi in politica con un minimo di unità.

 

2.- MOZIONI

1- Premessa. Fontana aveva dichiarato di non avere una propria mozione e di optare per quella che sarebbe risultata maggioritaria.
  Inoltre, in apertura, aveva proposto Alessi e Carmagnola come Vice-presidenti.
Questa mossa è stata letta (da me) come un marchingegno:
-  per evitare una mozione di sfiducia (di cui in una riunione preparatoria, la sera prima , era stato detto ripetutamente);
-  e per calmare Alessi (in quanto avrebbe sostenuto la mozione di Luciani).
  Ma Alessi non abboccava, e a metà seduta comparirà al tavolo della Presidenza per rifiutare la proposta.
  (Ma, poi, ci sarà un seguito: Cugliari (Segretario verbalizzante) il giorno dopo (ossia ieri 18 dic. ha scritto: "Cari amici, con sommo dispiacere devo, mio malgrado, apprendere che l’amico Luciani ha scritto cose non rispondenti al vero a riguardo della nomina dei due vice Presidenti Alessi e Carmagnola. L'amico Alessi in prima battuta non aveva dato la disponibilità a ricoprire il ruolo di vice presidente in quanto voleva prima discutere e porre a votazione la sua mozione. Successivamente il Presidente Gianni Fontana ha presentato la sua mozione ed ha pregato l’amico Alessi di ritornare sui suoi passi ed accettare la nomina. Tutti i presenti convenivano sulla richiesta di Fontana e a quel punto l'amico Alessi ha accettato l'incarico di Vice Presidente assieme all'amico Carmagnola. L'amico Luciani essendosi allontanato non poteva essere a conoscenza ed ha, quindi, dato una falsa notizia.
  Nota. Penso che Cugliari abbia fatto bene a dare l'informazione. Non ha fatto bene a partire da una papera. Luciani non aveva dato notizia, ma scritto ad Alessi una mail riservata chiedendo chiarimenti, e comunque lieto della nomina, se fondata giuridicamente.

a) Mozione di Alessi (non ho il testo scritto), e ricordo che presupponeva in esplicito che la DC non avesse il simbolo scudo crociato (invece, secondo lui, della UDC di Cesa), per cui proponeva di cercare subito una accordo con Cesa, dentro il centro – destra.

b) Mozione Luciani
(sostenuta da Renzo Gubert, Paolo Lucchese, Ettore Bonalberti): "la DC è impegnata a costruire una lista di tutti i democratico cristiani sotto lo stesso simbolo dello scudo crociato, per un'autonoma presenza di centro.
  Dopo aver fatta la verifica dell'esito di tale impegno, è disponibile al dialogo elettorale per concorrere con altre realtà politiche, sulla base di convergenze di programma, a garantire la governabilità del Paese".
  Nota. Questa mozione era d’accordo con Alessi circa il centro-destra, ma solo perché oggi in Italia serve un programma economico-sociale di ricostituzione del settore produttivo, per una vera apertura, poi, alla socialità. Ma Luciani riteneva che, senza la preventiva ricognizione dei numeri al centro, la DC sarebbe stata solo usata dal centro-destra. Era anche inaccettabile la rinuncia al simbolo (che è, invece, un diritto comunque da affermare)

c) Mozione di Fabbrini e non soci (anche di questa non ho il testo scritto) . Essa voleva che la DC presentasse da sola; e (ma non ne sono sicuro) con un programma di sinistra, per parte dei non soci.

2.- Bagarre. Essa è stata meno pesante di quella del 18 nov 2017, e comunque con gesti para-rivoluzionari, tipo accaparramento del microcofono quasi con la forza e discorsi senza fine, impossibili a fermare). Alla fine, su richiesta du Fontana le tre mozioni venivano ritirate.
  Fontana invocava la pace, ma in realtà era la vera origine della bagarre avendo invitato estranei rivoluzionari e (penso) volendo egli favorire la mozone di loro.
A quel punto è apparso confermata la mia intuizione iniziale. Aveva appoggiato la mozione Luciani e dato lo zuccherino ad Alessi solo per indurli al disarmo.
  Ma il diavolo fa le pentole, non i coperchi. E infatti, alla fine della fine (verso le ore 17) Fontana aveva perso il controllo dei rivoltosi (Fabbrini...), e nessun accordo veniva trovato. Per dirla con qualcuno, era finiTa, "a tarallucci e vino".

3. Precisazione. Ero ben sicuro che la mia mozione avesse la maggioranza, ma ho acconsentito a ritirarla solo per motivi di ordine pubblico, non per saggezza politica.
Penso infatti che, invece, è proprio della democrazia discutere su più proposte alternative, senza scandalismi infantili, e alla fine si voti.
  Già...: perché una democrazia che non è capace di governare, vada al macero. Inoltre, ho ritirato la mozione anche perché, ancorchè approvata ma in mano (del dopo) a Fontana, era come darla in mano a nessuno.

4.- Torno alle elezioni politiche. Senza la approvazione di una precisa linea politica (e che sia dignitosa) io mi chiamo fuori.
Ma non mi oppongo ai coraggiosi e agli eroi, se vogliono presentarsi alle elezioni.

5.- Sull’accordo del 15 nov. 2017 di Fontana con i ricorrenti. Ho riferito alla Assemblea che, il giorno prima, mi ero trovato per caso con i ricorrenti, presente Fontana. Essi  avevano chiesto un "Coordimento delle tre anime della DC" di cui la nostra Assemblea sarebbe una delle tre; e inoltre la creazione di una commissione organizzativa.
  Secondo Luciani, la DC riconosciuta dal Tribunale era un patrimonio di tutti. Ed era importante che questo strumento (atteso dal popolo DC, dal 1994) fosse usato in modo inclusivo. Dunque Luciani proponeva a loro di riconoscere la DC riconosciuta dal Tribunale, ma anche di utilizzare insieme il secondo strumento di quel Documento, ossia attivare la commissione organizzativa per fare insieme il nuovo statuto e fare insieme il congresso. Tutto questo, a condizione che, preventivamente, ritirassero il ricorso. 

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EDIZIONI PRECEDENTI- 2017

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ASSEMBLEA DEI SOCI DELLA DEMOCRAZIA CRISTIANA

Roma, del 18 nov. 2017

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Giovanni Fontana

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Angelo Sandri

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Renato Grassi

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Franco de Simoni

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Renzo Gubert

Il Presidente Fontana ha proposto: "la adesione di diversi soggetti politici di radice popolare e democristiana alla costruzione di una lista, all’interno del centro-destra, che si fregerà del simbolo dello scudo crociato, denominata
DCU - Democrazia Cristiana Unita"

.
Ma la conclusione è stata rinviata al 2 dic, a cui l'assemblea (che per legge è "riservata ai soci") è stata aggiornata (senza bisogno di altro avviso scritto), ancora al Teatro Golden, via Taranto 36, RM.

LUCIANI: C'è comunque la circostanza che, nel dibattito, i soci (es. D'Agrò)
hanno chiesto il nome Democrazia Cristiana e lo scudo crociato.

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Fabrizio Fabbrini

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Intanto continua la raccolta dei fondi per difendere la DC nella causa intentata da Cerenza e De Simoni.
FINORA raccolti euri 1.410, dei 3000,00 necessari.
Il contributo libero va versato sul seguente conto:
LUCIANI NINO, presso banca Carisbo (Gruppo INTESA SAN PAOLO): IBAN IT 10B0638567684510301829810.
Causale: "Contributo avvocato causa Cerenza contro Luciani, per la DC".Al 18 novembre 2017 hanno versato Contributi :

Cortese Giuseppe € 20
Bergozza Luigi Euri € 100
Battaglierin Roberto Euri € 30
Altomari Vitaliano E Silvia € 100
Tomietto Mauro € 100
Andreasi Roberto € 100
Ferroni Marco Euri € 100
Gori Giovanni € 50
Cantelli Rag Gabriele € 50

Riccardi Marino € 50
Caponetto Francesco € 50
Tramonte Cosimo € 20
Ammaturo Cosimo € 20
Gubert Renzo € 500
Antonello Armato € 50
Portacci Amedeo € 50
Fago Antonio € 50
Bongiorno Giorgo € 20

Napolitano Salvatore
Luigi D'Agrò € 200
TOTALE € 1.710

RESOCONTO ASSEMBLEA DC DEL 18 nov. 2017

1.- L’assemblea è stata aperta alle ore 10. Erano presenti 100 persone circa, di cui 40 soci;  il resto "non soci" tra i quali:
a) invitati (verosimilmente associazioni e movimenti sensibilizzati da Fontana negli ultimi 8 mesi);
b) persone che avevano fatto domanda di essere riconosciuti soci in quanto già iscritti della DC nel 1992).
   In apertura, su proposta di Fontana è nominato Presidente-moderatore della riunione Renato Grassi (socio DC, e dirigente dell'Ufficio Organizzativo del CDU di Tassone).

Alla Relazione di Fontana (terminata verso le ore 11) è seguita la presentazione di una mozione di Luciani che chiedeva di passare subito ai punti all’odg (in modo da sbloccare al più presto i problemi di ricostruzione giuridica del partito, fermi da febbraio) e di spostare la discussione sulla Relazione, a subito dopo.

Ma il presidente della riunione (Renato Grassi ) rifiutava di mettere in votazione la mozione, e accettava un compromesso proposto da Gubert secondo cui la discussione durasse non più di un’ora, dopo di che si sarebbe passati all’odg, per riprendere poi con maggior distensione il dibattito.

Ma non sarà così ! Anzi i soci sono stati assoggettati a una pressione psicologica massiccia dei "non soci" i quali (taluni giunti a squadre organizzate) parevano avere la precisa intenzione di far scorrere il tempo al fine di impedire che l’assemblea giungesse a una delibera sui problemi del partito. E’ stato messo in opera un vero ostruzionismo, avallato dal Presidente della riunione che, d’accordo con gli invitati "non soci", rifiutava ostinatamente di dare a ciascuno di costoro un tempo delimitato: e ciò, nonostante le richieste dei soci .

L’ostruzionismo è durato senza interruzione fino alle ore 15.00, ma già verso le ore 13 (quando esso durava già da due ore), taluni soci con vibrata protesta per questa continua violenza perpetrata a danno dell’Assemblea, giunsero a reagire redarguendo con parole durissime il presidente della riunione, rilevando la sua assoluta incapacità di condurre il dibattito. Grassi appariva, invece, soddisfatto dell’andamento orchestrato. E ugualmente appariva Fontana con il suo inspiegabile silenzio: quasi un freddo calcolo di limitare i Soci che esprimevano una esigenza di ordine e correttezza, per realizzare la DC.

Era chiaro che quel disordine costituito mirava a rendere vana quella Assemblea favorendo, invece, un preciso intento politico (come si vedrà bene in seguito) ben diverso dalla promozione della DC, di cui Fontana è il Presidente eletto, anzi per lo smantellamento definitivo della stessa; e a costruire un nuovo soggetto partitico assieme ad altri corpuscoli.

Alla fine di quel lungo supplizio inferto ai soci si giunse (finalmente alle ore 15), a passare agli argomenti all’odg. Ma l’ostruzionismo prolungato aveva profondamente alterato la valenza di una riunione di soci, che volevano decidere il proprio futuro in piena libertà e approfonditamente.

Relazione di Fontana. Per il suo contenuto in breve, traggo dal resoconto di Ettore Bonalberti che (che si valeva di un PC, per la memorizzazione).
a) Il Presidente della DC, Gianni Fontana, ha sostenuto il progetto di "favorire l’adesione di diversi soggetti politici di radice popolare e democristiana alla costruzione di una Lista elettorale all’interno del Centro destra e che si vuol fregiare del simbolo dello scudo crociato, volendo trasferire dunque il simbolo storico a quel futuro assembramento.
Sempre secondo Bonalberti, il Presidente ha asserito che questo mutamento di rotta "rappresenta un passaggio importante verso la formazione di un unico partito dei Democratici Cristiani Uniti (DCU)" .

(Nota 1. Questo mi è apparso un vero cedimento, dunque, alla volontà di quanti hanno finora fatto la guerra proprio alla DC).
( Tuttavia, questa seconda frase riferita da Bonalberti rappresenta invece una vera e propria forzatura: infatti la Relazione Fontana è stata fatta oggetto di approvazione nel dibattito, ma in linea del tutto generica e non si era giunti a un testo scritto su questo punto).

b) un altro punto significativo della relazione di Fontana è stato l’annuncio di un accordo con Cerenza, De Simoni e Sandri: proprio cioè con quelle persone che avevano fatto ricorso per annullare la nostra Assemblea di febbraio costituita regolarmente su autorizzazione del Tribunale civile di Roma. L’accordo comprenderebbe il ritiro del ricorso giudiziario da loro presentato, un ritiro che – assicurava Fontana, era addirittura già avvenuto e presentato al Tribunale per mezzo dei loro avvocati.
(Nota 2. L'avvenuto ritiro non corrisponderebbe al vero: infatti, subito dopo, nel dibattito era intervenuto drasticamente De Simoni, uno dei ricorrenti, che smentiva categoricamente Fontana circa il ritiro, dichiarando anzi che questo non è mai avvenuto. E interveniva subito anche Sandri che altrettanto smentiva Fontana, precisando che invece nell’accordo da loro effettuato con lu (all’insaputa dei soci) si precisava che il ritiro sarebbe dipeso solo dalla avvenuta osservanza dell’accordo che Fontana aveva raggiunto con loro.
Se ne deduce che in Assemblea c’è stata una dichiarazione di falso: o di Fontana o dei due (De Simoni e Sandri).
(Nota 4. Per memoria, secondo un precedente comunicato degli stessi, l’essenza dell’accordo segreto e notturno sarebbe: "Dare vita a un Comitato direttivo composto da nove persone che coordinerà il proseguo delle attività della Democrazia Cristiana finalizzate alla celebrazione di un Congresso unitario che si ipotizza possa essere celebrato il 18 gennaio 2018. E Il Comitato direttivo favorirà il coordinamento delle varie attività di partito che dovranno ispirarsi a criteri di unitarietà e collaborazione ed essere finalizzate alla crescita di una Democrazia Cristiana – di nuovo tipo - su tutto il territorio nazionale.

Sul dibattito fiume. Nel seguito intervenivano molte persone, tra le quali illustri personalità come il prof. Fabrizio Fabbrini, Presidente dell'Associazione Codice di Camaldoli e il prof. sociologo Renzo Gubery, dell'Università di Trento.
  Tra gli interventi dei pochi soci, il connotato ripetuto era la proposta "per una DC con nome Democrazia Cristiana e con il proprio simbolo (D’Agrò, già Deputato), aperta all’accoglienza di tutti i partiti di derivazione dalla DC, sotto l’unico ombrello".
Tra i notabili, intervenuti a sostegno di un soggetto politico unitario, ci sono stati (sia pur "toccata con fuga", vale dire parlando 5 minuti e andandosene via):
- Paolo Cirino Pomicino, anche a nome di Lorenzo Cesa, segretario nazionale dell’UDC;
- Maurizio Eufemi, anche a nome di Mario Tassone, segretario nazionale del NCDU.

2.- Al termine del dibattito si è passati ai punti all’odg.
- Veniva fissata la data del Congresso al 18 gennaio 2018 .
- Veniva invitato Luciani a proporre la norma per dare il via alle modifiche di statuto, essenziali per andare a congresso.
Luciani ha spiegato che:
- considerato che la convocazione del congresso è impossibile con l’attuale statuto ( in quanto è decaduto l’organo - CN-Consiglio Nazionale - che deve appunto procedere ufficialmente alla convocazione stessa assembleare – unica abilitata a modificare lo statuto del partito ) è necessario fare uso delle norme del Codice civile.
Luciani ha dunque proposto la seguente delibera:
a) In via transitoria e sino alla ricostituzione di tutti gli Organi statutari, dar vita a quelle modifiche di statuto che rendono attuabili la ricostituzione degli organi medesimi, ciò cui può provvedere l’Assemblea in base all'art. 21 del codice civile.
b) Sino alla completa riorganizzazione, il Presidente è autorizzato - anche ora e per allora e con espressa ratifica di quanto sino ad ora sia stato fatto - a convocare gli associati mediante pubblici proclami, con avviso di almeno 20 giorni prima per posta normale e per posta elettronica.
c) Gli associati soci sono tenuti a dotarsi di posta elettronica entro un mese, da questa assemblea, dandone immediata comunicazione al Presidente. I soci impossibilitati a dotarsi di posta elettronica dovranno informare il Presidente che, per loro, continuerà a fare uso della posta cartacea.
d) fino alla ricostituzione di tutti gli Organi è istituito un Vicepresidente ed un Consiglio direttivo presieduto dal Presidente e composto da una ventina di persone, una per regione. Il Consiglio eserciterà tutti i poteri deliberativi, necessari al buon funzionamento dell’Assemblea e alla riorganizzazione del Partito.
Luciani , inoltre, tra le varie ed eventuali, ha proposto la ratifica della costituzione in giudizio della Associazione nella causa di Cerenza contro Luciani e altri.

Sandri è intervenuto e si è opposto in quanto, in base al predetto accordo con Fontana, si dovrà andare a congresso con l’attuale statuto. Altrimenti la causa in tribunale andrà avanti.
Luciani è stato invitato a replicare. Secondo Luciani, l’opposizione di Sandri alla modifica di Statuto (con il codice civile) conferma la sua ostilità a riconoscere questa DC, ammessa dal tribunale. Egli ha spiegato, poi, di comprendere umanamente la posizione di Sandri che aveva fatto una causa di dieci anni ad altri partiti ex-dc per essere riconosciuto successore della DC, al posto loro. Ma la Cassazione aveva detto (Sentenza n. 25999/2010, pag. 12) a Sandri che non aveva diritto, perché la DC non era stata sciolta. Pertanto Sandri doveva trovare pace e farsene una ragione, anche perché Sandri, De Simoni e Cerenza sono già soci dell’elenco 2012, e sono considerati amici a pieno titolo. Perché allora fare causa per annullare la DC ?
Luciani concludeva chiedendo di espellere i tre dal partito, salvo che non si ravvedessero entro una settimana, ritirando il ricorso.
A quel punto, Sandri chiedeva un rinvio della assemblea per riconsiderare la situazione a casa propria.
Su conforme parere di Bonalberti, Fontana ha aggiornato l’assemblea al 2 dicembre.

Conclusioni ex-post di Luciani
(Presidente che era stato designato dal TRIBUNALE per convocare a feb. 2017, l'Assemblea dei soci)

Considerato:
-  il modo irregolare di organizzazione della assemblea, che ha visto prevaricazioni nei confronti dei soci;
- che, a far tempo dalla nomina a febbraio, Fontana ha esercitato la sua azione con ritardo di 8 dalla delibera della assemblea di febbraio, mettendo il partito in gravissime difficoltà temporali, rispetto alle elezioni;
- che ha trascurato il recupero del simbolo scudo crociato;
- che risulta avere dedicato la sua azione alla formazione di un partito diverso dalla DC; anche dopo che a Camaldoli si era impegnato per il definitivo ritorno sulla via della DC, ma che così non è stato, come risulta dal convegno di Sasso Marconi (settembre 2017);
- che questa azione di ampliamento è stata da lui sviluppata in ambienti cattolici ostili alla DC;
- che ha tenuto rapporti spuri con i ricorrenti in tribunale (contro la assemblea di feb) e finanche non reagito (in assemblea) alla smentita (di De Simoni e Sandri circa la sua dichiarazione sul ritiro del ricorso (si vegga sopra);
- che evidentemente, i ricorrenti stessi esercitano un ricatto su di lui, ma di cui non si riesce a capire il fondamento, perché troppo prolungato e a data aperta sine die, per cui si lascia il campo libero a qualsiasi tipo di sospetto.

Conclusione :
 
- Fermo che il popolo DC, dopo la lunga assenza dal 1994, vuole il ritorno del partito con il proprio nome "Democrazia Cristiana" e il Simbolo storico "scudo crociato" e non altro, sarebbe opportuno che il nostro presidente prendesse finalmente in considerazione la maggioranza dei soci; in caso contrario i soci, delusi, potrebbero fare altra scelta.
  Post Scriptum
. Ma va ricordato che questa stessa cosa che gli avevamo già detto a Camaldoli, il 16 giugno 2017, quando aveva annunciato una "grande assemblea costituente" per l'8 dicembre, festa della Immacolata, al Lago di Garda, e che di fatto abbiamo visto in questa assemblea nella forma dll'invito dei tantissimi "non soci", di cui sopra).

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EDIZIONI PRECEDENTI

DEMOCRAZIA CRISTIANA

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In preparazione della Assemblea dei soci del 18 nov. a Roma

RESOCONTO - COMUNICATO 
La riunione del Consiglio di Presidenza il 9 nov a Roma
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Continua la raccolta dei fondi per difendere la DC
nella causa intentata da Cerenza e De Simoni

COMUNICATO CONSIGLIO DI PRESIDENZA DEL 9 NOV. 2017
(Questo testo stato ricostruito in modo libero dal prof. Luciani, il giorno dopo.
Se qualcuno vuole correzioni e integrazioni, è gradito).

1.- Si è riunito a Roma, su convocazione del Presidente Giovanni Fontana, il Consiglio di Presidenza del partito della Democrazia Cristiana. Presenti una trentina di persone, di cui 1/3 soci, 2/3 non soci.
  Il Presidente ha riferito che, nel periodo che va dalla assemblea di feb ad oggi, la sua azione è stata diretta alla costruzione di un grande movimento cattolico, basato su contatti significativi con filoni culturali e religiosi di alto livello del mondo cattolico. In tale solco si colloca il dialogo con :
- il prof. Stefano Zamagni (per i riferimenti alla economia sociale);
- i "Focolarini";
- i movimenti giovanili cattolici (Rinnovamento nello Spirito Santo, presieduto da S. Martinez);
- CL - Comunione e Liberazione;
- alcuni vescovi (Simoni, Toso, Santoro).
- Momenti di spiritualità mariana.

2.- E’intervenuto il prof. Renzo Gubert che ha chiesto spiegazioni sul peso della riorganizzazione della DC in questo azione.
Fontana ha ribadito genericamente che "non si oppone" a fare il congresso ed ha aggiunto l’informazione che il giorno precedente aveva ri-avuto contatti con il gruppo De Simoni e altri con i quali si rivedrà prossimamente.

3.- E’ intervenuto il Dott. Raffaele Lisi che ha opposto a Fontana la priorità assoluta, anzi necessità vitale, di riorganizzare la DC, prima di per prendere in considerazione dei mega progetti culturali e religiosi, con soggetti esterni, perdite di tempo in quesfa fase.
Questo vuol dire, in particolare:
-  mettere in primo piano l’Assemblea dei soci, convocata a febbraio, sulla base della sentenze della magistratura e di un decreto del tribunale di Roma;
- dare esecuzione alla delibera di feb. per la modifica di statuto e fare il congresso.
  Sono passati 8 mesi dalla Assemblea dei soci di feb, in totale abbandono della fase organizzativa, e questo rischia di metterci fuori campo rispetto agli eventi che incombono (elezioni politiche).
C'è un netto ritardo anche nell’azione di recupero del simbolo scudo crociato, con gli opportuni strumenti giuridici.
Assolutamente negativi i rapporti con i "banditi" che, pur membri della Assemblea dei soci, hanno fatto causa per annullare la medesima.
E' contrario ad ampliare la base sociale (vedi riapertura delle adesioni, da parte di Fontana), in questa fase.

4.- E’ intervenuto il prof. Nino Luciani che ha informato sullo stato della causa di De Simoni e Cerenza per annullare l’Assemblea dei soci di febbraio. Prossima udienza il 15 gen. . Luciani è fiducioso su una rapida chiusura, avendo provato la inesistenza del motivo del contendere. (Egli aveva invitato alla assemblea tutti i soci del 92/93, non solo quelli dell’elenco del 2012).
Egli ha, poi, dichiarato di voler tentare una sintesi che ricomprenda Fontana nel processo di ricostruzione della DC, e questo è possibile distinguendo tra gli obiettivi fondamentali (a lui cari) e gli strumenti per realizzarli, vale dire una cosa è la "terra promessa", una cosa è lo "attraversamento del mar Rosso" ancora da fare, causa il vuoto di 8 mesi. In questo senso, Luciani è nettamente con Lisi e dunque ritiene fondamentale che la Assemblea del 18 nov. avvii le delibere per le modifiche di statuto (norme organizzative), già all’ordine del giorno. Inoltre vede bene la istituzione di un vicepresidente e di organo collegiale di governo nominato dalla Assemblea, e inoltre la nomina di una commissione istruttoria per il nuovo statuto, composta dai soci delle varie provenienze regionali, ed aperta eventualmente a "non soci" di elevato profilo e affidabilità della DC.
Luciani vuole anche un filtro circa la validazione dei soggetti evocati da Fontana, più sopra.
Elezioni politiche. Luciani ha proposto che si faccia un riflessione insieme sul progetto, a partire dalle DC regionali tuttora esistenti, e su un possibile appello al ritorno dei partiti di provenienza DC, sotto l’unico ombrello, che è lo scudo crociato
Si dovranno anche concordare le regole della partecipazione alle elezioni e che, pur rispondendo alle legittime aspirazioni dei singoli candidati, garantiranno la rappresentanza del nostro popolo, in tutto il territorio; e fare un codice etico per il vaglio delle candidature e un programma economico-sociale e di riforma dello Stato.
Poi, in un secondo tempo, si vedrà se dover fare una scelta di campo (sul centro-destra o sul centro-sinistra), tenuto conto della nuova legge elettorale.

5.- Bonalberti ha espresso il suo sostegno a Fontana e si è detto (in questa fase) per l’accantonamento del Congresso e per la concentrazione delle forze sul tema delle elezioni politiche.

6.- Hanno preso la parola Fago, Zola, Barbuto, Cugliari, Portacci, Rosini, Valentina, altri, grosso modo con espressioni interlocutorie brevi sui punti sopra toccati.

POST SCRIPTUM. Tutto ciò considerato, chiedo a Fontana di fare una proposta che, al tempo stesso lo ricomprenda (perché uomo di grande valore), purchè si vada verso una soluzione senza più la possibilità di dubitare circa il percorso della DC.

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DEMOCRAZIA CRISTIANA: RIAPERTE ADESIONI ALLA DC

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ARGOMENTI :
1)  Riaperte le adesioni alla DC storica ;
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2)  Urgente dare il contributo libero per pagare avvocato nella causa Cerenza contro Luciani e altri, per resistere allo annullamento assemblea di feb. 2017 (vedi sotto);
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3) LINEE GUIDA per la Assemblea dei soci del 18 nov. 2017 
 

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RIAPERTE ADESIONI ALLA DC MEDIANTE RICOGNIZIONE DEI SOCI 1992-93

Si avverte che è stata riaperta la possibilità della adesione alla DC storica, merdiante ricognizione dei soci del 1992-93.
Si ritiene che possano farlo anche soci con tessera precedente, purche' non abbiano avuto disdetta dalla DC.

Gli interessati debbono cercare la GU - Gazzetta Ufficiale, Parte II del 26 ottobre 2017.

         In ogni caso, per trovare questa Gazetta, cliccare su: GU - 26 ott. 2017 .

Le domande scadono il 10 novembre 2017
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  Il contributo libero va versato sul seguente conto:
LUCIANI NINO, presso banca Carisbo (Gruppo INTESA SAN PAOLO): IBAN IT 10B0638567684510301829810.
Causale: "Contributo avvocato causa Cerenza contro Luciani, per la DC".
_________
Al 9 novembre i contributi versati sono stati: Euri 1.040,00 dai seguenti soci:
 - Ammaturo Cosimo Euri 20
  - Gubert Renzo Euri Euri 500
  - Armato Antonello Euri 50
  - Gori Giovanni Euri 50
  - Cantelli Gabriele Euri 50
  - Caponetto Francesco Euri 50
  - Tramonte Cosimo Euri 20
  -
Cortese Giuseppe Euri 20
  - Portacci Amedeo Euri 50.

LINEE GUIDA per la Assemblea dei soci del 18 nov. 2017
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Premessa. L'amico F. De Simoni mi aveva scritto, tra l'altro: "C'e' un grande fermento per appropriarsi dei simboli e della storia del Partito della Democrazia Cristiana. Apprendiamo da un giornale che Il sen Rotondi e l' on Cesa stanno aspettando di sapere se Berlusconi ritiene opportuno utilizzare il simbolo e il nome della DC nella coalizione di destra che parteciperà alle prossime elezioni politiche. Ci pare incredibile che sia Berlusconi a decidere se il simbolo e il nome della DC debbano essere nelle schede elettorali della prossime elezioni."
   La mia risposta era stata che, in base alle leggi della fisica, il vuoto non può stare in natura. E, se esso si forma, qualcuno lo riempie. Dunque, prima di criminalizzare chi prova a riempirlo, domandiamoci perché c'è questo vuoto".
   E adesso, in vista della Assemblea dei soci, convocata da Fontana per il 18 nov., dobbiamo fare il riassunto della situazione.
______________________

STORIA. 1.- Per tanti anni quel vuoto è venuto dal fatto che la DC era stata ritenuta sciolta (da se stessa) e il vuoto era stato riempito da "pseudo" successori (sia pure in buona fede);
2.- Ma, finalmente, il Tribunale di Roma ha identificato la vera DC nella "Assemblea dei soci", del 26 feb 2017 a Roma, e dunque il vuoto è stato eliminato.
A questo punto, la ASSEMBLEA DEI SOCI (ricostituita a feb 2017) e' un bene comune di tutti i DC. Il riconoscerlo è una pregiudiziale assoluta per stare nella DC.
3.- Ma dopo la Assemblea è successo un nuovo vuoto di 8 mesi: da febbraio a ottobre il Presidente eletto (Fontana) non ha esercitato il mandato (che era di ri-convocare l'Assemblea dei soci per modificare lo Statuto).
4.- Adesso è subentrata una nuova priorità: le elezioni politiche, che fanno passare il congresso DC, in seconda (ma assolutamente da non perdere di vista, come motivo più sotto).

LINEE GUIDA PER IL FUTURO
1.- ELEZIONI. Il tempo delle elezioni politiche si è aperto di fatto il 5 nov. con le elezioni siciliane. Il decreto di indizione delle elezioni è atteso per fine dicembre.
Per le elezioni politiche, l'Assemblea ha già tutti i poteri (non è materia di Statuto), basterà agire con buon senso e sano empirismo nel colloquiare con il territorio (ci sono delle DC regionali ancora vive...) e con i partiti di provenienza DC, nessuno dei quali ha il quorum per superare gli sbarramenti della legge elettorali (3%).
Inoltre, la DC penso dovrebbe rivendicare il diritto di usare il simbolo e appellare alle DC regionali ed ai partiti ex-DC a consociarsi per affrontare uniti l'elettorato. Dopo aver fatto questo, si vedrà assieme se fare una scelta di campo, a destra o a sinistra.

2.- CONGRESSO. L'Assemblea di feb. aveva deciso che essa fosse riconvocata per decidere le modalità del Congresso, previsto entro giugno 2017. E bisognava riconvocarla presto perchè la procedura giuridica richiede tempo. Adesso la cosa è impossibile entro dicembre, per questioni procedurali giuridiche.
  Circa i passaggi, servono poche righe:
a) Attualmente è in vigore il vecchio Statuto, in quanto le prime Assemblee dei soci (del 1943-45) avevano delegato al Consiglio Nazionale e ad organi collegati il potere di fare il Congresso.
  b) Ma adesso tutti gli organi sociali dello Statuto sono decaduti, come dice il Decreto del giudice Romano a pag. 2, prime righe in alto, e si dovrà applicare il codice civile.

3.- ASSEMBLEA DEL 18 nov. . a) Il primo passaggio è che la Assemblea revochi la delega (ancora del Congresso), per applicare direttamente il potere di modificare lo Statuto (nome organizzative).
  b) Il secondo passaggio è che l'Assemblea deliberi di fare la verifica-censimento del numero dei soci, con modalità che già abbiamo in mente, e di cui la prima fase è già stata avviata sensibilizzando gli amici delle Province.
  Ma, pur se il congresso è impossibile entro dicembre, è fondamentale che l'Assemblea decia i passaggi.

c) Adesso è inevitabile porsi la domanda se chiudere gli occhi su FONTANA, visto che ci troviamo in questa strettoia, anzi aveva lanciato l'idea di un altro partito; e firmato documenti con De Simoni, Cerenza e Sandri .
  Già a Camaldoli (16 giugno 2017) alcuni gli avevamo detto, in privato: "Se vuoi fare un altro partito, tu sei libero, ma ti devi dimettere. Se vuoi fare la DC, sei il benvenuto".
  Ma a Sasso Marconi (22-24 sett.) ha rilanciato il nuovo partito. Clicca su SASSO M. a pag. 4 .
  La decisione sulla verifica della fiducia spetta alla Assemblea dei soci.
__________________

LETTERA di Franco De Simoni, 1 nov. 2017

C'e' un grande fermento per appropriarsi dei simboli e della storia del Partito della Democrazia Cristiana. Apprendiamo da un giornale che Il sen Rotondi e l' on Cesa stanno aspettando di sapere se Berlusconi ritiene opportuno utilizzare il simbolo e il nome della DC nella coalizione di destra che parteciperà alle prossime elezioni politiche. Ci pare incredibile che sia Berlusconi a decidere se il simbolo e il nome della DC debbano essere nelle schede elettorali della prossime elezioni.
Altri amici, in modo frettoloso, stanno organizzando un Congresso della loro associazione spacciandolo per il XIX congresso del Partito della Democrazia Cristiana, senza far conoscere le future alleanze e la linea politica.
Altri amici ancora sostengono di avere già celebrato il XIX congresso del Partito e anche di questi amici non è conosciuta la linea politica.
Il "Comitato iscritti alla Democrazia Cristiana del 1993" e' stato il promotore delle cause che hanno portato alla storica sentenza della Corte d'Appello di Roma che ha statuito che la DC fu sciolta in modo non corretto e che quindi non risulta essere sciolta. Questo Comitato fin dallo scorso febbraio sta lavorando per arrivare a un Congresso unitario di tutte le Associazioni e le personalità che si richiamano ai valori e alla storia della DC e che possono attestate l'iscrizione al Partito nell'ultimo tesseramento valido. Nei prossimi giorni saranno resi noti i documenti politico, organizzativo e giuridico elaborati dalle commissioni di lavoro.
Per impedire, inoltre, che persone senza titolo utilizzino impropriamente il nome e il simbolo della DC le Associazioni che fanno capo a Raffaele Cerenza, Angelo Sandri e Antonio Fierro hanno dato incarico ai legali di presentare un ricorso d'urgenza ex art 700 cc per inibire l'uso del simbolo e del nome della DC. Scopo di questo ricorso e' quello di avere riconosciuta la legittimità' a presentare il simbolo e il nome DC alle prossime elezioni dopo la celebrazione del XIX congresso della DC.
Rinnoviamo l'appello a tutti gli amici e alle Associazioni a partecipare al ricorso ex art 700 cc e ai lavori di preparazione del Congresso Nazionale.

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Edizione precedente

DEMOCRAZIA CRISTIANA: CONVOCATA ASSEMBLEA DEI SOCI per il 18 nov. 2017

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AGGIORNAMENTO SOCI SULLA  DC

ARGOMENTI :
1)  Convocata dal Presidente Fontana la Assemblea Soci della DC per il 18 nov. 2017 a Roma, via Taranto 36, ore 9,30 (in seconda convocazione);
2)  Urgente dare il contributo libero per pagare avvocato nella causa Cerenza contro Luciani e altri, per resistere allo annullamento assemblea di feb. 2017 (vedi sotto);
3) Comunicato incontro di Roma del 28 ott. di soci e aspiranti soci, in preparazione della Assemblea dei soci, 
  URGENTE DARE IL CONTRIBUTO PER LA DIFESA DELLA DC NELLA CAUSA DI CERENZA E DE SIMONI
  Il contributo libero va versato sul seguente conto:
LUCIANI NINO, presso banca Carisbo (Gruppo INTESA SAN PAOLO): IBAN IT 10B0638567684510301829810.
Causale: "Contributo avvocato causa Cerenza contro Luciani, per la DC".
_________
Al 30 ottobre i contributi versati sono stati: Euri 970,00 dai seguenti soci:
 - Ammaturo Cosimo Euri 20
  - Gubert Renzo Euri Euri 500
  - Armato Antonello Euri 50
  - Gori Giovanni Euri 50
  - Cantelli Gabriele Euri 50
  - Caponetto Francesco Euri 50
  - Tramonte Cosimo Euri 20

      Circa i punti 1 e 3, essi sono dentro il COMUNICATO dell’incontro di Roma 28 ott. 2017, qui sotto :

DEMOCRAZIA CRISTIANA

COMUNICATO
Incontro di Roma 28 ottobre 2017

" Come andare avanti uniti per riorganizzare giuridicamente la DC in Italia. 

 

  All’ incontro sono stati presenti 31 persone, 1/3 soci, 1/3 gruppo Sandri, 1/3 gruppo De Simoni (si vegga allegato).
  Lo scopo dell’incontro e’ stato concordare, tra i soci e aspiranti soci, delle proposte comuni, in vista della convocazione della Assemblea dei soci della DC.

  In apertura il prof. Luciani si è dichiarato soddisfatto della notizia in GU, Parte II, del 26.10.2107, che:

  1.- In seguito alla richiesta dei 15 soci Nino Luciani, Marino Riccardi, Francesco Caponetto, Antonio Sabella, Renzo Gubert, Carlo Legnetti, Mimmo Immaturo, Lorenzo Carrozza, Paolo Miele, Salvatore Napolitano, Enrico Lo Curzio, Gabriele Cantelli, Nicola Barbuto, Emilio Cugliari, Torriani Luigi :

    - il Presidente Fontana ha convocato la ASSEMBLEA DEI SOCI per il 18 nov. 2017 (in seconda convocazione) a Roma, via Taranto 36 (Teatro Golden).


DOCUMENTO CONCLUSIVO
redatto liberamente da Luciani e Cugliari, convocanti l'incontro


1.- Preambolo.
La DC è un partito con un programma di liberta’ di giustizia sociale, ispirato ai principi cristiani" (art. 1 dell’ Atto costitutivo della DC, 1945, tuttora vigente).

    Storicamente la DC è, in particolare, un partito interclassista e di mediazione sociale, ispirato alla dottrina sociale della chiesa, sia di cattolici sia di non cattolici con valori comuni.

    Ogni giorno di più si avverte che l’assenza, in Italia, della DC, ci priva di uno strumento di sintesi delle grandi forze storiche italiane, cattoliche, liberali e, in parte, anche socialiste, tuttora latenti ma vive: quelle stesse che hanno concorso a fare l’Italia moderna e la UE, e che andrebbe riconsiderata per un possibile ammodernamento.


2.- La DC è stata ricostruita giuridicamente nel febbraio 2017 con la convocazione della Assemblea dei soci, sulla base di un DECRETO del Tribunale Civile di Roma.

  Questa ricostruzione giuridica è un bene comune di tutti i DC, da valere per tutti (dentro e fuori)  per completarla in modo aperto con un congresso per la nomina degli organi centrali e locali.

   Questi i punti sottoposti:

a) proporre alla assemblea la modifica delle norme organizzative dello Statuto. A questo fine, il primo passo e' che la Assemblea avochi a se stessa il potere di modificare lo Statuto, oggi delegato al Congresso (ma impossibile convocare, per decadenza di tutti gli organi sociali);

b) nominare una commissione di 10 membri per le proposte di modifica dello statuto. Essa sara’ composta per 2/3 da soci e per 1/3 da non soci, aspiranti soci;

c) fare la verifica dei soci effettivi, allegando apposito modulo alla prossima convocazione scritta dei soci. Detto modulo conterra’ una auto-dichiarazione del socio che conferma la adesione alla DC o vuole porvi termine.

d) riaprire la possibilita’ di accettare nuovi soci, nello elenco ufficiale del tribunale, per i soci che provino di avervi diritto ai sensi della sentenza della Cassazione 25999/2010. In ogni caso la delibera finale spetta alla Assemblea dei soci.

e) proporre delibera di rinuncia al recupero del patrimonio immobiliare (su questo punto, De Simoni si è detto contrario).


2.- In vista delle prossime elezioni politiche, si è concordato:

- di proporre alla Assemblea dei soci di decidere di partecipare alle prossime elezioni politiche. A questo fine si è espresso la opinione che sia necessario recuperare il simbolo scudo-crociato libertas, mediante la procedura dell'art. 700 c.p.c. (inaudita altera parte), ferme le norme di legge (art. 14 TU 361/1957 e successive modificazioni).

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EDIZIONI PRECEDENTI

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NOTIZIA BOMBA dell' HUFFINGTON POST, 19 OTT. 2019 :
TORNEREBBE LA DC CON LO STORICO SIMBOLO SCUDO CROCIATO, MA PRESSO BERLUSCONI

http://www.huffingtonpost.it/2017/10/19/torna-la-dc-lo-storico-simbolo-sara-di-nuovo-sulla-scheda-elettorale-grazie-a-berlusconi_a_23249155/
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nNino Luciani, Sull'uso del simbolo scudo crociato-libertas, dopo che il Tribunale Civile di Roma
ha autorizzato la riorganizzazione del partito della Democrazia Cristiana

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Primi chiarimenti, in vista delle elezioni politiche 2018:
"Sarà lecito per la DC usare il simbolo "Scudo crociato, Libertas" ?
Risposta: "Lecito, con autorizzazione del Presidente del Partito"
La legge vigente:
DECRETO LEGISLATIVO, 20 dicembre 1993, n. 533 

Art. 8. (Legge 23 aprile 1976, n. 136, art. 2, lettera b); legge 4 agosto 1993, n. 276, art. 2, comma 1, lettera a)

1. I partiti o gruppi politici organizzati nonche' singoli candidati che intendono presentare candidature per la elezione del Senato debbono depositare presso il Ministero dell'interno il contrassegno o i contrassegni con i quali dichiarano di voler distinguere le candidature medesime, con l'osservanza delle norme di cui agli articoli 14*, 15, 16 e 17 del testo unico delle leggi recanti norme per l'elezione della Camera dei deputati, approvato con decreto del Presidente della Repubblica 30 marzo 1957, n. 361.

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Art. 14 del Testo Unico n. 361/1957

  I partiti o i gruppi politici organizzati, che intendono presentare candidature nei collegi uninominali o liste di candidati, debbono depositare presso il Ministero dell'interno il contrassegno col quale dichiarano di voler distinguere le candidature nei collegi uninominali o le liste medesime nelle singole circoscrizioni.

All'atto del deposito del contrassegno deve essere indicata la denominazione del partito o del gruppo politico organizzato.

I partiti che notoriamente fanno uso di un determinato simbolo sono tenuti a presentare le loro liste con un contrassegno che riproduca tale simbolo.

  Non e' ammessa la presentazione di contrassegni, sia che si riferiscano a candidature nei collegi uninominali sia che si riferiscano a liste, identici o confondibili con quelli presentati in precedenza ovvero con quelli riproducenti simboli usati tradizionalmente da altri partiti.

  Ai fini di cui al terzo comma costituiscono elementi di confondibilita', congiuntamente od isolatamente considerati, oltre alla rappresentazione grafica e cromatica generale, i simboli riprodotti, i singoli dati grafici, le espressioni letterali, nonche' le parole o le effigi costituenti elementi di qualificazione degli orientamenti o finalita' politiche connesse al partito o alla forza politica di riferimento.

  Non e' ammessa, altresi', la presentazione di contrassegni effettuata con il solo scopo di precluderne surrettiziamente l'uso ad altri soggetti politici interessati a farvi ricorso. Non e' ammessa inoltre la presentazione da parte di altri partiti o gruppi politici di contrassegni riproducenti simboli o elementi caratterizzanti simboli che per essere usati tradizionalmente da partiti presenti in Parlamento possono trarre in errore l'elettore.

Non e' neppure ammessa la presentazione di contrassegni riproducenti immagini o soggetti religiosi".

Nino Luciani, Lecito per la DC usare il simbolo scudo crociato

1.- Premessa. Una persona semplice, che considera la possibilità di usare un simbolo per il proprio partito, alle elezioni politiche, si fa una domanda: se esso puo' usare quel simbolo:
a) anche se esso è di proprietà di qualcun altro ;
b) anche se quel determinato simbolo è stato già usato da qualcuno .

Nel caso della DC è fuori discussione che il simbolo scudo "crociato - libertas" sia di sua proprietà e che, tornando sulla scena politica in base a decreto del tribunale (dopo 54 anni), possa rivendicarlo, in quanto la DC non si è mai sciolta (come da nota sentenza della Cassazione).
Tuttavia, per la legge elettorale, la proprietà non ha importanza. Quello che conta è il punto b), visto alla luce dell'art. 14 del testo unico (vedi qui a fianco).

2.- Uso tradizionale di un simbolo. Quello che conta, per aver diritto all'uso di un simbolo, è averlo usato tradizionalmente e che si tratti di partito tradizionalmente in parlamento.
  Attenzione: "tradizionalmente" in parlamento non vuol dire "attualmente" in parlamento.
  Il caso della UDC ha un suo valore: nel senso che, negli ultimi 15 anni, quel partito ha usato quel simbolo, e dunque la UDC ha un diritto.
 
  Per quanto riguarda "Rivoluzione Cristiana" di Rotondi esso non ha usato il simbolo, in simultanea con l'UDC. Si dice che il suo diritto al simbolo si fondi su sentenza della Corte di Appello, di questi giorni, che (però) non ho letto (me la invierebbe ?).

Ma credo che la posizione della DC non sia diversa da quella di Rinascita Cristiana: c'è stato un pre-uso per entrambi. Per la DC (ricomparsa legittima della DC dall 26 febbraio 2017 a Roma) il pre-uso è stato di 54 anni (dal 1948 al 1992).

4.- Conclusione: chi (tra UDC e DC e Rivoluzione Cristiana), potrà usare il simbolo?    Tutti rientranno nei requisiti di legge, ma uno solo potrà usarlo. Tuttavia, la partita non si può decidere adesso, ma solo sotto elezioni.
  La DC potrà presentare il simbolo, per averlo pre-usato tradizionalmente ed essere stata tradizionalmente in parlamento.
  La UDC si opporrà. Il Ministero deciderà secondo scienza giuridica.
A quel punto, se il simbolo fosse negato alla DC o alla UDC, la cosa passerà in Cassazione.
  Penso che la precedenza spetti chi l'ha usato di più.

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EDIZIONI PRECEDENTI

DEMOCRAZIA CRISTIANA: ATTESO DAL TRIBUNALE (il 3 ott.) IL DEFINITIVO SCONGELAMENTO

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AGGIORNAMENTO SOCI DELLA DC

ARGOMENTI :
1) Causa di "Cerenza contro Luciani", Alessi e Altri", per far annullare dal Tribunale l'Assemblea della DC storica del 25-26 feb. 2017: costituzione in giudizio. Udienza il 3 ott.
2) Partecipazione di Fontana all'incontro di associazioni e comitati se-dicenti filo-DC, organizzato da De Simoni e Cerenza.
3) RIchiesta a Fontana di convocare l'Assemblea dei soci: a) per riferire e rendere possibile un dibattito, prima del 3 ottobre;b) e in attuazione della delibera della assemblea di feb. 2017.
4) Dibattito sulla richiesta di riapertura alla ammissione dei vecchi iscritti del 92-93.
Prosecuzione raccolta fondi (necessari € 3000,00) per pagare l’avvocato per la causa di De Simoni e Cerenza.
Il contributo libero va versato sul seguente conto:
LUCIANI NINO, presso banca Carisbo (Gruppo INTESA SAN PAOLO): IBAN IT 10B0638567684510301829810.
Causale: "Contributo avvocato causa Cerenza contro Luciani, per la DC".
________________
Finora i versamenti sono stati:
- Ammaturo Cosimo € 20
- Gubert Renzo € 500
- Armato Antonello € 50

          DOCUMENTO DI COMUNI INTENTI DEI SOCI DC           Richiesta convocazione Assemblea dei soci DC

 - AL PRESIDENTE DEL PARTITO DELLA DEMOCRAZIA CRISTIANA ON. AVV. GIOVANNI FONTANA

Oggetto: - Richiesta di convocazione assemblea dei soci DC

DOCUMENTO DI COMUNI INTENTI DI SOCI, 23 sett. 2017

1.- PREMESSA:
a) Causa di "Cerenza contro Luciani", per far annullare dal Tribunale l'Assemblea della DC storica del 25-26 feb. 2017. In vista della udienza del 3 ottobre, il 12 sett. 2017 i 5 Firmatari del Tribunale (Luciani, Alessi, D'Agro', Grassi, Gubert) e Fontana Presidente, si sono riuniti a Roma ed hanno dato procura all'Avv. Filippo Chiaramonte per costituirsi in giudizio per avversare De Simoni e Cerenza.
  Ma ricordo che la costituzione di Fontana dovra' essere ratificata dalla Assemblea dei soci, per essere valida.
Questa costituzione e' stato un passo fondamentale che dimostra la volonta' della DC di vincere la propria battaglia per il ritorno in politica in Italia, e da' coraggio al popolo DC.

b) Partecipazione di Fontana all'incontro di associazioni e comitati se-dicenti filo-DC, organizzato da De Simoni e Cerenza. Risulta da FaceBook, https://www.facebook.com/events/1965633463710025/ che il 12 sett. 2017 a Roma si e' svolto un incontro di 10 associazioni e comitati, da loro organizzati.
Il COMUNICATO E' RIPORTATO QUI SOTTO.

2.- RICHIESTA DI CONVOCAZIONE URGENTE DELLA ASSEMBLEA DEI SOCI DELLA ASSEMBLEA DC

a) Si ritiene che questa partecipazione di Fontana vada inquadrata nella attivita' preparatoria di lui per il successo finale della DC.
Tuttavia, considerato che la frequentazione (ripetuta) dei "due ricorrenti", da parte di Fontana, avviene nella imminenza della Udienza del Tribunale (3 ott. 2017), e che essa suscita gravi interrogativi, appare atto dovuto e urgente che Fontana convochi l'Assemblea dei soci per riferire, e questo avvenga prima del 3 ottobre.
b) Con l'occasione dovranno essere messi all'odg altri punti quali:
- recupero dello scudo crociato - libertas
- attuazione delibera gia' presa dalla assemblea di febbraio, circa le modifiche dello Statuto (parte organizzativa);
- nomina di un vice-presidente;
- verifica numero di tutti i soci, tramite pubblici proclami;
- varie ed eventuali.

SOCI FIRMATARI DEL DOCUMENTO: Nino Luciani, Marino Riccardi, Francesco Caponetto, Antonio Sabella, Renzo Gubert, Carlo Leonetti, Mimmo Immaturo, Lorenzo Carrozza, Paolo Miele, Salvatore Napolitano, Enrico Lo Curzio, Gabriele Cantelli, Nicola Barbuto, Emilio Cugliari, Torriani Luigi.

Fonte: FaceBook, 12 sett. 2017.


Per il COMUNICATO: vedi sotto

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COMUNICATO di Franco De Simoni, su FaceBook, Roma 12 sett. 2012=mentions

"Si sono riuniti oggi a Roma gli Stati Generali delle Associazioni che si richiamano ai valori della Democrazia Cristiana.
Approvando le proposte del Sen. Gianni Fontana e dell'On. Antonio Paris, si è deciso di arrivare alla convocazione degli iscritti alla DC negli anni 1992 e 1993. Tramite pubblici proclami entro il mese di ottobre per arrivare ad una Assemblea Organizzativa degli iscritti.
Questa Assemblea approverà il Regolamento in base al quale sarà tenuto il Congresso.
Il Congresso sarà tenuto entro il mese di dicembre 2017.
L'Assemblea ha anche deciso che il Sen. Fontana e Franco De Simoni entro dieci giorni da oggi si riuniscono per coinvolgere tutte le Associazioni che si richiamano ai valori e alla storia della Democrazia Cristiana che costituiranno il Comitato organizzativo, che varerà la relazione del percorso organizzativo che dovrà portare alla celebrazione del Congresso".

Firmato: Franco De Simoni Vice Presidente Comitato iscritti alla DC 1993; Sgrò Giovanni Presidente dell'Associazione Partecipazione Popolare, Luigi Prergamo Presidente Nazionale Lega per l'Italia; Ciccarelli Antonio Capo Gruppo Consigliare Comune di Fondi; Rodolfo Violo Presidente Associazione Cattolici III Millennio; Moreno Capodarte; Tropeano Gaetano Presidente Associazione Liberi e Forti iscritti DC 1992/1993; Petrillo Mario Presidente Associazione Mancini Enzo Segretario Provinciale DC Frosinone; Di Stefano Antonio Associazione Italiani Terzo Millenio;Luigia Perillo Cooperativa Sociale Onlus PRL; Nicola Crocetta ex Presidente Comunità Montana Muro Lucano; Gianni Fontana Presidente Associazione Democrazia Cristiana; Antonio Paris Ex Capo Gruppo Provinciale Roma e Capo Gruppo Consigliare Comune di Capena".

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LETTERE PRECEDENTI DI LUGLIO E AGOSTO 2017

 

DEMOCRAZIA CRISTIANA: ATTESO DAL TRIBUNALE IL DEFINITIVO SCONGELAMENTO

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NUOVA LETTERA DI LUCIANI A FONTANA, PRESIDENTE

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IL 3 OTT. 2017, LA CAUSA GIUDIZIARIA DI DE SIMONI E CERENZA,
che punta all'annullamento della Assemblea ri-fondativa di feb. 2017,
MA POTENZIALE STRUMENTO DI CHIARIFICAZIONE PER IL FUTURO

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Intanto rimane
immutata la volonta' dei soci di ri-costituire
in italia un partito di cattolici per il campo temporale, mentre
è proprio della chiesa cattolica limitarsi al campo religioso.

ARGOMENTI DELLA SECONDA LETTERA (Circa la prima lettera, vedi più sotto):
a) Prosecuzione censimento soci della DC;
b) Costituzione della DC in giudizio, per la causa di Cerenza per annullamento Assemblea dei soci della DC del 26 feb, Ergife;c) Lettera di De Simoni e Cerenza.
d) Prosecuzione raccolta fondi (€ 3000,00) per pagare l’avvocato per la causa di De Simoni e Cerenza.
Il contributo libero va versato sul seguente conto:
LUCIANI NINO, presso banca Carisbo (Gruppo INTESA SAN PAOLO): IBAN IT 10B0638567684510301829810.
Causale: "Contributo avvocato causa Cerenza contro Luciani, per la DC".
fontana4.jpg (11049 byte)   CARO FONTANA,
ti scrivo su quattro argomenti vitali,
per completare la riorganizzazione giuridica della DC

1) Censimento dei soci. Come da tuo incarico, sto proseguendo il censimento dei soci effettivi, per convocare presto la assemblea dei soci per la modifica dello Statuto il base al codice civile e andare a congresso per la elezione dei dirigenti nazionali e locali del partito. Infatti, rimane ferma la volonta' dei soci di ri-costituire
in italia un partito di cattolici per il campo temporale, mentre è proprio della chiesa cattolica limitarsi al campo religioso.

2) Costituzione della DC in giudizio, per la causa di Cerenza. Come sai, il Tribunale Civ. di Roma ha fissato, per il 3 ott. 2017, l’udienza per la causa di De Simoni e Cerenza per l’annullamento della Assemblea dei soci della DC.
A questo fine, l’art. 166 del codice di procedura civile stabilisce che i "convenuti" (Luciani, Alessi, D’Agro’, Grassi, Gubert, Fontana) si costituiscano in giudizio almeno 20 giorni prima (si puo’ farlo anche solo il giorno prima, ma perdendo gli importanti diritti di cui all’art. 167).
E poiché, per la DC, la delibera di costituirsi deve essere presa dalla Assemblea dei Soci, c’è l’attesa che tu convochi subito l’Assemblea stessa.
  E’ pur vero che la delibera di costituirsi potrebbe essere presa da te con Decreto d’urgenza, con riserva di sottoporla a ratifica della prima Assemblea in programma.
  Tuttavia, ci sono motivi nuovi in favore della convocazione immediata, e che si aggiungono al motivo principale (già segnalato nella prima lettera del 29 luglio, sotto riportata) vale dire l’Assemblea dei soci del 26 feb 2017, aveva già deliberato la riconvocazione per decidere sulla modifica di Statuto e andare a congresso.

3) Ti sottopongo i motivi nuovi :
a) Lettera di De Simoni e Cerenza. In questi giorni mi e’ pervenuto da loro un invito a una riunione, il 12 sett. 2017 a Roma, per gli "Stati Generali delle Associazioni e delle Organizzazioni che condividono i valori della DC".
  A mio modo di vedere (a parte che, grosso modo, sono poco piu' dieci persone), questa idea è senza fondamento giuridico ma anche consapevolmente sabotatrice della DC. Infatti , lo scopo sarebbe di arrivare in ottobre a fare il "XIX congresso della DC in base al vecchio statuto, nel rispetto della sentenza della Cassazione del 2010" (parole di loro).  La mancanza di fondamento sta nel fatto che già una sentenza, vinta da Cerenza, aveva annullato il XIX congresso perché aveva applicato il vecchio Statuto, non applicabile…).
  Pertanto, considerato che De Simoni e Cerenza sono membri della Assemblea dei soci della DC, va messo all’odg. della prossima Assemblea dei soci il seguente odg.: "Espulsione dei due" quale atto dovuto, in coerenza con la loro scelta di non riconoscere l’Assemblea.

b) Riapertura ricognizione soci del 1992-93.
C’è tuttavia un punto della predetta lettera dei "due" che, in qualche modo, mi spinge a fare un passo indietro ed è l’accenno di loro al rispetto della Sentenza della Cassazione 25999/2010".
  Conoscendo De Simoni, so che questo vuol dire doversi far partecipare al prossimo congresso tutti i soci validi al 18 gennaio 1994 (data di presunto scioglimento della DC).
 
In premessa, ricordo che questo è già stato fatto due volte:
- una prima volta nel 2012, Fontana (allora Segretario provvisorio nominato dal Consiglio Nazionale) aveva fatto la ricognizione di tutti gli aventi titolo, in base alla detta sentenza della Cassazione;
- una seconda volta nel gennaio 2017, quando (nel convocare l’Assemblea dei soci del feb. 2017), io avevo riaperto l’ammissione dei soci, che per qualche errore fossero rimasti fuori allora. E infatti De Simoni e Cerenza (e altri 5) erano stati accettati come soci (pur non essendo nell’elenco del tribunale). Anzi essi avevano partecipato alla Assemblea.
  
  Pur tenuto conto di questi due precedenti, se i due hanno notizia di altri iscritti rimasti fuori, io non mi oppongo a che sia apra un terzo round, in ulteriore ottemperanza alla sentenza della Cassazione.
  Tuttavia, deve essere chiaro:
- che, oggi, questa riapertura è divenuta una competenza esclusiva della Assemblea dei soci e dunque essa potrebbe essere messa all’odg della prossima assemblea, prima del punto relativo alla loro espulsione.
- questa riapertura dev’essere contrattata tra tutti i soci (compresi i soci De Simoni e Cerenza), vale dire essa non dev’essere un regalo unilaterale ai due. Lo scopo è che si arrivi ad una piena pacificazione.

Un ulteriore punto per l’ordine del giorno, gia richiesto da altri, dovrà essere la nomina di un vice-presidente.

4) Prosecuzione raccolta fondi. Ti ricordo che ho anticipato € 3.000,00 per l’avvocato. Ti prego di invitare i soci e i sostenitori della DC a dare il contributo libero per la colletta (anche solo € 10,00).
Chi vuole e' pregato di dare il contributo libero, sul seguente conto:

LUCIANI NINO, presso banca Carisbo (Gruppo INTESA SAN PAOLO): IBAN IT 10B0638567684510301829810.
Causale: spese avvocato causa Cerenza contro Luciani

Vive cordialita’. Nino luciani

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DEMOCRAZIA CRISTIANA : PRIORITA' AL COMPLETAMENTO DELLA RICOSTRUZIONE GIURIDICA

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DUE LETTERE: una soci, una a Fontana

La strada maestra per la ricostruzione della Democrazia Cristiana storica

1) Risolvere le questioni giuridiche (anche recuperare il simbolo Scudo crociato) ;
2) La nuova DC non sia un partito che si aggiunge, ma la prima pietra di una federazione di tutti i partiti, associazioni, movimenti della diaspora della vecchia DC
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I due punti vanno considerati secondo un ordine di ordine di propedeuticità

Nota. La ricostruzione giuridica della Democrazia Cristiana (storica) era avvenuta il 26 feb. 2017, su autorizzazione della convocazione della Assemblea dei Soci, da parte del Tribunale di Roma In quella sede è stato eletto il Presidente della Associazione Giovanni Fontana, la cui durata era previsto dovesse cessare a giugno, con il congresso per la nomina degli organi centrali e locali.
  Ma tra la nomina del Presidente (pro-tempore) e il congresso doveva esserci una fase intermedia con la modifica delle norme organizzative dello Statuto.
 Questa fase comportava alcune difficoltà, che ha indotto Fontana a by-passarle, anzichè ad affrontarle.
C'è stato, in parallelo, anche il ricorso al Tribunale di Roma, di due soci per fare annullare l'Assemblea e questo ha reso Fontana "sensibile"  alle ulteriori   iniziative di  "uno"  dei due ricorrenti.
  In questo servizio, pubblichiamo due lettere: una ai soci, l'altra a Fontana perchè si affronti la situazione in modo giuridicamente corretto, senza   improvvisazioni e  fantasie, pericolosissime.

LETTERA AI SOCI

a) Vi informo che la "causa Cerenza contro Luciani" (per l’annullamento della Assemblea dei soci del 25-26 feb. 2017) e’ stata rinviata dal Tribunale al 3 ottobre 2017 e che la Democrazia Cristiana dovra’ costituirsi in giudizio (per non essere condannata in contumacia). Per fare questo serve la delibera della Assemblea dei Soci, in tempo utile. Per maggiori spiegazioni rinvio alla lettera (qui a fianco) a Fontana.
Per fronteggiare la causa, serve attivare un avvocato e anticipare € 3.000,00 (tremila) per le spese minime necessarie.
Chi vuole e’ pregato di dare il contributo libero (anche solo € 10), sul seguente conto:

LUCIANI NINO, presso banca Carisbo (Gruppo INTESA SAN PAOLO): IBAN IT 10B0638567684510301829810.

b) Vi informo anche che dobbiamo fare il censimento dei soci effettivi. Di fare questo ho avuto delega scritta da Fontana.

Il problema si pone in quanto l’Associazione deve conoscere l’esatto numero dei soci, tenuto conto che, in occasione della convocazione deila Assemblea di feb 2017, sono emersi fatti da approfondire. Precisamente alcune raccomandate sono tornate indietro perche’ il socio era deceduto (parole del postino, scritte sulla busta), o perché il socio non ha ritirato la raccomandata entro i termini di giacenza, o perché il socio ha cambiato indirizzo senza darne comunicazione.

Per fare questo lavoro serve che in ogni provincia ci sia un amico disposto a collaborarmi, per andare a cercare il socio, caso per caso, negli indirizzi che gli forniro’.
Chi e’ disponibile mi scriva e gli mandero’ presto l’elenco dei soci di ogni Provincia.

LETTERA A FONTANA

  Caro Fontana,
  a) in Tribunale la causa per l'annullamento della Assemblea dei soci e’ giuridicamente denominata "CERENZA CONTRO LUCIANI " ma, politicamente, la controparte e' la DEMOCRAZIA CRISTIANA.
  Questo significa che non solo i 5 firmatari della domanda al tribunale, a suo tempo (Luciani, Alessi, D’Agro’, Grassi, Gubert), ma anche la DC, dovranno costituirsi in giudizio.
   Questo richiede contattare l’Avvocato che ci ha seguito in tutti questi anni, Filippo Chiaramonte, Roma, Via della Conciliazione 44 (tel. 0039 347 9707988), per firmare la procura a provvedere alla nostra difesa. Chi non puo’ andare, deve inviare delega notarile.
   La costituzione in giudizio e’ necessaria, anche da parte dei singoli, per non essere condannati in contumacia.

  b) L’Avvocato ha fatto un preventivo di spesa di € 3.000,00 (tremila) anticipato,cifra probabilmente definitiva, se la causa non proseguira' in appello.
  Circa il preventivo delle spese, devo segnalarti che, precedentemente, questo Avvocato aveva fatto gratis tutte le pratiche (gia’ dal 2014) e che la cifra per questa causa (molto impegnativa) e’ assolutamente minima.
  Inoltre, miei amici "legali di Bologna" avevano gia’ dato molta assistenza gratuita, in passato. Noi della DC dovremmo ringraziare gli "amici giuristi di Bologna" (almeno una volta).
  In questo caso del ricorso, io ho predisposto la memoria difensiva (due mesi di lavoro), e l’ho gia’ inviata all’Avvocato (questo e' gia' un grosso contributo, dal lato spese giudiziarie).

c) In origine la causa era fissata per il 26 luglio 2017, e la costituzione in giudizio (art. 136 del c.p.c.) doveva avvenire entro il 6 luglio (ossia almeno 20 giorni prima).

   In prossimita’ del 6 luglio ti ho telefonato perche’ tu prendessi contatto con l’Avvocato (e anche perche’ c’era da anticipargli la cifra).
  Tu hai preso contatto con lui il giorno dopo, ma anche chiarito (prima a me, e poi a lui) che le casse della DC erano vuote…
  In queste condizioni, tenuto conto della assoluta necessita’ di salvare la DC e considerato che (nell’atto di citazione) sono il primo in ordine di citazione, ho deciso di anticipare la somma, riservandomi di fare una colletta presso tutto il popolo DC, come avevo gia’ avevo fatto per la convocazione della assemblea dei soci.
   Tuttavia, si sia consapevoli che i miracoli non sono ripetibili facilmente. Faccio appello alla collaborazione e all’impegno di tutti per il secondo miracolo.  

d) Per quanto riguarda il fatto che la cassa DC fosse vuota, la causa in tribunale non era una novità: lo sapevamo tutti. Forse sarebbe stato necessario cercare di cominciare ad alimentarla.
Per quanto riguarda il fatto della costituzione in giudizio della DC, si sarebbe dovuto convocare l’Assemblea prima dei 20 giorni prescritti.
Queste due omissioni costituiscono un pericolo grave per la DC.
Per questo ritengo necessario evidenziare un primo bilancio sommario della tua Presidenza in questi primi 5 mesi. 

Caro Fontana,
a) in origine, in un convegno sul codice etico a Bologna, fu concordato che ( considerato che il tribunale aveva accolto la domanda di convocazione della DC in base al codice civile per impossibilita’ di applicare il vecchio statuto), si sarebbe proseguito con il codice, senza piu’ voltarsi indietro.
Inoltre si era stabilito che la strada maestra fosse (anche per consiglio personale del Vescovo Tommaso Ghirelli, Segretario Regionale della CEI per la E.R., in occasione del convegno sul codice etico):
1) risolvere, prima, le questioni giuridiche (anche recuperare il simbolo Scudo crociato) ;
2) la nuova DC non sarebbe stata un partito che si aggiunge, ma la prima pietra di una federazione di tutti i partiti, associazioni, movimenti della diaspora della vecchia DC.
I due punti erano in un ordine di propedeuticita’. Non puoi fare il secondo, se non hai fatto il primo; cosi’ come a scuola non puoi fare la matematica e la storia, se prima non hai fatto l’italiano.

b) A me pare, invece, che tale ordine sia stato invertito, e questo rischia di determinare una tragedia, in quanto nessuno prende in seria considerazione la DC, se essa non dimostra di essere capace di esistere con tutti i suoi organi centrali e locali e il suo simbolo scudo crociato.
La prima prova plateale di quella inversione l’abbiamo avuta a Camaldoli (17-18 giugno 2017). Qui (io c’ero), dopo aver parlato due ore ininterrotte su un tuo programma, ma senza nominare mai la DC, tu hai annunciato una grande assemblea costituente di tutti i partititi, associazioni, movimenti cattolici per la fondazione di un grande partito dei cattolici, per l’8 dic. al Lago di Garda.
Non hai detto il nome del nuovo partito, ma per logica implicita, il nome poteva non essere "DC". 

Caro Fontana,
a) mi permetto mettere in evidenza che a Camaldoli e’ stato ricordato il dovere della Presidenza di riconvocare anzitutto l’Assemblea dei soci, come da delibera del 26 feb per modificare le norme organizzative dello Statuto e andare a Congresso per la nomina degli organi nazionali e locali.
A Camaldoli la Presidenza era anche stata sollecitata ad informare tempestivamente il Ministero dell’Interno (Servizi Elettorali) della assemblea del 26 feb. con nomina del Presidente della DC, in modo che gia’ nelle elezioni comunali giugno, appena trascorso, si potesse far valere lo scudo crociato.
Nulla di tutto ciò è stato fatto, e così si è sprecata l’occasione delle elezioni amministrative per fare validare il simbolo scudo crociato, almeno nei grandi Comuni.
Altra grande occasione prossima potranno essere le elezioni Siciliane, gia’ focalizzate da nostri amici (A. Alessi, a Caltanissetta; A. Sabella in una intervista a Canale Italia, https://www.youtube.com/watch?v=71WpVvCbAsI&t=5s ).

b) Sempre a Camaldoli, avevamo anche concordato con Paris (amico di De Simoni) che con loro si poteva aprire uno spazio per concordare assieme le modifiche di Statuto da proporre alla Assemblea dei soci, e arrivare poi al congresso.
  Per inciso ti segnalo che Paris aveva capito dover andare a congresso con il vecchio statuto, in base ad accordi con te. Ma subito si chiari’ l'impossibilita' di questo percorso, in quanto (in base al vecchio statuto), il congresso puo' essere indetto solo dal CN Consiglio Nazionale, ma che e’ decaduto. E' decaduto anche l'organo che indice un nuovo tesseramento. Inoltre non esiste in Statuto alcuna norma che attribuisca alcun potere al Presidente dell'Associazione Partito DC, fermo (al piu') il potere di rappresentanza di cui all'art. 36 del codice civile.

c) Ma ora vedo che sono stati ripresi i colloqui con De Simoni e altri, allo scopo di un presunto allargamento della DC a tutti gli iscritti DC della diaspora, rimessi in campo dalla Sentenza della Cassazione della DC del 2010. Annunci che faresti la convocazione, a Roma il 9 settembre 2017, di una assemblea generale congiunta della Assemblea dei soci della DC e di Associazioni varie, con De Simoni, Sandri …
  Questo mi pare eccessivo (pur se teoricamente ammissibile) in quanto non si tiene conto che l’ampliamento a tutti gli eventuali aventi titolo ( ai sensi della sentenza della Cassazione) e’ stato gia’ fatto nel gen-feb scorso, tant’e’ che sono stati accolti 7 ulteriori soci, tra cui De Simoni.  
  E poiche’, tuttora, il proseguimento della fase giuridica e’ un problema tecnicamente difficile, direi di limitarci a chiudere questa fase. Precisamente, ribadirei che, dopo il congresso, si aprira' a tutti … mediante un tesseramento e si fara’ la federazione con tutti i desiderosi e validi.
   Sia comunque chiaro che ogni competenza in materia e’ della Assemblea dei soci della DC, non del Presidente senza un mandato.

Caro Fontana,
direi anche che non e’ stato mai chiarito a quale titolo De Simoni possa contemporaneamente:
1) essere socio della Assemblea dei soci della DC storica;
2) essere ricorrente per annullare l’Assemblea dei soci della DC;
3) essere tuo conferente abituale.
  Direi che De Simoni vada espulso dalla Assemblea dei soci, "per la contraddizion che no’l consente" (Dante Alighieri), salvo che si riscatti.
  A riguardo di Sandri, ti ricordo che la Cassazione l’ha condannato come non avente titolo a pretese sulla DC storica, e ti ricordo che, come persona, egli e’ gia’ uno dell’elenco dei 1742 soci.
  C’e’, poi, il fatto che questa Assemblea dei soci, che tu vuoi convocare congiuntamente con le suddette associazioni, richiedera’ tanti soldi. Ma tu hai dichiarato che le casse della DC sono vuote … per la costituzione in tribunale.

Caro Fontana,
vengo alla conclusione finale e ti chiedo con fermezza :
- di ottemperare alla delibera della Assemblea dei Soci (di convocare l’Assemblea stessa per la modifica delle norme organizzative dello Statuto, e andare a Congresso);
- e chiedere alla Assemblea di deliberare di costituirsi in giudizio.
  Si tratta di impegni imprescindibili, obblighi cui la Presidenza non può sottrarsi tanto che, se disattesi, sento il dovere morale di chiedere al Presidente di porre le proprie dimissioni all’odg della prossima Assemblea.

Saluti cordiali . NINO LUCIANI

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LA DC STORICA DI NUOVO BLOCCATA,
pur se, dopo la nomina del Presidente dell'Assemblea deI soci della DC storica,
la DC può funzionare (dopo 23 anni) senza avere più bisogno della Magistratura.

REFERENDUM DELLA RETE DC ?

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Sotto un profilo giuridico formale, si è di fronte a una inadempienza  grave del Presidente: nel senso che, dopo 4 mesi dalla assemblea, egli non ha ancora attuato una delibera della assemblea del 26 feb. 2017.

Sotto un profilo sostanziale, c'è una divisione dentro il gruppetto dei notabili, attorno a Fontana:
alcuni vogliono andare a Congresso con il vecchio Statuto; altri vogliono andare a congresso,
con un nuovo Statuto (per le norme organizzative) applicando il codice civile (art. 21).

In queste condizioni, l'unico modo di sbloccare è sottoporre
la decisione al Referendum della Rete DC, come fanno i Grillini

MECCANISMO DI REFERENDUM :
Chi vuole, dica la sua idea con una breve e-mail
al seguente indirizzo: nino.luciani@libero.it

Le risposte saranno presto pubblicate su questo sito

BREVE EDITORIALE

Premessa. Già in origine, nel cercare di risolvere come organizzare la DC, ci eramo domandati:
a) andare a congresso con il vecchio statuto ?
b) oppure, andare congresso con un nuovo statuto, dopo avere aggiornato le norme organizzative applicando il codice civile ?<
  Facciamo, qui sotto, la storia di questo dilemma.

STORIA. 1) Preso atto che il XIX congresso del 2012 era stato annullato per la impossibilità di applicare correttamente il vecchio Statuto, si decise di chiedere al Tribunale civile di convocare l’assemblea dei soci in base al codice civile.
Poi, nel settembre 2016, mentre si attendeva la risposta del Tribunale, ci fu una discussione (nello Studio di Fontana, a Roma) tra me e Grassi (presente Alessi).
  Precisamente:
- Luciani sosteneva che, se il giudice avesse accolto il ricorso in base al codice, si doveva poi proseguire la strada verso il congresso, continuando ad applicare il codice;
- Grassi sosteneva, invece, che (dopo il decreto del giudice) si dovevano ricostituire le sezioni, e andare a congresso con il vecchio statuto.
La discussione si concluse con un accordo: se il Tribunale avesse accettato l’elenco dei soci del 2012 e convocato l’assemblea in base al codice, si sarebbe proseguito con il codice.

2) Ma poi, nel corso dell'Assemblea dei soci, il 26 feb 2017, e' riemersa la questione.
- Avevo proposto alla assemblea la seguente norma transitoria: "In via transitoria, tutte le modifiche di statuto, che rendono attuabili la ricostituzione degli organi medesimi, sono di competenza della assemblea".
Questo presupponeva che fosse rispettata l'intesa di proseguire applicando il codice civile.
- Ma Grassi, che al momento presiedeva l’assemblea, si oppose e la votazione fu rinviata alla successiva assemblea, su proposta di Bonalberti.

3) Sono passati oltre tre mesi e l'Assemblea non è stata ancora convocata.
  Anzi, al contrario, Fontana convocava un "Gruppo di persone", da lui scelte, a Roma il 26 aprile, per fare approvare un ordine del giorno in cui si diceva "di organizzare le sezioni della DC comunali, territoriali e comitati civici in tutto il territorio nazionale con in criteri gia’ comunicati dal presidente dell’associazione come da sua precedente lettera. Le sezioni sono lo strumento base a tutela dei successivi adempimenti per lo svolgimento regolare dei congressi provinciali, regionali ed infine nazionale e delle elezioni dei delegati nel loro ambito eletti".

4) Di fronte al capovolgimento delle cose, io avevo comunicato ultimamente che facevo un passo indietro, e lasciavo via libera a Grassi.
  Ma è' passato inutilmente un altro mese, e non risulta essere stata costituita una sola sezione locale.
  A questo punto mi sento di ribadire quanto gia' detto il 26 aprile e precisamente:
  a) In base all'art. 34 dello Statuto, per costituire una Sezione servono 15 iscritti del 1992, con prova di possedere la tessera del 1992;
b) Poi, serve l'approvazione della Direzione provinciale.

E' impossibile realizzare:
-  l'una condizione (perchè pochissimi hanno conservato la tessera);
-  e l'altra condizione (le Direzioni provinciali sono decadute.
  Come pure, il Presidente Fontana non puo' sostituire la Direzione provinciale, perche' nello Statuto non esiste una norma in tal senso.

5) Questa conclusione  è di una evidenza intuitiva, anche considerato il precedente: che già è stato annullato il XIX congresso, celebrato in base al vecchio Statuto. 

Un precedente: Incontro di Mestre

  Il 4 aprile 2017 si è svolto a Mestre un incontro di Ettore Bonalberti,   Luciano Finesso, Nino Luciani, Amedeo Portacci, Giorgio Zabeo allo scopo di concordare una proposta da inviare a Fontana, in vista della attesa Assemblea dei soci. Ecco, qui seguito, il documento.

I - ARGOMENTI PER PROSSIMA ASSEMBLEA DEI SOCI

a) nomina vice presidente (o due)

b) approvazione aggiornamento elenco dei soci effettivi

Nota. Questa approvazione presuppone la verifica della situazione reale, date le informazioni emerse nel corso della convocazione assemblea dei soci e dopo avere sentiti i membri in elenco, sulla volonta' di restare soci.

c) In ogni caso, circa l'invito alla prossima assemblea, si fara' domanda al presidente del tribunale di potere invitare i soci, oltre che con lettera al domicilio, con invito per pubblici proclami.

d) Approvazione delle seguenti Norme transitorie:

- In via transitoria, tutte le modifiche di statuto, che rendono attuabili la ricostituzione degli organi medesimi, sono di competenza della assemblea.

- Sino alla completa riorganizzazione del Partito, il Presidente del Partito è autorizzato, anche ora e per allora e con espressa ratifica di quanto sino ad ora sia stato fatto, a convocare gli associati mediante pubblici proclami, con avviso da pubblicare almeno 20 giorni prima sulla GU e all'Albo Pretorio del Comune di Roma

Nota. Questa proposta va coordinata con il punto c)

e) approvare portabilità di una delega

Nota. L'argomento "modifiche di statuto" va messo dopo quella di approvazione della norma transitoria

g) mettere a punto una strategia comune per l'uso del simbolo, nelle prossime elezioni.
(A questo proposito, si riportano le parole della sentenza della Corte di Appello, p. 27): " quest'ultima (ossia la DC) conserva altresì la titolarità del nome e del simbolo".

In ogni caso occorre Informare il Ministero dell'Interno (Ufficio Elettorale), "per opportuna conoscenza"  della avvenuta ricostituzione della Assemblea dei Soci della DC, con elezione del Presidente, il 26 feb. 2017, allegando il verbale della assemblea.
_____________
II - Progetto nuovo statuto: NOMINA DEL CONSIGLIO NAZIONALE

a) le sezioni locale, comunale e provinciale sono soppresse e si istituisce la sezione unica regionale.

b) il consiglio nazionale ha un numero di 100-150 membri, ripartiti tra le regioni proporzionalmente alla popolazione anagrafica, rispettiva, con il minimo di un membro.
Esso è eletto dal congresso composto da tutti gli iscritti al partito.
I candidati regionali al consiglio nazionale sono votati per lettera cartacea o per e-mail posta certificata, da inviare alle sedi regionali;

c) Il CN dura in carica quanto una legislatura (5 anni).
Il CN è organizzato in due gruppi, di cui uno è il gruppo di maggioranza, l'altro è il gruppo di minoranza, la cui identificazione avviene in relazione alla elezione del segretario nazionale.
Esso, di norma, ha i poteri previsti dallo Statuto vigente.

d) Ogni Regione elegge i membri del CN sulla base di liste concorrenti e ripartito proporzionalmente ai voti da esse ottenute. In ogni caso i candidati dovranno provenire dalle varie province, nessuna esclusa;

e) Il CN elegge il proprio presidente ed è eletto il candidato più votato.

f) Il CN elegge il Segretario nazionale sulla base di un programma politico.
Viene eletto il candidato con la maggioranza assoluta al primo turno, o chi ha più voti al ballottaggio al secondo turno.
I gruppi che hanno eletto il segretario costituiscono il gruppo di maggioranza; tutti gli altri costituiscono il gruppo di minoranza.

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In vista delle elezioni politiche 2018, in Italia

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.
P
er una Legge elettorale proporzionalista "pura",
ma associata a Regolamenti parlamentari che
obbligano i partiti al "bipolarismo" nel dopo elezioni

..

LUCIANI:

1) Bipartitismo come idea e bipolarismo in pratica. In questa problematica il criterio principe è incanalare gli italiani verso il bipartitismo perche' e' il sistema che più permette agli elettori scelte dirette dei governanti. Ma, in ltalia l'estremo campanilismo tuttora non permette questa scelta (ed è ben noto che l'unità d'Italia fu fatta da una élite, non dagli italiani).
2) Gradualità... In una gradualità verso il bipartitismo, proporrei alle èlite (tali sono i partiti) il proporzionale puro (caro agli italiani), ma con la fiducia che i partiti faranno il bipolarismo (subito), stabilendo che i gruppi paramentari non possano avere membri di numero inferiore ad una soglia alta.
3) No a sbarramenti. Gli sbarramenti all'entrata sono antidemocratici e, soprattutto, inutili, se sono vanificati (nel dopo elezioni) dalla proliferazione dei gruppi parlamentari.

IL TESTO DI RIFERIMENTO ALLA CAMERA
predisposta dal Relatore Mazziotti.

RIASSUNTO IN ESSENZIALE :
1.- Camera e Senato : sbarramento al 3%, premio di maggioranza alla lista che ottenga almeno il 40% al primo turno.
Al Senato ci saranno 50 collegi plurinominali, 100 alla Camera, capilista bloccati e preferenze.

2.- Raccolta delle firme:
  a) possibilità di sottoscrizione digitale;
  b) riduzione del numero di firme;
  c) modifica del regime di autenticazione delle firme.

PROPOSTA DI TESTO UNIFICATO DEL RELATORE

Art. 1. (Disposizioni in materia di elezione della Camera dei deputati).

1. Al testo unico delle leggi recanti norme per la elezione della Camera dei deputati, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 30 marzo 1957, n. 361, sono apportate le seguenti modificazioni:
a) al comma 2 dell'articolo 1, le parole da: con l'eventuale attribuzione di un premio di maggioranza fino alla fine del comma sono sostituite dalle seguenti: con l'eventuale attribuzione di un premio di maggioranza qualora la lista che ha conseguito il maggior numero di voti validi abbia altres onseguito una percentuale di voti pari almeno al 40 per cento del totale nazionale;
b) all'articolo 7, comma 1, lettera c), dopo le parole: i sindaci sono inserite le seguenti: metropolitani e i sindaci;
c) all'articolo 11, il quinto comma brogato;
d) all'articolo 18-bis, sono apportate le seguenti modificazioni:

1) al comma 1, le parole: da almeno 1.500 e da non pi di 2.000 elettori sono sostituite dalle seguenti: da almeno 300 e da non pi di 500 elettori;
2) dopo il comma 1 nserito il seguente:

1-bis. Anche in deroga alle disposizioni del comma 1, le sottoscrizioni possono essere raccolte in modalit igitale, anche attraverso l'utilizzo della firma digitale o della firma elettronica qualificata, ai sensi del codice dell'amministrazione digitale, di cui al decreto legislativo 7 marzo 2005, n. 82.;

e) all'articolo 20, sono apportate le seguenti modificazioni:

1) al secondo comma, dopo le parole: anche in atti separati, sono aggiunte le seguenti: o in modalit igitale ai sensi comma 1-bis dell'articolo 18-bis;

2) al quarto comma, sono aggiunte, in fine le seguenti parole: , anche in modalit igitale;

3) dopo il quinto comma nserito il seguente: Le firme degli elettori possono altres ssere apposte in modalit igitale, anche attraverso l'utilizzo della firma digitale o della firma elettronica qualificata, ai sensi del codice dell'amministrazione digitale, di cui al decreto legislativo Pag. 197 marzo 2005, n. 82; in tali casi non ecessaria l'autenticazione delle sottoscrizioni;

f) all'articolo 31, il comma 2-bis brogato;

g) all'articolo 77, comma 1, dopo il numero 3) ggiunto il seguente:

3-bis) determina la cifra elettorale percentuale di collegio di ciascuna lista. Tale cifra si ottiene dividendo la cifra elettorale di collegio di ciascuna lista per il totale dei voti validi del collegio e moltiplicando il risultato ottenuto per cento;

h) all'articolo 83:

1) al comma 1, numero 7), sono premesse le seguenti parole: qualora la verifica di cui al comma 1, numero 5), abbia dato esito negativo o;

2) al comma 1, numero 8), dopo il quinto periodo nserito il seguente: Esclude dall'attribuzione di cui al periodo precedente la lista ovvero le liste alle quali tato attribuito il numero di seggi a esse assegnato a seguito delle operazioni di cui al numero 4);

3) al comma 6, le parole: ovvero delle liste ammesse all'eventuale ballottaggio sono soppresse;

i) all'articolo 84, comma 1, ggiunto, in fine, il seguente periodo: Il deputato che risulti eletto in pi collegi plurinominali roclamato nel collegio in cui la lista di appartenenza abbia ottenuto la minore cifra elettorale percentuale di collegio, ai sensi dell'articolo 77, comma 1, numero 3-bis);

l) l'articolo 85 brogato;

m) all'articolo 93, secondo comma, lettera c), le parole: La scheda per il ballottaggio a medesima con la quale la votazione si svolge sull'intero territorio nazionale sono soppresse;

n) all'articolo 93-ter, il comma 3 brogato;

o) all'articolo 93-quater:

1) al comma 4, le parole: , o ancora a seguito dello svolgimento del ballottaggio sono soppresse;

2) al comma 7, le parole: ovvero a seguito dell'esito del ballottaggio, e le parole: , ovvero ha ottenuto il maggior numero di voti nel turno di ballottaggio, sono soppresse.

Art. 2.

(Disposizioni in materia di elezione del Senato della Repubblica).

1. Il comma 2 dell'articolo 1 del testo unico delle leggi recanti norme per l'elezione del Senato della Repubblica, di cui al decreto legislativo 20 dicembre 1993, n. 533, di seguito denominato decreto legislativo n. 533 del 1993, ostituito dai seguenti:

2. Per la presentazione delle candidature e per l'assegnazione dei seggi ai candidati ciascuna circoscrizione regionale ipartita in collegi plurinominali. Salvo i seggi assegnati alla circoscrizione Estero e fermo restando quanto disposto dai commi 3 e 4, l'assegnazione dei seggi alle liste sul territorio nazionale ffettuata dall'ufficio elettorale centrale nazionale, ai sensi dell'articolo 16, con l'eventuale attribuzione di un premio di maggioranza qualora la lista che ha conseguito il maggior numero di voti validi abbia altres onseguito una percentuale di voti pari almeno al 40 per cento del totale nazionale.

2-bis. Con il medesimo decreto del Presidente della Repubblica di cui al comma 1 eterminato, per ciascuna circoscrizione regionale, il numero di seggi da attribuire nei collegi plurinominali sulla base dei risultati dell'ultimo censimento generale della popolazione, riportati dalla pi recente pubblicazione ufficiale dell'istituto nazionale di statistica.

2-ter. Fatto salvo quanto disposto dai commi 3 e 4, i seggi ripartiti tra le regioni ai sensi del comma 1 sono attribuiti in 50 collegi plurinominali.

2. Al comma 1 dell'articolo 2 del decreto legislativo n. 533 del 1993, le parole: nelle circoscrizioni regionali sono sostituite dalle seguenti: nei collegi plurinominali di ciascuna regione.

3. Nel titolo II del decreto legislativo n. 533 del 1993, dopo l'articolo 7 ggiunto il seguente:

Art. 7-bis. 1. Presso la Corte di cassazione stituito, entro tre giorni dalla pubblicazione del decreto di convocazione dei comizi, l'Ufficio elettorale centrale nazionale, composto da un presidente di sezione e da quattro consiglieri scelti dal primo presidente.

4. All'articolo 9 del decreto legislativo n. 533 del 1993 sono apportate le seguenti modificazioni:

a) il comma 2 ostituito dal seguente: 2. La dichiarazione di presentazione delle liste di candidati per l'attribuzione dei seggi nei collegi plurinominali deve essere sottoscritta da non meno di 600 e da non pi di 1.000 elettori iscritti nelle liste elettorali di comuni compresi nei medesimi collegi o, in caso di collegi compresi in un unico comune, iscritti nelle sezioni elettorali di tali collegi. In caso di scioglimento del Senato della Repubblica che ne anticipi la scadenza di oltre centoventi giorni, il numero delle sottoscrizioni idotto alla met ;

b) dopo il comma 2, nserito il seguente:

2-bis. Anche in deroga alle disposizioni del comma 2, le sottoscrizioni possono essere raccolte in modalit igitale, anche attraverso l'utilizzo della firma digitale o della firma elettronica qualificata, ai sensi del codice dell'amministrazione digitale, di cui al decreto legislativo 7 marzo 2005, n. 82.;

c) al comma 3, il secondo periodo oppresso;

d) il comma 4 oppresso.

5. All'articolo 11 del decreto legislativo n. 533 del 1993 sono apportate le seguenti modificazioni:

a) al comma 1, la lettera a) i> sostituita dalla seguente: a) stabilisce mediante sorteggio, da effettuare alla presenza dei delegati di lista, il numero d'ordine da assegnare alle liste. I contrassegni di ciascuna lista e i cognomi e i nomi dei relativi candidati sono riportati nelle schede di votazione e sui manifesti secondo l'ordine progressivo risultato dal suddetto sorteggio;

b) al comma 3:

Nino Luciani, Sì ad una Legge elettorale con sistema proporzionale puro, ma con Regolamenti parlamentari che ammettono gruppi con numero di membri molto alto.

1.- Premessa. E' un atteggiamento piuttosto comune considerare gli sbarramenti all'entrata in parlamento, ipotizzando che la proliferazione dei partiti ostacoli il buon funzionamento delle camere.
In verità esistono alcune smagliature nel "dopo" entrata, che in pratica mandano all'aria tutti i buoni propositi iniziali e si ricomincia da capo.
In questo servizio, mi occupo del dopo e faccio alcune proposte.
Ma andiamo per gradi, cominciando con una breve introduzione.

2. Sulle necessità fondamentali. Quelle, di solito evidenziate, sono di rendere compatibile:
a) la rappresentatività
dei parlamenti (rispetto alla struttura ideale, territoriale, etnica, di genere del Paese);
b) con la governabilità.

a) Sul punto a) è, di solito, perfino facile trovare una soluzione, a parte la questione delle preferenze, che nasconde ambiguità.
  Altre ambiguità, se non falsità, sono nascoste nella obbligo di raccolta delle firme.
  Preferenze. La manifestazione delle preferenze è una specie di convalidità della rappresentatività del candidato nei confronti del suo elettore.
  Tuttavia, nella totalità (quasi) dei casi, l'elettore non conosce il candidato.
  Per risolvere bene (quasi) il problema, occorre riportarlo alla sede naturale. Essa è che solo le associazioni di categoria (quelle numerose) se ne possono valere efficacemente indicando ai soci le ersone da votare.
  Vogliamo che questo avvenga ? Se sì, si può al massimo, permettere un voto di preferenza, per evitare che i parlamentari rispondano ai partiti, anzichè alle lobby, e che facciano cadere i governi ogni volta che privilegiano il bene comune, anzichè quello delle lobby coalizzate.
  Firme. L'obbligo raccolta delle firme non c'è oggi solo per i partiti già in parlamento.
  C'è, poi, la circostanza "notoria" che nella gran parte esse sono "comprate" presso chi le "sa" raccogliere (diciamo: ricostruire).
  Sarebbe opportuno riformare realisticamente e correttamente questa problematica, portando il numero a cifre simboliche, e questo per tutti.

b) Sul punto b), vanno distinti i sistemi proporziovale dai sistemi maggioritari.
  I primi sono per così dire "bonificati" mediante esclusioni all'entrata, ma non sempre si tiene conto abbastanza che le esclusioni (numeriche e politiche)  più o meno drastiche sono pericolose per la pace sociale e dunque rendono difficile la governabilità.
Infatti le esclusioni possono avere risvolti nel "dopo", che evolvono in manifestazioni al limite delle regole democratiche, e finanche rivoluzionarie.
  Nella Italia democratica anti-fascista di oggi, le esclusioni "politiche" si direbbero impossibili, e invece ci sono, come risulta dai tentativi delle parti di modellare la legge a propria immagine e somiglianza. Il caso piu' sovversivo è il cosiddetto premio di maggioranza ai partiti o alle coalizioni di minoranza (40%).

  Nei sistemi maggioritari, in ogni collegio vince uno solo, il candidato con piu' voti. Ma in un territorio variegato di campanili, come l'Italia, solo il collegio unico nazionale, potrebbe garantire una maggioranza, già al momento delle elezioni.

3) Sul dopo elezioni. Nel caso dell'Italia, le varie soluzioni (sia pur miste di proporzionale e di maggioritario) che seguirono alla caduta della DC, hanno prodotto una qualche maggior stabilità dei governi mediante il cosiddetto "bipolarismo", ma che non erano il buon governo.
  Il motivo fondamentale è i cosiddetti "poli" erano "unioni elettorali", non "unioni programmatiche".
  Lo abbiamo visto nel fatto che, nel dopo elezioni, i vari Presidenti del Consiglio dei Ministri erano continuamente sotto assedio dei vari parlamentari (di maggioranza) per ottenere favori e favorini personali, pena la minaccia delle sfiducia in parlamento.
 
4) Come impedire la proliferazione dei gruppi parlamentati, nel dopo elezioni. L'accenno al "dopo", fatto all'inizio di questo servizio voleva portare la riflessione su questo punto.
  Dunque, a cosa servono i vari sbarramenti o i premi alle coalizioni, se poi (nel dopo) è possibile frantumare tutto ?
  In questa conclusione, voglio sostenere che è meglio il proporzionale puro, se i partiti fanno un patto secondo cui, nel dopo, si aggregheranno, rinunciando ad ogni forma di frantumazione.

a) Art. 67 della Costituzione. Secondo questo articolo, il parlamentare "esercita le proprie funzioni senza vincolo di mandato". Dunque, qui troviamo il germe della proliferazione. Ma su questo la legge elettorale non ha poteri.

b) Regolamenti parlamentari. In base a questi, oggi alla Camera i parlamentari si possono costituire in gruppi se v'è la richiesta di almeno 20 deputati. In Senato, il numero è 10. Poi ci sono i gruppi misti, che sono un ibrido che riduce i requisiti ulteriormente.
  Il problema è incentivare l'Italia democratica al bipartitismo, senza andare contro la natura campanilista degli italiani.
  Ipotizzerei due soluzioni:
a ) che il numero minino per costituire un gruppo parlamentare sia ad es. il 30-40% dei memri della camera di afferenza. Su questa base, si dovrebbe aprire una fase di interlocuzione;
b) oppure, di ammettere in esplicito, già per definizione, due soli gruppi parlamentari: uno coincidente con i parlamentari del partito numericamente maggiore; un secondo coincidente con i parlamentari del secondo partito numerico.
  Tutti gli altri dovrebbero poter afferire ad uno dei due gruppi.

5) Conclusione. Proporrei, una legge elettorale (per entrambe le camere) secondo un principio di proporzionalità pura, ma associata a regolamenti parlamentari che vincolino i parlamentari al bipolarismo in entrambe le camere.
  Preferenze. Escluderei le preferenze per gli elettori, ma alzerei la soglia dei requisiti di preferibilità, per le segreterie dei partiti (es. il candidato con laurea, ha una precedenza).

1) al primo periodo sono aggiunte, in fine, le seguenti parole: e i nominativi dei relativi candidati capilista;

2) il secondo periodo oppresso;

3) il terzo periodo ostituito dal seguente: L'ordine delle liste tabilito con sorteggio secondo le disposizioni di cui al comma 1, lettera a);

4) ggiunto, in fine, il seguente periodo: A destra del contrassegno sono riportate due linee orizzontali per l'espressione, rispettivamente, della prima e della seconda preferenza.

6. All'articolo 13 del decreto legislativo n. 533 del 1993 sono apportate le seguenti modificazioni:

a) al comma 3, le parole: della circoscrizione regionale sono sostituite dalle seguenti: del collegio plurinominale;

b) al comma 4, le parole: della circoscrizione regionale sono sostituite dalle seguenti: del collegio plurinominale del Senato.

7. All'articolo 14, comma 1, ggiunto, in fine, il seguente periodo: L'elettore pu tres sprimere uno o due voti di preferenza, scrivendo il nominativo del candidato o dei candidati nelle apposite linee orizzontali. In caso di espressione della seconda preferenza, a pena di nullit ella medesima preferenza, l'elettore deve scegliere un candidato di sesso diverso rispetto al primo.

8. Dopo il titolo IV del decreto legislativo n. 533 del 1993, nserito il seguente:

TITOLO IV-bis DELLE OPERAZIONI DELL'UFFICIO ELETTORALE REGIONALE

Art. 14-bis. 1. L'ufficio centrale regionale, compiute le operazioni di cui all'articolo 76 del testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 30 marzo 1957, n. 361, facendosi assistere, ove lo ritenga opportuno, da uno o pi esperti scelti dal presidente:

a) determina la cifra elettorale di collegio di ogni lista. Tale cifra ata dalla somma dei voti validi conseguiti dalla lista stessa nelle singole sezioni elettorali del collegio plurinominale;

b) determina il totale dei voti validi espressi in ciascun collegio della regione;

c) determina la cifra elettorale regionale di ogni lista. Tale cifra ata dalla somma delle cifre elettorali conseguite dalla lista nei collegi della regione;

d) determina il totale dei voti validi della circoscrizione regionale;

e) individua le liste che abbiano conseguito sul piano regionale almeno il 3 per cento del totale dei voti validi espressi;

f) determina la cifra elettorale individuale di ognuno dei candidati nel collegio plurinominale compresi nelle liste individuate ai sensi della lettera e). Tale cifra ata dalla somma dei voti validi di preferenza a lui attribuiti nelle sezioni elettorali del collegio;

g) per ciascun collegio plurinominale, determina la graduatoria decrescente delle cifre elettorali individuali dei candidati di ciascuna lista. A parit i cifre individuali, prevale nella graduatoria l'ordine di presentazione nella lista;

h) comunica all'Ufficio elettorale centrale nazionale, a mezzo di estratto del verbale, la cifra elettorale regionale di ciascuna lista, il totale dei voti validi espressi nella circoscrizione regionale, nonch 'elenco delle liste di cui alla lettera e).

9. La rubrica del titolo VI del decreto legislativo n. 533 del 1993 ostituita dalla seguente: Delle operazioni dell'Ufficio elettorale centrale nazionale.

10. L'articolo 16 del decreto legislativo n. 533 del 1993 ostituito dal seguente:

Art. 16. 1. L'Ufficio elettorale centrale nazionale, ricevuti gli estratti dei verbali da tutti gli uffici elettorali regionali, facendosi assistere, ove lo ritenga opportuno, da uno o pi esperti scelti dal presidente:

a) determina la cifra elettorale nazionale di ciascuna lista. Tale cifra ata dalla somma delle cifre elettorali circoscrizionali conseguite nelle singole circoscrizioni dalle liste aventi il medesimo contrassegno;

b) determina il totale nazionale dei voti validi; tale totale ato dalla somma delle cifre elettorali nazionali determinate ai sensi della lettera a);

c) individua quindi la lista che ha ottenuto la maggiore cifra elettorale nazionale. Nelle determinazioni di cui alle lettere a) e b), nella cifra elettorale nazionale di ciascuna lista sono considerati e compresi i voti validi espressi in favore di candidati nel collegio uninominale della Valle d'Aosta/Vall d'Aoste e nei collegi uninominali del Trentino-Alto Adige/Sdtirol quando tali candidati sono contraddistinti dal medesimo contrassegno della lista; tali voti non concorrono all'attribuzione dei seggi nelle altre circoscrizioni del territorio nazionale e non sono considerati in alcuna delle relative operazioni di calcolo;

d) procede per ciascuna regione a una prima attribuzione provvisoria dei seggi alle liste comprese nell'elenco comunicato dall'ufficio elettorale regionale ai sensi dell'articolo 14-bis, comma 1, lettera h), in base alla cifra elettorale regionale di ciascuna di esse. A tale fine divide il totale regionale di tali liste per il numero di seggi da attribuire nella regione, ottenendo cos l quoziente elettorale regionale. Nell'effettuare tale divisione non tiene conto dell'eventuale parte frazionaria del quoziente. Divide poi la cifra elettorale regionale di ciascuna lista per tale quoziente. La parte intera del quoziente cos ttenuta rappresenta il numero dei seggi da assegnare a ciascuna lista. I seggi che rimangono ancora da attribuire sono rispettivamente assegnati alle liste per le quali queste ultime divisioni hanno dato i maggiori resti e, in caso di parit i resti, a quelle che abbiano conseguito la maggiore cifra elettorale regionale; a parit i quest'ultima si procede a sorteggio. Determina infine il totale nazionale dei seggi assegnati in base a tale attribuzione provvisoria a ciascuna lista. Tale totale ato per ciascuna lista dalla somma dei seggi a essa assegnati in ciascuna regione;

e) verifica se la cifra elettorale nazionale della lista con la maggiore cifra elettorale nazionale, individuata ai sensi della lettera c), corrisponda ad almeno il 40 per cento del totale nazionale dei voti validi;

f) qualora la di cui alla lettera e) abbia dato esito positivo, verifica se la lista di cui alla predetta lettera abbia conseguito dalle assegnazioni un numero totale nazionale di seggi pari o superiore a 170 seggi;

g) qualora la verifica di cui alla lettera f) abbia dato esito positivo conferma come definitive le assegnazioni dei seggi effettuate in ciascuna regione ai sensi della lettera d) e comunica tali assegnazioni ai rispettivi uffici elettorali regionali. L'ufficio elettorale regionale assegna i seggi alle liste comprese nell'elenco di cui all'articolo 14-bis, comma 1, lettera h), in conformit lla comunicazione ricevuta dall'Ufficio elettorale centrale nazionale e procede ai sensi dell'articolo 16-bis alla loro attribuzione nei collegi plurinominali della regione. Nella determinazione del numero nazionale dei seggi ottenuti dalla lista con la maggiore cifra elettorale nazionale l'Ufficio centrale elettorale nazionale comprende il numero di seggi in cui sono stati proclamati candidati ai seggi attribuiti con metodo proporzionale nella regione Trentino-Alto Adige/Sdtirol, ovvero candidati nei collegi uninominali della Valle d'Aosta/Vall d'Aoste e nei collegi uninominali del Trentino-Alto Adige/Sdtirol quando tali candidati sono contraddistinti dal medesimo contrassegno della lista che ha conseguito la maggiore cifra elettorale nazionale;

h) qualora la verifica di cui alla lettera f) del presente comma abbia dato esito negativo, assegna a tale lista il numero aggiuntivo di seggi necessario e sufficiente a che, sommati questi al numero di seggi assegnati ai sensi della lettera d), ad essa siano assegnati complessivamente 170 seggi. Nella determinazione di tale numero si applica quanto disposto dal terzo periodo della lettera g);

i) procede poi a ripartire fra le regioni il numero di seggi aggiuntivi determinato ai sensi della lettera h). A tale fine divide la cifra elettorale regionale della lista di cui alla lettera e) per il totale nazionale delle cifre elettorali regionali della medesima lista, escludendo dal totale le regioni Valle d'Aosta/Vall d'Aoste, Trentino-Alto Adige/Sdtirol e Molise, nelle quali non sono attribuiti seggi aggiuntivi. L'Ufficio esclude altres a regione o le regioni in cui non resente la lista di cui alla citata lettera e) o nella quale essa non ompresa nell'elenco di cui all'articolo 14-bis, comma 1, lettera h). Nel compiere l'operazione di cui al periodo precedente, arrotonda alla sesta cifra decimale il valore risultante, determinando cos 'indice di ripartizione dei seggi aggiuntivi in ciascuna regione. Moltiplica poi ciascuno di tali indici per il numero di seggi aggiuntivi determinato ai sensi della lettera h) e arrotonda questo secondo risultato all'unit ntera pi prossima. In corrispondenza del rispettivo indice attribuisce in ciascuna regione alla lista di cui alla lettera e) un numero di seggi aggiuntivi pari al risultato di tale moltiplicazione. Prima di procedere all'attribuzione dei seggi aggiuntivi da attribuire in ciascuna regione, l'Ufficio verifica se la somma dei seggi aggiuntivi cos eterminati corrisponde al numero dei seggi aggiuntivi determinato ai sensi della lettera h). Se il risultato della somma i un'unit uperiore a tale valore, l'Ufficio arrotonda all'unit ntera inferiore il risultato che ha la pi piccola parte decimale tra i risultati delle moltiplicazioni arrotondati all'unit ntera superiore. Se il risultato della moltiplicazione guale in corrispondenza di due o pi regioni, l'Ufficio arrotonda all'unit ntera inferiore il valore corrispondente alla regione nella quale la lista di cui alla lettera e) ha la minore cifra elettorale regionale. Se il risultato della somma uperiore di pi unit l'Ufficio ripete pi volte le operazioni descritte iniziando dal pi piccolo dei valori tra quelli arrotondati all'unit ntera superiore e fino alla determinazione del numero complessivo di seggi aggiuntivi corrispondente a quello determinato ai sensi della lettera h). Se il risultato della somma dei seggi aggiuntivi da attribuire nelle singole regioni i una o pi unit nferiore al numero determinato ai sensi della lettera h), l'Ufficio procede nel modo di cui ai periodi ottavo, nono e decimo, arrotondando all'unit ntera superiore i valori arrotondati nel primo calcolo all'unit ntera inferiore. L'Ufficio provvede quindi alle comunicazioni di cui al comma 3, indicando per ciascuna regione il numero dei seggi assegnati complessivamente alla lista di cui alla lettera e).

2. Qualora la verifica di cui al comma 1, lettera e), abbia dato esito negativo resta ferma come definitiva l'assegnazione dei seggi in ciascuna regione come definita dalla attribuzione provvisoria di cui al comma 1, lettera d). L'Ufficio elettorale centrale nazionale procede quindi alle comunicazioni di cui al comma 3.

3. Al termine delle operazioni l'Ufficio elettorale centrale nazionale, tramite estratto del processo verbale, comunica agli uffici elettorali regionali l'assegnazione dei seggi alle liste nella rispettiva regione come determinata ai sensi del comma 1, lettera g), ovvero del comma 1, lettera i), ovvero del comma 2.

4. Di tutte le operazioni dell'Ufficio elettorale centrale nazionale viene redatto, in duplice esemplare, un apposito verbale; un esemplare imesso alla Segreteria generale del Senato della Repubblica, la quale ne rilascia ricevuta; un altro esemplare epositato presso la cancelleria della Corte di cassazione.

11. Dopo l'articolo 16 del decreto legislativo n. 533 del 1993, come da ultimo sostituito dal presente articolo, nserito il seguente:

Art. 16-bis. 1. L'ufficio elettorale regionale, ricevute le comunicazioni di cui al comma 3 dell'articolo 16, procede, in applicazione delle determinazioni assunte dall'Ufficio elettorale centrale nazionale, alle ulteriori attribuzioni e assegnazioni dei seggi in sede regionale e, successivamente, nei collegi plurinominali. A tale fine compie le seguenti operazioni:

a) se l'Ufficio elettorale centrale nazionale ha assegnato i seggi alle liste regionali ai sensi dell'articolo 16, comma 1, lettera g), o del medesimo articolo 16, comma 2, procede alla proclamazione degli eletti qualora la regione non sia ripartita in pi collegi plurinominali o, altrimenti, procede ad attribuire nei collegi plurinominali i seggi assegnati a ciascuna lista in sede regionale;

b) se l'Ufficio elettorale centrale nazionale ha assegnato, ai sensi dell'articolo 16, comma 1, lettera i), i seggi alla lista che ha ottenuto la maggiore cifra elettorale nazionale, l'ufficio elettorale regionale procede a ripartire il numero residuo di seggi tra le altre liste di cui all'articolo 14-bis, comma 1, lettera e). Tale numero di seggi eterminato sottraendo al numero di seggi assegnati alla regione dal decreto di cui all'articolo 1, comma 1, il numero di seggi assegnati dall'Ufficio centrale elettorale nazionale alla lista che ha ottenuto la maggiore cifra elettorale nazionale. Divide quindi il totale delle cifre elettorali regionali delle liste cui attribuisce i seggi per il numero dei seggi prima determinato ottenendo cos l quoziente elettorale regionale. Nell'effettuare tale divisione non tiene conto dell'eventuale parte frazionaria del quoziente. Divide poi la cifra elettorale regionale di ciascuna lista per tale quoziente. La parte intera del quoziente cos ttenuta rappresenta il numero dei seggi da assegnare a ciascuna lista. I seggi che rimangono ancora da attribuire sono rispettivamente assegnati alle liste per le quali queste ultime divisioni hanno dato i maggiori resti e, in caso di parit i resti, a quelle che abbiano conseguito la maggiore cifra elettorale regionale; a parit i quest'ultima si procede a sorteggio.

2. L'ufficio elettorale regionale procede all'attribuzione nei singoli collegi plurinominali dei seggi assegnati alle liste come segue:

a) qualora i seggi siano stati assegnati con premio di maggioranza ai sensi dell'articolo 16, comma 1, lettera i), e del comma 1, lettera b), del presente articolo, determina ai fini della ripartizione il quoziente regionale della lista alla quale tato attribuito il premio di maggioranza e il quoziente regionale delle altre liste alle quali sono attribuiti i seggi. Per determinare ciascuno dei quozienti, divide la cifra elettorale della lista di maggioranza e il totale delle cifre elettorali delle altre liste per il numero dei seggi loro rispettivamente assegnati nella regione e trascura la parte frazionaria del risultato;

b) qualora i seggi siano stati attribuiti ai sensi dell'articolo 16, comma 1, lettera g), o del medesimo articolo 16, comma 2, il quoziente regionale umulativamente determinato dividendo il totale delle cifre elettorali alle quali sono assegnati seggi nella regione per il totale dei seggi loro assegnati e trascurando la parte frazionaria del risultato;

c) nel caso in cui i seggi siano stati assegnati ai sensi della lettera a), per l'attribuzione dei seggi nei collegi plurinominali divide, per ciascun collegio plurinominale, la cifra elettorale della lista maggioritaria per il quoziente elettorale di maggioranza determinato ai sensi della lettera a) ottenendo cos 'indice relativo ai seggi da attribuire a tale lista nel collegio plurinominale. Analogamente, per le altre liste alle quali spettano seggi nella circoscrizione, divide il totale delle cifre elettorali di collegio per il quoziente elettorale di minoranza determinato ai sensi della lettera a), ottenendo cos 'indice relativo ai seggi da attribuire nel collegio al gruppo di liste di minoranza. Quindi, moltiplica ciascuno degli indici suddetti per il numero dei seggi assegnati al collegio e divide il prodotto per la somma di tutti gli indici. La parte intera dei quozienti di attribuzione cos ttenuti rappresenta il numero dei seggi da attribuire nel collegio alla lista di maggioranza e al gruppo di liste di minoranza. I seggi che rimangono ancora da attribuire sono rispettivamente assegnati alla lista di maggioranza o al gruppo di liste di minoranza per i quali le parti decimali dei quozienti di attribuzione siano maggiori e, in caso di parit alle liste che abbiano conseguito la maggiore cifra elettorale circoscrizionale; a parit i quest'ultima, si procede a sorteggio;

d) successivamente accerta se la somma dei seggi assegnati in tutti i collegi alla lista di maggioranza e al gruppo di liste di minoranza corrisponda al numero dei seggi complessivamente assegnato dall'Ufficio elettorale centrale nazionale. In caso negativo, alla lista di maggioranza o al gruppo di liste di minoranza che abbia seggi eccedenti sottrae i seggi nei collegi nei quali i seggi stessi sono stati ottenuti con le parti decimali dei quozienti di attribuzione, secondo il loro ordine crescente, e li assegna, nei medesimi collegi, alla lista di maggioranza o al gruppo di liste di minoranza deficitario;

e) procede quindi all'attribuzione nei singoli collegi dei seggi spettanti alle liste del gruppo di liste di minoranza. A tale fine, determina il quoziente di collegio del gruppo di liste di minoranza dividendo il totale delle cifre elettorali di collegio delle liste che compongono il gruppo per il numero dei seggi assegnati al gruppo stesso nel collegio. Nell'effettuare tale divisione non tiene conto dell'eventuale parte frazionaria del quoziente. Divide quindi la cifra elettorale di collegio di ciascuna lista del gruppo per tale quoziente di collegio. La parte intera del quoziente cos ttenuto rappresenta il numero dei seggi da assegnare a ciascuna lista. I seggi che rimangono ancora da attribuire sono assegnati alle liste seguendo la graduatoria decrescente delle parti decimali dei quozienti cos ttenuti; in caso di parit sono attribuiti alle liste con la maggiore cifra elettorale circoscrizionale; a parit i quest'ultima, si procede a sorteggio. Successivamente accerta se la somma dei seggi assegnati in tutti i collegi a ciascuna lista corrisponda al numero di seggi a essa attribuito nella circoscrizione ai sensi del comma 1, lettera b). In caso negativo, determina la lista che ha il maggior numero di seggi eccedentari e, a parit i questi, la lista che tra queste ha ottenuto il seggio eccedentario con la minore parte decimale del quoziente; sottrae quindi il seggio a tale lista nel collegio in cui tato ottenuto con la minore parte decimale dei quozienti di attribuzione e lo assegna alla lista deficitaria che ha il maggior numero di seggi deficitari e, a parit i questi, alla lista che tra queste ha la maggiore parte decimale del quoziente che non ha dato luogo all'assegnazione di seggio; il seggio ssegnato alla lista deficitaria nel collegio plurinominale in cui essa ha la maggiore parte decimale del quoziente di attribuzione non utilizzata; ripete quindi, in successione, tali operazioni fino all'assegnazione di tutti i seggi eccedentari alle liste deficitarie;

f) qualora l'Ufficio elettorale centrale nazionale abbia assegnato i seggi alle liste senza attribuire il premio di maggioranza, l'ufficio elettorale circoscrizionale procede all'attribuzione dei seggi nei collegi plurinominali, considerando singolarmente ciascuna lista, con le medesime modalit tabilite dalla lettera e) per l'attribuzione dei seggi alle liste del gruppo di liste di minoranza.

12. L'articolo 17 del decreto legislativo n. 533 del 1993 ostituito dal seguente:

Art. 17. 1. Al termine delle operazioni di cui all'articolo 16-bis, l'ufficio elettorale regionale proclama eletti in ciascun collegio, nei limiti dei seggi ai quali ciascuna lista ha diritto, i candidati compresi nella lista medesima, a partire dal candidato capolista e successivamente in ragione del numero di preferenze ottenute da ciascun candidato, in ordine decrescente.

2. Qualora una lista abbia esaurito il numero dei candidati presentati in un collegio plurinominale e non sia quindi possibile attribuire tutti i seggi ad essa spettanti in quel collegio, l'ufficio elettorale regionale assegna i seggi alla lista negli altri collegi plurinominali della regione in cui la stessa lista abbia la maggiore parte decimale del quoziente non utilizzata, a partire dal candidato capolista e successivamente in ragione del numero di preferenze ottenute da ciascun candidato, in ordine decrescente. Qualora al termine di detta operazione residuino ancora seggi da assegnare alla lista, questi le sono attribuiti negli altri collegi plurinominali della regione in cui la stessa lista abbia la maggiore parte decimale del quoziente gi tilizzata, a partire dal candidato capolista e successivamente in ragione del numero di preferenze ottenute da ciascun candidato, in ordine decrescente. Alla proclamazione del candidato capolista si applica la disposizione del comma 1, secondo periodo.

13. L'articolo 17-bis del decreto legislativo n. 533 del 1993 brogato.

14. All'articolo 19 del decreto legislativo n. 533 del 1993 sono apportate le seguenti modificazioni:

a) il comma 1 ostituito dal seguente:

1. Il seggio che rimanga vacante per qualsiasi causa, anche sopravvenuta, ttribuito, nell'ambito del medesimo collegio plurinominale, al candidato non eletto che abbia ottenuto il maggior numero di preferenze;

b) al comma 2, le parole: ai sensi dell'articolo 17, comma 8 sono sostituite dalle seguenti: ai sensi dell'articolo 17, comma 2.

15. Le tabelle A e B, allegate al decreto legislativo n. 533 del 1933, sono sostituite dalle tabelle A e B di cui all'Allegato 1 alla presente legge.

Art. 3.

(Delega al Governo per la determinazione dei collegi plurinominali per l'elezione del Senato della Repubblica).

1. Il Governo elegato ad adottare, entro quarantacinque giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, ai sensi dell'articolo 14 della legge 23 agosto 1988, n. 400, un decreto legislativo per la determinazione dei collegi plurinominali nell'ambito di ciascuna circoscrizione regionale, sulla base dei seguenti princ e criteri direttivi:

a) fatto salvo quanto stabilito per le circoscrizioni Valle d'Aosta/Vall d'Aoste e Trentino-Alto Adige/Sdtirol ai sensi dell'articolo 1, commi 3 e 4, del decreto legislativo 20 dicembre 1993, n. 533, nelle restanti circoscrizioni del territorio nazionale per l'elezione del Senato della Repubblica sono costituiti 50 collegi plurinominali. La circoscrizione Molise ostituita in un unico collegio plurinominale;

b) i collegi plurinominali sono costituiti in ciascuna circoscrizione regionale in un numero determinato con il metodo dei quozienti interi e dei pi alti resti in proporzione al numero di seggi a essa assegnati secondo la ripartizione effettuata ai sensi dell'articolo 57 della Costituzione. La popolazione di ciascun collegio pu ostarsi dalla media della popolazione dei collegi della circoscrizione di non oltre il 20 per cento in eccesso o in difetto;

c) sono garantite la coerenza del bacino territoriale di ciascun collegio e, di norma, la sua omogeneit conomico-sociale e delle caratteristiche storico-culturali, nonch a continuit el territorio di ciascun collegio, fatto salvo il caso in cui il territorio stesso comprenda porzioni insulari. I collegi, di norma, non possono dividere il territorio comunale, salvo il caso dei comuni che, per le loro dimensioni demografiche, comprendano al loro interno pi collegi. In quest'ultimo caso, ove possibile, il comune deve essere suddiviso in collegi formati mediante l'accorpamento dei tenitori dei collegi plurinominali per l'elezione della Camera dei deputati stabiliti dal decreto legislativo 7 agosto 2015, n. 122;

d) sulla base di quanto stabilito dall'articolo 1, comma 2-ter, del decreto legislativo 20 dicembre 1993, n. 533, introdotto dalla presente legge, ciascun collegio plurinominale eterminato di norma per accorpamento dei collegi plurinominali per l'elezione della Camera dei deputati stabiliti dal decreto legislativo 7 agosto 2015, n. 122.

2. Ai fini della predisposizione dello schema del decreto legislativo di cui al comma 1, il Governo si avvale di una Commissione composta dal presidente dell'istituto nazionale di statistica, che la presiede, e da dieci esperti in materia attinente ai compiti che la Commissione hiamata a svolgere, senza nuovi o maggiori oneri per il bilancio dello Stato.

3. Lo schema del decreto legislativo di cui al comma 1 rasmesso alle Camere entro venti giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, ai fini dell'espressione del parere da parte delle Commissioni parlamentari competenti per materia entro quindici giorni dalla ricezione dello schema. Qualora il decreto legislativo non fosse conforme al parere parlamentare, il Governo, contemporaneamente alla pubblicazione del decreto, deve inviare alle Camere una relazione recante un'adeguata motivazione.

4. Si prescinde dal parere di cui al comma 3 qualora non sia espresso entro i termini ivi stabiliti.

5. In caso di scioglimento del Senato della Repubblica prima della data di entrata in vigore del decreto legislativo di cui al comma 1, i collegi plurinominali per l'elezione del Senato della Repubblica sono determinati dalla tabella A di cui all'allegato 2 alla presente legge.

Art. 4.

(Disposizioni finali e transitorie).

1. All'articolo 14 della legge 21 marzo 1990, n. 53, sono aggiunte, in fine, le seguenti parole: Da parte del sindaco del comune di residenza, o del presidente del tribunale avente competenza su tale comune, possono essere inoltre delegati alle autenticazioni di cui al presente comma i cittadini italiani, indicati da uno dei rappresentanti di cui all'articolo 17, comma 1, del decreto del Presidente della Repubblica 30 marzo 1957, n. 361, che abbiano i requisiti per l'elezione a consigliere comunale.

2. All'articolo 2, comma 36, della legge 6 maggio 2015, n. 52, dopo le parole: e successive modificazioni, sono aggiunte le seguenti: e di cui al comma 3, primo periodo, dell'articolo 9 del decreto legislativo n. 533 del 1993 e le parole: 1o gennaio 2014 sono sostituite dalle seguenti: 1 maggio 2017.

.

1000

Sull'uso del simbolo scudo crociato-libertas, dopo che il Tribunale Civile di Roma
ha autorizzato la riorganizzazione del partito della Democrazia Cristiana

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1.-

Primi chiarimenti sul simbolo, in vista delle elezioni comunali:
"Sarà lecito usare il simbolo "Scudo crociato, Libertas" ?
Risposta: "Lecito, con autorizzazione del Presidente del Partito"
.

2.-

Opportunità che nelle varie regioni
sia subito avviata la discussione sul processo di riorganizzazione locale
.

3.-

Frattanto, sulla annosa quesione di A. Sandri, si ricorda il dispositivo della Cassazione:
"La Corte dichiara inammissibili i ricorsi del partito....    della Democrazia Cristiana rappresentata
da Angelo Sandri" (Sentenza, pag.12 ). Ma non vanno dimenticati i suoi contributi passati alla DC.
La legge vigente:
DECRETO LEGISLATIVO, 20 dicembre 1993, n. 533 

Art. 8. (Legge 23 aprile 1976, n. 136, art. 2, lettera b); legge 4 agosto 1993, n. 276, art. 2, comma 1, lettera a)

1. I partiti o gruppi politici organizzati nonche' singoli candidati che intendono presentare candidature per la elezione del Senato debbono depositare presso il Ministero dell'interno il contrassegno o i contrassegni con i quali dichiarano di voler distinguere le candidature medesime, con l'osservanza delle norme di cui agli articoli 14*, 15, 16 e 17 del testo unico delle leggi recanti norme per l'elezione della Camera dei deputati, approvato con decreto del Presidente della Repubblica 30 marzo 1957, n. 361.

*

 

Art. 14 del Testo Unico n. 361/1957

  I partiti o i gruppi politici organizzati, che intendono presentare candidature nei collegi uninominali o liste di candidati, debbono depositare presso il Ministero dell'interno il contrassegno col quale dichiarano di voler distinguere le candidature nei collegi uninominali o le liste medesime nelle singole circoscrizioni.

All'atto del deposito del contrassegno deve essere indicata la denominazione del partito o del gruppo politico organizzato.

I partiti che notoriamente fanno uso di un determinato simbolo sono tenuti a presentare le loro liste con un contrassegno che riproduca tale simbolo.

  Non e' ammessa la presentazione di contrassegni, sia che si riferiscano a candidature nei collegi uninominali sia che si riferiscano a liste, identici o confondibili con quelli presentati in precedenza ovvero con quelli riproducenti simboli usati tradizionalmente da altri partiti.

  Ai fini di cui al terzo comma costituiscono elementi di confondibilita', congiuntamente od isolatamente considerati, oltre alla rappresentazione grafica e cromatica generale, i simboli riprodotti, i singoli dati grafici, le espressioni letterali, nonche' le parole o le effigi costituenti elementi di qualificazione degli orientamenti o finalita' politiche connesse al partito o alla forza politica di riferimento.

  Non e' ammessa, altresi', la presentazione di contrassegni effettuata con il solo scopo di precluderne surrettiziamente l'uso ad altri soggetti politici interessati a farvi ricorso. Non e' ammessa inoltre la presentazione da parte di altri partiti o gruppi politici di contrassegni riproducenti simboli o elementi caratterizzanti simboli che per essere usati tradizionalmente da partiti presenti in Parlamento possono trarre in errore l'elettore.

Non e' neppure ammessa la presentazione di contrassegni riproducenti immagini o soggetti religiosi".

Nino Luciani, Lecito per la DC usare il simbolo scudo crociato

1.- Premessa. Una persona semplice, che considera la possibilità di usare un simbolo per il proprio partito, alle elezioni politiche e amministrative, si fa due domande:
a) se un determinato simbolo è già di proprietà di qualcuno ;
b) se quel determinato simbolo è stato già usato da qualcuno .

Nel caso della DC è fuori discussione che il simbolo scudo "crociato - libertas" sia di sua proprietà e che, tornando sulla scena politica in base a decreto del tribunale (dopo 54 anni), possa rivendicarlo, in quanto la DC non si è mai sciolta (come da nota sentenza della Cassazione).

Tuttavia, per la legge elettorale, la proprietà non ha alcuna importanza. Quello che conta è il punto b), visto alla luce dell'art. 14 del testo unico (vedi qui a fianco).

2.- Uso tradizionale di un simbolo. Quello che conta, per aver diritto all'uso di un simbolo, è averlo usato tradizionalmente.
  Il caso della UDC ha un suo valore: nel senso che, negli ultimi 15 anni, quel partito ha usato quel simbolo, e dunque la UDC ha un diritto .
  Ma questo vale finchè non riappare la DC, e che infatti è riapparsa il 26 febbraio 2017 a Roma, legittimamente, ponendo fine ad ogni dubbio.

  Dato il ritorno legittimo della DC, essa può dire di avere avuto il pre-uso del simbolo dal 1948 al 1992, come risulta dal sito del Ministero dell'Interno, che riporta tutti partiti e il rispettivo simbolo, di tutte le elezoni politiche e amministrative dal 1948 ad oggi.

3.- Uso di partiti tradizionalmente in parlamento. Il comma 6, art.16 restringe il campo: l'uso va riferito a "partiti tradizionalmente in parlamento". Segnalo che "tradizionamente" è concetto diverso da "attualmente". La DC storica ha il detto requisito: "tradizionalmente in parlamento".

4.- Conclusione: chi, tra UDC e DC, potrà usare il simbolo ? Nel confronto, in entrambi i casi esiste un uso tradizionale in parlamento.
  Ma tra i due, chi l'ha usato tradizionalmente di più ?
  Mi pare evidente che la precedenza spetti alla DC (54 anni, in confronto a 15 anni).
  Ma non potrà farlo chiunque si improvvisi della DC: occorrerà la autorizzazione del Presidente del partito della DC, eletto il 26 feb. 2017.

Ultimo ma non ultimo: la procedura per valere il simbolo. Al momento delle elezioni politiche, la DC presenterà la lista con il simbolo, al Ministero dell'Interno. In caso di contestazione della UDC, la partita andrà spostata in Corte di Cassazione, che deciderà, circa il significato di "uso tradizionale in parlamento".

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EDIZIONI 2017
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In seguito a pronunciamento della Cassazione e alla autorizzazione del Tribunale di Roma
applicando l'art. 20 del codice civile, causa la inapplicabilità del vecchio Statuto

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Assemblea dei soci del partito della DC elegge, per Presidente:
L'ON. AVV. GIANNI FONTANA

"UOMO DEL DUBBIO", ma anche "MITO DC"

Significato fondamentale della nomina:
Premesso che i dirigenti sono tutti scomparsi o fuoriusciti, il fatto nuovo è che
sarà possibile riorganizzare da zero la DC, senza più bisogno della magistratura

Vi hanno preso parte, quasi in incognito, personalità come i proff. Fabrizio Fabbrini
(grande amico del papa polacco) e Filippo Peschiera (noto giuslavorista di Genova)

LA STORIA RECENTE e LA BUSSOLA PER IL FUTURO PROSSIMO.
ANCHE UNO SCIPPO SULLE PELLE DELLA SICILIA, PER AUTO-GOAL DI GRASSI E ALESSI.

Necessarie due serie riflessioni, con due convegni nazionali

a) uno, sulla storia della DC, perchè i giovani sappiano... (tutto, anche gli errori);
b) un secondo, sulla necessità di una scuola di formazione, avente per didattica il codice di Camaldoli

La relazione del prof. Nino Luciani alla Assemblea dei soci. Clicca su: presidente

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Filippo PESCHIERA,
Spunti per una Scuola
di Formazione

Formazione politica dei Quadri con docenti e materiale:
1. La Dottrina Sociale della Chiesa dalle Origini a Leone XIII ;
2. Rapporti speciali Italia - Germania
3. La collaborazione nell'impresa tra capitale e lavoro dal dopoguerra ad oggi;
4. Per una rilettura della Prima Repubblica

Verso il decollo
- Lo scenario mondiale
- La cortina di ferro
- Lo stato dei partiti del prefascismo:
   a) nel Comunismo tutto è compatto; i pochi vertici sono legati a Mosca. È presente un vasto apparato costruito nella Resistenza, che sì organizza nel Colpo di Stato;
   b) nei Cattolici tutto è ancora incerto. I vertici attendono indicazioni dai Vescovi. Alla base, consapevoli di una svolta, si attende una parola dai Parroci e dagli Insegnanti di religione.
  c) II referendum del '46: Nord repubblicano e Centro - Sud monarchico;
  d) Forte scontro tra capitale e lavoro
  e) Industria e trasporti di terra
  f)- La comunità familiare è solida;
  g) II futuro della comunità nazionale è incerto.

I punti di forza della prima Repubblica
a) L'industrializzazione cambia le città ed il Paese;
b) L'Autostrada del Sole unifica l'Italia ;
c) L'Industria di Stato modernizza il Paese
d)  Nessuna parte politica e sindacale è tagliata fuori dal circuito di rappresentanza
e) II consociativismo evita i rischi della guerra civile ;
f)  L'ascensore sociale consente a operai e contadini di istruirsi e di diventare anche imprenditori, senza che lo Stato rallenti l'attività  g) La ricetta della Prima Repubblica è il sistema proporzionale con il voto

Il tramonto della Prima Repubblica
a) La Legge Mattarella e le spinte maggioritarie

5. L'esercizio del potere nei vertici DC: Andreotti, De Gasperi, Moro, Fanfani,I dorotei.

6. L'impianto dei vertici DC:
a) La consistenza
b) Gli obiettivi
c) I rapporti fra gli impianti
d) I rapporti degli impianti con le altre forze politiche;
e) I rapporti con i pensatori;
f) I rapporti con i sindacati;
g) I rapporti con gli imprenditori ;
h)I rapporti con la Chiesa Cattolica;
i)  I rapporti con i giovani
l) La selezione e la formazione dei Quadri

7.-  La formazione dei Quadri nella Prima e nella Seconda Repubblica:
a) Nella Prima: i Quadri sono cercati nel partito e nelle organizzazioni vicine.
È insegnata la dottrina, individuando gli interessi da tutelare e le regoleconseguenti b) Nella Seconda, si ricorre alla scouting: i Quadri sono cercati al di fuori. In definitiva: l'interesse politico è ballerino e nessuno può reclamare.

Nino Luciani, La storia recente
 
1.- La storia recente. Perchè ognuno abbia il suo, è giusto cominciare dalla storia recente, quella che ha portato alla convocazione della assemblea dei soci, da parte del Tribunale di Roma.
  E' vero sì che Nino Luciani ha guidato l'operazione, ma vero è anche che con lui c'erano altri, prima di tutti Alberto Alessi e tanti altri che si chiamano, in ordine decrescente: Francesco Caponetto e Renato Grassi (Messina), Ettore Bonalberti, Luigi D'Agrò e Gianni Fontana (Veneti), Francesco Mazzucco, Isabella Bocchio e Mauro Carmagnola (Piemontesi), Francesco Ranieri e Paolo Cirino Pomicino (Campania), e tante persone singole, non meno importanti, poichè al fatidico 10% si è arrivati uno alla volta, mano mano.
  Per spiegare come si è arrivati all'attuale provvedimento del Tribunale di Roma (2016), va ricordato che, in origine,
  a) una sentenza della Cassazione, del dicembre 2010, aveva confermato la sentenza della Corte di Appello di Roma secondo cui (pag. 27).
- "non si è verificata nessuna ipotesi estintiva" della DC, in quanto l'organo che la decise non aveva il potere di farlo e di conseguenza non era mai sorto un problema di successione.
  In particolare, nei confronti dei ricorrenti, la sentenza della Cassazione aveca così concluso (pag. 12):
"La Corte dichiara inammissibili i ricorsi del partito:
  - della DC rappresentata da Pino Pizza e Armando Lizzi,
  - della Associazione Partito CDC-Cristiani Democratici Uniti;
  - della Democrazia Cristiana rappresentata da Angelo Sandri;
  - e della UDC - Unione Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro.
  "Rigetta il ricorso del Partito Popolare Italiano ex-Democrazia Cristiana".

 La Corte di Appello (pag. 33) aveva anche ricordato che "il Tribunale di Roma (2 aprile 2002) aveva "inibito all'on. Alessandro Duce l'utilizzazione del simbolo scudo crociato e della qualifica di segretario amministrativo della DC".
  Una successiva ordinanza del Tribunale Civile di Roma (marzo 2013, confermata da sentenza del settembre 2015) aveva disposto la sospensione degli effetti del Congresso del 2012, che aveva eletto Gianni Fontana, come Segretario Nazionale.

2. Il seguito. Vista l'ordinanza, Gianni Fontana convocava una riunione il 6 aprile 2013, a Roma, piazza S. Lorenzo in Lucina. Vi parteciparono 100 persone circa. Fontana dichiarò la necessità di creare una Associazione per non disperdere i volenterosi che volevano restare, e questo in attesa di decisioni più mature, quando sarebbe arrivata la sentenza.
  Ma Luciani e Alessi non ci stavamo: " L'Associazione è uno strumento debole, serve un partito della DC nuova", con un nuovo Statuto, nel quale travasare tutti i soci della DC storica, e con Fontana Segretario Nazionale. Però, anche Fontana, a sua volta, non ci stava: "Si potrà fare un partito più avanti, ma al momento, esso è una velleità" (Continua)
Nino Luciani, La bussola per il futuro: subito movere le Regioni, in attesa di ...
 
1) Giuridicamente, la prossima tappa sarà la modifica dello Statuto, per la parte riguardante la struttura organizzative e il sistema elettivo, e ancora applicando il codice civile, art. 21, c. 2, non potendosi applicare il vecchio Statuto.
  Tuttavia, il relativo procedimento è difficilissimo, come spiego al termine della mia relazione, pubblicata più sotto. Per questo motivo, non va perso tempo. Clicca su: presidente.
  Grazie ad uno statuto lungimirante, la nuova DC dovrà essere non un partito che si aggiunge, ma la casa di accoglienza della diaspora, più forte di prima, grazie alle sofferenze patite.
I punti veramente essenziali e fondamentali sono che:
a ) tutti possano rientrare in pieno e reciproco rispetto, senza pagare dazi;
b) ci possa essere il pluralismo e il confronto tra le idee, ma dentro limiti che salvaguardino pilastri fondamentali, quali:
- il carattere nazionale dell'azione (e quindi tutte le regioni siano rappresentate nel consiglio nazionale);
- nel consiglio nazionale, siamo ammessi due soli gruppi: uno per governare e l'altro per controllare chi governa. Per ottenere questo, non occorrono sbarramenti all'entrata, ma incentivare l'aggregazione delle liste, alzando la soglia minima per costituire i gruppi.
2) La tappa finale sarà il congresso, in base al nuovo statuto, per la ricostituzione dei quadri a livello nazionale e locale.
3) Nel frattempo, è importante creare subito i comitati regionali provvisori (a cominciare dalla attivazione delle DC regionali già costituite e mai sciolte), per permettere, su mandato del Presidente del Partito, la partecipazione alle elezioni locali con l'uso dello scudo crociato.
A riguardo della possibilità di usare il simbolo, tornerò prossimamente.
In parallelo, la nuova DC non potrà eludere una spiegazione, agli italiani:
- di quanto accaduto nel suo lungo governo di 50 anni
;
-  e del modo di impostare la sua futura presenza nel Paese.
  Questo si potrebbe fare con due convegni nazionali:
 
a) un convegno storico, nel quale la DC racconterà il suo orgoglioso contributo alla ricostruzione e alla benessere dell'Italia, riferibile agli anni 1948-76, ma anche il sup pentimento per la cattura del consenso mediante l'uso strumentale della Pubblica Amministrazione e per il finanziamento illecito del partito, riferibile agli anni 1977-94.

b) un convegno sulla formazione dei propri dirigenti, con istituzione di una scuola, nella quale i nuovi governanti apprendano il valore della moralità, le tematiche professionali da approfondire, l'importanza della esperienza che comincia del basso e gradualmente si rende disponibile per i gradi alti della politica. NL
(Continua) Dopo una appassionata discussione, si passa ai voti: 60 per Fontana, 40 per Luciani e Alessi.
  Nei mesi successivi, Luciani e Alessi pensano che i 60 voti su 100, ottenuti da Fontana, siano pochi per una decisione che richiede la unanimità, e convocano a Bologna (giugno 2013) un convegno di approfondimento.
  Fontana, Luciani e Alessi trovano un accordo firmato:
- si fa l'associazione a luglio, e  il partito della dc nuova a settembre".
  Arriva luglio e, a Roma, viene costituita l'associazione.
  Arriva settembre, ma Fontana non mantiene i patti. Di seguito fa anche dichiarazioni secondo cui la DC è una esperienza conclusa.
  A novembre Luciani e Alessi fanno il partito della "DC nuova", con statuto regolarmente registrato nel Pubblico Registro, con l'unico obiettivo di ricostruire la DC storica, e di sciogliersi al raggiungimento dell'obiettivo.

3.- Il seguito ulteriore.  Qui i due avviano i colloqui con il tribunale di Roma.
- A marzo ottengono un colloquio con il Presidente del Tribunale, e gli chiedono di nominare un commissario per la convocazione della assemblea dei soci in base all'art. 78 del codice du procedura civile, considerato che tutti gli organi sono decaduti.
  Il Presidente li invita a fare domanda (2014). Fanno domanda ma la risposta sarà NO. Non può concedere la convocazione per pubblici proclami.
  Luciani  e Alessi , dopo un periodo di scoramento, tornano all'attacco e maturano di fare domanda al tribunale in base all'art. 20 cc., in quanto (frattanto) hanno notizia di un elenco dei soci, depositato da Fontana in tribunale.
  Ma, a questo punto, Luciani e Alessi si dividono: Alessi, che sente don Stenico, vuole rivolgersi al Tribunale di Bari, forse un "tribunale meno politicizzato" di quello di Roma, e dove c'è un Presidente ex-democristiano, forse più sensibile alla causa...
  Perchè a Bari e non a Roma ? Il fondamento di questa scelta è che lo Statuto attuale (1984) della DC non indica la sede della DC, e dunque qualunque sede può andare bene.
  Ma Luciani si oppone: la sede è sempre stata a Roma. "Non facciamo errori gravi !"
  Si arriva a dicembre 2014 e - in una riunione a Roma  - Luciani, Grassi, Lucchese, Bocchio, Tropeano decidono che la sede dev'essere Roma. Ma Alessi e don Stenico fanno la fronda (non vi partecipano). Data la divisione, la raccolta delle firme è più difficile. E' meglio aspettare l'esito dei frondisti.
  Si perdono mesi, e i frondisti non concludono la raccolta delle firme per Bari.
  Si fa una riunione a Bologna nel luglio 2015, e le parti rimangono nelle proprie convinzioni - ma intanto Luciani e Grassi decidono di iniziare la raccolta delle firme per Roma, comunque.
  Ad agosto, Luciani scopre la fonte giuridica che indica la sede della DC:
  a) lo statuto del 1943-45 indica piazza del Gesù;
   b) nel 1946 lo statuto viene cambiato, ma solo dall'art. 6 in poi. Gli articoli 1-5 restano immodificati;
   c) nel 1947 lo statuto viene cambiato ancora, e la numerazione riprende dal numero 1, dimenticando la prima parte (atto costitutivo) che dunque entra definitivamente nel dimenticatoio, ma resta giuridicamente.
   - Luciani fa partire la raccolta delle firme, che alla fine sono presentate al tribunale, che poi convoca l'assemblea dei soci per il 25/26 febbraio per la elezione del Presidente e incarica Luciani come Presidente designato di provvedere alla convocazione, presso l'Ergife.

4.- Conclusione.
Risulta dai fatti che il travaglio dell'operazione è ricaduto tutto sulle spalle di Luciani e Alessi, e poco importa che con il senno di poi si constati che ci siano stati degli errori (di Alessi e di don Stenico).
  Direi dunque che, considerato il ruolo di Alessi, in alternativa a Fontana, e considerato il valore simbolico della famiglia di Alessi nella storia della DC, il riconoscimento della Presidenza andasse dato a lui, indiscutibilmente.
  Ma la cosa non è andata così.
  a) La spiegazione sta in un grave autogoal di Alessi.
  Trattasi del fatto che, dal giorno successivo all'invio delle raccomandate di convocazione della assemblea, da parte del Presidente designato, Alessi organizza una fronda nei confronti di lui, meglio dire una operazione di denigrazione (sia pur all'interno di una ristretta cerchia di persone: quelli della sua corte, e una decina di altre persone), quelle che, in assemblea, voteranno contro alcuni punti dell'odg della lettera di convocazione del Presidente designato.
  Alessi criticava soprattutto un punto: il fatto che Presidente designato avesse esteso l'invito ad "eventuali aventi titolo a partecipare alla assemblea come socio", in aggiunta ai soci di cui all'elenco del tribunale. Non solo questo
  Addirittura Alessi incaricherà una avvocatessa (andata dal giudice per chiarimenti) di scrivere una lettera a Presidente designato, circa i suoi errori.
  Ma errori non erano, e la prova viene dai seguenti fatti: :
  - il Presidente designato girava la lettera dell'avvocato al Giudice;
  - il Giudice, messo a conoscenza di tutte le osservazioni della avvocatessa, lo confermava con un provvedimento aggiuntivo, su tutto.
  Non solo questo: tutto il procedimento era stato ben studiato dai più valenti giuriconsulti dell'Ateneo di Bologna, anche avvocati. Alessi sapeva di questi giuriconsulti...
  b) Anche un secondo autogoal della Sicilia, quello di Grassi. Preso atto dell'auto-declassamento politico di Alessi, il Presidente designato tenterà di recuperarlo indirettamente al momento della elezione del Presidente del partito.
  A questo fine, si partiva dal fatto che anche Grassi Renato aveva speciali meriti per l'operazione, avendo sempre sostenuto il Presidente designato durante la raccolta delle firme, tra cui l'idea di rivolgersi al tribunale di Roma, e in più era autorevole per essere stato (da giovane) dirigente dell'Ufficio organizzativo della DC.
  Di ciò tenuto conto, al momento della elezione del Presidente, Luciani proporrà (alla assemblea) Grassi (preavvisato la sera prima) come Presidente.
  Ma Grassi, apertamente, risponderà: "non sono disponibile". Questo è il secondo autogoal della Sicilia

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LA RELAZIONE del prof. Nino Luciani,  Presidente designato dal tribunale

LINEE PER ASSEMBLEA DEI SOCI

 In anteprima, comunico che il compito a cui sono stato delegato è stato molto gravoso, ha richiesto la costante assistenza di un legale (collega professore ordinario della università di Bologna, anche illustre avvocato), e mi ha portato ad affrontare spese vive di notevole entità per le convocazioni, spostamenti ecc.
Strettamente per le sole raccomandate e pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale (gratis l'Albo Pretorio del Comune di Roma, e due Giornali On Line) e annessi, ho anticipato sul mio bilancio personale € 8.508,16 (recuperati con contributi volontari dei soci e non soci: € 7.460,00. Di questi movimenti ho già pubblicato la rendicontazione precedentemente, e che comunque resta disponibile per chiunque, per la tracciabilità dei movimenti, secondo la legge.
Sono stati spesi anche € 7.120 per l'uso della sala Leptis, Ergife, su un contratto di Alberto Alessi, di cui non mi è stata data rendicontazione.

_______________
Apertura della assemblea dei soci

COMUNICAZIONI

a) Questa assemblea è stata convocata dal tribubale civile di Roma con decreto n. 9374/2016 del 14.12.2016. Lo scopo è nominare il presidente della associazione. Con questa nomina, scocca la scintilla che genera la vita giuridica della DC, e non c’è più bisogno del tribunale.
b) Nella prossima assemblea, dovra’ essere fatta la modifica dello Statuto e successivamente il congresso per la nomina delle cariche, in base al nuovo statuto.

1) Il procedimento di oggi
consiste di due parti:
a) nella prima parte, Presidente designato presiede la riunione come designato dal tribunale per validare la costituzione della assemblea dei soci della DC, in base allart. 2367 cc.;
b) nella seconda parte, subentra il presidente nominato dalla assemblea, e Presidente designato cessa come espressione del tribunale.
  Penserà il nuovo Presidente a far compiere all’Assemblea tutti gli adempimenti per rendere l’Associazione pienamente funzionante.

PRIMA PARTE.
Si passa alla prima parte dell'odg:
1.- Costituzione della assemblea
In apertura il Presidente chiama a fungere da segretario il dott. Emilio Cugliari. Egli chiede approvaziole dei presenti, che è data alla unanimità.
Egli comunica che l’odg scritto dal giudice è stato interpretato in modo estensivo da lui, per scongiurare alcuni pericoli gravi al successo della assemblea dei soci, su due punti:
a)  allargamento degli invitati;
b) aggiunta del vice presidente della associazione, nell’odg.
Devo fare, poi, precisazioni anche per la ammissibilità delle deleghe, ai sensi dell'art. 2372 cc. .

Comunica che il decreto del tribunale è stato integrato da un provvedimento aggiuntivo. Precisamente:
a) In base al primo provvedimento, Presidente designato era stato designato per la convocazione con l’indicazione di un o.d.g. che prevedeva la convocazione dei soci, scritti nell’elenco approvato dal tribunale.
  Ma il designato indirizzava l’invito anche ad “eventuali altri aventi titolo” …
  L’estensione aveva provocato una discussione presso alcuni soci, sfociata nell’incarico ad un avvocatessa che andava dal giudice a chiedere lumi sulla validità dell’estensione, e scriveva a Presidente designato la sua personale interpretazione su quel punto e su altri punti.
  Il Presidente designato girava al giudice questa lettera, accompagnandola con la seguente lettera:

AL GIUDICE DOTT. GUIDO ROMANO

Sig. Giudice,
ieri mi e' pervenuta la lettera sottostante di un avvocato che scrive, non a nome suo, ma come suo interprete.
Sono a sua disposizione per ogni miglior raccordo con lei.
Non e' vero che io abbia allargato l'elenco degli aventi diritto. Invece ho informato il grande pubblico, circa il decreto del tribunale, per evitare eventuali ricorsi di potenziali aventi diritto a partecipare alla assemblea.
Gia' il giudice Scerrato aveva accolto il ricorso di tre ricorrenti (non nell'elenco), nella causa sul XIX congresso 2012, annullato, e di cui si dice a lei nel ricorso che ho presentato a suo tempo.
Se ci saranno domande, il diritto sara' sottoposto alla assemblea, che accettera' o respingera'.
Cordiali saluti.
Bologna 7 feb. 2017

Il giudice emetteva il seguente provvedimento, in calce alla lettera di Presidente designato: “visto, agli atti non sussistendo provvedimenti da adottare ed essendo devoluto al sig. Nino Presidente designato nino l’esecuzione degli adempimenti connessi alla convocazione dell’assemblea della Democrazia". Roma, 14.2.2017 . Firmato Guido Romano

Nota del Presidente designato. Il giudice, per effetto della girata (a lui della lettera della avvocatessa) era venuto a conoscenza di tutti gli elementi di doglianza dei soci . E , di cio' tenuto conto, gli aveva confermato l'incarico. Dunque aveva agito bene su tutto.
___________________

 Su questa base, informa l’assemblea:
a) che sono pervenute 7 domande di parteciparvi, come socio, da parte di persone che dichiarano di avere titolo.
Per Bonalumi Gianni, Ciccarelli Antonio, Rosini Franco, Russo Gaetano, Lucchese Paolo il titolo è costituito da tessera di iscrizione alla DC. Per Valentina Valenti il titolo è costituito da autodichiarazione resa (come tutti coloro che sono nell'elenco del tribunale) ai fini della partecipazione al congresso DC del 2012 accompagnata da prova di versamento di € 50; per Franco De Simoni il titolo è costituito da prova di versamento di € 50, anch'essa ai fini di partecipazione al congresso DC del 2012.

2) In merito alla aggiunta della voce " vice presidente" all'o.d.g., essa si giustifica come figura ammessa implicitamente dai principi generali dell'ordinamento, una volta che il giudice aveva accettato la domanda di Presidente designato di nominare il presidente in base ai principi generali dell'ordinamento e specificamente in base all'art. 36 del cc.
La motivazione fondamentale della aggiunta addotta dal Presidente designato è la seguente: se il presidente della associazione venisse a mancare prima del congresso, avverrebbe una catastrofe: vale dire la DC si ritroverebbe senza dirigenti, come adesso, e si dovrebbero raccogliere di nuovo le firme, e tornare dal tribunale. La DC avrebbe chiuso la sua storia per sempre.
Il presidente designato ricorda che, nel ricorso fatto a suo tempo, aveva chiesto che (all'odg)  ci fosse anche il VICE . Egli aveva pensato ad una eventuale omissione o dimenticanza del giudice, ma non ad un divieto. Egli aveva anche pensato che, se l’avesse omesso, l’assemblea non avrebbe potuto valutare in merito al Vice, perche’ non all’odg.
Conclusione: l’inserimento all’odg da’ alla assemblea la possibilita’ di valutare se decidere se nominare il Vice.

3) In merito alla possibilità delle deleghe, il Presidente designato, ricorda di avere ammesso la possibilità di una delega.
Ricorda l'art. t. 2372 cc. ., secondo cui "coloro ai quali spetta il diritto di voto possono farsi rappresentare nell'assemblea salvo che, nelle società che non fanno ricorso al mercato del capitale di rischio e nelle società cooperative, lo statuto disponga diversamente".
Secondo il Presidente occorre salvaguardare il rispetto dello Statuto e il diritto alla delega. Lo Statuto nulla dispone in merito. Resta da salvaguardare il diritto alla delega.
Il Presidente motiva il limite in una sola delega, in base ad un principio generale di correttezza. Non è accettabile che un socio si presenti, ad es. con 300 deleghe mettendo i minoranza tutti gli altri soci presenti, di numero minore.

2) Comunicazioni finali
Il Presidente designato segnala l'importanza cruciale di approvare, tra le Varie ed Eventuali la seguente norma transitoria:
1) In via transitoria, tutte le modifiche di statuto, che rendono attuabili la ricostituzione degli organi medesimi, sono di competenza della assemblea.

2) Sino alla completa riorganizzazione del Partito, il Presidente del Partito è autorizzato, anche ora e per allora e con espressa ratifica di quanto sino ad ora sia stato fatto, a convocare gli associati mediante pubblici proclami, con avviso da pubblicare almeno 20 giorni prima sulla GU e all’Albo Pretorio del Comune di Roma.
_________

NOTA POST RELAZIONEM. Ricordo che l'assemblea ha, poi, bocciato le proposte di Luciani circa la nomina di un VicePresidente e la possibilità della delega e le norme transitorie.
  La mancata approvazione
ha distrutto il 50% dell'impianto creato da Luciani e dai  giuristi Bologna. Esso era rivolto ai futuri passaggi che, di conseguenza, diventano quasi impossibili.
a) Non sappiamo cosa farà il neo-Presidente, ma miracoli non ne sa fare. Avere negato la nomina di un Vice Presidente (poteva essere in giovane) è una vera iattura, in caso di impedimenti al Presidente;
b) La modifica di Statuto richiede un quorum di 3/4 dei soci, anche in seconda convocazione. La possibilità della delega avrebbe dimezzata la difficoltà;
c) Attualmente, la modifica dello Statuto può essere fatto attraverso un congresso in base all'attuale statuto. In alternativa, occorre che l'assemblea avochi a se stessa il potere di modifica di statuto, come se si fosse nel 1945, quando la medesima assemblea si privò del potere di modifica dello Statuto e lo delegò al congresso. Ma la relativa norma transitoria non è stata votata, grazie a Grassi.
  Si conclude constatando il danno infinito, creato dall'onda frondista, alimentata da Alessi, cosa che ha aperto spazi a Bonalberti, trascinatore di popolo, ma poco preparato come tutti i SAVONAROLA, i CICERUACCHIO ....

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AGGIORNAMENTO COMUNICATO - 10 feb. 2017

TRIBUNALE  CIVILE  DI  ROMA DISPONE CONVOCAZIONE
Assemblea dei soci del partito della DEMOCRAZIA CRISTIANA
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La riunione avrà luogo a ROMA, Hotel Ergife,
Via Aurelia 619, tel.06 66441, il 25/26 feb 2017

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IL PERCORSO DELLA RIORGANIZZAZIONE
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1) Il traguardo finale e' la celebrazione del congresso per la nomina degli organi, in base ad un nuovo statuto;
2) Ad esso si dovra' arrivare passando, prima, per due tappe :
    a) una prima assemblea dei soci per la nomina del Presidente della Associazione, il 25/26 feb. 2017, ex-art. 20 c 2;
    b) una seconda assemblea dei soci per la modifica dello Statuto (ex-art. 21 c. 2.
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FINANZIAMENTO DELLE SPESE DI CONVOCAZIONE :
totale € 8.000 per 1750 lettere raccomandate, e € 7.120 per sala da 1750 posti.

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Per dare un contributo (libero), serve fare un bonifico bancario a favore di:

.Presidente designato NINO, presso banca Carisbo (Gruppo INTESA SAN PAOLO): IBAN IT 10B0638567684510301829810
CAUSALE: contributo spese convocazione assemblea partito DEMOCRAZIA CRISTIANA storica..

Avvertenza: Su questo IBAN, la cifra totale accettata non può superare € 10.000 e servirà solo per le raccomandate. Invece il finanziamento della sala dell'Hotel Ergife è fatto per altra via.

 

IL DECRETO DI CONVOCAZIONE

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Nino Presidente designato, Prime riflessioni:
-  sulla storia della DC
distinguendo tra il 1948-70, e il 1970-94, - e su un codice etico.
 
  Anche risposta a CASTAGNETTI, da parte di un "ridicolo" (uno che non pensa come lui)

1.- Storia. L'attuale provvedimento del Tribunale arriva dopo numerosi eventi politici e giuridici catastrofici, per la DC, in un periodo di 20 anni.   Precisamente, dopo lo "scioglimento" della Democrazia Cristiana, avvenuto il 29 gennaio 1994, si levarono varie iniziative per raccoglierne la eredità (patrimonio e simbolo), da parte di nuovi partiti istituiti ad hoc, ma tra i quali sorsero molte controversie, finite in tribunale, e tutte concluse solo nel 2009 con una sentenza della Corte di Appello di Roma, approvata dalla Corte di Cassazione nel dicembre 2010.    Secondo la Corte di Appello, confermata dalla Cassazione, non è mai esistito un problema di successione alla DC, perché lo "scioglimento" fu disposto da un organo che non avevo il potere di legge per farlo e dunque, giuridicamente, la Democrazia Cristiana esiste tuttora.   Sulla base della Sentenza della Cassazione, nel 2012 fu attivato un procedimento di auto convocazione (da parte di alcuni associati) del Consiglio nazionale, e poi fu convocato il XIX congresso per la nomina degli organi (perchè erano tutti decaduti). Il congresso del 2012 fu concluso con la nomina del nuovo Consiglio Nazionale e del Segretario Nazionale nella persona di Gianni Fontana.    Ma successivamente il Tribunale di Roma annullò sia il Consiglio nazionale sia il Congresso, perchè convocati in modo illegittimo.

2) Adesso l'Assemblea. In questi giorni, lo stesso Tribunale Civile di Roma (anzi lo stesso giudice che annullò il Consiglio nazionale) ha convocato l' Assemblea dei soci della Democrazia Cristiana, con piena garanzia della osservanza delle norme di legge.   Non va confusa l'Assemblea dei soci con il Congresso dei delegati. L'una è una assemblea di primo grado (vale dire è sovrana); invece il Congresso è una assemblea di terzo grado, ossia di eletti dalle sezioni locali, poi dai congressi provinciali, poi dai congressi regionali, oggi non più fattibili perchè le sezioni locali non esistono più.

3) Per un Convegno su un codice etico e  un discorso ai giovani sulla storia della DC.

    E' importante una prima discussione tra i soci su un codice etico del cristiano impegnato in politico, così come un discorso al Paese per rivendicare il ruolo storico della DC, soprattutto nella prima fase (1948-1970);
  E' anche importante (si direbbe fondamentale) non far finta di niente, di fronte al Paese, su quanto accaduto nella seconda fase (1970-1994) con il "compromesso storico" con il PCI e con il processo di Milano (di "mani pulite").
  Un aspetto dirimente è il giudizio sul cosiddetto "compromesso storico" tra la DC e il PCI, in pratica un accordo di potere che salvaguardava la DC nel governo nazionale, e inseriva il PCI nelle Regioni, per i problemi di interesse regionale e in più dava , alle Regioni,la delega dello Stato di gestione del Servizio Sanitario Nazionale.   Quel compromesso fu "vera gloria" della DC ?   O, invece, sarebbe stato più corretto (per rispetto alla democrazia) una alternanza con il PCI, nel governo nazionale, se questa era la scelta degli elettori ?   Quel compromesso fu motivato con la tesi che il PCI era un pericolo per la democrazia.   I fatti successivi hanno dimostrato che era solo una calunnia, e infatti il PCI fu importante per la salvezza della democrazia in Italia.  (Ma questo non significa che io avrei votato PCI).

4) Risposta di un "ridicolo" a Castagnetti. Sul TEMPO di Roma (16 dic.) ha dichiarato: "Sono ridicoli, capitolo chiuso", quelli della nuova DC. Mi pare un giudizio affrettato, troppo sbrigativo.   Penso che una cosa sia una DC della casta partitica (propria del suo cognome) come la DC degli anni suoi (1970-94); una cosa sia una DC del popolo come quella del 1948-70.   Credo che Castagnetti dovrebbe invece apprezzare questo tentativo di far valere le idee buone dei cattolici attraverso l'unione, a parte che le idee buone non sono un monopolio dei cattolici.

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In preparazione della Assemblea dei soci del partito della DC storica il 25/26 feb 2017, a Roma

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INCONTRO DI BOLOGNA, 21 GENNAIO 2017
Via D'Azeglio 45, Collegio S. Luigi

Presidente designato: "UN PARTITO DI SOLI CATTOLICI  ?"
Ma il Papa non vuole un partito "SOLO" di cattoli
ci
RESOCONTO:
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                                 In margine al Decreto del Tribunale di Roma sul ritorno della DC

Presidente designato: "UN PARTITO DI SOLI CATTOLICI  ?"
Ma il Papa non vuole un partito "SOLO" di cattolici
Clicca su:
http://www.universitas.bo.it/FORUM5.htm#PARTITO

        Sotto, si trova l'elenco dei contribuenti per il finanziamento della Assemblea dei soci
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 LINEE PER LA DC

1.- Un partito di soli cattolici ? NO – Il papa ha detto no.
Sì, invece, ad un partito laico che unisca il più possibile i cattolici nello scenario politico italiano, e anche di non cattolici con gli stessi valori e programmi, e garanti della laicità del partito.
Un partito liberale ? No.
Un partito socialista ? NO.
L’art. 1 dell’Atto costitutivo della DC (1945, tuttora vigente) dice: "DC, un partito con un programma di libertà e di giustizia sociale, ispirato ai principi cristiani".

Direi, con linguaggio più pragmatico: DC, un partito interclassista e di mediazione sociale, ispirato alla dottrina sociale della chiesa, ma non di soli cattolici, anzi benvenuti come garanti della laicità.

2. - Per la dottrina sociale della chiesa, nel campo temporale la posizione del cristiano impegnato in politica, nei confronti della gerarchia, non è diversa da quella del non cristiano nei confronti della gerarchia. C’è invece il diritto-dovere della gerarchia nel dare l’ispirazione cristiana, al cristiano. Vedi Diez Alegria, Università. Gregoriana. Clicca su: Diez

3.- Quale elettorato naturale per un partito di cattolici (sia pur non di soli cattolici) ?
Penso che debba essere un elettorato qualificato, da cercare in quella direzione.
Dovremmo cercare un rapporto ufficiale con la gerarchia cattolica ?
Direi proprio di no, perché la Chiesa ragiona rivolta al mondo ultraterreno, e dunque su valori trascendenti. Gesù aveva detto che chi è primo in questo mondo potrebbe risultare ultimo nel suo regno (regno di Dio).Dunque la Chiesa non è interlocutrice di un partito (sia esso di cattolici e non cattolici).
Lo storico Giorgio Galli (Storia della DC, 1943-93, ed. Kaos, Milano 2007, p. 32) racconta che:" fino a quando la Chiesa e le organizzazioni cattoliche (parrocchie…, NdR) non scelgono la DC (si era vicino al 1948, NdR), il partito non appare affatto radicato nella società, e la sua azione si limita a contatti vertice…" . ..Successivamente, con la partecipazione del mondo della cultura e della formazione … la DC diverrà anche "interclassista, capace di rivolgersi in modo credibile tanto alle masse, quanto alle élites culturali e al mondo imprenditoriale " (ib. p. 28).
A questo riguardo si deve considerare che la distinzione tra valori temporali e valori spirituali non è netta, ma v’è tutto un campo misto. Basti pensare al soccorso alle povertà, alla presenza delle istituzioni cattoliche nel sociale (scuole, sanità, varie forme di volontariato ) e più in generale al fatto che, nella tradizione italiana, le nostre parrocchie hanno sempre svolto anche compiti civili.
Dunque la riscoperta del dialogo con le parrocchie, oggi molto dimenticate, è la strada giusta per un partito di cattolici e di non cattolici. Anche perchè nel mondo dei non cattolici ci sono strutture che fanno le stesse cose che fanno le parrocchie.
Con le parrocchie ci sono le associazioni e movimenti che le collaborano.

4.- In questo scenario il codice etico, ispirato alla dottrina sociale della chiesa cattolica, diviene il linguaggio che permette al partito di cattolici di parlare con le istituzioni civili cattoliche.
E’ un linguaggio che parla di comportamenti morali e di etica. Questo passaggio ci porta a considerare che il cristiano impegnato in politica deve orientarsi al bene comune, sia pur in modo generico.
Questo non vuole dire che si propone d demolire lo Stato sociale ( la scuola pubblica, la sanità pubblica e quant’altro), ma il riconoscimento al volontariato sociale di una posizione costituzionale paritaria. Questo ... anche per motivi pratici. Infatti, la burocrazia pubblica è lo strumento fondamentale dello Stato, di norma, altamente benemerito, ma anche catastrofica in dati casi (causa lentezza) , di cui vediamo i limiti ogni giorno.

5.- Sulle motivazioni individuali dei politici. I politici tutti (cattolici e non cattolici) non cercano spesso, come istinto naturale, il bene comune, ma quello personale. Non è un fatto solo italiano, ma universale verificato dalla Scuola di public choice, fondata da un premio Nobel (James Buchanan) e oggi accettata nel mondo.
Seconda questa Scuola, circa le motivazioni individuali, non v’è differenza tra "economia privata di mercato" ed "economia pubblica", nel senso che: un privato fa produzione per il mercato, ma allo scopo di fare un profitto.
E, identicamente, un politico fa produzione di beni pubblici, ma allo scopo di fare un interesse personale. Questo "interesse" non è necessariamente illecito. Può essere una remunerazione, il piacere di servire il bene comune, il piacere dell’ambizione ( e questo c’è anche nel privato).
Rinvio al mio libro: Economia delle Scelte Pubbliche. Clicca su: http://amsacta.unibo.it/3417/1/scritti_scelti_Presidente designato.pdf , pag. 346 e ss.
Per riportare le cose sulla retta via, che mette d’accordo il bene privato e il bene pubblico, servono dei meccanismi bilancianti:
- nel mercato il principale meccanismo è la concorrenza, altro è la regolamentazione dei monopoli…;
- nel campo pubblico il principale meccanismo è quello dell’alternanza tra i grandi partiti al governo, aspetto trattato nell’Appendice al codice etico (a cui rinvio), e del quale gli Stati Uniti d’America sono un esempio sotto gli occhi di tutti, sia pur con i suoi difetti.

6.- Bene Comune. Cosa sia il cosiddetto bene comune, esso non consiste "nel fare bene a tutti" e questo parrebbe contraddittorio.
Nel campo pubblico ogni intervento, per sua natura, fa il bene di qualcuno, e il danno di un altro.
Si pensi ad un autobus a servizio di un quartiere. Se esso passa per la strada più vicina a te, probabilmente quella strada è la più lontana ad altri di un'altra strada. La soluzione meno peggio è che l’autobus passi per la via in mezzo alle due.
Si pensi al finanziamento di una scuola. Ognuno paga in modo progressivo, rispetto al reddito. Probabilmente i ricchi (che pagano di più), mandano i figli in una scuola privata, mentre i poveri mandano i figli alla scuola pubblica, pagando meno del costo.
Alla fine si trova che il bene comune è realizzato se, nel complesso della società civile, i vantaggi superano i danni.
La valutazione la fa il governo. Ma se il governo pensa a prolungare la propria sopravvivenza (ossia ai propri vantaggi), e alla fine si trova che egli potrebbe privilegiare i propri elettori.
Questo è davvero il bene comune ? Per una soluzione, rinvio ad un mio studio:" E.d'Albergo, la Sienza delle Finanze e il problema di una regola di sicura decisione collettiva, a supporto del secondo teorema del benessere". Clicca su: http://amsacta.unibo.it/3417/1/scritti_scelti_Presidente designato.pdf , pag.668 e ss.

7.- Torniamo al codice etico. Questa conclusione ci riporta a considerare l’importanza dei meccanismi bilancianti anche nel campo pubblico, vale dire alla alternanza tra i grandi partiti al governo e soprattutto alla educazione individuale.
Questa ci riporta al discorso iniziale, proprio della dottrina della chiesa cattolica: dunque al codice etico, che parla alla persona.

 

FINANZIAMENTO DELLE RACCOMANDATE E DELLA GAZZETTA UFFICIALE
per la organizzazione della Assemblea dei soci il 25/26 feb 3017

 
 

SPESA NECESSARIA: €  8.508,16

 
 

  TOTALE CONTRIBUTI : €  8.630,00

 

CONTRIBUENTI per le raccomandate, GU e altro:

LUCIANI NINO, € 20

TOMIETTO MAURO, € 100

RENZO GUBERT, € 500

GIUSEPPE CANANZI, € 20

DUO VIELMO, € 50

CANTELLI RAG GABRIELE, € 20

TERRANOVA ALBINO, € 50

MONTESANO CLAUDIO, € 20

BOCCHIO ISABELLA, € 100

PORTACCI AMEDEO - FONTANA , € 1.0000

PESCHIERA FILIPPO - CASALI LAURA, € 50

MORELLI GIUSEPPE-GIUSEPPE MORELLI, € 30

ZARDI CARLO, € 20

MAIOLO ILARIO, € 100

GIOVINAZZO GIROLAMO, € 300

VELLO GIORGIO, € 30

LUIGI D'AGRO', € 100

ANGELO MUSCO, € 50

GIANNONE ANTONINO, € 200

BONALBERTI ETTORE - LIBONI FRANCESCA, € 200

GIANFRANCO RUCCO, € 50

DE MONTIS PIETRO, € 20

ANDREASI ROBERTO, € 200

FERRONI MARCO, € 100

VIALETTO LUIGI ANTONIO, € 20

GRECO GIACOMO, € 20

MANNO LIBORIO - LUCCHESE FRANCESCO, € 200

MORETTI ANTONIO, € 20

COMIS ALFREDO, € 150

BANCO DI NAPOLI S P A-, € 200

PETRILLO FRANCESCO NAPOLI, € 100

FINESSO LUCIANO, € 50

CICCARELLI ANTONIO, € 100

GUCCIONE IGNAZIO MARIA MAURILIO, € 200

LO CURZIO ENRICO, € 250

BONGIORNO GIORGIO- GIGLIO FRANCES, € 80

BARBUTO NICOLA CONCETTO, € 100

BERTE VITO, € 20

ZILLI LUIGI, € 100

ARCIERI FRANCESCO, € 50

ZOTTI GABRIELE, € 20

CECCARELLI STEFANO, € 100

SACCOMAN ANTONIO-RIGOTTI EZIA, € 20

CIMATTI STEFANO, € 200

FOIS LUCA-, € 10

ORIOLI MATTIA, € 20

PIRILLO GIANTULLIO, € 200

RICCADONNA ANGELO-, € 20

AMMATURO COSIMO, € 50

BELLIN FLAVIO E CAGNIN LUCIA, € 100

GORI GIOVANNI, € 30

CUOCI ROBERTO, SCOGNAMIGLIO MARIA, € 30

ORGA UMBERTO, € 1.000, € 00

CARROZZA LORENZO, € 50

MINELLI GIAMPIETRO ALBINI ROMANA, € 50

FRASCAROLO GIUSEPPE, € 100

MANDANICI GIUSEPPE- NINO MANDANICI, € 20

DE GAUDENZ ALDO, € 200

LEPORINI PAOLO € 100

PINTO ALESSANDRO € 30

PERAZZOLO GIANCARLO € 50

BATTAGLIERIN ROBERTO € 50

TRAMONTE COSIMO DAMIANO € 20

PRANDINI GIOVANNI, TRECCANI ADELE € 1.050,00

RICCARDI MARINO € 50

LIA CESARE AUGUSTO € 50

BEIFIORI CONSULTANTS € 20

TOTALI € 8630,00

.                                                                        ********

EDIZIONI PRECEDENTI

In preparazione della Assemblea dei soci del partito della DC storica

dc-contrassegno92.jpg (14009 byte)

VERSO INCONTRO A BOLOGNA IL 21 GENNAIO 2017
Via D'Azeglio 45, Collegio S. Luigi

1) Presentazione del codice etico del cristiano
     impegnato in politica
2) Apertura delle candidature alla Presidenza della
     associazionne del partito della DC storica

PER TROVARE  IL CODICE, CLICCA SU: Co1 ; Co2

dc-contrassegno92.jpg (14009 byte)

INCONTRO PRIVATO
il 21 gen, 2017 ore 10,00-16,00, a Bologna, in via d'Azeglio 45,
presso Collegio S. Luigi (parcheggio automobile nel retro: via della Liberta')

La Assemblea de soci, a febbraio, si può fare solo se i soci la vogliono, versando il contributo libero per le raccomandate, per totali € 7500. Clicca su: IBAN .

 INVITATI:
- I Soci DC iscritti nell'ultimo elenco disponibile, approvato dal Tribunale a Roma il 25/26 feb 2016, per assemblea ex-art. 20 c.c.;
- Altri invitati, che hanno comunicato di avere interesse ad essere informati sulla evoluzione del procedimento organizzativo della DC

Oggetto n. 1 - INCONTRO PRIVATO a Bologna il 21 gen, 2017 ore 10,00-16,00, a Bologna, in via d'Azeglio 45, presso Collegio S. Luigi (parcheggio automobile nel retro: via della Liberta') in preparazione della Assemblea dei soci, il 25/26 feb. 2017.

Oggetto n. 2. Invio raccomandate di convocazione assemblea 25/26 feb. 2017.
  Per l’invio (possibilmente entro il giorno 20 gennaio, tramite Ufficio Postale), serve il via libera di voi tutti, vale dire il versamento del contributo individuale libero, sul bonifico bancario intestato a:
Presidente designato NINO, presso banca Carisbo (Gruppo INTESA SAN PAOLO):
- IBAN IT 10B0638567684510301829810 ;
- CAUSALE: contributo spese convocazione assemblea partito DEMOCRAZIA CRISTIANA storica.
TUTTO DEV'ESSERE ASSOLUTAMENTE TRASPARENTE: il 21 gen. sara' mostrato e letto l'estratto conto bancario, compresi i nomi dei contribuenti.
Per quanto riguarda la sala all'Ergife, il Direttore mi ha comunicato essere stata pagata per intero (c'era un contratto di Alessi).

 BREVE INTRODUZIONE AI DUE ARGOMENTI

 1.- Per quanto riguarda il punto 1, sara’ presentato il codice di Guido Gonella del 1982, aggiornato da un gruppo di studio di Bologna nel 2015. La motivazione della presentazione e' :
- preparare l' assemblea dei soci della DC del 25/26 feb. 2017 attraverso una riflessione di carattere etico, per il bene comune;
- dare un segnale di buon inizio, alla Chiesa Cattolica, sia pure in modo unilaterale.
Per trovare il codice, clicca su: Codice etico ; e su: APPENDICE .

 2.- Per quanto riguarda il punto 2, segnalo che:
a) esso sostituisce lo "APPELLO DI BONABERTI alla coesione" in quanto Egli, nell’incontro organizzato a Roma il 12 gen. da A. Alessi, lo ha gia’ esaurito (per sua dichiarazione). Esso e' consistito nell’invito a tutti di votare unitariamente, a Presidente della Associazione dei soci della DC, "Gargani, elevata personalita' ", (candidatura, notoriamente di Paolo Cirino Pomicino. In alternativa: votare Gianni Fontana).
b) Ricordo che questa carica sara' operativa una sola volta, vale dire solo fino alla seconda Assemblea, per approvare il nuovo Statuto, che e' lo strumento per garantire a tutti la uguale dignita' e la pari opportunita', compreso che tutte le Regioni siano rappresentate in Consiglio Nazionale in proporzione alla popolazione, e comunque con un minimo di uno.
  b) Penso, in netta opposizione a Bonalberti e Company, che la nomina del Presidente dell'Associazione sia una prerogativa dell'Assemblea dei soci, il 25/26 feb; e che tutti abbiano pari diritto alla candidatura.
  Questo giustifica il punto 2 all'o.d.g. per il 21 gen., per non trovarci di fronte al fatto compiuto, a cui (prima) io non avevo pensato (ma non Bonalberti) .
  Faccio, dunque, appello a chiunque disponibile, di venire a Bologna a dare la propria candidatura o a proporre candidature, e anche un programma (avanti i giovani, ma senza rottamare nessuno).

3.- Torno al valore della "coesione". Questo valore e’ stata calpestato nel Congresso del 2012 (vedi: Manuale Cencelli, ecc.). Un comune amico, nel lasciare il congresso aveva detto: "Abbiamo ritrovato la vecchia DC, nel bene e nel male, tale e quale come era prima ".
Quale contributo alla memoria storica ("Historia est magistra vitae), rinvio al servizio sul XIX congresso (bello, ma ingannevole: basti pensare ai vari ricorsi ai giudici), che avevo fatto nel dic. 2012.

4.- Da ultimo: la spesa pranzo e' di € 20,00.
Attendo la conferma dei ritardatari, circa la presenza al ristorante.

 

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